Dedichiamo il post di oggi ad un piccolo fiorellino spontaneo che vi ho già presentato (post del 22/3/12 e del 15/4/17), presente soprattutto nel quartiere di Castello; si tratta dell'Antirrhinum majus, astruso nome scientifico per la conosciutissima Bocca di Leone.
Il quartiere di Castello è il suo quartiere di "elezione", data la forte presenza di vecchi muri e pareti rocciose, che costituiscono il suo habitat preferito; la sua allegra fioritura aiuta a dimenticare il legame di questo piccolo arbusto con il degrado urbano che spesso accompagna la sua presenza.
Ecco il primo piano di un fiorellino colto nella scarpata che collega il viale Buoncammino con il Palazzo delle Scienze; la strana forma del calice, con lobi diversi e "disordinati", gli conferisce un
aspetto mutevole a seconda di come lo si guarda.
Questa immagine, per esempio, a me sembra raffigurare un reverente animaletto a testa bassa, con le orecchie scese ed un buffo cappelletto in testa.
Possiamo dire che guardare con attenzione questi fiori sollecita la fantasia, e questo è un ulteriore elemento di valore per l'umile Bocca di Leone selvatica, e in definitiva anche per il bellissimo e trascurato quartiere che la ospita.
Oggi il cesto dei post propone...
Oggi il cesto dei post propone... Le stagioni della Melia
domenica 29 dicembre 2019
Il fiore di muro in Castello, umile e allegro
martedì 24 dicembre 2019
Natale sui prati di Monte Claro
Ecco un bel modo per distaccarsi piacevolmente dai riti mangerecci di questi giorni: andare per prati in campagna o, più semplicemente nei parchi cittadini, a "scarpinare".
E il parco di Monte Claro si presta particolarmente bene allo scopo, data la sua grande dimensione a l'abbondanza di prati che lo abbelliscono.
Qui a sinistra siamo all'Orto delle Palme del parco, zona già celebrata nel blog (post del 22/12/12), e si può apprezzare la bellezza del prato quest'anno, dopo la quantità di pioggia che ha fatto per tutto il mese di dicembre.
I prati così verdi sono un piacere al quale noi cagliaritani siamo poco abituati, per cui quando capita che l'acqua piovana aiuti a completare l'innaffiamento artificiale bisogna assolutamente approfittarne.
Ecco un altro scorcio di prato, qui accompagnato da un gruppetto di esemplari di Brahea armata, la affascinante Palma blu del Messico, che ostenta il suo bel colore grigio-azzurrino.
Ricordo che questa Palma, quando cresce in esemplari isolati, può superare i 10 metri di altezza, e presentare una fioritura strepitosa (post del 12/8/13); la sua presenza in mezzo al prato è particolarmente gradevole.
Infine, un altro bello spazio di prato alle spalle di un punto di relax, spazio contornato da alcune Washingtonie e da una Dracena draco, nostra vecchia conoscenza soprattutto per gli esemplari "monstre" dell'Orto Botanico e di viale Buoncammino (post del 10/6/11 e 11/11/14, fra gli altri).
Insomma quest'anno possiamo fare finta di passeggiare in un parco londinese senza provare troppa invidia per i loro spazi verdi e senza muoverci dalla nostra città. E questo naturalmente non solo a Monte Claro, anche se le dimensioni di questo parco aiutano meglio a smaltire gli eccessi di cenoni quantitativamente e qualitativamente sovradimensionati, e comunque a farci sentire meno in colpa, godendo nel contempo delle nostre bellezze verdi.
E allora..... vai con il cenone, e Buon Natale a tutti!
E il parco di Monte Claro si presta particolarmente bene allo scopo, data la sua grande dimensione a l'abbondanza di prati che lo abbelliscono.
Qui a sinistra siamo all'Orto delle Palme del parco, zona già celebrata nel blog (post del 22/12/12), e si può apprezzare la bellezza del prato quest'anno, dopo la quantità di pioggia che ha fatto per tutto il mese di dicembre.
I prati così verdi sono un piacere al quale noi cagliaritani siamo poco abituati, per cui quando capita che l'acqua piovana aiuti a completare l'innaffiamento artificiale bisogna assolutamente approfittarne.
Ecco un altro scorcio di prato, qui accompagnato da un gruppetto di esemplari di Brahea armata, la affascinante Palma blu del Messico, che ostenta il suo bel colore grigio-azzurrino.
Ricordo che questa Palma, quando cresce in esemplari isolati, può superare i 10 metri di altezza, e presentare una fioritura strepitosa (post del 12/8/13); la sua presenza in mezzo al prato è particolarmente gradevole.
Infine, un altro bello spazio di prato alle spalle di un punto di relax, spazio contornato da alcune Washingtonie e da una Dracena draco, nostra vecchia conoscenza soprattutto per gli esemplari "monstre" dell'Orto Botanico e di viale Buoncammino (post del 10/6/11 e 11/11/14, fra gli altri).
Insomma quest'anno possiamo fare finta di passeggiare in un parco londinese senza provare troppa invidia per i loro spazi verdi e senza muoverci dalla nostra città. E questo naturalmente non solo a Monte Claro, anche se le dimensioni di questo parco aiutano meglio a smaltire gli eccessi di cenoni quantitativamente e qualitativamente sovradimensionati, e comunque a farci sentire meno in colpa, godendo nel contempo delle nostre bellezze verdi.
E allora..... vai con il cenone, e Buon Natale a tutti!
venerdì 20 dicembre 2019
Gli alberi della California in fiamme
E' la seconda volta che segnalo, purtroppo, le migliaia di ettari di territorio bruciato dagli incendi in California, fra la fine dell'estate e l'autunno. L'avevo fatto nel 2016, con riferimento specifico alla Yucca californiana, lo Joshua tree (post del 28/7/16), e lo rifaccio oggi, complice una foto meravigliosa e terribile.
Ecco la foto, ripresa dall'inserto di scienze del quotidiano Repubblica.
Un tronco che brucia, il forte vento che strappa le braci, la bravura del fotografo, provocano l'effetto fuoco d'artificio tipo "bengala".
Una foto meravigliosa e terribile, dicevo, con un forte impatto emotivo legato alle sensazioni opposte che genera.
In effetti pare che la ricorrenza di incendi che mandano in fumo migliaia di ettari, anno dopo anno, nel grande stato americano, abbia fatto nascere gruppi di fotografi specializzati nello scattare le immagini più impressionanti di questi incendi, come quella che ho proposto.
La nascita addirittura di un nuovo lavoro, diventare specialisti nel riprendere la Natura che brucia, mette gli eventi californiani in primo piano nell'attenzione dei media, rispetto ad altri forse anche peggiori, come gli incendi australiani tuttora in corso. Per non parlare poi degli incendi della foresta amazzonica, causati dall'uomo in via diretta, e non come conseguenza estrema di comportamenti sbagliati proseguiti nei decenni; comunque situazioni che fanno nascere, speriamo in modo costante ed efficace, la grande voglia di cambiare il modo di comportarci nei confronti della Natura.
Ecco la foto, ripresa dall'inserto di scienze del quotidiano Repubblica.
Un tronco che brucia, il forte vento che strappa le braci, la bravura del fotografo, provocano l'effetto fuoco d'artificio tipo "bengala".
Una foto meravigliosa e terribile, dicevo, con un forte impatto emotivo legato alle sensazioni opposte che genera.
In effetti pare che la ricorrenza di incendi che mandano in fumo migliaia di ettari, anno dopo anno, nel grande stato americano, abbia fatto nascere gruppi di fotografi specializzati nello scattare le immagini più impressionanti di questi incendi, come quella che ho proposto.
La nascita addirittura di un nuovo lavoro, diventare specialisti nel riprendere la Natura che brucia, mette gli eventi californiani in primo piano nell'attenzione dei media, rispetto ad altri forse anche peggiori, come gli incendi australiani tuttora in corso. Per non parlare poi degli incendi della foresta amazzonica, causati dall'uomo in via diretta, e non come conseguenza estrema di comportamenti sbagliati proseguiti nei decenni; comunque situazioni che fanno nascere, speriamo in modo costante ed efficace, la grande voglia di cambiare il modo di comportarci nei confronti della Natura.
sabato 14 dicembre 2019
La Sterculia che guarda tutti dall'alto in basso
Quella di oggi è un'altra puntata sulla Sterculia fuggitiva, cioè sull'unico esemplare di Sterculia diversifolia che vive in via Cavalcanti, circondata da grandi ed ingombranti Ficus retusa.
Per le puntate precedenti vi rimando ai relativi post (15/11/14, 19/6/16 , 25/9/17 ), nei quali spero di aver fornito un piccolo esempio, a portata di mano ed occhi, della meravigliosa capacità di vivere, e di sopravvivere alle avversità, dei nostri verdi compagni di viaggio sulla Terra.
I Ficus, la cui invadenza viene contenuta con metodi a volte brutali, e che sono capaci di riprendersi sempre; la Sterculia, che ha reagito all'invadenza dei vicini schizzando verso l'alto a riguadagnare la luce.
Ed eccoci alla situazione attuale: i Ficus sono stati potati per l'ennesima volta, in maniera molto netta ma non brutale come in altri casi, e non tarderanno a riprendersi; la Sterculia che non si fida e continua a salire, rimpolpando le sue chiome e guardando i Ficus dall'alto in basso quasi con aria di sfida.
Per le puntate precedenti vi rimando ai relativi post (15/11/14, 19/6/16 , 25/9/17 ), nei quali spero di aver fornito un piccolo esempio, a portata di mano ed occhi, della meravigliosa capacità di vivere, e di sopravvivere alle avversità, dei nostri verdi compagni di viaggio sulla Terra.
I Ficus, la cui invadenza viene contenuta con metodi a volte brutali, e che sono capaci di riprendersi sempre; la Sterculia, che ha reagito all'invadenza dei vicini schizzando verso l'alto a riguadagnare la luce.
