Oggi il cesto dei post propone...

Oggi il cesto dei post propone... Le stagioni della Melia

post del 2 novembre 2010
post del 25 gennaio 2012
post del 13 maggio 2011
post del 5 marzo 2012
post del 17 maggio 2015
post del 28 aprile 2018

lunedì 18 novembre 2024

Gli splendidi giardini dell'Isola Bella

No, non poteva limitarsi alla descrizione del foliage piemontese (post del 6/11/24)  il resoconto sul blog della mia scappata autunnale sul Lago Maggiore; vi devo presentare l'Isola Bella ed i suoi giardini, una meraviglia che da sola merita abbondantemente il viaggio.

L'Isola Bella è per grande parte occupata dal sontuoso palazzo Borromeo, edificato nel diciassettesimo secolo e ricco di arredi originali; ma non è di questo che vi voglio parlare, ma dei suoi meravigliosi giardini, splendida realizzazione perfettamente conservata.


Cominciamo con un curioso incontro che facciamo nella zona dell'imbarcadero, dove attracca il battello proveniente da Stresa: si tratta di 3 esemplari di Cipresso calvo, Taxodium distichum, albero a noi noto per lo splendido esemplare dell'Orto Botanico (post del 22/12/16  ed altri precedenti).

Questi tre fratelli, come da loro natura, vivono "con i piedi" in acqua ed emanano grande fascino; faccio notare che il più piccolo è già in pieno foliage , mentre i fratelli grandi sono più restii a perdere il verde.





Ma veniamo ai giardini, di cui vi presento due immagini: qui non c'è bisogno di commentare, perché le immagini parlano da sole.




Una intelligente alternanza fra prati, fioriture ed alberi di alto fusto, che comprendono specie esotiche a rare, come per esempio i Liquidambar con la loro splendida foglia, un enorme albero della Canfora, Cinnamomum camphora , diversi alberi dei tulipani, Liriodendron tulipifera.


Insomma, se accordiamo la bellezza di questi giardini con il contesto del lago, magari in una bella giornata, lo spettacolo è assicurato, ed è veramente unico.

Ricordo, per completezza dell'esposizione odierna, che 10 anni fa avevo parlato di un'altra delle isole del Lago Maggiore, l'Isola Madre, con particolare riferimento al peculiare enorme Cipresso del Cashmir ed alle sue traversie (post del 21/6/14). 

lunedì 11 novembre 2024

Dopo la fioritura autunnale, ecco le "nacchere"!

La Jacaranda mimosaefolia è un albero che ha un legame forte ed indissolubile con la nostra città: immaginare Cagliari senza questi alberi non è possibile, come non è possibile immaginarci senza un monumento fondamentale o una piazza del centro storico. 

E, rispetto ai monumenti o alle piazze, le Jacarande hanno il vantaggio di essere presenti più o meno dappertutto in città, e di essere vive e cangianti con le stagioni. E allora, dopo la splendida seconda fioritura autunnale, celebrata l'ultima volta nell'ottobre appena trascorso (post del 14/10/24), celebriamo oggi la nascita dei frutti, le nacchere citate nel titolo di oggi così come erano state soprannominate in un vecchio post (post del 6/4/12).



Eccole qui, che occhieggiano fra i rami verdeggianti di un esemplare di piazza Giovanni XXIII.

Come si vede, l'albero persiste nel rigoglio vegetativo, ed i frutti a due valve sono ancora piccoli e chiari; passeranno mesi, prima che prendano il colore marroncino fotografato nel citato post di aprile e le valve legnose si aprano per rilasciare i semi, assumendo proprio l'aspetto di nacchere. Intanto, godiamoci anche questa versione autunnale della nostra amica Jacaranda!  

mercoledì 6 novembre 2024

Il foliage piemontese

Abbiamo ribadito più volte, a partire dal lontano 2011 (post del 31/10/11), che il foliage non è materia consona al verde sardo, e tantomeno a quello cagliaritano, salvo piccoli spettacoli molto localizzati, in determinate zone dell'interno dell'isola come il Goceano (post del 15/10/12) o le Barbagie. 

