Oggi il cesto dei post propone...

Oggi il cesto dei post propone... Le stagioni della Melia

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post del 13 maggio 2011
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post del 17 maggio 2015
post del 28 aprile 2018

venerdì 26 novembre 2021

Un nuovo ed interessante anziano ospite di fronte al parco Vannelli

 Recentemente (post del 5/11/21) ho espresso alcune critiche sulla gestione spicciola del parco Vannelli. 

Pur non avendo motivo per ritirare tali critiche (la situazione è rimasta ad oggi assolutamente inalterata), vi voglio comunicare una buona notizia: nell'ampio prato di fronte al parco, spazio gradevole e ormai ben dotato di alberi, fra cui diverse Lagerstroemie (post del 6/8/17), è stato trapiantato un vecchio Schinus molle.


Eccolo qui, circondato dalla recinzione di sicurezza, in attesa che le radici riprendano a fare il loro mestiere ancorandolo alla sua nuova sede.

Lo Schinus molle è un albero molto trattato nel blog, che io apprezzo sia per il gradevole aspetto e le piccole bacche rosse, ma anche per la velocità di crescita: basti vedere le dimensioni che hanno acquisito alcuni esemplari delle recenti piazze del quartiere (post del 4/4/17).

Se tanto mi da tanto questo scheletro, sicuramente di un albero piuttosto anziano data la dimensione del tronco, potrà facilmente trasformarsi in una splendida realtà verde, dalla ampia chioma ricadente.

Se qualcuno si chiedesse come ho fatto ad individuare che si tratta di uno Schinus molle, potrei farmi grosso dicendogli che lo ho riconosciuto dal tronco e dalla corteccia, ma non sarebbe la verità, per lo meno non tutta.

 


In realtà lo ho riconosciuto da alcuni rametti residui, che sono stati correttamente lasciati attaccati alle branche per facilitare la ripresa vegetativa; lo si può notare dalla foto accanto, la quale evidenzia anche i tutori che devono tenere dritta la pianta in questa prima fase di adattamento.

Auguri allora al nuovo gradito inquilino, un giovanissimo anziano che speriamo si possa rendere autonomo ed emettere nuovi getti in breve tempo!


sabato 20 novembre 2021

Un altro Patriarca urbano

Sì, lo so che il termine Patriarca per gli alberi è un poco abusato, ma è il primo appellativo che mi è venuto in mente guardando con attenzione l'albero che vi presento oggi, che si va ad aggiungere ad una serie di fratelli già presentati: parlo del Ficus magnolioides (o macrophilla) che troneggia subito dopo  l'ingresso inferiore del parco di Bonaria, occupando con la proiezione della sua enorme chioma anche tutta la carreggiata del viale omonimo che scende dalla chiesa.



Non ho provato nemmeno a fotografarlo intero, forse si può fare solo dall'alto, ma ve lo mostro dal basso, come può apprezzarlo chiunque di noi si trovi ad entrare in questo piccolo parco di grande fascino (post 4/10/19, fra gli altri).

E poi, anche l'intrico di radici affioranti dal terreno, che si incrociano con le radici avventizie ricadenti dall'alto, è un bel vedere. Al riguardo, noto che per fortuna questo albero è stato lasciato abbastanza libero di espandersi e di mostrarsi da vicino in tutte le sue parti, contrariamente alla "clausura" ed alla copertura di sassolini imposta ai fratelli di piazza Matteotti (post del 20/7/20 e precedenti), cha ancora grida vendetta.






Allora, approfittando della libertà lasciata a questo Ficus di provvedere alle sue necessità, ecco una immagine che mostra il percorso di una grossa radice aerea, di cui l'albero si è dotato per sostenersi e provvedere al meglio al trasporto della linfa.

Al riguardo un altro fratello che merita di essere ricordato è quello di piazza Matteotti che guarda verso via Roma, addirittura circondato dalle radici aeree (post del 12/4/18).




Naturalmente, quando avrete finito di apprezzare il Patriarca da terra, lasciatevi il tempo per salire in cima al parco, ed apprezzare la città dal cielo, con scorci come questo!

