Pagine

lunedì 27 dicembre 2021

I bouquet della Schefflera

La Schefflera arboricola è una delle piante da me definite "scappate di casa", una brigata che comprende, oltre alla suddetta, i Ficus elastica e benjamina, la Fatsia japonica, la Monstera deliciosa .... 

Tutte piante che sono nate e continuano ad essere vendute ed a vivere decorosamene come piante d'appartamento ma che sono state capaci, in climi sub tropicali come il nostro, di adattarsi a vivere anche all'esterno, dimostrando altresì capacità di sviluppo notevoli; basti pensare ai Ficus, che raggiungono dimensioni da albero con tronchi poderosi e chiome amplissime.

E hanno dimostrato non solo capacità di sviluppo dimensionali, ma anche di completamento del ciclo vitale, producendo fiori e frutti che invece sono rarissimi nella vita d'appartamento.

E questo succede soprattutto alla Schefflera, che in qualche caso di vita esterna non solo produce frutti, ma addirittura lo fa sia in estate che in inverno, in prossimità dei solstizi.

Ed ecco la dimostrazione dell'assunto, con la bella Schefflera di via Monteverdi, che vi ho già presentato in versione estiva (post del 15/7/18), qui invece ripresa alcuni giorni fa con i suoi bouquet invernali.

Ho definito bouquet le pannocchie di fruttini, in realtà piccole bacche accostate l'una all'altra, per l'accoppiamento di colori che le singole bacche presentano, a seconda del grado di maturazione, colori che vanno dal verde al giallo all'arancio al rosso, fino al nero.


 
Ed ecco il dettaglio di una pannocchia e di alcuni dei colori che i fruttini assumono; purtroppo nella fotografia i colori sono un poco impastati, ma posso assicurare che l'insieme è veramente gradevole, e ricorda appunto un bouquet da sposa.

Ricordo, per completezza, di aver già presentato un altro enorme esemplare cagliaritano, in via Pacioli (post del 25/8/19), ed uno in piena fruttificazione invernale nel paese di Collinas (post del 17/12/15).

Insomma, se avete una Schefflera in salotto che vi da poche soddisfazioni, sapete che potete offrirle una seconda opportunità, lasciandola scappare all'aperto!


lunedì 20 dicembre 2021

A volte anche in un centro commerciale, un Viburno.....

 Lo scopo per cui si va in un centro commerciale è quello di comprare, o di guardare le merci esposte, o di incontrare gli amici e passeggiare all'interno del centro medesimo.

Ma talvolta, e per fortuna aggiungo io, si può andare in un centro commerciale anche per guardare ed apprezzare non un oggetto fatto da mani o da macchine, ma un prodotto della natura.

E questo è quello che è capitato a me, al centro commerciale Le Vele, e precisamente nello spiazzo che collega la zona cinema multisala con la zona propriamente commerciale.

Sono stato colpito dalla bellezza delle grosse vasche cariche di piante, ed in particolare da alcuni arbusti in bella vista, che stanno per fiorire.

Eccone qua uno, che mostra orgoglioso i corimbi terminali rosei carichi di boccioli, che si preparano ad esplodere con la bella e vistosa fioritura invernale. 

Si tratta di un Viburnum tinus (post del 6/3/11) , Viburno o Lentaggine in italiano, Meliana in campidanese; è un arbusto dalle tante qualità, a cominciare dalla bellezza dei fiori, già gradevoli quando sono in boccio, come in foto.

E' poi una pianta che cresce spontanea nella nostra Sardegna, e le sue bacche blu metallico sono molto gradite dagli uccelli.

La fioritura ha una lunga durata, se è vero che comincia adesso e può andare avanti fino a marzo o ad aprile, come dimostrano le foto del post citato. I fiorellini sono bianchi, soffusi di rosa quando sbocciano, e vedere insieme, vicini, boccioli e fiori aperti, con le varie sfumature di colore, è un vero godimento per gli occhi.  

Insomma, il suggerimento è che ciascuno di noi, anche durante la caccia frenetica all'ultimo regalo di Natale, si lasci distrarre dalla bellezza naturale che, a volte, si può trovare anche nel perimetro di un centro commerciale. 


  

martedì 14 dicembre 2021

Arriva l'inverno, e lo splendido oro dei Ginkgo

 E' irresistibile. Non si riesce a resistere ad un moto di emozione per un Ginkgo biloba che si veste d'oro, tanto più quando è illuminato dal sole. E quest'anno, che il sole si è fatto attendere a lungo, preceduto da tanti giorni di pioggia, l'emozione è ancora maggiore, e ci consola della mancanza di un vero e proprio foliage nella nostra città.

Per fortuna che la presenza di questi alberi a Cagliari sta aumentando, a cominciare dai giovani esemplari di piazza Giovanni XXIII.



Eccolo allora quello che è il capostipite dei Ginkgo di piazza Giovanni, già eternato nel blog, tanti anni fa (post del 9/12/10); non è cresciuto molto da allora, ma sappiamo che questi alberi hanno una crescita molto lenta, che ne impreziosisce il valore.

Ebbene, questo esemplare per quanto piccolino ha il ruolo di capostipite, dopo che da qualche anno sono stati piantati dietro di lui diversi altri esemplari  (post del 14/6/19), che appaiono in buona salute.

Una scelta giusta da parte dei giardinieri comunali, che hanno sostituito vecchi alberi, Pini e Jacarande, arrivati a fine vita. 




E naturalmente, parlando di Ginkgo, non possiamo trascurare i due fratelli di piazza Repubblica, gli esemplari più rappresentativi e probabilmente più grandi della città, tante volte trattati dal blog anche in relazione alla loro età (post del 28/1/20).

Pensate che ci accompagnano da un'ottantina di anni, tanti per noi ma pochissimi per loro, che possono vivere centinaia di anni.