In realtà l'arte di spogliarsi è praticata anche da determinate specie a Cagliari, segnatamente dai Ginkgo biloba (post del 2/12/17), ma non oserei parlare di foliage. Per parlare propriamente di foliage  dobbiamo attraversare il mare ed andare nel nord Italia, per esempio nel bosco del Cansiglio in Veneto, o all'estero, per esempio nello Yorkshire o nella Cumbria  inglesi, splendidi luoghi dei quali vi ho dato conto fra il 2019 ed il 2023.

Quest'anno però aggiungiamo un'altra regione italiana, e precisamente il Piemonte, a rappresentare il foliage nostrano; infatti quest'autunno sono stato attratto, e non mi sono fatto mancare, lo spettacolo in una zona del Piemonte al di sopra del lago Maggiore, e precisamente la Valle Vigezzo, tanto poco conosciuta quanto bella.  Qui infatti corre una linea ferroviaria, che collega Domodossola a Locarno in Svizzera, e che si chiama, guarda caso, Treno del Foliage. Questa linea ferroviaria, nel periodo ottobre e novembre, è frequentatissima dagli amanti di questo meraviglioso spettacolo.

Ecco una immagine ripresa dal treno, che mostra il miscuglio dei colori, dal verde, al giallo nelle sue varie sfumature, al rosso.

Indubbiamente un bello spettacolo, al quale però si possono fare anche critiche, legate all'affollamento ed agli spazi ristretti sul treno, alla difficoltà di fare fotografie in piedi, ai riflessi dei vetri che impediscono di cogliere tutta la bellezza in fotografia.

A queste critiche io ne aggiungo poi un'altra, del tutto personale: per godere appieno della trascolorazione e spogliamento delle piante, bisogna vederle da vicino, odorarle, toccarle, cosa che evidentemente non si può fare dal treno.

Per fortuna sono previste delle fermate, ed è possibile quindi interrompere il viaggio e riprenderlo poi anche a distanza di ore; così io ho fatto, e vi riporto alcune meraviglie riprese nel paesino di Santa Maria Maggiore.





Ecco una splendida grande Quercia, e precisamente un Cerro, Quercus cerris, nel pieno del lavoro; sta cambiando colore, e già molte foglie sono per terra, anche se il grosso deve ancora accadere. 


Ricordo che il Cerro non è presente a Cagliari e pochissimo presente in Sardegna, e solo in zone montuose; è caratterizzato dalle foglie grandi e multilobate, molto eleganti, come possiamo notare dalla fotina sottostante.




E qui a destra abbiamo un piccolo Acero giapponese, Acer palmatum, che con i suoi colori autunnali è forse uno degli alberi più rappresentativi del foliage. 

Nella foto notiamo come curiosità la foglia dipinta sul muro, anch'essa di Acero; poiché questo è il cortile di una scuola, è probabile che questo sia il lavoro di una maestra con i suoi alunni, o almeno io così voglio immaginare.






Infine, ci lasciamo con una immagine romantica, sempre ripresa nel paesino di Santa Maria Maggiore: il giardino privato di una bella villa, dove si incrociano, in maniera invero elegante, il marrone, il rosso ed il verde che caratterizzano la stagione. 





 

sabato 26 ottobre 2024

La cascata di trombette vergognose

 "Trombetta vergognosa" è il nomignolo che avevo appioppato nel lontano 2011 (post del 22/11/11) ai fiori della Datura arborea (oggi Brugmansia arborea) per la loro caratteristica di essere sempre rivolti verso il basso, per facilitare l'impollinazione notturna.

Il blog ha parlato diverse volte di questo arbusto sia per le sue caratteristiche proprie, sia anche per la somiglianza con il famigerato Stramonio (Datura stramonium) e per la presenza di ibridazioni di vario colore, a partire dal giallo, sia infine per un dipinto che lo rappresenta, divenuto famoso per il prezzo di aggiudicazione all'asta (post del 17/11/16).  

Insomma un arbusto oramai piuttosto conosciuto ed utilizzato in giardino, e che attrae la nostra attenzione soprattutto quando è fiorito, cioè in questo periodo.

