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sabato 27 marzo 2021

Almeno i cani ne godono, della spianata sopraelevata

 E no, non c'è niente da fare: il cosiddetto giardino pensile, fra le vie Manzoni e Carducci, non rientra fra le aree "verdi" della città destinate ad una riqualificazione: squallido era e squallido rimane, a parte la buona idea del suo parziale utilizzo come area cani.

Un'occasione sprecata, l'avevo definita nel 2011, quando questo grande spiazzo, da alcuni anni in qua intitolato a Pier Paolo Pasolini, aveva preso il posto, a furore di popolo, di un ulteriore piano parcheggio. 

Ne ho parlato diverse volte, perché ogni volta che ci passo mi assale la rabbia e mi viene voglia di scriverne (post del 12/4/11, 18/9/1117/1/13, 22/12/14, 18/6/20  ), e per fortuna che non abito nei dintorni, sennò avrei fatto una lagna settimanale!

Ma vi sembra che questo sia il massimo che si è riusciti a produrre per un quartiere affamato di verde come quello di San Benedetto, a cominciare dalle decine e decine di appartamenti che si affacciano sullo spiazzo?
Abbiamo detto nel titolo che i cani ne godono; e gli umani, compresi quelli che accompagnano i cani? Nemmeno uno straccio di ombra, un minimo di abbellimento, un abbozzo di terza dimensione?

Non voglio ripetermi sulle cose che si potrebbero fare per migliorare questa situazione, tutto quello che mi viene in mente lo ho già detto nei post precedenti; aggiungo solo un attributo a questo luogo squallido, e cioè desolato. 


domenica 21 marzo 2021

Gli Ulivi e i Tulipani, a Turri

Un accostamento a dir poco strano, quello fra Ulivi e Tulipani; accostamento che diventa straordinario se ci aggiungiamo il paesino di Turri, piccolo e sconosciuto comune della Marmilla, nella provincia del Medio Campidano.

Eppure, sappiamo che a volte gli accostamenti più incredibili danno luogo a bellissime realtà, e questo è uno di quei casi: il piccolo comune sconosciuto, dotato però di meravigliosi ed ultracentenari Ulivi, decide alcuni anni fa di impiantare un vivaio di tulipani, e lo fa diventare una sorta di mostra mercato, con un'area espositiva ed un'altra area dove il pubblico può scegliere e raccogliere in autonomia queste meravigliose fioriture.


Nella foto vediamo uno scorcio dell'area espositiva in primo piano, e sullo sfondo la collina in cima alla quale sono organizzati i filari per la raccolta autonoma; le due zone sono collegate da uno stradello che consente di ammirare alcuni dei meravigliosi Ulivi che abitano il comune di Turri.



Ecco, sulla cima della collina, i filari con i tulipani multicolori, e le persone che li colgono sistemandoli, con il loro bulbo, negli appositi cestini; i fiori saranno acquisiti, ad un modesto prezzo unitario, e potranno abbellire la casa di ogni visitatore.


Ed ecco i possenti ed affascinanti tronchi di due dei patriarchi che abitano nel paese di Turri; la scritta sul tronco indica il proprietario dell'albero. 

Pare infatti, secondo la tradizione, che la proprietà fosse stata originariamente attribuita dai Pisani alla famiglia che si fosse presa cura, innestandoli,  degli Olivastri presenti su questi terreni. 

Una storia intrigante ed interessante, che ricorda quella di S'Ortu Mannu a Villamassargia (post del 16/1/12); anche lì Ulivi pluricentenari, appartenenti a famiglie indicate con apposite targhette sui tronchi (suggerimento per il sindaco di Turri, per sostituire le scritte con la vernice, che la bellezza di questi tronchi non merita!).

Belle storie, che riguardano vecchissimi e meravigliosi alberi; qui a Turri, la peculiarità degli estremi che si toccano, Ulivi "eterni" e fiori bellissimi ma destinati di norma ad una vita di qualche giorno in vaso.

Insomma, questa iniziativa "Tulipani in Sardegna" è veramente lodevole, e merita apprezzamento e successo. 

    
 

   

lunedì 15 marzo 2021

I Pini di Buoncammino

I Pini di viale Giussani, strada sottostante e parallela al viale Buoncammino, sono stati sostituiti con altri giovani esemplari della medesima specie, Pinus halepensis.

La sostituzione è avvenuta in seguito all'abbattimento degli esemplari ritenuti pericolanti e pericolosi, che erano stati eliminati nel settembre dello scorso anno, con un intervento che aveva suscitato molto clamore e molte critiche, compreso un blocco lavori ordinato dalla Sovrintendenza.

Ne avevamo parlato nel blog (post del 15/9/20) allargando il discorso a tutta la zona, e provando ad analizzare le ragioni dell'abbattimento e della conservazione senza pregiudizi.


Adesso che la sostituzione dei 10 Pini è stata effettuata, come si vede dalla foto a sinistra, possiamo formulare qualche ulteriore considerazione.

L'intervento è stato di tipo meramente conservativo, nel senso che è stato limitato alla sostituzione della singola pianta, senza per esempio ripristinare il perimetro di contenimento; l'effetto è abbastanza sgradevole, ma può darsi che i lavori debbano essere ancora completati.