Quindi lunga vita ai Ginkgo ed agli umani loro compagni di esistenza, soprattutto a quelli che sanno apprezzare e rispettare questi meravigliosi esseri viventi! 

venerdì 10 dicembre 2021

I diritti delle piante, a cominciare dalle Querce

Il post odierno prende lo spunto da un articolo che ho letto recentemente, scritto da Alessandra Viola, valente e nota giornalista specializzata in tematiche ambientali, riguardanti in particolare le piante ed i loro diritti, riconosciuti ma  soprattutto negati.

L'articolo della Viola prende lo spunto dalla notizia che per la ricostruzione del tetto della cattedrale parigina di Notre Dame, distrutto da un incendio nel 2019, saranno abbattute circa 2000 Querce sane, alcune con oltre due secoli di vita.

La domanda in estrema sintesi è: come è possibile che la volontà di ricostruire utilizzando materiali originari, nel caso specifico il legno di Quercia, debba passare sopra alla sopravvivenza di 2000 esseri viventi, tanto più se dotati del valore intrinseco di vecchie Querce? Non era possibile valutare l'utilizzo di materiali alternativi, anche per non negare la rivoluzione verde, tanto sbandierata da molti governi europei, a cominciare da quello francese?

Per capire le dimensioni del danno di cui stiamo parlando, vi voglio presentare alcune Querce delle quali vi ho raccontato nel corso degli anni, in vari post a loro dedicati. Ricordo altresì che la Quercia è uno degli alberi al quale è riconosciuto un rapporto strettissimo e plurimillenario con gli esseri umani (post del 24/4/14, fra gli altri). Ecco il piccolo reportage fotografico.


Particolare di una Quercia da sughero, Quercus suber, fotografata sul monte Linas nel dicembre del 2011. Anche quell'anno doveva essere piovuto molto, per consentire alle felci di trovare un incavo arboreo adatto a vivere. 




E questa a destra è una Farnia, Quercus robur, e precisamente l'esemplare dell'Exma (post del 2/8/13, fra gli altri); una specie di Quercia molto rara in Sardegna ed a Cagliari, e invece molto comune in tutta Europa. E' probabilmente la specie di albero che sarà utilizzata per la ricostruzione del tetto di Notre-Dame. 


Ed allora eccola un'altra Farnia meravigliosa, nel pieno del foliage autunnale; naturalmente questa non è sarda, ma vive nel nord dell'Inghilterra, e precisamente ai bordi del lago Windermere.
  



Questo a destra è invece l'affascinante scheletro di una nostra Roverella, Quercus pubescens, parente stretto della Farnia e, questa sì, molto comune (nonostante le razzie dell'ottocento) nelle nostre belle campagne. Vive a Tadasuni, nell'oristanese, e qui è ripresa in febbraio, in pieno riposo vegetativo.




E, per finire con una immagine dolce e quasi natalizia, tre galle disposte simmetricamente quasi a simulare un fiore, in questa Farnia.
In realtà queste simpatiche palline aiutano la Quercia a proteggersi da insetti che potrebbero essere pericolosi (post del 15/10/20).




Adesso che, spero, avrete apprezzato queste immagini e la bellezza degli alberi, chiedetevi quanto è corretto che l'uomo abbatta 2000 Querce per ripristinare un soffitto, per quanto di una meravigliosa cattedrale nel cuore parigino. Io concordo con la giornalista Viola, e con la sua convinzione della assoluta necessità di promuovere una Dichiarazione universale dei diritti delle piante.

Pensate che le piante costituiscono più dell'80% di ciò che è vivo nel nostro Pianeta, e che, inutile ricordarlo, senza le piante l'uomo non potrebbe sopravvivere, semplicemente.
Considerare le piante come meri oggetti, al più risorse, delle quali disporre in maniera assoluta da parte di chi ne ha la proprietà, non può più essere considerato un assioma, addirittura declinato nei sistemi giuridici che regolano diritti e doveri negli stati.

La pianta è una nostra compagna di vita, si custodisce e si tramanda, non si tradisce abbattendola, se non per validi e riconosciuti motivi; dovrebbe avere dei diritti ben individuati come già è avvenuto per altri ecosistemi della Natura (fiumi, foreste.....). Anche io, nel mio piccolissimo ambito, avevo esposto il problema della protezione di alberi cittadini di interesse generale, anche se viventi in proprietà private (post del 7/12/13, fra gli altri).

Bene, mi fermo qui anche se ci sarebbe tanto da dire; spero di aver offerto uno stimolo  di riflessione anche per problematiche che ci riguardano da vicino, come per esempio gli alberi di viale Trieste. Ricordiamoci sempre che non si può banalmente giustificare l'abbattimento di un albero, magari con 100 anni di vita ed una chioma enorme, dicendo che tanto se ne mette un altro: non stiamo parlando di oggetti qualsiasi, porca miseria!  
    

giovedì 2 dicembre 2021

Ulivi e Melograni, all'Orto dei Cappuccini

 Sfruttando una mattinata di sole, cosa rara in questo autunno cagliaritano super piovoso, ho voluto fare un giro all'Orto dei Cappuccini (post del 4/6/16), per vivere il fascino di questo luogo. Purtroppo mancava il silenzio, dato che si sta procedendo al consolidamento della parete calcarea accompagnato dal "canto" dei martelli pneumatici, ma per il resto il fascino di cui vi avevo parlato nel 2016 c'è ancora tutto.



E partiamo allora da uno scrigno che si è aperto, una piccola melagrana  che mostra i suoi succosi arilli rossi che proteggono il semino bianco.

Ci sono tanti alberelli di Melograno, Punica granatum,  in questo giardino: nel post citato sostenevo che la sola presenza di queste piante meritava una passeggiata, in periodo di piena fioritura; confermo quel giudizio, e lo estendo al periodo di fruttificazione, che dall'inizio dell'autunno perdura fino ad ora.