Eccola allora una Datura, nella strepitosa fioritura di quest'anno, una vera cascata di fiori bianchi.

Qui siamo in via Leoncavallo, piccola via fra San Benedetto e Genneruxi, vicino ai binari del metrotram.

Anche se, come dicevamo, la Datura è abbastanza comune, questo esemplare è peculiare per la sua dimensione e per la generosità nel produrre fiori, e mi fa piacere riproporlo.


venerdì 18 ottobre 2024

Un albero da marciapiede

Ho parlato tante e tante volte dei Ficus retusa cagliaritani, e non ho mai mancato di evidenziare la loro robustezza e capacità di adattamento, fino dalle origini del blog (post del 3/11/10), quando presentavo un esemplare cresciuto nell'asfalto a Su Siccu (peraltro non esiste più, né l'asfalto né l'albero). 

E quell'albero mi è venuto in mente, quando ho visto l'esemplare che vi presento oggi, fotografato in via Boito, nel quartiere di San Benedetto.


Eccolo qua, un grosso arbusto alto quasi 3 metri, il cui fusto esce  da un minuscolo vasetto, che però non ci può imbrogliare: le radici non sono nel vasetto ma il Ficus si è certamente fatto strada sotto terra attraverso il marciapiede, per crescere ed irrobustirsi.

E questo spiega il titolo del post, rubato ad un film bello e triste della fine degli anni '60 del secolo scorso.

Non so come sia iniziata la storia di questo arbusto, ma voglio immaginare che tutto sia nato da una piantina poggiata lì, quasi per caso, nel suo vasetto; questa piantina aveva tanta voglia di vivere, ed ha fatto tutto da sola per consolidare la sua presenza. Che tempra!  

lunedì 14 ottobre 2024

La regina cittadina in fiore

 Che cosa abbiamo da dire ancora sulla fioritura autunnale della Jacaranda mimosaefolia, che non abbiamo già detto? Forse nulla, se non che questa regina cittadina, uno dei simboli verdi della città, ogni anno in questo periodo ci meraviglia con la sua seconda fioritura, mentre è ancora nel pieno rigoglio fogliare.


E allora, come resistere a fotografare ed a proporre l'immagine di una pannocchia di fiori, contornata dal fogliame, catturata da una pianta  di via Oslo?

Le corolle tubulose si offrono alla vista con il loro affascinante colore celeste, durano poco sulla pianta poi cadono a formare un tappeto.

Fra i tanti post che abbiamo dedicato a questi alberi vi rimando ad uno di 10 anni fa (post del 3/10/14), che segnala le principali vie abitate da questa regina, compagna imprescindibile del nostro verde cittadino.

lunedì 7 ottobre 2024

I Ficus magnolioides allo stato semibrado

 I Ficus magnolioides, o macrophilla, sono i signori arborei della nostra città, forse quelli che la rappresentano di più, per la dimensione, la bellezza di insieme, la posizione nel tessuto urbano. Pensiamo alla Darsena, a piazza Matteotti, all'Orto Botanico, ai Giardini Pubblici, e abbiamo già qualificato questi nostri compagni di vita.

Giusto dunque che a questi alberi vengano dedicate ampie presentazioni, e noi  abbiamo fatto la nostra parte nel blog, anche in occasioni nefaste, come nel crollo della Darsena (post del 16/5/23).

Poi ci sono altri esemplari, meno evidenti per la loro posizione, ma non certo per la loro dimensione, come gli esemplari di piazza Sorcinelli, fra viale Trento e viale Trieste, comunemente nota come parcheggio  della Regione (post 4/4/1324/5/23); questi due enormi esemplari hanno una peculiarità rispetto ai fratelli più noti: vivono allo stato semibrado.

D'altra parte la piazza di cui parliamo è essa stessa lasciata allo stato semibrado: un disordinato ma richiestissimo parcheggio nei giorni lavorativi, un deserto nei giorni festivi, non curato né molto pulito.

E dunque i nostri Ficus, che già tendono a prendersi gli spazi necessari per vivere bene  in ogni condizione al contorno, qui ne approfittano alla grande.