Ed eccoci alla situazione attuale: i Ficus sono stati potati per l'ennesima volta, in maniera molto netta ma non brutale come in altri casi, e non tarderanno a riprendersi; la Sterculia che non si fida e continua a salire, rimpolpando le sue chiome e guardando i Ficus dall'alto in basso quasi con aria di sfida.
lunedì 9 dicembre 2019
Il Fico sicomoro
Abbiamo già parlato del Ficus sycomorus, stretto parente del nostro Fico, Ficus carica, ma non presente alla nostra latitudine.
E infatti ne abbiamo parlato solo a titolo di chiarimento, per cercare di superare la confusione ingenerata dal nome Sicomoro, attribuito contemporaneamente a due specie arboree senza alcuna parentela fra loro, appunto questo Fico da una parte e l'Acero di monte (soprattutto negli Stati Uniti) dall'altra (post del 13/5/12).
Oggi invece, grazie alla gentilezza di Wilma che ringrazio, vi presento in fotografia il Fico sicomoro, ad una latitudine che per lui comincia ad essere consona (anche se ancora troppo a nord), cioè quella dell'isola di Madeira, ad ovest del Marocco.
Guardate la peculiarità di questo albero, carico di siconi, le infiorescenze carnose di cui ben conosciamo le cugine nostrane, commestibili e gustose dopo l'impollinazione e la maturazione.
I siconi dell'albero ripreso a sinistra, mi dice Wilma, sono durissimi; i motivi possono derivare dalla stagione, dalla latitudine ancora troppo alta, dalla mancata impollinazione.
Ecco a destra un particolare del tronco di questo Sicomoro, che ci mostra i fichi aggrappati al tronco.
A proposito dell'impollinazione dei siconi, rimando a quanto detto in un post dedicato al Ficus carica e ad alcuni esemplari cagliaritani (post del 13/8/17); un processo, quello che consente la maturazione dei frutti, di grande fascino, che richiede agli imenotteri preposti dalla Natura di incidere il siconio e trasportare il polline da un fiore all'altro.
Nel caso del Sicomoro, pare che nell'antico Egitto venisse praticata manualmente l'incisione del singolo frutto, per facilitare il processo; se mi posso permettere una battuta, va bene che la manodopera costava poco, ma che fatica!
E infatti ne abbiamo parlato solo a titolo di chiarimento, per cercare di superare la confusione ingenerata dal nome Sicomoro, attribuito contemporaneamente a due specie arboree senza alcuna parentela fra loro, appunto questo Fico da una parte e l'Acero di monte (soprattutto negli Stati Uniti) dall'altra (post del 13/5/12).
Oggi invece, grazie alla gentilezza di Wilma che ringrazio, vi presento in fotografia il Fico sicomoro, ad una latitudine che per lui comincia ad essere consona (anche se ancora troppo a nord), cioè quella dell'isola di Madeira, ad ovest del Marocco.
Guardate la peculiarità di questo albero, carico di siconi, le infiorescenze carnose di cui ben conosciamo le cugine nostrane, commestibili e gustose dopo l'impollinazione e la maturazione.
I siconi dell'albero ripreso a sinistra, mi dice Wilma, sono durissimi; i motivi possono derivare dalla stagione, dalla latitudine ancora troppo alta, dalla mancata impollinazione.
Ecco a destra un particolare del tronco di questo Sicomoro, che ci mostra i fichi aggrappati al tronco.
A proposito dell'impollinazione dei siconi, rimando a quanto detto in un post dedicato al Ficus carica e ad alcuni esemplari cagliaritani (post del 13/8/17); un processo, quello che consente la maturazione dei frutti, di grande fascino, che richiede agli imenotteri preposti dalla Natura di incidere il siconio e trasportare il polline da un fiore all'altro.
Nel caso del Sicomoro, pare che nell'antico Egitto venisse praticata manualmente l'incisione del singolo frutto, per facilitare il processo; se mi posso permettere una battuta, va bene che la manodopera costava poco, ma che fatica!
domenica 1 dicembre 2019
Richiamo per il Corbezzolo
I lettori più affezionati lo sanno, che ogni tanto mi capita di fare un richiamo, specie per le piante che si mettono in particolare evidenza in un determinato periodo dell'anno: l'ho fatto per la Chorisia, e la sua strepitosa fioritura di ottobre, l'ho fatto per la Dipladenia, e la sua generosa fioritura di novembre, non posso non farlo per il Corbezzolo, Arbutus unedo, e la sua elegante fioritura di dicembre.
E il corbezzolo, come già precisato in precedenti post (p.es. post dal titolo bizzarro del 10/12/12) ha la peculiarità di proporre in esposizione il nostro tricolore nelle foglie, nei fiori e nei frutti.
Ecco qui allora il nostro modello di quest'anno, ripreso nelle campagne di Pula. Le copiose recenti piogge non sono riuscite a strappare tutti i delicati fiorellini, piccoli orci bianchi con la pancia gonfia raccolti in grappoli penduli, che fanno da cornice alla bacca rossa e verrucosa.
Una curiosità: il nome "unedo" fu attribuito al Corbezzolo da Plinio il Vecchio, con la valutazione ingenerosa che dopo un assaggio del frutto passasse la voglia di mangiarne altri; valutazione che non mi risulta abbia riscontro pratico, anzi vale semmai il contrario, cioè il suggerimento di non esagerare!
Quindi gustiamo pure i corbezzoli, nelle campagne intorno alla città ma forse anche in qualche esemplare dei nostri parchi cittadini!
E il corbezzolo, come già precisato in precedenti post (p.es. post dal titolo bizzarro del 10/12/12) ha la peculiarità di proporre in esposizione il nostro tricolore nelle foglie, nei fiori e nei frutti.
Ecco qui allora il nostro modello di quest'anno, ripreso nelle campagne di Pula. Le copiose recenti piogge non sono riuscite a strappare tutti i delicati fiorellini, piccoli orci bianchi con la pancia gonfia raccolti in grappoli penduli, che fanno da cornice alla bacca rossa e verrucosa.
Una curiosità: il nome "unedo" fu attribuito al Corbezzolo da Plinio il Vecchio, con la valutazione ingenerosa che dopo un assaggio del frutto passasse la voglia di mangiarne altri; valutazione che non mi risulta abbia riscontro pratico, anzi vale semmai il contrario, cioè il suggerimento di non esagerare!
Quindi gustiamo pure i corbezzoli, nelle campagne intorno alla città ma forse anche in qualche esemplare dei nostri parchi cittadini!
giovedì 28 novembre 2019
Manutenzioni al giardino dell'Ospedale Binaghi
Abbiamo parlato in più occasioni del verde degli ospedali, un tempo fiore all'occhiello della città ed ora sempre più degradato, in un processo probabilmente inarrestabile.
E' con piacere pertanto che segnalo una recente attività manutentiva nel giardino dell'ospedale Binaghi, come si vede dalla foto sottostante.
In un post dell'anno scorso (post del 20/12/18) i toni erano stati decisamente pessimistici, mentre oggi dovrei essere più ottimista, in relazione all'attività manutentiva, e volendo vedere il bicchiere mezzo pieno.
Volendo invece vedere il bicchiere mezzo vuoto, potrei notare che gli interventi riguardano solo un progressivo svuotamento del verde, con eliminazione di alberi ed arbusti malati o troppo invadenti, che molto probabilmente non verranno sostituiti, e che porteranno progressivamente all'annullamento del giardino.
E' con piacere pertanto che segnalo una recente attività manutentiva nel giardino dell'ospedale Binaghi, come si vede dalla foto sottostante.
In un post dell'anno scorso (post del 20/12/18) i toni erano stati decisamente pessimistici, mentre oggi dovrei essere più ottimista, in relazione all'attività manutentiva, e volendo vedere il bicchiere mezzo pieno.
Volendo invece vedere il bicchiere mezzo vuoto, potrei notare che gli interventi riguardano solo un progressivo svuotamento del verde, con eliminazione di alberi ed arbusti malati o troppo invadenti, che molto probabilmente non verranno sostituiti, e che porteranno progressivamente all'annullamento del giardino.
lunedì 25 novembre 2019
Una nuova, elegante, pianta grassa
In realtà non è proprio nuova, la pianta di cui parliamo oggi: ne abbiamo accennato in un vecchio post dedicato al Parco dell'Autonomia (post del 23/6/11), ma merita assolutamente una ripresa di attenzione, la Dasylirion serratifolium.
E merita di essere conosciuta per la sua eleganza, con le foglie lunghe e strette, parzialmente curvate verso il basso, dotate di margini spinosi; e soprattutto è apprezzabile quando è fiorita, come i due esemplari della foto che vivono a Sant'Elia, di fronte al Lazzaretto.
Le Dasylirion, questa specie e le specie sorelle, sono originarie del Messico, ma si trovano piuttosto bene in tutto il bacino del Mediterraneo; a Cagliari si stanno diffondendo negli ultimi anni, con risultati abbastanza buoni.
La crescita è lenta e la pianta rimane a lungo a livello del terreno, ma negli anni può sviluppare anche un tozzo fusto, che ne migliora l'estetica.
Ecco un particolare dell'infiorescenza, con fitte spighe di fiorellini che hanno l'aspetto di lombrichi intrecciati.
Per quanto riguarda la famiglia di appartenenza di questa pianta, la questione è complessa, e ci sono state nel tempo diverse attribuzioni; noi ci limitiamo a dire che la Dasylirion è parente della Yucca, dell'Agave e dell'Albero del Drago.
E merita di essere conosciuta per la sua eleganza, con le foglie lunghe e strette, parzialmente curvate verso il basso, dotate di margini spinosi; e soprattutto è apprezzabile quando è fiorita, come i due esemplari della foto che vivono a Sant'Elia, di fronte al Lazzaretto.
Le Dasylirion, questa specie e le specie sorelle, sono originarie del Messico, ma si trovano piuttosto bene in tutto il bacino del Mediterraneo; a Cagliari si stanno diffondendo negli ultimi anni, con risultati abbastanza buoni.
La crescita è lenta e la pianta rimane a lungo a livello del terreno, ma negli anni può sviluppare anche un tozzo fusto, che ne migliora l'estetica.
Ecco un particolare dell'infiorescenza, con fitte spighe di fiorellini che hanno l'aspetto di lombrichi intrecciati.