E che dire allora del grande vecchio Ulivo che si staglia sullo sfondo dell'ampio prato? Una meraviglia della Natura, che fra l'altro aiuta a proteggere i visitatori dalla vista delle palazzine retrostanti. 

Sono tanti gli Ulivi che valorizzano questo luogo, molti certamente molto anziani, immagino pluricentenari; la loro bellezza spesso non è data dalla chioma, ma dal bellissimo tronco segnato dai decenni, e che resiste a vivere, magari con pochi rami  ma con tanta gloria per la lunga vita trascorsa ad offrire compagnia a molte generazioni di umani.



Questo esemplare, che si trova vicino all'ingresso dell'Orto, è costituito da un vecchio tronco che ha saputo ridiventare albero, probabilmente aiutato da mani sapienti di giardiniere, fino a riproporre una chioma costituita dai rami che si dipartono dal residuo di una precedente vita.

Sembra che offra la sua protezione, se non l'ombra peraltro non richiesta in questi giorni, ai due umani che meditano e leggono seduti in panchina, sfruttando il tepore del sole.

E, al di là degli aspetti poetici delle piante che vi ho presentato e delle tante altre presenti in questo luogo, l'Orto mantiene la sua funzione originaria, con gli spazi dedicati alla coltivazione di erbe aromatiche e piante orticole. 

Ribadisco dunque il fascino di questo luogo, nel quale alle piante si aggiungono molte vestigia del passato, che per ora si intravedono soltanto, ma che sono in fase di sistemazione per una prossima disponibilità pubblica.


venerdì 26 novembre 2021

Un nuovo ed interessante anziano ospite di fronte al parco Vannelli

 Recentemente (post del 5/11/21) ho espresso alcune critiche sulla gestione spicciola del parco Vannelli. 

Pur non avendo motivo per ritirare tali critiche (la situazione è rimasta ad oggi assolutamente inalterata), vi voglio comunicare una buona notizia: nell'ampio prato di fronte al parco, spazio gradevole e ormai ben dotato di alberi, fra cui diverse Lagerstroemie (post del 6/8/17), è stato trapiantato un vecchio Schinus molle.


Eccolo qui, circondato dalla recinzione di sicurezza, in attesa che le radici riprendano a fare il loro mestiere ancorandolo alla sua nuova sede.

Lo Schinus molle è un albero molto trattato nel blog, che io apprezzo sia per il gradevole aspetto e le piccole bacche rosse, ma anche per la velocità di crescita: basti vedere le dimensioni che hanno acquisito alcuni esemplari delle recenti piazze del quartiere (post del 4/4/17).

Se tanto mi da tanto questo scheletro, sicuramente di un albero piuttosto anziano data la dimensione del tronco, potrà facilmente trasformarsi in una splendida realtà verde, dalla ampia chioma ricadente.

Se qualcuno si chiedesse come ho fatto ad individuare che si tratta di uno Schinus molle, potrei farmi grosso dicendogli che lo ho riconosciuto dal tronco e dalla corteccia, ma non sarebbe la verità, per lo meno non tutta.

 


In realtà lo ho riconosciuto da alcuni rametti residui, che sono stati correttamente lasciati attaccati alle branche per facilitare la ripresa vegetativa; lo si può notare dalla foto accanto, la quale evidenzia anche i tutori che devono tenere dritta la pianta in questa prima fase di adattamento.

Auguri allora al nuovo gradito inquilino, un giovanissimo anziano che speriamo si possa rendere autonomo ed emettere nuovi getti in breve tempo!


sabato 20 novembre 2021

Un altro Patriarca urbano

Sì, lo so che il termine Patriarca per gli alberi è un poco abusato, ma è il primo appellativo che mi è venuto in mente guardando con attenzione l'albero che vi presento oggi, che si va ad aggiungere ad una serie di fratelli già presentati: parlo del Ficus magnolioides (o macrophilla) che troneggia subito dopo  l'ingresso inferiore del parco di Bonaria, occupando con la proiezione della sua enorme chioma anche tutta la carreggiata del viale omonimo che scende dalla chiesa.



Non ho provato nemmeno a fotografarlo intero, forse si può fare solo dall'alto, ma ve lo mostro dal basso, come può apprezzarlo chiunque di noi si trovi ad entrare in questo piccolo parco di grande fascino (post 4/10/19, fra gli altri).

E poi, anche l'intrico di radici affioranti dal terreno, che si incrociano con le radici avventizie ricadenti dall'alto, è un bel vedere. Al riguardo, noto che per fortuna questo albero è stato lasciato abbastanza libero di espandersi e di mostrarsi da vicino in tutte le sue parti, contrariamente alla "clausura" ed alla copertura di sassolini imposta ai fratelli di piazza Matteotti (post del 20/7/20 e precedenti), cha ancora grida vendetta.






Allora, approfittando della libertà lasciata a questo Ficus di provvedere alle sue necessità, ecco una immagine che mostra il percorso di una grossa radice aerea, di cui l'albero si è dotato per sostenersi e provvedere al meglio al trasporto della linfa.

Al riguardo un altro fratello che merita di essere ricordato è quello di piazza Matteotti che guarda verso via Roma, addirittura circondato dalle radici aeree (post del 12/4/18).




Naturalmente, quando avrete finito di apprezzare il Patriarca da terra, lasciatevi il tempo per salire in cima al parco, ed apprezzare la città dal cielo, con scorci come questo!

 

 


lunedì 15 novembre 2021

Il Lentisco ed i suoi frutti

 Il Lentisco, Pistacia lentiscus, è una essenza comune in Sardegna, anzi comunissima, forse la pianta più presente fra quelle che costituiscono la nostra tipica macchia mediterranea bassa, costituita anche da Mirto, Cisto, Fillirea.