Ed ecco le possenti ed alte radici tabulari a terra che corrono dappertutto, esondando dai vecchi recinti senza problemi, e le radici colonnari verticali, già legnose ed infisse nel terreno, o ancora in forma di filamenti che lavorano per riunirsi.


E questo è uno scorcio del fratello magnolioides che vegeta verso viale Trento, anche lui carico di radici filiformi che si vanno aggrumando e puntano al terreno.

Insomma, un cantiere perenne di attività arboree vitali e tese a rafforzare la enorme  ed articolata struttura fuori terra. Un vero spettacolo, da apprezzare soprattutto il fine settimana, senza il soffocante abbraccio delle auto!

E ricordo infine che il meglio in assoluto della vitalità dei vecchi Ficus magnolioides lo possiamo ammirare all'Orto botanico di Palermo (post del 8/7/18).   


  

sabato 28 settembre 2024

La maestosità dei Ficus di Terramaini

Potrebbe essere una saga nordica quella dei Ficus rubiginosa del parco di Terramaini, una serie di racconti fotografici, proposti dal blog, dedicati agli esemplari di questo bel parco cittadino, fino dalla prima volta in cui ne abbiamo parlato (post del 11/1/11). In quella occasione abbiamo fotografato un esemplare delle dimensioni di un arbusto o poco più.

Poi li abbiamo guardati crescere, in momenti successivi (post del 31/8/13, 13/2/14, 11/3/19)  

Ecco, se avete avuto la pazienza di andare a guardare i precedenti racconti fotografici, credo che possiate gustare appieno la immagine odierna.

Altro che bambini o giovani adulti, come li avevo definiti in precedenza; guardateli ora, sono adulti maestosi, con una chioma fitta ed espansa dalla forma semisferica. 

E, a giudicare dai germogli e dall'aspetto sano, non credo che abbiano alcuna intenzione di fermarsi nella loro espansione; che spettacolo! 


giovedì 19 settembre 2024

E se fosse il Plumbago la soluzione?

Mi direte: la soluzione a quale problema? Il problema è quello di trovare un arbusto da utilizzare nelle aiuole stradali cagliaritane, e non solo, per rendere più apprezzabile la nostra città.

Mi riferisco in particolare a tre vie fondamentali come viale Trieste, via Dante ed il Largo Carlo Felice, che sono state oggetto negli ultimi anni di svariati tentativi di arredo verde, collegati o meno al rifacimento dei marciapiedi, ma tutti accomunati dal fatto di non essere completamente riusciti dal punto di vista estetico e di copertura degli spazi vuoti.

Naturalmente poi ai tentativi mal riusciti di arredo urbano verde si aggiunge la inciviltà degli umani e la difficoltà degli interventi (o la scelta di non intervenire?) all'interno elle aiuole da parte degli operatori ecologici. Insomma, un problema ancora irrisolto.

A questa realtà pensavo l'altro giorno passando nel Largo Carlo Felice, quando mi sono imbattuto in alcune aiuole che vanno nettamente in senso opposto a quanto prima affermato. 

Una bella siepe di Plumbago capensis, con i suoi gradevolissimi fiori celesti riuniti in racemi, ampia e desiderosa di espandersi.



Ed ecco un'altra aiuola, con due bei cespuglioni di Plumbago, che fanno degna compagnia alle meravigliose Jacarande che, cariche di fronde, si preparano alla fioritura autunnale.

Allora, ripropongo adesso la domanda del titolo: e se fosse il Plumbago la soluzione?



  

martedì 10 settembre 2024

Il nuovo viale Trieste, a favore dei Ficus retusa

Lo dico subito, a scanso di equivoci: a me la nuova sistemazione del viale Trieste piace. Né potrebbe essere diversamente, dato che la sistemazione elimina, almeno per ora, il problema delle radici affioranti, creando aiuole molto ampie per gli alberi, dove prima si infilavano le auto per parcheggiare, fra asfalto spaccato e radici-monstre.


Ecco come si presenta il lato sinistro della strada, lasciandosi alle spalle piazza Del Carmine: marciapiede, ampie aiuole-massicciata con qualche panchina, pista ciclabile, sosta auto parallela al flusso veicolare.