Per quanto riguarda la famiglia di appartenenza di questa pianta, la questione è complessa, e ci sono state nel tempo diverse attribuzioni; noi ci limitiamo a dire che la Dasylirion è parente della Yucca, dell'Agave e dell'Albero del Drago.
mercoledì 20 novembre 2019
Lo splendore del foliage nella Cumbria
Ecco la seconda puntata del mio piccolo reportage fotografico, iniziato una decina di giorni fa (post del 8/11/19), relativo al foliage nel nord inglese.
Oggi ci spostiamo ad ovest, dallo Yorkshire alla Cumbria, regione di laghi e splendidi paesaggi, amata dagli inglesi ma stranamente non abbastanza conosciuta dai turisti non inglesi.
Ecco un isolotto nel lago Windermere, il lago più esteso della regione: densissimo di vegetazione, con alberi di alto fusto ancora indietro nel foliage, ma immerso in una magica atmosfera. La foto è stata ripresa dal battello che collega Bowness, al centro del lago, con Ambleside, all'estremo nord.
E questa è una immagine della sponda del lago: qui è iniziata la decolorazione delle foglie, sia per le Querce, sia soprattutto per un Acero, che spicca con il suo colore rosso.
Qui siamo ad Ambleside dove vediamo riuniti il tronco di un vecchio ed enorme Faggio, Fagus sylvatica, un piccolo Acero giapponese vestito di rosso, un muretto a secco caratteristico di questi luoghi (ci ricorda qualcosa?)
Questi luoghi sono veramente magici, soprattutto quando sono illuminati dal sole, cosa che purtroppo non succede spesso; non stupisce certo che i poeti romantici inglesi ne fossero innamorati!
Ma non sono solo gli alberi ad affascinare il viandante: guardate questo paesaggio di brughiera, immerso in una nebbiolina piovosa, caratterizzato da bassi arbusti color marrone. Si tratta soprattutto di Felci, che si alternano a chiazze fitte con l'erba verde.
Faccio notare la dimensione del manto stradale, altra caratteristica delle strade di questa regione: strette, senza cunette e spesso senza segnaletica orizzontale, esigono la massima attenzione!
Qui siamo a sud del lago Windermere, nella zona di Newby Bridge; un Acero giapponese si prepara a spogliarsi assumendo un meraviglioso colore ocra, e naturalmente non manca il muretto a secco carico di muschio. Sullo sfondo, due maestosi Cedri.
Mi fermo qui, spero di avervi trasferito almeno un poco della meraviglia di questi luoghi, per chi ama le piante ma non solo.
Oggi ci spostiamo ad ovest, dallo Yorkshire alla Cumbria, regione di laghi e splendidi paesaggi, amata dagli inglesi ma stranamente non abbastanza conosciuta dai turisti non inglesi.
Ecco un isolotto nel lago Windermere, il lago più esteso della regione: densissimo di vegetazione, con alberi di alto fusto ancora indietro nel foliage, ma immerso in una magica atmosfera. La foto è stata ripresa dal battello che collega Bowness, al centro del lago, con Ambleside, all'estremo nord.
E questa è una immagine della sponda del lago: qui è iniziata la decolorazione delle foglie, sia per le Querce, sia soprattutto per un Acero, che spicca con il suo colore rosso.
Qui siamo ad Ambleside dove vediamo riuniti il tronco di un vecchio ed enorme Faggio, Fagus sylvatica, un piccolo Acero giapponese vestito di rosso, un muretto a secco caratteristico di questi luoghi (ci ricorda qualcosa?)
Questi luoghi sono veramente magici, soprattutto quando sono illuminati dal sole, cosa che purtroppo non succede spesso; non stupisce certo che i poeti romantici inglesi ne fossero innamorati!
Ma non sono solo gli alberi ad affascinare il viandante: guardate questo paesaggio di brughiera, immerso in una nebbiolina piovosa, caratterizzato da bassi arbusti color marrone. Si tratta soprattutto di Felci, che si alternano a chiazze fitte con l'erba verde.
Faccio notare la dimensione del manto stradale, altra caratteristica delle strade di questa regione: strette, senza cunette e spesso senza segnaletica orizzontale, esigono la massima attenzione!
Qui siamo a sud del lago Windermere, nella zona di Newby Bridge; un Acero giapponese si prepara a spogliarsi assumendo un meraviglioso colore ocra, e naturalmente non manca il muretto a secco carico di muschio. Sullo sfondo, due maestosi Cedri.
Mi fermo qui, spero di avervi trasferito almeno un poco della meraviglia di questi luoghi, per chi ama le piante ma non solo.
venerdì 15 novembre 2019
Passeggiata verde lungo i binari
Oggi facciamo una breve passeggiata in via Praga, lungo il sentiero pedonale che da via dell'Abbazia arriva in via Oslo.
E' un percorso piacevole, che consente di interrompere il frastuono del traffico automobilistico di via dell'Abbazia ed immergersi nel verde, sia quello che costeggia i binari che quello dei giardini condominiali che fronteggiano questo sentiero.
Ecco una giovane Chorisia insignis, con il tronco grassottello come si conviene alla sua specie, che ci accoglie insieme ad alcune sorelle. Finita la fioritura, permangono ancora le foglie, che cadranno non prima di un mese.
Questo è un Ficus benjamina carico di frutti, i piccoli siconi che non è facile vedere così copiosi in questa specie di Ficus.
Ed ecco una Piracanta (post del 25/11/11 ed altri) che mette in mostra le allegre bacche di fine autunno.
Possiamo ammirare poi un Cedro, probabilmente dell'Atlante, che spicca in un condominio al di là dei binari, e che attualmente ospita una nutrita e chiassosa colonia di Parrocchetti, che temo non trattino molto bene i suoi germogli.
Infine, una bella Magnolia grandiflora in un condominio di via Leoncavallo, sempre al di là dei binari ma alla giusta distanza dal nostro sentiero per poterla apprezzare al meglio.
Insomma, un po' di bel verde in un percorso poco conosciuto a chi non sia del quartiere di Genneruxi, ma che merita di essere scoperto ed apprezzato.
E' un percorso piacevole, che consente di interrompere il frastuono del traffico automobilistico di via dell'Abbazia ed immergersi nel verde, sia quello che costeggia i binari che quello dei giardini condominiali che fronteggiano questo sentiero.
Ecco una giovane Chorisia insignis, con il tronco grassottello come si conviene alla sua specie, che ci accoglie insieme ad alcune sorelle. Finita la fioritura, permangono ancora le foglie, che cadranno non prima di un mese.
Questo è un Ficus benjamina carico di frutti, i piccoli siconi che non è facile vedere così copiosi in questa specie di Ficus.
Ed ecco una Piracanta (post del 25/11/11 ed altri) che mette in mostra le allegre bacche di fine autunno.
Possiamo ammirare poi un Cedro, probabilmente dell'Atlante, che spicca in un condominio al di là dei binari, e che attualmente ospita una nutrita e chiassosa colonia di Parrocchetti, che temo non trattino molto bene i suoi germogli.
Infine, una bella Magnolia grandiflora in un condominio di via Leoncavallo, sempre al di là dei binari ma alla giusta distanza dal nostro sentiero per poterla apprezzare al meglio.
Insomma, un po' di bel verde in un percorso poco conosciuto a chi non sia del quartiere di Genneruxi, ma che merita di essere scoperto ed apprezzato.
venerdì 8 novembre 2019
Lo splendore del foliage nello Yorkshire
Oggi andiamo decisamente fuori città, perché arriviamo nell'Inghilterra del nord est, precisamente nello Yorkshire.
La digressione rispetto alla nostra missione ed allo stesso titolo del blog è d'altra parte giustificata dal fatto che a Cagliari, purtroppo, non è possibile godere del foliage, se non a stagione autunnale avanzata, per poche specie e spesso in maniera stentata (vedi p.es post del 2/12/17, ed altri).
Eccoci dunque in una regione dove, già nella seconda parte di ottobre che mi ha visto presente in quei luoghi, le temperature sfiorano di notte lo zero, e le piogge sono naturalmente piuttosto abbondanti.
E partiamo proprio da York, la città che dà il nome alla regione; ai bordi del fiume il foliage è iniziato, e si intravedono in fondo splendide Querce dal colore giallo.
Qui siamo a Castle Howard, nordest di York, dove si trova una grande villa nobiliare del 700 circondata da un grande parco. E qui troneggia questo meraviglioso ed enorme Faggio, Fagus sylvatica, i cui colori autunnali tendono più al marroncino.
Ricordo che il Faggio è assente in Sardegna (post del 31/10/11), ed è un vero peccato, data la bellezza e l'interesse anche commerciale di questa essenza.
E, in mezzo a laghetti ed anatre del medesimo parco, uno splendido Acero solitario, forse un pseudoplatano, il cui colore tende decisamente al rosso; il rosso è infatti il colore del foliage di quasi tutti gli Aceri, e raggiunge la tonalità più forte con le specie degli Aceri giapponesi.
E infine, una digressione nella digressione, non posso esimermi dal presentarvi questa meraviglia del sottobosco, una Amanita muscaria beatamente adagiata sotto un Acero che si sta spogliando. Fungo velenosissimo, come è noto, ma quanto a bellezza.....
Basta così per oggi, ma vi presenterò dell'altro dal nord inglese.
La digressione rispetto alla nostra missione ed allo stesso titolo del blog è d'altra parte giustificata dal fatto che a Cagliari, purtroppo, non è possibile godere del foliage, se non a stagione autunnale avanzata, per poche specie e spesso in maniera stentata (vedi p.es post del 2/12/17, ed altri).
Eccoci dunque in una regione dove, già nella seconda parte di ottobre che mi ha visto presente in quei luoghi, le temperature sfiorano di notte lo zero, e le piogge sono naturalmente piuttosto abbondanti.
E partiamo proprio da York, la città che dà il nome alla regione; ai bordi del fiume il foliage è iniziato, e si intravedono in fondo splendide Querce dal colore giallo.