Una pianta presente ovunque in campagna, ma anche nei parchi cittadini cagliaritani e perfino nei giardini privati, dato che è di aspetto gradevole e molto rustica, sopportando perfino potature e squadrature a siepe. 

Però, nonostante sia così presente, o forse proprio per questo, la "consideriamo" poco, facendo così un torto anche ai nostri avi, che la hanno apprezzata ed utilizzata nei secoli in tantissimi modi.

E allora, mettiamoci un poco di rimedio.


Ecco un ramo di Lentisco nelle campagne di Pula, con le drupe rosse attaccate ai rami con brevi peduncoli; diventeranno nere a maturazione completa.

Le drupe assomigliano a quelle dello Schinus molle con il quale esiste in effetti una parentela (post 8/12/10), dato che appartengono alla stessa famiglia, quella delle Anacardiacee, alla quale appartiene anche il Terebinto, nonché la pianta dei pistacchi, Pistacia vera, e quella degli anacardi, Anacardium occidentale. Come si vede, una famiglia piuttosto interessante, anche da un punto di vista alimentare.

Ed in effetti anche il nostro Lentisco ha avuto un uso alimentare con produzione di olio per aromatizzare e condire, olio che si trova in commercio anche oggi, e di un mastice che veniva utilizzato alla stregua di gomma americana.

Molto usato anche in medicina popolare, per curare le ferite, per il mal di denti, addirittura per "igienizzare" i piedi! Con i rametti poi, che hanno la caratteristica di essere molto flessibili (da cui uno dei nomi sardi di Moddizzi) si producevano cesti ed altri prodotti. Insomma, come dicevo, i nostri avi, avendo a disposizione questo arbusto fuori dall'uscio di casa in quantità infinita, hanno imparato a sfruttarne tutte le possibilità.

In definitiva, anche per noi contemporanei  un compagno di vita da rispettare ed anche da apprezzare, soprattutto quando fruttifica!      


martedì 9 novembre 2021

Continua a piovere, e fra le conseguenze .....

Cominciano a spuntare i funghi, anche se per la vera produzione nei boschi bisognerà aspettare qualche bella giornata di sole. 

Ma alcune specie hanno fretta, e vengono fuori anche senza il sole. Purtroppo sono normalmente le specie peggiori dal punto di vista della commestibilità, e magari sono anche funghi dannosi per le specie arboree di cui sono parassiti.

Propongo come esempio un gruppo di funghi, che credo essere Clitocybe olearia (il cui nome già crea l'accoppiamento con la pianta), che è cresciuto ai piedi di un Olivo del Parco Vannelli. 

Gli Olivi di questo parco, come ho accennato nel post precedente (post del 5/11/21), sono malati ed in cattive condizioni, e questo non fa eccezione, anche se non credo che sotto questo aspetto il fungo parassita abbia grandi responsabilità. 

Comunque i funghi in questione sono tossici, e pertanto di nessun interesse per l'essere umano, se non per la valenza estetica della macchia di colore e per il tocco di atmosfera campagnola che portano con sé anche in piena città.


venerdì 5 novembre 2021

Maggiore attenzione nella cura del Parco Vannelli, per favore!

Il Parco Vannelli richiede maggiore attenzione gestionale da parte degli addetti, questo è certo; non solo lui, ma lui in modo particolare, dato che è piccolo e gli interventi sono più facili, e poi per il rispetto dovuto dalla città (e da me!) al grande botanico di cui porta il nome.

Si dirà: i fondi sono pochi, e non si riesce a stare dietro a tutte le necessità, ma io ribatto: qui non si tratta di fondi ma di piccoli interventi praticamente gratuiti. Ho parlato infatti di semplice attenzione da parte di un giardiniere, e non di grandi manutenzioni.

Esemplifico con due casi che mi sono balzati agli occhi in una recente visita.


Si intravede qui il bel cespuglio della Mahonia japonica del quale vi ho già parlato (post del 31/12/18), pianta con belle foglie e bellissimi fiori, tanto più apprezzabile in quanto abbastanza rara; ebbene, dal cartello posto davanti viene definita come Syagrus romanzoffiana, un tipo di Palma del quale vi ho parlato (post del 18/1/16), con il quale la Mahonia non è minimamente parente.

Ora, io non so se sia un errore o lo scherzo di un buontempone che ha sostituito il cartello, ma so per certo che un giardiniere addetto potrebbe rimettere le cose a posto in quattro e quattr'otto, o no?





Per rimettere a posto l'umore, godiamoci allora la bella Mahonia che, anche con il nome sbagliato, si sta preparando alla fioritura; per godere delle sue spighe cariche di fiorellini gialli segnatevi una visita a dicembre.





Ecco adesso il secondo caso di attenzione mancata, che vi propongo qui sotto.


Siamo nell'area didattica, che nelle intenzioni dei progettisti doveva servire a far conoscere soprattutto ai più giovani alcune delle piante aromatiche più comuni in Sardegna.

Il progetto è fallito quasi subito, e negli anni le piantine aromatiche sono progressivamente scomparse; ma allora, mi chiedo, perché non far sparire anche i relativi cartelli (quelli in foto sono dedicati a Elicriso e Santolina) che oggi indicano il nulla? Mi pare anche una questione di rispetto nei confronti del frequentatore interessato a queste essenze; e poi: quanto costa un intervento di eliminazione di questi inutili cartelli?

Insomma, è solo un problema di attenzione, non di costi: certo se parlassimo degli Olmi e degli Ulivi che nel parco sono in cattive condizioni, sarebbe anche un problema di manutenzioni e cure lunghe e costose, e infatti di questo oggi non vi parlo, e mi limito alle segnalazioni fatte, piccole ma con una loro importanza.




 


  


lunedì 1 novembre 2021

Una Beaucarnea fiorita!