E' chiaro che questa sistemazione, che riduce le corsie di marcia ad una sola ed elimina molti dei parcheggi preesistenti, impedendo altresì la fermata delle auto in doppia fila, non trova il consenso dei commercianti e degli automobilisti che vorrebbero parcheggiare o fare soste brevi in zona. 

Speriamo che questo problema sia stato affrontato e trovi una soluzione, ma resta il fatto che dal punto di vista del decoro urbano la strada fa un grande salto di qualità, e diventa molto meglio fruibile per i pedoni. 


Questa altra immagine riprende il lato destro della strada, e mostra bene la dimensione che è stata lasciata libera per l'alberatura; ritengo che in un secondo momento questo ampio spazio potrà essere utilizzato per piantumare arbusti e fioriture, aumentando la godibilità del nuovo viale per i pedoni.

Per quanto riguarda i vecchi Ficus retusa, la gran parte di loro sono stati lasciati in sede, mentre una piccola parte è stata sostituita da giovani esemplari, sempre della stessa specie. In realtà avevo letto che la sostituzione sarebbe avvenuta utilizzando altre specie di alberi, per eliminare progressivamente, nei tempi lunghi, il problema della invadenza delle  radici; mi sembra che per il momento questo non stia avvenendo, vedremo. 

In conclusione, ribadisco che occorre trovare soluzioni per aree parcheggio ampie, tipo quella della stazione ferroviaria, che consentano almeno l'avvicinamento a questa zona, e favoriscano l'utilizzo di questa bella strada; in questo modo, partendo dalla piazza Del Carmine, si potrà passeggiare oltre che fare acquisti, senza voler parcheggiare necessariamente la propria auto a bocca di negozio.


 

mercoledì 28 agosto 2024

I Giardini Pubblici, fra luci ed ombre

 I Giardini Pubblici sono il parco urbano forse più noto della città, dove intere generazioni di cagliaritani sono cresciute correndo e giocando, apprezzando prati ed alberi secolari, frequentando la Galleria comunale d'arte. Uno dei simboli della città, come tale curato e manutenuto con particolare attenzione; qui ci si dà appuntamento, magari di fianco all'ingresso sotto l'ombra del grande Schinus molle o del Cedrus deodara (post del 20/12/10), qui si chiacchiera o si sta da soli a riflettere, si gioca, si corre o si fa ginnastica sul prato, insomma questo spazio si vive compiutamente e, sembra, con soddisfazione. 

Ho cominciato la chiacchiera di oggi ripartendo  dalla prima frase di un precedente post (post del 10/3/24), perché credo che rappresenti perfettamente il ruolo dei Giardini Pubblici, almeno per i cagliaritani "più datati"; gli altri, i turisti ed i bambini, lo apprezzano e basta, senza porsi troppe domande.

Ho ripercorso questo luogo alcuni giorni fa, e confermo che gli spazi sono ordinati e puliti, e le piante ben curate; però ci sono alcune ombre, che voglio segnalare.

Qui siamo in fondo alla promenade, nella zona dei Carrubi; vediamo sulla destra della foto il Carrubo molestato (post del 17/2/22, e precedenti ivi richiamati). Alla sua sinistra il molestatore, coricato per terra, e poi ancora un Carrubo, ma in condizioni pessime, direi quasi moribondo: perché?

Perché si è lasciato che degradasse in questo modo (i primi segnali erano già presenti ad inizio di quest'anno), che la causa siano i topi, una malattia o altro? Questa è un'ombra importante sulla conduzione dei Giardini.

Ma c'è un'altra ombra, per me molto più importante: il perdurare dello stato di "detenzione" degli splendidi Ficus magnolioides, vero fulcro di questi spazi verdi.




Eccolo qui, l'esemplare in gabbia che mostra le sue splendide radici tabulari.  La gabbia perdura almeno dal mese di marzo di quest'anno, come mostrato nel post qui già citato, e la domanda sorge spontanea: perché non si procede con la messa in sicurezza e si riapre la zona alla fruizione del pubblico? 
Perché si perdura con questo brutto impedimento fisico? Non ci si aspetta per caso che i cittadini si abituino a guardare da lontano, senza poter toccare?  Forza e coraggio, cari amministratori del verde pubblico, decidete e risolvete in  fretta, i Giardini Pubblici non meritano questo sfregio!