D'altronde, come abbiamo detto nel post citato, gli spazi sono quelli che sono, non certamente adeguati ad alberi destinati negli anni a crescere in altezza di molti metri, spesso perdendo l'assetto verticale, e dotandosi di radici possenti e superficiali.



E allora, perché si è insistito con i Pini d'Aleppo? Beh, prima di tutto perché il viale è costituito da questi Pini, dei quali permangono molti esemplari; lo si nota da questa foto, dove il nuovo esemplare appena si intravede rispetto al nonno che gli sta alle spalle. Inoltre, l'utilizzo di altre essenze avrebbe creato un miscuglio, di discutibile valenza estetica.

Pare che anche la Sovrintendenza abbia dato indicazioni molto precise al riguardo, e non si può darle torto; inoltre, prima che i nuovi esemplari diano problemi passeranno molti anni. 



Insomma, parliamoci chiaro: sappiamo tutti che la dimensione di questo marciapiede è assolutamente non compatibile con Pini d'Aleppo anziani, che lo occupano quasi completamente, come si vede da quest'altra foto; peraltro, e meno di adottare soluzioni drastiche che nessuno vuole, ci conviene convivere con qualche problema di transito pedonale, e tenerci questa bella alberata di Pini, giovani o anziani che siano.

Per il viale Buoncammino le valutazioni da farsi sono abbastanza diverse, e vi rimando se volete al post citato; spero che l'amministrazione del verde pubblico cittadino si farà carico del problema in maniera adeguata, e che la parte politica saprà raccordare le esigenze tecniche con quelle della storia cittadina di questo bellissimo viale. 

 


 

 


martedì 9 marzo 2021

Le bellezze di piazza Maxia

Ne abbiamo parlato ripetutamente, di questa piazza situata in posizione strategica, dove via Scano termina fra via Pessina e via Della Pineta; a partire dal 2011 (post del 15/8/11), a sito fresco di rifacimento e polemiche, e poi negli anni successivi, molte altre volte.

Abbiamo  concentrato la nostra attenzione sul giardino verticale, sui suoi momenti  di alta o bassa valenza estetica, e sui Mirabolani, che abbiamo seguito nella loro crescita.


Diventati grandi, questi alberi sono usciti dal "fosso", e si fanno ammirare da tutte le prospettive.

E quest'anno i Mirabolani, Prunus cerasifera var. Pissardii,  hanno anche loro anticipato lo spettacolo della fioritura, che sta in questi giorni terminando, lasciando lo spazio alle giovani foglioline color ruggine, belle anche loro.  

Insomma, ormai che siamo lontani dalle polemiche per la sistemazione di questa piazza, possiamo concentrarci sulle sue bellezze, a cominciare dallo spettacolo unico dalla fioritura dei Pruni. 

lunedì 1 marzo 2021

L'Erica, ed i primi segnali di ripresa

 L'Erica arborea è un arbusto endemico delle nostre campagne, ed uno fra i principali rappresentanti della macchia mediterranea, in compagnia del Corbezzolo, del  Mirto, del Cisto, del Lentisco, del Ginepro, della Palma nana, della Ginestra e di tanti altri. E partecipa attivamente, oltre che alla bellezza delle nostre coste, anche al tipico "profumo di Sardegna", che si sviluppa intenso quando il sole è più caldo, ma che già si comincia ad apprezzare.

Le fioriture della macchia cominciano a prepararsi con i primi segnali di ripresa, ed anzi per l'Erica possiamo dire che quest'anno i segnali sono già diventati vere e proprie esplosioni.


Direi che la fotografia a sinistra, ripresa nelle campagne della costa sud occidentale, fra Pula e Teulada, dica tutto.

Le migliaia di campanelle bianche, profumate e ricadenti nelle loro infiorescenze a grappolo ricche di fascino, ci parlano di primavera.

E, rispetto alla volta precedente in cui avevo presentato l'Erica fiorita (post del 29/3/13) siamo decisamente in anticipo, circa un mese. D'altra parte, mentre le fioriture precoci sono pericolose per le piante coltivate che temono i ritorni dell'inverno e le gelate di marzo, le piante della macchia spontanea, e l'Erica in particolare, sono così robuste da reggere qualsiasi contraccolpo invernale.

Ricordo una particolarità molto interessante di questa pianta, e cioè la formazione, in una percentuale di esemplari, di un rizoma che si sviluppa fra le radici e che è così duro e resistente alla combustione (alto contenuto in silice) da essere utilizzato per la produzione di pipe pregiate.

I rizomi hanno la forma di rigonfiamenti ovoidali e sono chiamati ciocchi, in sardo cozzina. Ricordo una vecchia espressione dei contadini, destinata a chi mancava di elasticità mentale: "Sesi unu arrogu 'e cozzina!", penso riferito alla resistenza incontrata dal piccone per eliminare i rizomi durante le attività di dissodamento del terreno. 

Questo ci dà anche una idea della difficoltà di lavorazione di questi ciocchi, che richiedono mani abili ed esperte, e tanta pazienza da parte degli artigiani che si dedicano alla produzione di pipe: quanto lavoro per passare da una cozzina ad una pregiata pipa di radica con le venature nella dovuta evidenza!

Leggo che per gli artigiani del nord Italia i ciocchi più pregiati sono quelli provenienti dalla Sardegna; spero che la cavatura e l'esportazione siano fatte con i dovuti permessi e seguendo le previste procedure.