 

 


lunedì 15 novembre 2021

Il Lentisco ed i suoi frutti

 Il Lentisco, Pistacia lentiscus, è una essenza comune in Sardegna, anzi comunissima, forse la pianta più presente fra quelle che costituiscono la nostra tipica macchia mediterranea bassa, costituita anche da Mirto, Cisto, Fillirea.

Una pianta presente ovunque in campagna, ma anche nei parchi cittadini cagliaritani e perfino nei giardini privati, dato che è di aspetto gradevole e molto rustica, sopportando perfino potature e squadrature a siepe. 

Però, nonostante sia così presente, o forse proprio per questo, la "consideriamo" poco, facendo così un torto anche ai nostri avi, che la hanno apprezzata ed utilizzata nei secoli in tantissimi modi.

E allora, mettiamoci un poco di rimedio.


Ecco un ramo di Lentisco nelle campagne di Pula, con le drupe rosse attaccate ai rami con brevi peduncoli; diventeranno nere a maturazione completa.

Le drupe assomigliano a quelle dello Schinus molle con il quale esiste in effetti una parentela (post 8/12/10), dato che appartengono alla stessa famiglia, quella delle Anacardiacee, alla quale appartiene anche il Terebinto, nonché la pianta dei pistacchi, Pistacia vera, e quella degli anacardi, Anacardium occidentale. Come si vede, una famiglia piuttosto interessante, anche da un punto di vista alimentare.

Ed in effetti anche il nostro Lentisco ha avuto un uso alimentare con produzione di olio per aromatizzare e condire, olio che si trova in commercio anche oggi, e di un mastice che veniva utilizzato alla stregua di gomma americana.

Molto usato anche in medicina popolare, per curare le ferite, per il mal di denti, addirittura per "igienizzare" i piedi! Con i rametti poi, che hanno la caratteristica di essere molto flessibili (da cui uno dei nomi sardi di Moddizzi) si producevano cesti ed altri prodotti. Insomma, come dicevo, i nostri avi, avendo a disposizione questo arbusto fuori dall'uscio di casa in quantità infinita, hanno imparato a sfruttarne tutte le possibilità.

In definitiva, anche per noi contemporanei  un compagno di vita da rispettare ed anche da apprezzare, soprattutto quando fruttifica!      


martedì 9 novembre 2021

Continua a piovere, e fra le conseguenze .....

Cominciano a spuntare i funghi, anche se per la vera produzione nei boschi bisognerà aspettare qualche bella giornata di sole. 

Ma alcune specie hanno fretta, e vengono fuori anche senza il sole. Purtroppo sono normalmente le specie peggiori dal punto di vista della commestibilità, e magari sono anche funghi dannosi per le specie arboree di cui sono parassiti.

Propongo come esempio un gruppo di funghi, che credo essere Clitocybe olearia (il cui nome già crea l'accoppiamento con la pianta), che è cresciuto ai piedi di un Olivo del Parco Vannelli. 

Gli Olivi di questo parco, come ho accennato nel post precedente (post del 5/11/21), sono malati ed in cattive condizioni, e questo non fa eccezione, anche se non credo che sotto questo aspetto il fungo parassita abbia grandi responsabilità. 

Comunque i funghi in questione sono tossici, e pertanto di nessun interesse per l'essere umano, se non per la valenza estetica della macchia di colore e per il tocco di atmosfera campagnola che portano con sé anche in piena città.


venerdì 5 novembre 2021

Maggiore attenzione nella cura del Parco Vannelli, per favore!

Il Parco Vannelli richiede maggiore attenzione gestionale da parte degli addetti, questo è certo; non solo lui, ma lui in modo particolare, dato che è piccolo e gli interventi sono più facili, e poi per il rispetto dovuto dalla città (e da me!) al grande botanico di cui porta il nome.

Si dirà: i fondi sono pochi, e non si riesce a stare dietro a tutte le necessità, ma io ribatto: qui non si tratta di fondi ma di piccoli interventi praticamente gratuiti. Ho parlato infatti di semplice attenzione da parte di un giardiniere, e non di grandi manutenzioni.

