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sabato 26 settembre 2020

Scilla, messaggera dell'autunno

Come l'allodola, per il più grande poeta inglese, è la messaggera del mattino, così possiamo considerare (si parva licet ... ) la Scilla come messaggera dell'autunno, almeno dalle nostre parti.

In effetti la Scilla marittima, nome scientifico Charybdis maritima, era considerata dai nostri antenati, che conoscevano e rispettavano i ritmi della Natura, un indicatore preciso della fine dell'estate e dell'inizio dell'autunno, con la sua bellissima fioritura.


E la fioritura di questa piantina è di grande evidenza, non fosse per altro che perché è l'unica cosa appariscente, come possiamo notare dalla fotografia, ripresa nelle campagne di Santa Margherita di Pula. Quello che si vede è un sottile fusto, lo scapo, che si erge liscio da terra per molte decine di centimetri, fino a molto oltre un metro, e poi esplode in una bellissima infiorescenza bianca.

Avevamo già parlato di questa strana pianta erbacea (post del 5/9/16) per un esemplare casalingo ottenuto  da bulbo, dato che la Scilla è una bulbosa, appartenente alla sterminata famiglia delle Liliacee. 

Alle Liliacee appartengono specie che, contrariamente alla nostra Scilla, sono conosciutissime, basti citare l'aglio e la cipolla, l'asparago o l'asfodelo; comunque una famiglia dalla vita molto complicata, alla quale i botanici dedicano approfondite ricerche, e che vede molte specie talvolta cambiare allocazione.

Ma torniamo alla nostra strana piantina, la Scilla, attualmente in piena fioritura; ecco un dettaglio dell'infiorescenza, con i bei fiorellini già in parte esplosi.

La stranezza di questa fioritura è che noi vediamo solo il fiore: non esistono foglie, che nasceranno molto più avanti, e non si vede il bulbo, anche se molto grosso, perché quasi completamente sottoterra.

La Scilla marittima è comune nella nostra isola, soprattutto lungo i litorali; vicino a Cagliari, basta andare lungo la S.S. 195 in questo periodo per notare i lunghi scapi fioriti, quasi al bordo della strada.

Un'ultima notazione: il bulbo, detto anche cipollone marino, è urticante, quindi attenzione nel maneggiarlo.

domenica 20 settembre 2020

Che bella chioma!

 Eh no, purtroppo non ci riferiamo ai lunghi e setosi capelli di una ragazza, nemmeno a quelli della regina Berenice, divenuti poi una costellazione secondo la mitologia greca; molto più modestamente ci riferiamo alla chioma di un albero, e precisamente ad uno dei due Ficus rubiginosa  che fanno da sentinella allo stabilimento balneare del Lido, albero già oggetto della nostra attenzione ai primordi del blog (post del 3/11/10). 




Ecco una immagine del 2010, che si affianca a quella pubblicata nel post citato, e che già mette in evidenza la bellezza della chioma.



Ed ecco una immagine odierna: il diametro della chioma è aumentato ed anche la sua compattezza, soprattutto se la si osserva non dal basso ma da pari a pari, salendo al primo piano dello stabilimento.


Questo dettaglio a sinistra mette in evidenza la densità dell'apparato fogliare, veramente impenetrabile; non so se nemmeno gli storni riescano a fare il loro nido in questa compattezza, o preferiscano i più comodi Ficus retusa.



Infine, una foto dal dettaglio ancora più spinto evidenzia la produzione in corso dei piccoli siconi, come si chiamano tecnicamente i frutti di tutta la famiglia dei Ficus. Una ulteriore dimostrazione dello stato di salute di quest'albero, nonostante la qualità del terreno sottostante non sia certamente ottimale.

Insomma, abbiamo celebrato i dieci anni da quando vi ho presentato questo particolare albero, e più in generale la sua specie che, ricordo, è molto ben rappresentata al parco di Terramaini (post del 13/2/14 e del   11/3/19, fra gli altri)



     

martedì 15 settembre 2020

Le ragioni del sì e del no (...all'abbattimento dei Pini)

 Ho creduto di dover precisare, con l'inserimento fra parentesi nel titolo, che qui non parliamo del referendum di domenica prossima, argomento gettonatissimo in questi giorni sui giornali e sui social media.