 E se lo merita il punto esclamativo la fioritura che vi presento oggi, dato che la Beaucarnea recurvata (già Nolina recurvata) fiorisce molto raramente, e  la fioritura si presenta soprattutto in piante anziane e coltivate all'interno.

Invece il nostro esemplare fiorito si trova all'esterno, in un giardino privato di via Sanna Randaccio 79, accostato alla recinzione verso la strada.


Purtroppo la posizione impedisce di godere appieno la bellezza di questa pianta, che si trova stranamente in vaso pur essendo molto grande, sicuramente di altezza superiore ai due metri.

Ricordo che la Beaucarnea coltivata all'aperto è rappresentata dall'esemplare pubblico del giardinetto del Banco di Sardegna in viale Bonaria (post del 17/1/11 e del 2/6/21 ), probabilmente il più anziano e grande della città.

Naturalmente ci sono begli esemplari nel reparto delle succulente all'Orto Botanico (post 18/3/14), e pochi altri se ne vedono in giro; peccato, perché si tratta di una pianta molto elegante, con il suo piede rigonfio ed i ciuffi di foglie dal portamento a cascata.


Ma torniamo all'esemplare scoperto oggi ed alla sua infiorescenza, che vediamo in primo piano a destra: è costituita da una pannocchia di piccoli fiori dal colore giallo, che si erge al di sopra delle foglie.

Ricordo che la Beaucarnea, di solito di piccole dimensioni, è molto conosciuta come pianta da interno, ed è appellata con il nome comune di mangiafumo, per la sua caratteristica di assorbire il fumo senza soffrirne. La sua vita all'esterno è fra l'altro limitata dal fatto che teme il freddo, e non sopporta temperature a lungo inferiori ai 7 °C; una condizione certamente poco frequente a Cagliari, e della quale comunque il nostro esemplare odierno si è negli anni bellamente infischiato, crescendo bello e sano.
 

martedì 26 ottobre 2021

La Carissa di Buggerru

 E' raro che io dedichi molti post alla stessa specie di arbusto, dato che i principali oggetti della mia attenzione di appassionato del verde sono gli alberi, per i quali le attenzioni ripetute sono quasi la normalità; se dunque un arbusto viene trattato più volte, vuole dire che ne vale veramente la pena, almeno a mio modo di vedere.

E la Carissa macrocarpa è uno degli arbusti che hanno meritato questa attenzione, dato che non ho mancato di segnalare tutti i rari soggetti nei quali mi sono imbattuto nella nostra città, da quelli di Sant'Elia del 2014 e del 2015, a quello di via De Gioannis del 2016, fino a quelli alle porte di Castello del 2021 . E mi sono spinto anche fuori città, con gli splendidi esemplari di una bella Tenuta turistica in comune di Arzachena, nel 2017 .

Ed anche oggi vi porto fuori città, ad ammirare un altro esemplare che ho trovato nel corso di una gita a Buggerru, piccolo paese di grande interesse e fascino nella provincia del Sud Sardegna.

Mi sembra doveroso cominciare con una immagine del paese, del suo porticciolo e della sua grande spiaggia morbida che si immerge nel mare dai colori mutevoli, meraviglioso anche quando il maestrale lo fa infuriare.

Un paese affascinante e selvaggio, molto amato dagli stranieri anche durante la bassa stagione.




Presentato velocemente il paese, ecco ora la sua Carissa,  che vi presento evidenziando nella foto le sue bellissime spine, con la doppia biforcazione e la punta acuminata.

Si nota anche la bella foglia coriacea, mentre il cespuglio, al momento dello scatto, era privo di fiori e frutti, che potete naturalmente  apprezzare negli altri post richiamati in precedenza.

 




L'arbusto di Buggerru si trova nello slargo di fronte al porto, del quale vedete una immagine con contorno di Palme vere e Palme in effige.

Gli alberi non abbondano in paese, ma sono comunque tanti di più rispetto alle colline che lo circondano, che appaiono brulle e desolate.




Questa immagine rende l'idea di come si presenta la natura intorno a Buggerru; fa tristezza la mancanza di alberi, ma contribuisce a creare il fascino di questa zona, nota ed apprezzata soprattutto per il suo mare e le vestigia di un passato di attività mineraria, che ha lasciato interessantissimi siti di archeologia industriale.

Mi accorgo di aver parlato più di aspetti di attrazione turistica che di aspetti legati al verde, ma ogni tanto una digressione turistica ci sta bene, e comunque la Carissa macrocarpa se la merita.

 



 

giovedì 21 ottobre 2021

Guarda che Tiglio!

 Scimmiottando il titolo di una splendida canzone di Fred Buscaglione, di tanti e tanti anni fa, il titolo del post di oggi ci invita a guardare non la luna, ma comunque in alto, per ammirare nella sua interezza l'enorme Tiglio, Tilia vulgaris, che si erge fino a 25 metri di altezza.

Naturalmente lo sguardo in alto sarebbe necessario se fossimo in  presenza dell'albero, qui ci dobbiamo accontentare di una fotografia, che mi manda Maria Antonietta, che ringrazio.

Siamo nel Friuli Venezia Giulia, e precisamente a Malborghetto in provincia di Udine, non lontano dal confine con la Slovenia.

Una zona molto interessante, ricca di borghi affascinanti e con diversi punti in comune con le zone interne della nostra Sardegna.

Certo che questo albero è tutta un'altra cosa rispetto agli esemplari cagliaritani di cui vi ho parlato nel blog, da quelli della strada per Selargius a quelli di via Del Sole a quelli della strada che conduce al parco Terramaini; se guardate le relative fotografie o visitate i nostri esemplari non vi sembreranno neppure parenti, eppure sono fratelli!

L'unico esemplare cagliaritano che si avvicini per dimensione a questo colosso  è quello del giardino privato di via Giusti (post del 2/9/17), a mia conoscenza il più grande esemplare nella nostra città. 