Qui siamo a Castle Howard, nordest di York, dove si trova una grande villa nobiliare del 700 circondata da un grande parco. E qui troneggia questo meraviglioso ed enorme Faggio, Fagus sylvatica, i cui colori autunnali tendono più al marroncino.
Ricordo che il Faggio è assente in Sardegna (post del 31/10/11), ed è un vero peccato, data la bellezza e l'interesse anche commerciale di questa essenza.
E, in mezzo a laghetti ed anatre del medesimo parco, uno splendido Acero solitario, forse un pseudoplatano, il cui colore tende decisamente al rosso; il rosso è infatti il colore del foliage di quasi tutti gli Aceri, e raggiunge la tonalità più forte con le specie degli Aceri giapponesi.
E infine, una digressione nella digressione, non posso esimermi dal presentarvi questa meraviglia del sottobosco, una Amanita muscaria beatamente adagiata sotto un Acero che si sta spogliando. Fungo velenosissimo, come è noto, ma quanto a bellezza.....
Basta così per oggi, ma vi presenterò dell'altro dal nord inglese.
sabato 2 novembre 2019
Richiamo per la Dipladenia
Sì, un richiamo come quelli per le vaccinazioni dei bambini, che li proteggono da brutte malattie. Nel nostro caso non è un richiamo di protezione, ma un richiamo di bellezza, quello della Dipladenia o Mandevilla sanderi, generoso rampicante dei nostri terrazzi e giardini.
E il termine richiamo mi è venuto in mente perché proprio un anno fa (post 17/11/18), superando la mia ignoranza in termini di fioriture, vi avevo presentato questo rampicante, coltivato in terrazzo, dedicandogli un encomio solenne.
Ed eccolo qua, fotografato stamattina: sembra che l'autunno esalti questo arbusto, moltiplicando il numero di fiori e la loro bellezza.
Grazie dunque Dipladenia, perché ci aiuti a vivere meglio anche le giornate autunnali!
E il termine richiamo mi è venuto in mente perché proprio un anno fa (post 17/11/18), superando la mia ignoranza in termini di fioriture, vi avevo presentato questo rampicante, coltivato in terrazzo, dedicandogli un encomio solenne.
Ed eccolo qua, fotografato stamattina: sembra che l'autunno esalti questo arbusto, moltiplicando il numero di fiori e la loro bellezza.
Grazie dunque Dipladenia, perché ci aiuti a vivere meglio anche le giornate autunnali!
giovedì 31 ottobre 2019
Halloween!
Ho ceduto alla moda di Halloween, anche perché sono reduce da un viaggio nell'Inghilterra del nord, dove da almeno dieci giorni le zucche sono dappertutto, singolarmente o in gruppo, intere con il loro bel colore giallo arancio/ocra, o intagliate nei modi più fantasiosi.
Allora, per non essere banale, ecco un esemplare di zucca che mi ha colpito per la fantasia e la bravura esecutiva, anche se può fare un po' di ribrezzo (d'altronde, questo è anche lo spirito di Halloween, o no?).
Molto ben rappresentata, direi, la sofferenza del momento di vomito, efficacemente rappresentato dal flusso di semi e sfilacciature della medesima zucca.
Se poi aggiungiamo che la zucca (Cucurbita maxima, per rispettare la missione del blog) si trovava all'ingresso di un ristorante pub, nel paesino di Bowness on Windermere in Cumbria, uno degli effetti cercati per questa festa mi sembra perfettamente raggiunto.
Non so se qualcuno, sentendosi un po' schifato, abbia rinunciato alla cena in quel pub; io no, e devo dire che non me ne sono pentito.
Allora, per non essere banale, ecco un esemplare di zucca che mi ha colpito per la fantasia e la bravura esecutiva, anche se può fare un po' di ribrezzo (d'altronde, questo è anche lo spirito di Halloween, o no?).
Molto ben rappresentata, direi, la sofferenza del momento di vomito, efficacemente rappresentato dal flusso di semi e sfilacciature della medesima zucca.
Se poi aggiungiamo che la zucca (Cucurbita maxima, per rispettare la missione del blog) si trovava all'ingresso di un ristorante pub, nel paesino di Bowness on Windermere in Cumbria, uno degli effetti cercati per questa festa mi sembra perfettamente raggiunto.
Non so se qualcuno, sentendosi un po' schifato, abbia rinunciato alla cena in quel pub; io no, e devo dire che non me ne sono pentito.
giovedì 17 ottobre 2019
Il pergolato di Bauhinie
La Bauhinia variegata è un albero caratterizzato da una foglia molto particolare, costituita da due lobi che si aprono e si chiudono, e da un bellissimo fiore, tanto da essere definita Albero delle Orchidee.
E' un albero raro in città, anche se l'amministrazione del verde sta provvedendo ad inserire un buon numero di nuovi esemplari, di cui abbiamo parlato abbastanza di recente (post del 20/5/19); mentre gli esemplari storici, grandi ma in posizione infelice, si trovano alla fine del viale Colombo (post del 3/12/10 ed altri successivi).
Insomma l'alternativa cagliaritana per ammirare questa bella pianta riguarda esemplari giovani, oltre a quelli citati per esempio quelli del Circu de Soli, oppure esemplari in posizione infelice, che non rende merito alle loro qualità.
Ma se ci spostiamo dalla città, e nemmeno poi tanto, possiamo ammirare delle Bauhinie veramente belle, sia prese singolarmente che per il contesto nel quale sono inserite.
Siamo a Pula, in pieno centro, nella piazzetta di fronte alla chiesa di San Govanni Battista.
Qui, nella zona pedonale fra le due strade, due o tre esemplari anziani formano un bellissimo pergolato che funge da tetto ai tavolini di un bar, costituendo un insieme piacevole ed armonioso.
Vale assolutamente la pena di fare un salto ad ammirare questi alberi, ricordandoci naturalmente che sono piante decidue; quindi non aspettate molto!
E' un albero raro in città, anche se l'amministrazione del verde sta provvedendo ad inserire un buon numero di nuovi esemplari, di cui abbiamo parlato abbastanza di recente (post del 20/5/19); mentre gli esemplari storici, grandi ma in posizione infelice, si trovano alla fine del viale Colombo (post del 3/12/10 ed altri successivi).
Insomma l'alternativa cagliaritana per ammirare questa bella pianta riguarda esemplari giovani, oltre a quelli citati per esempio quelli del Circu de Soli, oppure esemplari in posizione infelice, che non rende merito alle loro qualità.
Ma se ci spostiamo dalla città, e nemmeno poi tanto, possiamo ammirare delle Bauhinie veramente belle, sia prese singolarmente che per il contesto nel quale sono inserite.
Siamo a Pula, in pieno centro, nella piazzetta di fronte alla chiesa di San Govanni Battista.
Qui, nella zona pedonale fra le due strade, due o tre esemplari anziani formano un bellissimo pergolato che funge da tetto ai tavolini di un bar, costituendo un insieme piacevole ed armonioso.
Vale assolutamente la pena di fare un salto ad ammirare questi alberi, ricordandoci naturalmente che sono piante decidue; quindi non aspettate molto!
sabato 12 ottobre 2019
Oggi ci siamo, domani chissà....ennesima puntata
Ho perso il conto degli alberi cittadini abbattuti a cuor leggero, senza evidenti ragioni; o meglio lo ho voluto perdere quel conto, per non deprimermi troppo.
Comunque, il dovere di cronaca mi chiama, ed eccomi a segnalare l'ennesimo caso.
Siamo in via Monteverdi, un po' prima dell'incrocio con via Leoncavallo: uno splendido esemplare di Pino delle Canarie svetta verso il cielo dal confine di una palazzina, vicino al suo ingresso pedonale. Bello e sano, con una quarantina di anni alle spalle, ma ancora nel pieno del suo ciclo vitale.
La fotografia è del 9 ottobre, e non è casuale: passando da lì sono stato attratto da un cartello premonitore, che segnalava il divieto di sosta per il giorno successivo.
Ed infatti, ecco l'ingresso pedonale di cui sopra, il 10 ottobre, mancante del suo corazziere: autogrù con il cestello, un paio di ore di motosega et voilà, l'albero è sparito!
Ricordo un caso simile, proprio in zona (post 7/4/17), fra i tanti che ho segnalato, e la domanda è sempre la stessa: ma perché?
Anche qui, non c'erano problemi evidenti di radici affioranti, né pericoli per le fondazioni delle palazzine circostanti, ben lontane; non c'era certo pericolo di caduta dell'albero, il tronco era dritto come un fuso.
L'unico rischio che individuo era quello che un pedone potesse venire colpito da una pigna in caduta(le pigne di questa specie di Pino sono oggettivamente grandi!), ma mi sembra di poter dire che le probabilità di un tale evento siano inferiori a quelle di essere investito da un'auto sulle strisce pedonali. E allora, significa che devo rimanere chiuso in casa, o abbattere a colpi di motosega tutte le auto in circolazione?
Comunque, il dovere di cronaca mi chiama, ed eccomi a segnalare l'ennesimo caso.
Siamo in via Monteverdi, un po' prima dell'incrocio con via Leoncavallo: uno splendido esemplare di Pino delle Canarie svetta verso il cielo dal confine di una palazzina, vicino al suo ingresso pedonale. Bello e sano, con una quarantina di anni alle spalle, ma ancora nel pieno del suo ciclo vitale.
La fotografia è del 9 ottobre, e non è casuale: passando da lì sono stato attratto da un cartello premonitore, che segnalava il divieto di sosta per il giorno successivo.
Ed infatti, ecco l'ingresso pedonale di cui sopra, il 10 ottobre, mancante del suo corazziere: autogrù con il cestello, un paio di ore di motosega et voilà, l'albero è sparito!
Ricordo un caso simile, proprio in zona (post 7/4/17), fra i tanti che ho segnalato, e la domanda è sempre la stessa: ma perché?
Anche qui, non c'erano problemi evidenti di radici affioranti, né pericoli per le fondazioni delle palazzine circostanti, ben lontane; non c'era certo pericolo di caduta dell'albero, il tronco era dritto come un fuso.
