Oggi, adattando un modo di dire normalmente riferito agli umani, voglio vantare una caratteristica saliente della Schefflera arboricola, arbusto pluritrattato dal blog e molto presente nelle nostre case, nei nostri terrazzi e nei nostri giardini.
Ed in un giardino condominiale si trova l'arbustone, il più grande che io conosca in città, che vi presento qui a sinistra, e che mi ha spinto a scrivere questo post.
Siamo in via Pacioli, strada semisconosciuta ma che incrociamo spessissimo, ogni volta che percorriamo il primo tratto di viale Marconi verso Quartu.
Una bellissima pianta, enorme per la specie ed in ottima salute, tanto che ha anche i frutti (vedi anche post del 17/12/15 e del 15/7/18 ).
Ebbene, questo esemplare possiamo confrontarlo con la piantina da 50 centimetri di altezza che abbiamo in casa o magari in ufficio, per renderci conto della adattabilità, o appunto flessibilità, di questo arbusto.
La Schefflera arboricola è, secondo una definizione da me utilizzata già nel 2011 (post 3/4/11) e tante volte ripresa, una pianta "scappata di casa" ma, contrariamente ad altre specie, non ha mai rinnegato la vita d'appartamento, dove continua a trovarsi bene ed a dare soddisfazione, con la sua bella foglia composta da sette o più foglioline ovali e la elevata rusticità.
Ma si trova benissimo naturalmente in terrazzo, anche se a volte viene attaccata dalla malefica cocciniglia; e infine, se trova il posto adatto, si trova splendidamente all'esterno dove, come certificato, fruttifica e cresce a dismisura: più flessibile di così!