Aspra, selvaggia e meravigliosa Ogliastra. Una regione che custodisce, soprattutto nelle sue zone interne, bellezze indescrivibili, spesso nascoste e per questo tanto più apprezzabili quando si incontrano.
Bellezze che sono strettamente connesse con il verde e gli alberi, perlomeno con quelli che sono rimasti dopo i terribili disboscamenti dell'800. Parliamo di Tassi, Agrifogli, Ontani, Carpini, Ginepri e, naturalmente, Lecci e Roverelle, le due specie di Querce di gran lunga più presenti in queste zone. Anche loro fanno parte a pieno titolo delle bellezze nascoste, dato che spesso sono sopravissute al taglio indiscriminato proprio per la posizione difficile da raggiungere.
Abbiamo parlato tante volte delle bellezze verdi ogliastrine, aggancio qui solo alcuni titoli (post 31/1/15, 11/3/20 , 7/1/14 23/4/15 ) fra i tanti.
E passiamo alle fotografie attuali.
Ecco una splendida ed antica Roverella, Quercus pubescens, che guarda il lago dell'Alto Flumendosa. Se mi posso permettere una notazione personale, questo è un albero che amo molto, perché è stato il centro di molte ore di gioco della mia infanzia, nei lontanissimi anni 50 del secolo scorso.
Questo albero, a noi bambini di allora noto come Quercia Madre, è stato colpito dal fulmine nella parte posteriore, ma pare che resista piuttosto bene, anche ad annate di grande siccità estiva come quest'anno.
Ed ecco una coppia di Ginepri rossi, Juniperus oxycedrus, in meraviglioso accostamento con le retrostanti rocce, nella zona a nord di Perda Liana ed a sud delle maggiori alture del Gennargentu, fino a Punta La Marmora.
Due Lecci,
Quercus ilex, che competono e convivono con le rocce dei laghetti di Bau Mela, Alto Flumendosa, dei quali si intravede una conca dall'acqua verdissima in basso.
Vi posso dire, come nota di costume, che quando ci sono stato io c'erano alcune persone che si godevano un bagno, sicuramente rinfrescante, in questa conca.
Infine, una foto simbolica di questa Sardegna primordiale, dove gli eventi si misurano in millenni; vediamo i grandi massi di granito, spaccati in forme bizzarre, ed un Leccio che resiste abbarbicato, immergendo le sue radici fra queste rocce sicuramente poco prodighe di nutrimenti.