Esemplifico con due casi che mi sono balzati agli occhi in una recente visita.


Si intravede qui il bel cespuglio della Mahonia japonica del quale vi ho già parlato (post del 31/12/18), pianta con belle foglie e bellissimi fiori, tanto più apprezzabile in quanto abbastanza rara; ebbene, dal cartello posto davanti viene definita come Syagrus romanzoffiana, un tipo di Palma del quale vi ho parlato (post del 18/1/16), con il quale la Mahonia non è minimamente parente.

Ora, io non so se sia un errore o lo scherzo di un buontempone che ha sostituito il cartello, ma so per certo che un giardiniere addetto potrebbe rimettere le cose a posto in quattro e quattr'otto, o no?





Per rimettere a posto l'umore, godiamoci allora la bella Mahonia che, anche con il nome sbagliato, si sta preparando alla fioritura; per godere delle sue spighe cariche di fiorellini gialli segnatevi una visita a dicembre.





Ecco adesso il secondo caso di attenzione mancata, che vi propongo qui sotto.


Siamo nell'area didattica, che nelle intenzioni dei progettisti doveva servire a far conoscere soprattutto ai più giovani alcune delle piante aromatiche più comuni in Sardegna.

Il progetto è fallito quasi subito, e negli anni le piantine aromatiche sono progressivamente scomparse; ma allora, mi chiedo, perché non far sparire anche i relativi cartelli (quelli in foto sono dedicati a Elicriso e Santolina) che oggi indicano il nulla? Mi pare anche una questione di rispetto nei confronti del frequentatore interessato a queste essenze; e poi: quanto costa un intervento di eliminazione di questi inutili cartelli?

Insomma, è solo un problema di attenzione, non di costi: certo se parlassimo degli Olmi e degli Ulivi che nel parco sono in cattive condizioni, sarebbe anche un problema di manutenzioni e cure lunghe e costose, e infatti di questo oggi non vi parlo, e mi limito alle segnalazioni fatte, piccole ma con una loro importanza.




 


  


lunedì 1 novembre 2021

Una Beaucarnea fiorita!

 E se lo merita il punto esclamativo la fioritura che vi presento oggi, dato che la Beaucarnea recurvata (già Nolina recurvata) fiorisce molto raramente, e  la fioritura si presenta soprattutto in piante anziane e coltivate all'interno.

Invece il nostro esemplare fiorito si trova all'esterno, in un giardino privato di via Sanna Randaccio 79, accostato alla recinzione verso la strada.


Purtroppo la posizione impedisce di godere appieno la bellezza di questa pianta, che si trova stranamente in vaso pur essendo molto grande, sicuramente di altezza superiore ai due metri.

Ricordo che la Beaucarnea coltivata all'aperto è rappresentata dall'esemplare pubblico del giardinetto del Banco di Sardegna in viale Bonaria (post del 17/1/11 e del 2/6/21 ), probabilmente il più anziano e grande della città.

Naturalmente ci sono begli esemplari nel reparto delle succulente all'Orto Botanico (post 18/3/14), e pochi altri se ne vedono in giro; peccato, perché si tratta di una pianta molto elegante, con il suo piede rigonfio ed i ciuffi di foglie dal portamento a cascata.


Ma torniamo all'esemplare scoperto oggi ed alla sua infiorescenza, che vediamo in primo piano a destra: è costituita da una pannocchia di piccoli fiori dal colore giallo, che si erge al di sopra delle foglie.

Ricordo che la Beaucarnea, di solito di piccole dimensioni, è molto conosciuta come pianta da interno, ed è appellata con il nome comune di mangiafumo, per la sua caratteristica di assorbire il fumo senza soffrirne. La sua vita all'esterno è fra l'altro limitata dal fatto che teme il freddo, e non sopporta temperature a lungo inferiori ai 7 °C; una condizione certamente poco frequente a Cagliari, e della quale comunque il nostro esemplare odierno si è negli anni bellamente infischiato, crescendo bello e sano.