 


lunedì 19 agosto 2024

Agosto fiorito della Thevetia

 La Thevetia peruviana, nome comune italiano Oleandro giallo, è una vecchia conoscenza del blog essendo presente sino dal 2014 (post del 14/7/14). 

E questo bell'arbusto si presenta oggi al suo appuntamento che possiamo definire periodico, tante sono le volte che è stato presentato.


E torna proprio con l'esemplare che abbiamo adottato come riferimento cittadino (post del 19/8/20), quello di via Cettigne, a Genneruxi.

Chiedo scusa per la ripetitività, ma quando passo e vedo questa bella palla verde picchiettata di giallo non riesco a resistere. 

Per i più interessati, l'invito è quello di andare a vederlo di persona, magari dopo aver ripassato quanto detto su di lui, o sui suoi fratelli cittadini, nel blog.


Le campanelle sono veramente attraenti, per la vivacità del colore, che può essere anche un delicato rosa (post del 20/8/23), e per il fascino del piccolo imbuto formato da 5 petali.

I fiori durano poco, un giorno o poco più, ma sono continuamente sostituiti da nuovi durante le settimane estive, che rappresentano solo una delle fioriture annuali; come ho già scritto, in uno dei paesi d'elezione di questo arbusto, il Messico, la fioritura è praticamente continua.

Dunque una pianta che vale, e merita di essere maggiormente diffusa nel verde pubblico e privato.


sabato 10 agosto 2024

I Mirabolani di via Dante, una scelta corretta?

 Mirabolano è il simpatico nome italiano con cui è noto il Prunus cerasifera, e precisamente la varietà Pissardii. Ne abbiamo parlato più volte, in particolare riferendoci agli ex bellissimi esemplari di piazzetta Maxia (post del 5/3/14, ed altri).

Purtroppo la parola più significativa del nostro incipit odierno è "ex", dato che i suddetti alberi sono attualmente in condizioni critiche, anzi alcuni di loro paiono proprio morti; non ho cuore di presentare fotografie, basta andare in loco per rendersi conto.

Alla luce di questa esperienza, e di altre molto precedenti (post del 14/6/13), come via Pergolesi e via Petrarca, possiamo dire che sia stata una scelta corretta metterli recentemente nella rinnovata via Dante?



Ecco uno dei giovani esemplari, che nella foto si confonde con una maestosa Jacaranda che vive nello spartitraffico centrale; credo che la piantumazione faccia parte del recupero delle nuove aiuole, dopo la sfortunata esperienza iniziale con il "tappeto lanuginoso", sulla quale stendiamo un velo pietoso.


In realtà l'intervento in questione è di più ampio respiro e intende sostituire vecchi Lecci in condizioni precarie: da questo punto di vista l'intervento è corretto, elimina alberi alti e malconci in competizione con le Jacarande, e li sostituisce con alberi più piccoli e più consoni con la vicinanza del marciapiede.


E allora, la scelta è corretta o no? La risposta non è univocamente determinata, perché dipende dal controllo e dalla manutenzione che verranno effettuati su questi alberelli, che sono notoriamente piuttosto delicati, oltre che naturalmente dalla civiltà dei frequentatori della strada interessata. Le esperienze precedenti non inducono all'ottimismo, né per il primo aspetto e neppure per il secondo, ma chissà che questa volta......






 

  

domenica 28 luglio 2024

La Cittadella dei Musei, una perla da restaurare

Riprendo adesso, stimolato da una visita odierna, quello che avevo considerato due anni fa sulla Cittadella dei Musei (post del 2/9/22), definendola una perla rara: un tesoro come contenuti, ed un tesoro come contenitore, con i suoi stradelli, i panorami spettacolari, ed il verde che accompagna il visitatore.

Ecco, due anni fa parlavo di necessità di restauro conservativo, di presenza di transenne, lampioni abbattuti, balaustre arrugginite che non dovrebbero esserci; oggi purtroppo il discorso è identico, nel senso che al di là di piccoli interventi nulla è stato fatto, ed il degrado avanza.