Parliamo invece dell'abbattimento o meno dei Pini d'Aleppo di viale Buoncammino e delle strade limitrofe, in particolare del sottostante e parallelo viale Giussani.

Però, a pensarci, i due argomenti hanno un importante punto in comune: in ambedue i casi, se mettiamo da parte i pregiudizi e l'appartenenza ad una fazione politica, ci sono ragioni del sì e del no altrettanto valide.

E allora? Io vedo solo due strade: o si prende posizione appoggiandosi alla fazione di appartenenza, o, con maggiore fatica e spirito di autonomia, si esaminano le ragioni e si decide.

Usciamo allora dal parallelo politico, che potrebbe condurci chissà dove, e parliamo dei Pini d'Aleppo.

Un Pino così, per esempio, non ha senso salvarlo, ammesso che sia tecnicamente possibile.

Ha sicuramente perso molte radici, ha sollevato l'asfalto ed il terreno sottostante, è opportuno eliminarlo. Qui siamo nella terrazza finale del viale Buoncammino verso piazza D'Armi, che oggi si chiama piazza Marongiu Pernis.


Qui siamo invece in viale Giussani, dove è stato effettuato il grosso dell'intervento di eliminazione dei vecchi Pini; attualmente il lavoro è fermo per l'intervento della Sovrintendenza.

Anche questo intervento ha valide ragioni per il sì all'abbattimento, dati gli spazi praticamente inesistenti nei quali erano confinati gli alberi, per non dire degli spazi  pedonali, oltre alla vecchiaia ed alle probabili malattie.


Tutt'altro discorso occorre fare per il viale Buoncammino, forse la passeggiata più bella e cara ai cagliaritani da varie generazioni: qui le ragioni del no, a cominciare dall'attaccamento dei cagliaritani, devono assolutamente avere il loro peso, a costo di esaminare puntigliosamente, albero per albero, che cosa si può fare per salvarlo.

Forse bisognerà allargare le singole aiuole, sollevare la sede stradale, sostenere i tronchi piegati, insomma mettere in atto tutte le azioni opportune per salvare la maggiore quantità possibile di questi Pini. 

Sarà un percorso lungo ed anche costoso, ma questo è uno dei casi nei quali la politica deve assumersi la responsabilità di certe scelte, senza basarsi esclusivamente sul parere dei tecnici, ed astenendosi dall'usarlo come paravento o motivo di urgenza che non ammette il confronto fra le ragioni del sì e del no. 

Avevo già accennato a questo problema nei  precedenti post dedicati ai lavori del viale Buoncammino  (post del 16/2/15  e del 19/10/15), dove paventavo la perdita di diversi esemplari: ebbene, temo che ci sarà, ma in questa passeggiata dovrà essere ragionata pianta per pianta.

Infine, anche per stemperare la tensione di queste scelte, concludo con una proposta provocatoria.
 
Vi ricordate il "Pino coricato" (post del 19/10/15), di cui vedete una immagine a destra?  Invece che destinarlo a sicura ed immediata eliminazione, come viene immediato pensare, perché non lo si lascia vivere trasformandolo in un gioco per i bambini, magari nell'ambito di un più vasto percorso ludico formativo, potendo questo Pino offrire anche una bella chioma, viva, a portata di occhi, mani e fantasia di bambino?

Si potrebbe fare con poca spesa ed un poco di immaginazione, e consentirebbe anche di superare l'attuale utilizzo dell'albero come deposito di panni stesi e di rifiuti vari da parte delle persone attualmente accampate in questi spazi ed in quelli degli adiacenti attrezzi ginnici.
Certo, è una provocazione, però, a volte .....


 

domenica 13 settembre 2020

Altri due begli esemplari di Thevetia peruviana

Ne abbiamo parlato di recente, della Thevetia peruviana e del raro esemplare pubblico di Genneruxi (post del 19/8/20). Ma ne parliamo ancora, e volentieri, perché vi voglio presentare due nuovi begli alberelli di questa specie, che vivono in spazi privati ma sono perfettamente visibili dalla strada.

E ringrazio Alberto per avermi segnalato queste Thevetiae, che ci consentono di costituire un piccolo drappello con la nostra amica di Genneruxi.

Ecco il nuovo esemplare che si trova in via Bolzano, di fronte all'ingresso della Fiera in viale Diaz; abbastanza alto, come si nota dal confronto con la recinzione del condominio nel quale vive.