L'unico rischio che individuo era quello che un pedone potesse venire colpito da una pigna in caduta(le pigne di questa specie di Pino sono oggettivamente grandi!), ma mi sembra di poter dire che le probabilità di un tale evento siano inferiori a quelle di essere investito da un'auto sulle strisce pedonali. E allora, significa che devo rimanere chiuso in casa, o abbattere a colpi di motosega tutte le auto in circolazione?
mercoledì 9 ottobre 2019
Le ghiande della Quercia inglese
La Quercia inglese, English oak, è il nome comune con il quale viene indicata la Farnia, Quercus robur. Tale nome deriva dalla enorme presenza che questa Quercia vanta in Inghilterra (post del 12/7/17), anche se attualmente questa presenza è molto ridotta dal grande sfruttamento del suo legno, utilizzato dagli inglesi negli ultimi secoli per i più svariati usi.
Abbiamo parlato più volte di questa Quercia nel blog, anche per evidenziare la differenza fra la sua diffusione a livello mondiale e la assenza nella nostra isola, tanto che a Cagliari possiamo considerarla una assoluta rarità (post del 1/6/11), con l'esemplare dell'EXMA e pochi altri a rappresentarla.
Proprio per questa sua rarità mi fa piacere presentare i frutti di un giovane esemplare che è cresciuto in un giardino di Pula, partendo proprio da una ghianda portata qualche anno fa dallo Yorkshire.
Ecco una ghianda matura, con la sua forma allungata tipica della specie, così come la piccola cupola rugosa ed il lungo picciolo.
Possiamo notare che le foglie sono molto simili a quelle della nostra Roverella, Quercus pubescens, mentre la ghianda è abbastanza diversa, essendo quella della nostra Roverella più piccola e tonderella, oltre che attaccata direttamente al ramo.
Ecco un altro primo piano di ghianda, che ci mostra tutta la sua bellezza, e forse ci invita anche a meditare sul ruolo che questo frutto ha avuto per secoli.
Per i nostri avi la ghianda ha costituito elemento primario di sopravvivenza alimentare, facendo nascere il termine di "balanofagi", appunto mangiatori di ghiande.
Una storia di grande fascino, quella delle Querce, un albero che forse è quello più legato, indissolubilmente, con lo sviluppo del genere umano.
Abbiamo parlato più volte di questa Quercia nel blog, anche per evidenziare la differenza fra la sua diffusione a livello mondiale e la assenza nella nostra isola, tanto che a Cagliari possiamo considerarla una assoluta rarità (post del 1/6/11), con l'esemplare dell'EXMA e pochi altri a rappresentarla.
Proprio per questa sua rarità mi fa piacere presentare i frutti di un giovane esemplare che è cresciuto in un giardino di Pula, partendo proprio da una ghianda portata qualche anno fa dallo Yorkshire.
Ecco una ghianda matura, con la sua forma allungata tipica della specie, così come la piccola cupola rugosa ed il lungo picciolo.
Possiamo notare che le foglie sono molto simili a quelle della nostra Roverella, Quercus pubescens, mentre la ghianda è abbastanza diversa, essendo quella della nostra Roverella più piccola e tonderella, oltre che attaccata direttamente al ramo.
Ecco un altro primo piano di ghianda, che ci mostra tutta la sua bellezza, e forse ci invita anche a meditare sul ruolo che questo frutto ha avuto per secoli.
Per i nostri avi la ghianda ha costituito elemento primario di sopravvivenza alimentare, facendo nascere il termine di "balanofagi", appunto mangiatori di ghiande.
Una storia di grande fascino, quella delle Querce, un albero che forse è quello più legato, indissolubilmente, con lo sviluppo del genere umano.
venerdì 4 ottobre 2019
Che bello quel parco ed i suoi Ficus!
Parliamo del "piccolo" parco di Bonaria, uno dei parchi nostrani ai quali io sono maggiormente affezionato: è bello, scenografico (post 10/11/11), invita alla meditazione (post 10/12/13), ed è dotato di alcuni meravigliosi Ficus.
Ed è ad una particolare specie di Ficus che voglio rivolgere oggi la mia attenzione: il raro Ficus bellengeri, che vanta 3 splendidi esemplari in questo parco, veramente uno più bello dell'altro.
Il Ficus bellengeri ha un grande esemplare storico in piazza Matteotti (post 24/9/11), è naturalmente presente all'Orto Botanico, e pochi altri esemplari in città, per cui la presenza di questi 3 campioni rappresenta una bella peculiarità.
Ecco uno degli esemplari, contornato in fotografia dai rami di una Jacaranda in primo piano; si trova subito a sinistra dell'ingresso superiore del parco, ed i suoi rami sono addossati alla parete della Basilica. Gli altri due esemplari, con la chioma ancora più ampia, si trovano a metà altezza salendo, vicino ad un cugino Ficus magnolioides (post 30/11/16).
Nella foto a destra un particolare dei siconi e delle foglie del nostro Ficus, che hanno una dimensione intermedia fra quelle del Ficus retusa o rubiginosa e quelle del Ficus elastica.
Un albero veramente interessante questa specie di Ficus, che fra l'alto è molto meno invadente del cugino magnolioides; meriterebbe una maggiore diffusione, come già notava 30 anni fa il grande Vannelli.
Ed è ad una particolare specie di Ficus che voglio rivolgere oggi la mia attenzione: il raro Ficus bellengeri, che vanta 3 splendidi esemplari in questo parco, veramente uno più bello dell'altro.
Il Ficus bellengeri ha un grande esemplare storico in piazza Matteotti (post 24/9/11), è naturalmente presente all'Orto Botanico, e pochi altri esemplari in città, per cui la presenza di questi 3 campioni rappresenta una bella peculiarità.
Ecco uno degli esemplari, contornato in fotografia dai rami di una Jacaranda in primo piano; si trova subito a sinistra dell'ingresso superiore del parco, ed i suoi rami sono addossati alla parete della Basilica. Gli altri due esemplari, con la chioma ancora più ampia, si trovano a metà altezza salendo, vicino ad un cugino Ficus magnolioides (post 30/11/16).
Nella foto a destra un particolare dei siconi e delle foglie del nostro Ficus, che hanno una dimensione intermedia fra quelle del Ficus retusa o rubiginosa e quelle del Ficus elastica.
Un albero veramente interessante questa specie di Ficus, che fra l'alto è molto meno invadente del cugino magnolioides; meriterebbe una maggiore diffusione, come già notava 30 anni fa il grande Vannelli.
sabato 28 settembre 2019
La passeggiata della Darsena ed una battaglia persa
Un post triste, quello odierno, perché certifica con una breve cronistoria la morte della gran parte delle Palme delle Canarie che ornavano la bella passeggiata a mare della Darsena.
Quelle Palme, come tante altre in città, erano state colpite dal malefico punteruolo rosso, fino quasi a morire; poi, nel 2014 (post del 25/6/14), una nota di speranza per i trattamenti di cura effettuati dall'amministrazione del verde. Una ripresa durata diversi anni, e che sembrava potesse essere definitiva.
Però quest'anno, complice il caldo estivo, il punteruolo è tornato a colpire, e la situazione fotografata a sinistra, che risale all'agosto scorso, lo certifica impietosa.
Infine, ecco a destra la situazione attuale di fine settembre, che mostra i fusti ergersi tristemente, con i capitelli denudati da ogni foglia.
E' l'accettazione della sconfitta? Non sono certo, ma sembra proprio di sì. Restano naturalmente le domande: si potevano salvare queste Palme, come già nel 2014? Perché non si sono tentati interventi prima che la situazione degenerasse?
Non vorrei che di mezzo ci fossero le solite questioni burocratiche, tipo la competenza su chi dovesse intervenire, Capitaneria, Demanio, Comune o chi altro. Sarebbe veramente triste scoprire che le Palme sono state uccise fisicamente dal punteruolo, ma con la subdola e strisciante collaborazione dello scaricabarile fra enti, secondo una usanza che non muore mai.
Insomma, forse non sapremo chi è il corresponsabile umano dello scempio, ma certamente sappiamo chi sono le vittime, oltre agli incolpevoli alberi: i cittadini ed i turisti, che apprezzavano particolarmente questa passeggiata affacciata sul mare.
Quelle Palme, come tante altre in città, erano state colpite dal malefico punteruolo rosso, fino quasi a morire; poi, nel 2014 (post del 25/6/14), una nota di speranza per i trattamenti di cura effettuati dall'amministrazione del verde. Una ripresa durata diversi anni, e che sembrava potesse essere definitiva.
Però quest'anno, complice il caldo estivo, il punteruolo è tornato a colpire, e la situazione fotografata a sinistra, che risale all'agosto scorso, lo certifica impietosa.
Infine, ecco a destra la situazione attuale di fine settembre, che mostra i fusti ergersi tristemente, con i capitelli denudati da ogni foglia.
E' l'accettazione della sconfitta? Non sono certo, ma sembra proprio di sì. Restano naturalmente le domande: si potevano salvare queste Palme, come già nel 2014? Perché non si sono tentati interventi prima che la situazione degenerasse?
Non vorrei che di mezzo ci fossero le solite questioni burocratiche, tipo la competenza su chi dovesse intervenire, Capitaneria, Demanio, Comune o chi altro. Sarebbe veramente triste scoprire che le Palme sono state uccise fisicamente dal punteruolo, ma con la subdola e strisciante collaborazione dello scaricabarile fra enti, secondo una usanza che non muore mai.
Insomma, forse non sapremo chi è il corresponsabile umano dello scempio, ma certamente sappiamo chi sono le vittime, oltre agli incolpevoli alberi: i cittadini ed i turisti, che apprezzavano particolarmente questa passeggiata affacciata sul mare.
martedì 24 settembre 2019
Il degrado e la speranza
Un titolo impegnativo, quello odierno,che fa venire in mente elaborate analisi ed elucubrazioni. Ma io me la caverò in fretta, lasciando parlare l'immagine che ho ripreso nello slargo Endrich, all'inizio del Terrapieno.
E' una domenica mattina, attorno alle 10. La pulizia non è stata ancora fatta, e troneggiano sulla panchina i resti di un pasto. I concetti di civiltà e decoro degli spazi comuni, per non dire di raccolta differenziata, devono essere piuttosto labili nella mente del consumatore del pasto.