Non vado oltre su questo, non mi compete e non so dove ci porterebbe; sta di fatto che, anche in relazione all'incremento costante dei turisti, questa perla dovrebbe essere curata molto di più di quanto non sia.

Per fortuna che c'è il verde, che in qualche misura ci consola!




Ecco il grande Pino d'Aleppo, che domina la parte bassa della struttura; purtroppo però il terreno appare piuttosto rinsecchito, ed anche le Yucche non sono in buona forma.



   

Ed ecco la Chorisia insignis (o Ceiba speciosa), reginetta della Cittadella e di questo blog, verdeggiante sullo sfondo; ho parlato tante di quelle volte della Chorisia che mi vergogno di farlo ancora, ma andando alla Cittadella non si può fare a meno di ammirarla. Purtroppo non ci si può avvicinare, quel passaggio è momentaneamente (?) impedito.

Chi ha voglia si faccia un giro nel blog (o anche a piedi, se il caldo lo consente!) per ritrovare alcuni degli esemplari cittadini di Chorisia, da quelli di via Sabotino a quelli di via Curie, di piazza Garau, di via Darwin, della Cittadella della Musica ed altri ancora.



Infine, un bel cespuglione di Juniperus foenicea Ginepro fenicio, o Ginepro prostrato, o Ginepro sabina, comunque una delle tante varietà ornamentali che vengono prodotte.

Forse non meriterebbe di essere citato, se non fosse che, guardando la fotografia con attenzione, che cosa spunta in mezzo? Ma naturalmente un alberello dell'invadente e immancabile Ailanthus altissima, l'Ailanto, che spero venga eliminato al più presto (post del 21/7/13, fra gli altri), a proposito delle manutenzioni quotidiane necessarie in un posto come questo. 

Cari amministratori dei beni pubblici e del verde pubblico, la perla rara ha bisogno sempre più della vostra attenzione!



 

mercoledì 24 luglio 2024

Il fascino del Cedro himalayano

Il Cedro, importante aghifoglia appartenente alla famiglia delle Pinacee, è un albero raro in città, per questioni legate al clima ed all'altitudine. Difficile che cresca bene, cionondimeno la sua bellezza ha fatto sì che molti giardini privati ospitino esemplari sani e ben curati, come per esempio in via dell'Abbazia (post del 2/7/13) .   

Nel verde pubblico, proprio per la difficoltà di buona riuscita, il Cedro è poco utilizzato, anche se abbiamo all'ingresso dei Giardini Pubblici un esemplare storico di Cedro himalayano, Cedrus deodara, che ho presentato ai primordi del blog (post del 20/12/10). 

Ma, trattandosi comunque di alberi di grande fascino, non possiamo privarci dall'andarne a trovare qualcuno ogni tanto di quelli grandi, sia con una gita in quota in Sardegna, per esempio sul monte Linas (post del 12/12/11), sia nei parchi del nord Italia, dove possiamo trovare esemplari splendidi (p.es. post 12/5/23). . 

Mentre vi rimando ai tanti post che ho dedicato a questi alberi, oltre a quelli qui richiamati,  oggi vi rinfresco idealmente con l'ombra di un altro esemplare del nord Italia, grazie alla gentilezza di Claudia che mi ha inviato alcune fotografie.



Eccolo qua, un Cedro himalayano con tutto il suo fascino, che vegeta a Trento, nel parco che circonda il mausoleo dell'irredentista Cesare Battisti.

Ricordo che le 3 specie di Cedro, del Libano, dell'Atlante e appunto himalayano, non sono sempre immediatamente distinguibili; il Cedro himalayano, però, è quello con gli aghi più lunghi e penduli, e forse il più affascinante.




Ecco un particolare del nostro esemplare, che mostra gli aghi a mazzetti ed una pigna, con la sua tipica forma a barile.

Ricordo che i Cedri sono alberi monoici, e mentre la pigne hanno la forma a barile, le strutture riproduttive maschili sono lunghe ed in forma quasi cilindrica, e sono deputate al rilascio del polline, con modalità simile a quella dei Pini.