Altre caratteristiche del campione, come riportate nella apposita targa di riconoscimento (ennesima lezione per gli amministratori del verde nostrani e per la loro inerzia nel segnalare almeno i nostri alberi migliori) sono l'età di oltre 400 anni e la circonferenza alla base, pari a 5,80 metri. 

domenica 17 ottobre 2021

Ottobre a Terramaini

Parliamo di un parco pluripremiato dal blog, per il quale ho contato una decina di presenze, sin dal 2011, con il nome nel titolo del post, più tante citazioni all'interno di altri post. 

E' indubbiamente uno dei posti pubblici che preferisco, con enormi prati (per Cagliari) ben tenuti, tante specie arboree ben posizionate, e frequentato da tanti visitatori che appaiono soddisfatti di essere lì. 

Ecco perché ogni tanto mi ritrovo a presentare  e commentare qualche immagine di questo luogo.

Cominciamo con il prato, grande e verde tanto da farci dubitare di trovarci a Cagliari, e non magari in Trentino. Il grande Olivo sullo sfondo, fra l'altro carico di olive, ci rassicura sulla latitudine.

Per completezza, quella macchiolina bianca sulla sinistra, che sembra un pallone da calcio, è invece un gatto, componente della grande colonia che vive nel parco.





Dal generale al particolare, ecco un bel casco di datteri di una Phoenix canariensis, a dimostrazione del fatto che la battaglia contro il malefico punteruolo può anche essere vinta, con la costanza delle cure su tutte le Palme del parco a rischio.

Ed ecco una bellissima novità, che non avevo ancora notato: la spalliera lungo la recinzione esterna, formata da tantissimi arbusti di Plumbago a fiori bianchi, oltre che da Glicine e Bougainvillea.



Il Plumbago bianco è una varietà molto più rara di quella tradizionale, che è azzurro celeste, tanto è vero che il nome comune di questo rampicante è Gelsomino azzurro

Per precisone ulteriore, il nome scientifico della pianta tradizionale è Plumbago capensis, e della pianta a fiore bianco è Plumbago capensis alba. Sarà perché se ne vede poco in giro, ma trovo questa variante bianca molto elegante, tanto che le ho dedicato qui a destra un primo piano della fioritura. 

Ammirare questa grande spalliera può costituire una ottima compagnia quando si va a recuperare la macchina, dato che il grande  apprezzamento di cui gode questo parco determina spesso carenza di parcheggi soprattutto nella parte bassa.

Il parcheggio distante è un prezzo che si paga volentieri, se l'andare è accompagnato da questa spalliera, senza dimenticare, dirimpetto, il filare di Tigli.

sabato 9 ottobre 2021

Le potature in azione

Il post di oggi si aggancia idealmente al precedente, nel quale parlavamo del fatto accaduto verso la fine di settembre, quando la caduta di un ramo della Fitolacca dioica  di piazza Indipendenza ha provocato gravi danni ad un'auto parcheggiata.

Non so se ci sia un collegamento diretto, ma di fatto da una decina di giorni sono in corso, in varie zone della città, operazioni di potatura in zone pubbliche alberate, riguardanti in prevalenza le piazze.

E, naturalmente, è ripresa immediatamente la polemica, sulla stampa ma soprattutto sui social media, riguardo all'opportunità di agire adesso, e su quali alberi, e in quale modo, e con quali priorità, etc, etc.

Oggi focalizziamo l'attenzione sull'enorme Ficus elastica di Largo Gennari, proprio al centro della piazza; ne abbiamo parlato, per esempio nel 2014 (post 23/7/14).

Ecco come si presenta il grande Ficus dopo la recentissima potatura radicale che ha subìto e che  sta interessando tutta la piazza (è ancora in corso sui Lecci e sui Carrubi).

Che scempio! hanno tuonato in tanti. Certo, visto così è terribile, però si possono fare anche alcune considerazioni a difesa dell'intervento.

Innanzitutto non si tratta propriamente di una capitozzatura, come ho letto, dato che sono stati lasciati molti rami e diversi ciuffi di foglie, che aiuteranno l'albero a non perdere le sue forme nella fase di ripresa.

In secondo luogo è stato scelto il periodo autunnale, quando l'ombra è meno importante per chi utilizza la piazza, ed è il periodo che meglio si presta a queste operazioni, con la riduzione di vitalità degli alberi.

In terzo luogo, il Ficus elastica è una pianta robustissima, come abbiamo detto più volte, ed in più non sono state toccate, per fortuna, le sue radici aeree, che lo aiuteranno nella fase di ripresa.

Infine, non possiamo non considerare l'aspetto economico, per cui è ovviamente molto più dispendioso effettuare frequenti interventi parziali di "aggiustamento"  invece che più rari interventi importanti.

Insomma, il comportamento dei nostri amministratori del verde è stato secondo me più accorto in questa occasione rispetto ad occasioni precedenti (vi ricordate, per citare un caso, le Jacarande di via Dante nella primavera del 2016?), e sono fiducioso che già nella prossima estate il nostro campione avrà rimesso in sesto la sua chioma con un minimo di valenza estetica e sarà in grado di fornire di nuovo la sua ombra ristoratrice.   

  


 

lunedì 4 ottobre 2021

La Fitolacca bastonatrice

 Il post odierno trae lo spunto da un fatto di cronaca accaduto circa una settimana fa: un grosso ramo si è abbattuto nottetempo sopra un'auto parcheggiata in piazza Indipendenza, provocandole seri danni.

Il fatto non avrebbe interessato il blog, anche perché purtroppo questi episodi sono ricorrenti, se non fosse che l'albero da cui si è staccato il grosso ramo che ha bastonato l'auto è una Phytolacca dioica, albero che io apprezzo molto e di cui ho spesso parlato, anche perché diversi esemplari occupano posizioni strategiche per esaltare la bellezza dei luoghi nei quali si trovano.