Il pavimento è in questo punto malconcio, manca una lastra e tutt'attorno è sbrecciato. Qui l'albero al centro della scena ha le sue responsabilità, come dichiarano le minacciose radici.
La panchina è piena di scritte, così come il muro che si intravede sullo sfondo, in via san Saturnino.
E allora, direte voi, questo è il degrado, ma dove cavolo è la speranza?
La speranza è contenuta nel degrado, se così posso dire: guardate bene le scritte, e se non leggete bene quella che ci interessa vi aiuto io.
Ebbene, qualcuno, distinguendosi dai segni senza senso tracciati sul bordo della panchina, ha scritto il nome latino dell'albero retrostante: Ficus macrophilla (post 12/4/18 , solo per citarne uno), nome scientifico della specie di Ficus più nota e maestosa a Cagliari (macrophilla è sinonimo di magnolioides per indicare questo Ficus).
Beh, io trovo che questo sia un bel segno di speranza, di rispetto e di amore per gli alberi, a dispetto del degrado circostante.
E' una domenica mattina, attorno alle 10. La pulizia non è stata ancora fatta, e troneggiano sulla panchina i resti di un pasto. I concetti di civiltà e decoro degli spazi comuni, per non dire di raccolta differenziata, devono essere piuttosto labili nella mente del consumatore del pasto.
Il pavimento è in questo punto malconcio, manca una lastra e tutt'attorno è sbrecciato. Qui l'albero al centro della scena ha le sue responsabilità, come dichiarano le minacciose radici.
La panchina è piena di scritte, così come il muro che si intravede sullo sfondo, in via san Saturnino.
E allora, direte voi, questo è il degrado, ma dove cavolo è la speranza?
La speranza è contenuta nel degrado, se così posso dire: guardate bene le scritte, e se non leggete bene quella che ci interessa vi aiuto io.
Ebbene, qualcuno, distinguendosi dai segni senza senso tracciati sul bordo della panchina, ha scritto il nome latino dell'albero retrostante: Ficus macrophilla (post 12/4/18 , solo per citarne uno), nome scientifico della specie di Ficus più nota e maestosa a Cagliari (macrophilla è sinonimo di magnolioides per indicare questo Ficus).
Beh, io trovo che questo sia un bel segno di speranza, di rispetto e di amore per gli alberi, a dispetto del degrado circostante.
sabato 21 settembre 2019
Olive, o forse no?
Partiamo subito con l'immagine, per capire di che cosa parliamo: questa specie di natura morta qui a fianco, invero povera di varietà e colori, quali frutti contiene?
Si tratta, come ipotizzo nel titolo, di olive, di una qualità piccola e tondeggiante, magari confettate?
Direi di no, sia per il colore, sia perché trattare di olive confettate sarebbe fuori luogo in questo blog; e allora, avete indovinato?
Si tratta di drupe di Ziziphus jojoba, il mitico Giuggiolo.
E' una pianta mitica perché, anche se oramai scomparsa da molti e molti anni nell'ambito cittadino, ha un nome persistente nella nostra memoria, quello della giuggiola, intesa come caramella gommosa tonda molto in voga qualche decennio fa.
Infatti questo albero, a dimostrazione di una sua passata presenza e conoscenza da parte dei nostri nonni, ha dato il nome appunto alle caramelle, ed al modo di dire "essere in brodo di giuggiole" dovuto alla dolcezza di questi fruttini ed al liquore dolce che se ne estraeva.
Ne abbiamo parlato alcuni anni fa, del Giuggiolo (post del 13/9/15), ed in quella occasione avevo pubblicato una foto dell'unico esemplare da me trovato, all'Orto Botanico, che esponeva i fruttini di un bel colore bronzato come la natura morta di oggi.
Le giuggiole della foto odierna vengono da Pula, dove pare che resistano molti esemplari di questo albero; in realtà a me non sono sembrati frutti tanto dolci né tanto gustosi, ma non posso generalizzare il giudizio.
A prescindere dai frutti, sarebbe comunque interessante assistere alla ripresa di coltivazione di questo albero, che sa anche essere bello con i suoi rami zigzaganti, se curato e guidato a dovere.
Si tratta, come ipotizzo nel titolo, di olive, di una qualità piccola e tondeggiante, magari confettate?
Direi di no, sia per il colore, sia perché trattare di olive confettate sarebbe fuori luogo in questo blog; e allora, avete indovinato?
Si tratta di drupe di Ziziphus jojoba, il mitico Giuggiolo.
E' una pianta mitica perché, anche se oramai scomparsa da molti e molti anni nell'ambito cittadino, ha un nome persistente nella nostra memoria, quello della giuggiola, intesa come caramella gommosa tonda molto in voga qualche decennio fa.
Infatti questo albero, a dimostrazione di una sua passata presenza e conoscenza da parte dei nostri nonni, ha dato il nome appunto alle caramelle, ed al modo di dire "essere in brodo di giuggiole" dovuto alla dolcezza di questi fruttini ed al liquore dolce che se ne estraeva.
Ne abbiamo parlato alcuni anni fa, del Giuggiolo (post del 13/9/15), ed in quella occasione avevo pubblicato una foto dell'unico esemplare da me trovato, all'Orto Botanico, che esponeva i fruttini di un bel colore bronzato come la natura morta di oggi.
Le giuggiole della foto odierna vengono da Pula, dove pare che resistano molti esemplari di questo albero; in realtà a me non sono sembrati frutti tanto dolci né tanto gustosi, ma non posso generalizzare il giudizio.
A prescindere dai frutti, sarebbe comunque interessante assistere alla ripresa di coltivazione di questo albero, che sa anche essere bello con i suoi rami zigzaganti, se curato e guidato a dovere.
sabato 14 settembre 2019
Le "uova" della Cycas
E torniamo a parlare della Cycas revoluta, pianta assolutamente peculiare ed affascinante. Tanto più affascinante in questo periodo, quando la femmina espone le sue uova, che sono in realtà semi rossastri, ben disposti tutt'attorno alla struttura fogliare.
Ecco un esemplare fornito abbondantemente di semi, ciascuno protetto da una sorta di mandorla legnosa; i semi sono sorretti dalle false foglie che fanno sembrare l'insieme un bouquet da sposa (post 24/11/17).
La Cycas qui fotografata, molto bella, si trova nel parco Vannelli, ma a Cagliari questa pianta è piuttosto diffusa, a cominciare dalla Cittadella dei Musei (post 9/7/13).
Ricordo che queste piante sono veri e propri fossili viventi, risalenti al periodo Giurassico della storia della nostra Terra, ed hanno convissuto con Dinosauri e Rettili volanti.
Inoltre le "uova" sono conseguenza di un'altra peculiarità, quella che vede separati esemplari maschili e femminili; cioè le Cycas sono piante dioiche, cosa estremamente rara su piante così antiche, le Gymnosperme, nella gran parte delle quali una sola pianta provvede alla riproduzione.
Al fascino della Cycas partecipano naturalmente anche le foglie, pennate e lunghe anche più di un metro, che la fanno assomigliare a, e spesso confondere con, le Palme del genere Phoenix.
Ecco un esemplare fornito abbondantemente di semi, ciascuno protetto da una sorta di mandorla legnosa; i semi sono sorretti dalle false foglie che fanno sembrare l'insieme un bouquet da sposa (post 24/11/17).
La Cycas qui fotografata, molto bella, si trova nel parco Vannelli, ma a Cagliari questa pianta è piuttosto diffusa, a cominciare dalla Cittadella dei Musei (post 9/7/13).
Ricordo che queste piante sono veri e propri fossili viventi, risalenti al periodo Giurassico della storia della nostra Terra, ed hanno convissuto con Dinosauri e Rettili volanti.
Inoltre le "uova" sono conseguenza di un'altra peculiarità, quella che vede separati esemplari maschili e femminili; cioè le Cycas sono piante dioiche, cosa estremamente rara su piante così antiche, le Gymnosperme, nella gran parte delle quali una sola pianta provvede alla riproduzione.
Al fascino della Cycas partecipano naturalmente anche le foglie, pennate e lunghe anche più di un metro, che la fanno assomigliare a, e spesso confondere con, le Palme del genere Phoenix.
sabato 7 settembre 2019
Il crollo del grande Ficus retusa
Ieri mattina, complice il forte maestrale, è crollato il maestoso Ficus retusa di via Dei Giudicati, quello di fronte alla farmacia.
Era veramente un grande albero, come si vede dalla foto sotto, tratta da Google Maps.
Si vede anche, e nettamente, la sproporzione fra la dimensione del tronco e quella della chioma, fra l'altro molto fitta.
Questo è un albero che, cresciuto libero e solo, ha potuto espandersi a dismisura come i Ficus retusa sanno fare, ne abbiamo parlato tante volte.
Perché allora, mentre in tante strade e piazze della città questi alberi vengono periodicamente contenuti, a volte anche brutalmente capitozzandoli, questo esemplare è stato lasciato intonso fino a creare una obiettiva situazione di pericolo?
Certo, è senno di poi, però io sono certo che i giardinieri avessero segnalato il pericolo della sproporzione chioma-tronco. E per fortuna che non ci sono stati danni più gravi di quelli alle auto e del grande spavento di chi era dentro!
Ed ecco la situazione stamattina, il Ficus ridotto a ceppaia.
Dalle fotografie fatte subito dopo il crollo (reperibili su Internet assieme a video), si vede che l'albero si è spezzato aprendosi a livello delle branche principali, per cui non poteva essere nemmeno parzialmente salvato; bisogna ringraziare per la prontezza e la bravura dei Vigili del Fuoco e di chi altro ha contribuito allo sgombero immediato.
Però, ribadisco, resta il rammarico di questo grande spazio privato di un grande albero che, se trattato in termini di manutenzione preventiva, avrebbe potuto offrire ombra e vista gradevole ancora per tanti anni.
Era veramente un grande albero, come si vede dalla foto sotto, tratta da Google Maps.