E' fiorita ed ho notato anche qualche frutto, peculiare nella sua conformazione (post del 14/10/14).






E questo a destra è l'altro esemplare, in una delle foto inviatemi da Alberto; si trova in via Pasteur, di fronte al market, ed attualmente, rispetto alla fotografia, risulta un poco soffocato dalle piante adiacenti.



Meno visibile del primo, quindi, ma con una peculiarità in più: è una varietà con i fiori di uno splendido color pesca, come si vede dalla foto a sinistra.

Comunque sia, diamo il benvenuto nel blog a questi due gradevoli alberelli.


 


  

martedì 8 settembre 2020

S.Gregorio ed i Glicini, un connubio perfetto

 Abbiamo già parlato di S.Gregorio, il piccolo borgo collinare immerso nel verde sulla vecchia S.S. 125, creato ed abitato dai nostri bisnonni per la villeggiatura estiva (post del 19/9/14).  

Oggi il borgo è molto poco abitato ed un poco decadente, ma mantiene inalterato il fascino del silenzio fra le vecchie proprietà, il  fascino di scorci molto piacevoli, e soprattutto quello del verde in tutti i periodi dell'anno.

Fra le tante piante che vivono nel borgo, e partecipano in maniera essenziale a definirne la bellezza, un ruolo primario è ricoperto dal Glicine, la Wisteria sinensis. La presenza di questi rampicanti è veramente notevole, in termini di quantità ed impatto estetico; quasi non c'è stradello, parete o cancello che non sia nobilitato dal Glicine, che qui sembra trovarsi veramente bene.

Ecco a sinistra un esempio fra i tanti: in piena vegetazione estiva, con addirittura un gruppetto di fiori, ed una cascata di legumi che produrranno i semi piatti, neri e lucidi.

Ho avuto modo di vivere e di raccontare qui una storia di riproduzione di questo rampicante (post del 18/7/16   e del 13/8/16), sempre con inizio a S.Gregorio, a conferma del connubio fra rampicante e luogo.

Naturalmente il momento più bello del Glicine è quello della fioritura, ma io ritengo che questo non sia da meno; ci si aspetterebbe, passeggiando per le viuzze, di trovare all'improvviso pittori intenti ad eternare, con cavalletto e tavolozza, i tanti scorci che stimolano la fantasia ed il senso estetico. 

Sì, quando il caldo feroce comincia a cedere, una passeggiata fra i Glicini di S.Gregorio è decisamente rilassante ed appagante.   

giovedì 3 settembre 2020

Alla farfalla piacciono le more

 Le more di rovo, Rubus fruticosus (post del 7/8/11), sono uno squisito frutto che la natura ci propone in questo periodo, fra la fine di agosto e l'inizio di settembre. I frutti grandi e maturi prediligono le zone collinari e montuose, per cui nel cagliaritano non sono facili da trovare, ed inoltre, pur essendo questi arbusti molto rustici, risentono anche loro della siccità.

In definitiva, senza farla lunga, anche quest'anno sarà una annata grama, almeno nelle nostre zone. Ma non per tutti: c'è un animaletto che si gode la produzione, per quanto modesta, ed è una farfalla, la Ninfa del Corbezzolo.

Ecco un esemplare, che sta finendo di succhiare il nettare di una drupa matura.

Questa farfalla dai bellissimi colori, soprattutto nella parte ventrale, ha il nome scientifico di Charaxes jasius  e la ho già presentata fotografandola sempre nella stessa zona di quella odierna, cioè nelle campagne di Burcei (post del 17/8/15).

E' fondamentale la presenza delle piante di Corbezzolo, Arbutus unedo, dato che questo lepidottero utilizza le foglie del Corbezzolo per deporre le uova e per la crescita del bruco, che le foglie se le mangia con avidità. 

E intanto, mentre mettono in funzione il loro complesso e meraviglioso ciclo riproduttivo,  le farfalle adulte si godono il nettare zuccherino delle more e, immagino, di qualsiasi frutto maturo si trovi nei dintorni.

Al riguardo è corretto dire, come ho già osservato nel post citato, che questo insetto non è certo amico delle piante che frequenta, e soprattutto del Corbezzolo, ed immagino che sia considerato molto nocivo dai coltivatori di alberi da frutto; cionondimeno, come si fa a non ammirarlo?