Pensiamo per esempio alla Sentinella di Castello (post del 31/10/10) di piazza Aquilino Cannas, o alla Fitolacca ippopotamo (post del 28/7/21)  del Bastione, o ancora alla Fitolacca che si sposa con la bella facciata del vecchio Museo Archeologico (post del 27/12/15), che è proprio quella di cui ci occupiamo oggi.


Eccola qua, in una vista d'insieme: effettivamente appare un po' troppo invadente, e forse andrebbe ristretta, anche per non coprire troppo le belle simmetrie della facciata retrostante; proprio la foto che accompagna il post del 2015 citato costituisce un esempio di riduzione, che forse avrebbe evitato l'incidente al quale ci riferiamo che, non dimentichiamolo, avrebbe potuto avere conseguenze molto più gravi.


Ed ecco l'auto oggetto delle bastonate, che ancora porta i segni inequivocabili di chi è stato a bastonarla: diverse pannocchie di bacche giacciono sulla carrozzeria, dopo lo schianto che ha, fra l'altro, provocato l'esplosione dei finestrini laterali e la rottura di lunotto e parabrezza.



Infine, una foto che dimostra lo strettissimo rapporto anche fisico esistente fra l'albero in questione e l'edificio: la Fitolacca è proprio attaccata, in maniera indissolubile.

E allora, che cosa si dovrebbe fare? Io spero che a nessuno venga in mente di eliminare questo bellissimo albero, mentre si dovrebbe procedere con una riduzione a "più miti consigli" della sua esuberanza con dei tagli appropriati, e con un controllo assiduo per intervenire, per quanto possibile, in termini preventivi. E' un costo aggiuntivo, ma certi alberi, in certe posizioni strategiche, lo meritano assolutamente!



martedì 28 settembre 2021

Fioritura autunnale della Thevetia

Ogni tanto è opportuno tornarci, ad ammirare i nostri alberelli di Thevetia peruviana, molto gradevoli nell'insieme e generosi nella fioritura, anche nel nostro tiepido autunno.

La Thevetia, detta anche Oleandro giallo o del Perù, ha origine infatti nell'America tropicale, dove le fioriture si susseguono quasi senza soluzione di continuità.



Ecco allora il pluridecorato esemplare di via Cettigne a Genneruxi (ultimo post 19/8/20, con rimandi ai precedenti), ripreso pochi giorni fa con un certo numero di fiori tubulosi gialli con i petali leggermente attorcigliati.

E' rimasto il solo trattato dal blog per diversi anni, prima che scoprissimo l'esistenza di altri esemplari, più recentemente (post del 13/9/20) .


 Ed ecco l'esemplare di via Pasteur scoperto nel 2020, che ha la peculiarità di avere i fiori rosa, anzi per la precisione color pesca; come vedete, questo è proprio un alberello, cresciuto in altezza per farsi strada rispetto ai vicini cugini Oleandri.

Ricordo che la Thevetia produce (post 14/10/14)  dei frutti in forma di strane drupe globose, con all'interno semi protetti da una mandorla legnosa.

Queste mandorle venivano utilizzate, e forse vengono ancora utilizzate per ricavare, nei paesi sudamericani di origine, collane e sonagli. E' bene comunque ribadire che i semi della Thevetia, così come quelli dell'Oleandro, contengono glicosidi velenosi, per cui sono da trattare con le dovute attenzioni.


giovedì 23 settembre 2021

E, un giorno, l'infanzia del Draghetto è finita

 Il piccolo Draghetto, dal nome altisonante di Dracaena draco, viveva tranquillo in un tratto della scarpata di Terrapieno, con il suo tronco singolo sormontato da un ciuffo di lunghi capelli scarmigliati. Era sereno, si godeva il panorama verso il basso ed il passeggiare degli umani e dei cani verso l'alto.

Oltre all'aspetto gradevole e simpatico forniva anche un utile servizio frenando con le sue radici lo scivolamento del terreno verso via San Saturnino, in un lavoro di squadra che impegnava tutti i suoi compagni verdi del Terrapieno.

Poi, un giorno, l'infanzia è finita.

Dopo quasi 15 anni di vita, in maniera inaspettata e repentina (parliamo comunque di anni, trattandosi di alberi!) l'infanzia è finita, ed il tronco è esploso in una decina di salsicciotti, ognuno dei quali si è fatto carico di riprodurre il bel ciuffo di capelli della prima gioventù.

L'aspetto scarmigliato è stato sostituito da una bella compattezza d'insieme e da una chioma simmetrica ed ampia.

Può darsi che sia quasi giunto il momento di una successiva ramificazione, e che l'ormai ex Draghetto assuma un aspetto sempre più simile a quello dei suoi fratelli maggiori che già conosciamo, dai capostipiti dell'Orto Botanico all'esemplare del viale Buoncammino, da quello di via Mameli a quello del parco Vannelli, e così via (post del 10/6/11,   25/1/186/4/17, 16/1/19, fra gli altri).

Insomma, ospitiamo in città una bella famiglia di Draghi, ai quali non possiamo che augurare lunga vita, che per loro si misura in centinaia di anni, come ci insegnano gli esemplari di Tenerife, lì presenti allo stato endemico.
Date uno sguardo su Internet alla mostruosa grandezza degli esemplari di queste Dracene presenti sulle isole Canarie, e ditemi se il nostro Draghetto odierno non ci ispira tenerezza, anche se ha lasciato l'infanzia! 


mercoledì 15 settembre 2021

Il verde fra i colori pastello di un tramonto cagliaritano

Oggi facciamo un post-cartolina, approfittando di un tramonto magico di quelli che Cagliari sa offrire a fine estate ed in autunno, con la partecipazione di un cielo parzialmente nuvoloso che mette in risalto la luce radente.

Ecco piazza Yenne e lo sfondo di Castello, con i colori naturali che io non ho ritoccato in alcun modo.