Si vede anche, e nettamente, la sproporzione fra la dimensione del tronco e quella della chioma, fra l'altro molto fitta.
Questo è un albero che, cresciuto libero e solo, ha potuto espandersi a dismisura come i Ficus retusa sanno fare, ne abbiamo parlato tante volte.
Perché allora, mentre in tante strade e piazze della città questi alberi vengono periodicamente contenuti, a volte anche brutalmente capitozzandoli, questo esemplare è stato lasciato intonso fino a creare una obiettiva situazione di pericolo?
Certo, è senno di poi, però io sono certo che i giardinieri avessero segnalato il pericolo della sproporzione chioma-tronco. E per fortuna che non ci sono stati danni più gravi di quelli alle auto e del grande spavento di chi era dentro!
Ed ecco la situazione stamattina, il Ficus ridotto a ceppaia.
Dalle fotografie fatte subito dopo il crollo (reperibili su Internet assieme a video), si vede che l'albero si è spezzato aprendosi a livello delle branche principali, per cui non poteva essere nemmeno parzialmente salvato; bisogna ringraziare per la prontezza e la bravura dei Vigili del Fuoco e di chi altro ha contribuito allo sgombero immediato.
Però, ribadisco, resta il rammarico di questo grande spazio privato di un grande albero che, se trattato in termini di manutenzione preventiva, avrebbe potuto offrire ombra e vista gradevole ancora per tanti anni.
giovedì 5 settembre 2019
Bella piazza, anche grazie alle peculiarità di un albero
Parliamo di piazza Ravot e dei suoi alberi, con particolare riferimento ad uno di loro.
Prima di tutto, per evitare possibili fraintendimenti (e dove cavolo si trova questa piazza?), vi mostro una fotografia che evidenzia l'albero del titolo e ciò che gli sta attorno: per chi non l'avesse ancora riconosciuta, siamo in piazza Costituzione, o meglio nella sua propaggine che oggi si chiama piazza Ravot, appunto.
Qui, in un quadretto di serenità della mattina domenicale, si staglia il nostro albero odierno, vecchio e maestoso esemplare di Ficus elastica.
E quante storie, direte voi, abbiamo decine di esemplari di Ficus elastica in città, a cominciare da quello di Largo Gennari (post del 23/7/14, ed altri) e via via in giro per la città.
E avreste ragione, se non fosse che quello di oggi è uno dei pochissimi Ficus elastica "originali" presenti in città, e forse l'unico pubblico, mentre tutti quelli che conosciamo ed ammiriamo, all'aria aperta o nei nostri appartamenti, appartengono ad una varietà orticola (indicata come tale dal maestro Vannelli), Ficus elastica var. decora, selezionata dai botanici come pianta d'appartamento ( e poi con il nostro clima scappata di casa, vedi i relativi post).
La peculiarità mi è stata fatta notare da Bruno, che ringrazio: in effetti il nostro albero odierno è abbastanza diverso dalla varietà decora, sia come dimensione delle foglie, molto più piccole e senza la colorazione rossa delle guaine, sia per l'aspetto della chioma, più alta e meno compatta, sia infine perché questo è parzialmente spogliante.
Insomma, un albero senz'altro peculiare, che merita una visita, dato anche il gradevole contesto di suoi cugini Ficus retusa, uno dei quali ha avuto anche l'onore di essere vestito da albero natalizio dei desideri alcuni anni fa (post del 14/12/16).
Direi che anche l'albero odierno possa essere definito una mascotte cittadina, attributo che ho recentemente assegnato al Carrubo di piazza Garibaldi e ad altri più indietro nel tempo, senza nulla togliere alla mascotte cagliaritana per antonomasia, il Ficus magnolioides della Darsena!
Prima di tutto, per evitare possibili fraintendimenti (e dove cavolo si trova questa piazza?), vi mostro una fotografia che evidenzia l'albero del titolo e ciò che gli sta attorno: per chi non l'avesse ancora riconosciuta, siamo in piazza Costituzione, o meglio nella sua propaggine che oggi si chiama piazza Ravot, appunto.
Qui, in un quadretto di serenità della mattina domenicale, si staglia il nostro albero odierno, vecchio e maestoso esemplare di Ficus elastica.
E quante storie, direte voi, abbiamo decine di esemplari di Ficus elastica in città, a cominciare da quello di Largo Gennari (post del 23/7/14, ed altri) e via via in giro per la città.
E avreste ragione, se non fosse che quello di oggi è uno dei pochissimi Ficus elastica "originali" presenti in città, e forse l'unico pubblico, mentre tutti quelli che conosciamo ed ammiriamo, all'aria aperta o nei nostri appartamenti, appartengono ad una varietà orticola (indicata come tale dal maestro Vannelli), Ficus elastica var. decora, selezionata dai botanici come pianta d'appartamento ( e poi con il nostro clima scappata di casa, vedi i relativi post).
La peculiarità mi è stata fatta notare da Bruno, che ringrazio: in effetti il nostro albero odierno è abbastanza diverso dalla varietà decora, sia come dimensione delle foglie, molto più piccole e senza la colorazione rossa delle guaine, sia per l'aspetto della chioma, più alta e meno compatta, sia infine perché questo è parzialmente spogliante.
Insomma, un albero senz'altro peculiare, che merita una visita, dato anche il gradevole contesto di suoi cugini Ficus retusa, uno dei quali ha avuto anche l'onore di essere vestito da albero natalizio dei desideri alcuni anni fa (post del 14/12/16).
Direi che anche l'albero odierno possa essere definito una mascotte cittadina, attributo che ho recentemente assegnato al Carrubo di piazza Garibaldi e ad altri più indietro nel tempo, senza nulla togliere alla mascotte cagliaritana per antonomasia, il Ficus magnolioides della Darsena!
giovedì 29 agosto 2019
Il veleno della CO2 ed il ruolo delle piante
Voglio entrare anch'io sul tema dell'innalzamento della temperatura del pianeta, portato prepotentemente in primo piano dagli incendi della foresta amazzonica, e sul possibile ruolo delle piante.
Non ho né la competenza né la statura per parlare in prima persona del problema, per cui riporterò alcuni concetti significativi tratti da un articolo di Stefano Mancuso, professore e scienziato di fama mondiale, nonché pluripremiato scrittore e divulgatore sul tema delle piante. L'articolo è stato pubblicato il 27 agosto sul giornale "la Repubblica".
Descrizione del problema
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L'uso dei combustibili fossili e la deforestazione, dall'inizio della rivoluzione industriale ad oggi, hanno aumentato in maniera drammatica la concentrazione di CO2 nell'atmosfera.
La CO2 è la principale responsabile dell'effetto serra, e quindi dell'innalzamento della temperatura del pianeta e dei conseguenti enormi problemi che oggi lo affliggono.
I principali tentativi effettuati a livello mondiale per ridurre le emissioni (risoluzione ONU del 1988, Convenzioni internazionali varie, protocollo di Kyoto del 1997, accordo di Parigi 2015), sono ben lontani dall'aver prodotto i risultati sperati.
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Non ho né la competenza né la statura per parlare in prima persona del problema, per cui riporterò alcuni concetti significativi tratti da un articolo di Stefano Mancuso, professore e scienziato di fama mondiale, nonché pluripremiato scrittore e divulgatore sul tema delle piante. L'articolo è stato pubblicato il 27 agosto sul giornale "la Repubblica".
Descrizione del problema
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L'uso dei combustibili fossili e la deforestazione, dall'inizio della rivoluzione industriale ad oggi, hanno aumentato in maniera drammatica la concentrazione di CO2 nell'atmosfera.
La CO2 è la principale responsabile dell'effetto serra, e quindi dell'innalzamento della temperatura del pianeta e dei conseguenti enormi problemi che oggi lo affliggono.
I principali tentativi effettuati a livello mondiale per ridurre le emissioni (risoluzione ONU del 1988, Convenzioni internazionali varie, protocollo di Kyoto del 1997, accordo di Parigi 2015), sono ben lontani dall'aver prodotto i risultati sperati.
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Vi propongo un break, come nota di speranza e di buon auspicio.
Ecco a sinistra la fotografia di una nostra mascotte verde, che si mostra a tutti e da tutti può essere goduta: il Carrubo della piazza Garibaldi pedonalizzata che, oltre ad offrirci la sua bellezza, con la fotosintesi assorbe la sua piccola quantità di CO2 dall'atmosfera.
Soluzione proposta
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Bloccare ogni ulteriore deforestazione, assumendo come presupposto che il taglio delle foreste non è compatibile con la sopravvivenza della specie umana; trattare conseguentemente la deforestazione come un crimine contro l'umanità.
Le piante, e solo loro visti i risultati dei tentativi precedenti, sono in grado di riportare la concentrazione di CO2 a livelli inoffensivi.
Alberi dovrebbero coprire ogni angolo del pianeta forestabile ma anche, e soprattutto, le nostre città.
Le nostre città, a prescindere dai luoghi deputati (parchi, giardini, viali, aiuole ...), dovrebbero essere ricoperte di piante, secondo una semplice regola: dovunque sia possibile far vivere una pianta, quella pianta ci deve essere.
Costi irrilevanti rispetto a qualunque altra possibilità, ma impatto enorme sull'assorbimento di CO2.
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Utopia? Forse, ma il progresso non è, almeno in parte, la realizzazione dell'Utopia?
domenica 25 agosto 2019
Schefflera, la flessibilità fatta arbusto
Oggi, adattando un modo di dire normalmente riferito agli umani, voglio vantare una caratteristica saliente della Schefflera arboricola, arbusto pluritrattato dal blog e molto presente nelle nostre case, nei nostri terrazzi e nei nostri giardini.
Ed in un giardino condominiale si trova l'arbustone, il più grande che io conosca in città, che vi presento qui a sinistra, e che mi ha spinto a scrivere questo post.
Siamo in via Pacioli, strada semisconosciuta ma che incrociamo spessissimo, ogni volta che percorriamo il primo tratto di viale Marconi verso Quartu.
Una bellissima pianta, enorme per la specie ed in ottima salute, tanto che ha anche i frutti (vedi anche post del 17/12/15 e del 15/7/18 ).