Apprezzata la bellezza dei colori pastello dei fabbricati, per rispettare la missione del blog ne approfittiamo per fare un "ripassino" del verde che appare nell'immagine.


Da sinistra, vediamo i grandi Ficus retusa di piazza Yenne; poi saliamo di quota, e troviamo a ridosso della Torre dell'Elefante alcune residue Robinie di via Cammino Nuovo, seguite poi dal gruppo compatto di chiome dei Pini da pinoli nel cortile del Rettorato. Nello stesso cortile spicca uno dei simboli cagliaritani, la Washingtonia filifera eternata in migliaia di fotografie (post del 28/11/10).  
Ritornando al livello della piazza, notiamo a destra alcune Cycas ed un altro paio di Washingtonie che contornano la statua di Carlo Felice.


venerdì 10 settembre 2021

Il verde dell'aspra e selvaggia Ogliastra

Aspra, selvaggia e meravigliosa Ogliastra. Una regione che custodisce, soprattutto nelle sue zone interne, bellezze indescrivibili, spesso nascoste e per questo tanto più apprezzabili quando si incontrano.

Bellezze che sono strettamente connesse con il verde e gli alberi, perlomeno con quelli che sono rimasti dopo i terribili disboscamenti  dell'800. Parliamo di Tassi, Agrifogli, Ontani, Carpini, Ginepri e, naturalmente, Lecci e Roverelle, le due specie di Querce di gran lunga più presenti in queste zone. Anche loro fanno parte a pieno titolo delle bellezze nascoste, dato che spesso sono sopravissute al taglio indiscriminato proprio per la posizione difficile da raggiungere.

Abbiamo parlato tante volte delle bellezze verdi ogliastrine, aggancio qui solo alcuni titoli (post 31/1/1511/3/20 , 7/1/14   23/4/15  ) fra i tanti.

E passiamo alle fotografie attuali.


Ecco una splendida ed antica Roverella, Quercus pubescens, che guarda il lago dell'Alto Flumendosa. Se mi posso permettere una notazione personale, questo è un albero che amo molto, perché è stato il centro di molte ore di gioco della mia infanzia, nei lontanissimi anni 50 del secolo scorso.

Questo albero, a noi bambini di allora noto come Quercia Madre, è stato colpito dal fulmine nella parte posteriore, ma pare che resista piuttosto bene, anche ad annate di grande siccità estiva come quest'anno.



Ed ecco una coppia di Ginepri rossi, Juniperus oxycedrus, in meraviglioso accostamento con le retrostanti rocce, nella zona a nord di Perda Liana ed a sud  delle maggiori alture del Gennargentu, fino a Punta La Marmora.



Due Lecci, Quercus ilex, che competono e convivono con le rocce dei laghetti di Bau Mela, Alto Flumendosa, dei quali si intravede una conca dall'acqua verdissima in basso. 

Vi posso dire, come nota di costume, che quando ci sono stato io c'erano alcune persone che si godevano un bagno, sicuramente rinfrescante, in questa conca.




Infine, una foto simbolica di questa Sardegna primordiale, dove gli eventi si misurano in millenni; vediamo i grandi massi di granito, spaccati in forme bizzarre, ed un Leccio che resiste abbarbicato, immergendo le sue radici fra queste rocce sicuramente poco prodighe di nutrimenti.

sabato 4 settembre 2021

Visita periodica alla splendida Araucaria ogliastrina

 L'Araucaria ogliastrina di cui parliamo è lo splendido e rarissimo esemplare di Araucaria araucana che vegeta a Villanova Strisaili, e che avevo presentato nel lontano 2011 (post del 30/12/11), dopo avere parlato di questa specie già nel 2010, presentando la famiglia di queste meravigliose conifere (post del 17/12/10).

Eccola qui, bellissima nel colore verde carico delle sue foglie spinose, simmetrica e cresciuta molto rispetto a 10 anni fa, anche se è sempre un "nanetto" rispetto alle altezze che raggiunge nei suoi paesi di origine, il Cile e l'Argentina. 

Dicevamo che è un albero rarissimo in Sardegna, tanto più in una zona dove sono di casa le splendide Querce, e le uniche conifere sono quelle oggetto dei vari interventi di rimboschimento effettuati nella zona ogliastrina.

Insomma, parlando fra il serio ed il faceto, ritengo che questo albero potrebbe essere inserito fra le bellezze della zona, e suggerito come attrazione turistica!




Ecco a destra il primo piano di un cono tondo,  anch'esso dotato di spine per non essere da meno rispetto ai rami che lo circondano, con le loro squame appuntite.
Uno spettacolo straordinario, anche per la sua rarità. 

  


martedì 24 agosto 2021

La Plumeria finalmente fiorita

 E' pigra la Plumeria rubra, non c'è dubbio; o forse consapevole della bellezza del suo fiore di porcellana (post 8/9/16  e 14/8/20), ce lo fa desiderare prima di decidersi a produrlo.  Di fatto la pianta resta nuda fino a giugno, completamente priva di foglie; poi però quando si decide fa le cose in fretta e bene, e ad agosto dopo aver messo su le belle foglie lanceolate comincia a produrre i fiori profumati.



Ecco la prima produzione di quest'anno dell'esemplare di via Mascagni, arbusto piccolino con i fiori rosa. Ricordo la caratteristica di questi fiori, quella di mantenere la loro bellezza a lungo anche dopo recisi, tanto da consentire il loro uso per comporre affascinanti intrecci.


A destra invece i fiori bianchi dell'esemplare, un vero e proprio alberello, di via Lombardia.

E' probabile in realtà che ambedue gli esemplari fotografati appartengano alla varietà Plumeria alba, per evidenti motivi.

Non posso che ribadire che sarebbe bello trovare esemplari di Plumeria, detta anche Frangipane,  anche nel verde pubblico.