Ebbene, questo esemplare possiamo confrontarlo con la piantina da 50 centimetri di altezza che abbiamo in casa o magari in ufficio, per renderci conto della adattabilità, o appunto flessibilità, di questo arbusto.
La Schefflera arboricola è, secondo una definizione da me utilizzata già nel 2011 (post 3/4/11) e tante volte ripresa, una pianta "scappata di casa" ma, contrariamente ad altre specie, non ha mai rinnegato la vita d'appartamento, dove continua a trovarsi bene ed a dare soddisfazione, con la sua bella foglia composta da sette o più foglioline ovali e la elevata rusticità.
Ma si trova benissimo naturalmente in terrazzo, anche se a volte viene attaccata dalla malefica cocciniglia; e infine, se trova il posto adatto, si trova splendidamente all'esterno dove, come certificato, fruttifica e cresce a dismisura: più flessibile di così!
Ed in un giardino condominiale si trova l'arbustone, il più grande che io conosca in città, che vi presento qui a sinistra, e che mi ha spinto a scrivere questo post.
Siamo in via Pacioli, strada semisconosciuta ma che incrociamo spessissimo, ogni volta che percorriamo il primo tratto di viale Marconi verso Quartu.
Una bellissima pianta, enorme per la specie ed in ottima salute, tanto che ha anche i frutti (vedi anche post del 17/12/15 e del 15/7/18 ).
Ebbene, questo esemplare possiamo confrontarlo con la piantina da 50 centimetri di altezza che abbiamo in casa o magari in ufficio, per renderci conto della adattabilità, o appunto flessibilità, di questo arbusto.
La Schefflera arboricola è, secondo una definizione da me utilizzata già nel 2011 (post 3/4/11) e tante volte ripresa, una pianta "scappata di casa" ma, contrariamente ad altre specie, non ha mai rinnegato la vita d'appartamento, dove continua a trovarsi bene ed a dare soddisfazione, con la sua bella foglia composta da sette o più foglioline ovali e la elevata rusticità.
Ma si trova benissimo naturalmente in terrazzo, anche se a volte viene attaccata dalla malefica cocciniglia; e infine, se trova il posto adatto, si trova splendidamente all'esterno dove, come certificato, fruttifica e cresce a dismisura: più flessibile di così!
martedì 20 agosto 2019
Il buffo palloncino arancione
Vi presento oggi una piantina molto interessante, che ho avuto il piacere di incontrare nel nostro Orto Botanico, nella zona dedicata alle piante officinali. E la ho incontrata nel suo momento migliore, quello in cui attira lo sguardo anche del visitatore più distratto: quando espone i calici, rigonfi e di colore arancio, che proteggono i frutti .
Eccoli qua, nella piantina dell'Orto Botanico, i palloncini appesi all'ascella delle foglie della Physalis alkekengi; i palloncini proteggono la maturazione delle bacche, commestibili e pare molto gustose, oltre che ricche di effetti benefici.
Purtroppo questa bella piantina, e il suo frutto, non mi risulta che abbiano un nome comune più facile di alchechengi; e pensare che parliamo di una Solanacea, cioè della famiglia a cui appartengono la patata, la melanzana, il peperone!
C'è da dire peraltro che le Solanacee riservano anche altre sorprese, come per esempio il Pomo di Sodoma con i suoi pomodorini gialli (post del 12/3/15), o la Datura con le sue trombette (post del 21/10/17): la fantasia della Natura sembra che si sia veramente scatenata con queste sue creazioni!
Eccoli qua, nella piantina dell'Orto Botanico, i palloncini appesi all'ascella delle foglie della Physalis alkekengi; i palloncini proteggono la maturazione delle bacche, commestibili e pare molto gustose, oltre che ricche di effetti benefici.
Purtroppo questa bella piantina, e il suo frutto, non mi risulta che abbiano un nome comune più facile di alchechengi; e pensare che parliamo di una Solanacea, cioè della famiglia a cui appartengono la patata, la melanzana, il peperone!
C'è da dire peraltro che le Solanacee riservano anche altre sorprese, come per esempio il Pomo di Sodoma con i suoi pomodorini gialli (post del 12/3/15), o la Datura con le sue trombette (post del 21/10/17): la fantasia della Natura sembra che si sia veramente scatenata con queste sue creazioni!
venerdì 16 agosto 2019
Immagini del viale Buoncammino
Riprendo il titolo del post precedente per dedicare due istantanee al viale Buoncammino, una di curiosità e l'altra di critica.
La curiosità deriva dal tappeto dei piccoli frutti, siconi peduncolati, che il Ficus magnolioides di piazza Cannas ha perduto, cedendo alla furia del maestrale dell'altra sera.
La critica riguarda invece la brusca interruzione del filare di Bagolari che corre lungo il tratto più ampio del viale, rifatto non molti anni fa (post del 8/7/15); qui il Bagolaro è spoglio e probabilmente morto, come si vede dalla foto, mentre la sua aiuola è stata occupata e soffocata dalle canne, naturalmente accompagnate dall'Ailanto.
Perché si è lasciato che questo accadesse, senza intervenire ai primi segnali? Fra l'altro, se il problema è dovuto ad infiltrazioni d'acqua, come sembra, le conseguenze potrebbero essere più gravi di quanto appaiano.
Insomma, non possiamo che ripetere la solita massima: non basta fare, bisogna anche mantenere quanto fatto!
La curiosità deriva dal tappeto dei piccoli frutti, siconi peduncolati, che il Ficus magnolioides di piazza Cannas ha perduto, cedendo alla furia del maestrale dell'altra sera.
La critica riguarda invece la brusca interruzione del filare di Bagolari che corre lungo il tratto più ampio del viale, rifatto non molti anni fa (post del 8/7/15); qui il Bagolaro è spoglio e probabilmente morto, come si vede dalla foto, mentre la sua aiuola è stata occupata e soffocata dalle canne, naturalmente accompagnate dall'Ailanto.
Perché si è lasciato che questo accadesse, senza intervenire ai primi segnali? Fra l'altro, se il problema è dovuto ad infiltrazioni d'acqua, come sembra, le conseguenze potrebbero essere più gravi di quanto appaiano.
Insomma, non possiamo che ripetere la solita massima: non basta fare, bisogna anche mantenere quanto fatto!
lunedì 12 agosto 2019
Immagini dell'Orto Botanico
Ogni tanto una scappata al nostro Orto Botanico ci sta proprio bene, magari quando l'alternativa è quella di inscatolarsi con altre migliaia di forzati per raggiungere il Poetto.
Poca gente, caldo non asfissiante e tanta ombra, fascino inconfondibile un po' decadente che induce al rilassamento ed alla meditazione; e poi, naturalmente, gli alberi ed il loro essere sempre diversi, se li sappiamo osservare.
Ecco il meraviglioso tronco di una Chorisia/Ceiba, che espone il suo caratteristico colore verde e la grande quantità di aculei.
Questo è un esemplare veramente alto per la media cagliaritana, come si può notare dalla prospettiva dell'immagine.
E, a proposito di tronco, che cosa ne dite di questo? Appartiene al maestoso esemplare di Taxodium disticum, il Cipresso calvo che troneggia alla fine del percorso interno principale. Un vero gioiello, una rarità per la nostra città, così come il suo fratellino di Monte Urpinu (post del 30/9/15 ed altri).
Si trova adesso nella fase più bella per il fogliame verde chiaro, con i minuscoli aghi piatti inseriti fitti fitti nelle foglie composte ed i frutti, piccoli galbuli sferici, che si cominciano a notare in questi giorni.
E poiché non voglio caratterizzare il post con sole immagini di tronchi, per quanto interessanti, chiudiamo veramente in bellezza con l'esplosione giallo rosa di un fiore di Nelumbo nucifera, il notissimo Fior di Loto.
Vi rimando anche al confronto con post precedenti (post 12/7/14, 17/6/17, 14/8/15), che ci consentono di confermare il fascino di uno spettacolo sempre uguale e sempre diverso, da un anno all'altro e da un mese all'altro, di piante e fiori.
E voglio concludere con una considerazione di carattere generale, tornando al concetto iniziale del fascino decadente: certo questo fascino è tipico degli Orti Botanici e non va certo disperso, ma l'inserimento di qualche seduta più comoda o di un piccolo punto di ristoro ad uso turistico, forse....
Poca gente, caldo non asfissiante e tanta ombra, fascino inconfondibile un po' decadente che induce al rilassamento ed alla meditazione; e poi, naturalmente, gli alberi ed il loro essere sempre diversi, se li sappiamo osservare.
Ecco il meraviglioso tronco di una Chorisia/Ceiba, che espone il suo caratteristico colore verde e la grande quantità di aculei.
Questo è un esemplare veramente alto per la media cagliaritana, come si può notare dalla prospettiva dell'immagine.
E, a proposito di tronco, che cosa ne dite di questo? Appartiene al maestoso esemplare di Taxodium disticum, il Cipresso calvo che troneggia alla fine del percorso interno principale. Un vero gioiello, una rarità per la nostra città, così come il suo fratellino di Monte Urpinu (post del 30/9/15 ed altri).
Si trova adesso nella fase più bella per il fogliame verde chiaro, con i minuscoli aghi piatti inseriti fitti fitti nelle foglie composte ed i frutti, piccoli galbuli sferici, che si cominciano a notare in questi giorni.
E poiché non voglio caratterizzare il post con sole immagini di tronchi, per quanto interessanti, chiudiamo veramente in bellezza con l'esplosione giallo rosa di un fiore di Nelumbo nucifera, il notissimo Fior di Loto.
Vi rimando anche al confronto con post precedenti (post 12/7/14, 17/6/17, 14/8/15), che ci consentono di confermare il fascino di uno spettacolo sempre uguale e sempre diverso, da un anno all'altro e da un mese all'altro, di piante e fiori.
E voglio concludere con una considerazione di carattere generale, tornando al concetto iniziale del fascino decadente: certo questo fascino è tipico degli Orti Botanici e non va certo disperso, ma l'inserimento di qualche seduta più comoda o di un piccolo punto di ristoro ad uso turistico, forse....
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