Una passeggiata nel giardino di via Giudice Mariano, intitolato al grande botanico Vannelli, è sempre piacevole; piccolo e molto godibile, dentro la città ma con piante importanti, anziane e da ammirare una per una, questo è uno scrigno di bellezze arboree, come lo avevo definito alla sua apertura (post del 1/2/2016).
Oggi vi presento una gemma di questo scrigno, un arbusto del quale non ho mai parlato: la Mahonia x media charity, appartenente alla famiglia delle Berberidaceae.
Ha iniziato la sua fioritura invernale, una miriade di fiorellini gialli su lunghe spighe, appariscenti e molto gradevoli.
Devo dire che non sono certo del nome che vi ho proposto, che è quello di uno dei tanti ibridi realizzati per uso commerciale, ma mi sembra abbastanza rassomigliante alle caratteristiche proposte dai vivaisti.
Un arbusto assolutamente non comune in città, anzi lo definirei senz'altro raro, e per questo tanto più apprezzabile.
E l'apprezzamento non si limita ai fiori; guardate l'eleganza delle foglie composte che vediamo nella foto a destra, dotate di spine che le fanno assomigliare a quelle dell'Agrifoglio (post 8/9/2012).
Un arbusto da ammirare, dunque, e da usare come stimolo per una ricognizione più ampia di questo giardino.
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lunedì 31 dicembre 2018
martedì 25 dicembre 2018
Panorami cagliaritani
Uno sguardo rasserenante, che guarda lontano: questo ci vuole per chi arranca dopo l'abbuffata della vigilia e/o in preparazione della abbuffata del pranzo di Natale.
Allora, con intento di aiuto alla digestione, vi propongo due immagini di panorami cagliaritani, verso ovest e verso est, ripresi quando il sole è dall'altra parte.
Qui siamo a Buoncammino, nella affascinante piazzetta Cannas, e guardiamo ad ovest verso i monti di Capoterra; con noi ammirano il panorama i fiori della Yucca gloriosa e quelli della Aloe arborescens.
Fioriture tipiche di questo periodo, che abbelliscono molte aiuole pubbliche cittadine.
E qui siamo dall'altra parte, guardando da Genneruxi verso nordest.
E' quasi notte, il sole si è buttato dall'altra parte cedendo lo scettro del cielo alla luna, ma ancora riesce ad illuminare di rosa pallido le creste dei monti di Sinnai, evidenziando i dentini dei Sette Fratelli.
Non sono riuscito ad inquadrare un albero nell'immagine, mi perdonerete, ma mi è piaciuto l'accostamento natalizio e con il solstizio d'inverno delle foto ed ho deciso di condividerlo con voi.
Auguri a tutti.
Allora, con intento di aiuto alla digestione, vi propongo due immagini di panorami cagliaritani, verso ovest e verso est, ripresi quando il sole è dall'altra parte.
Qui siamo a Buoncammino, nella affascinante piazzetta Cannas, e guardiamo ad ovest verso i monti di Capoterra; con noi ammirano il panorama i fiori della Yucca gloriosa e quelli della Aloe arborescens.
Fioriture tipiche di questo periodo, che abbelliscono molte aiuole pubbliche cittadine.
E qui siamo dall'altra parte, guardando da Genneruxi verso nordest.
E' quasi notte, il sole si è buttato dall'altra parte cedendo lo scettro del cielo alla luna, ma ancora riesce ad illuminare di rosa pallido le creste dei monti di Sinnai, evidenziando i dentini dei Sette Fratelli.
Non sono riuscito ad inquadrare un albero nell'immagine, mi perdonerete, ma mi è piaciuto l'accostamento natalizio e con il solstizio d'inverno delle foto ed ho deciso di condividerlo con voi.
Auguri a tutti.
giovedì 20 dicembre 2018
Il giardino degradato dell'ospedale Binaghi
I giardini degli ospedali sono un punto dolente del verde cagliaritano, lo sappiamo: grandi spazi, all'origine belle realizzazioni verdi, un tempo fiore all'occhiello della città (Villa Clara, Santissima Trinità, ospedale Binaghi ..), progressivamente abbandonate nella gestione ed oggi spesso incolte, cariche di erbacce, impraticabili.
Ne abbiamo parlato, con qualche dettaglio, in occasione di un post dedicato ai Pini dell'ospedale Binaghi (post del 30/12/2014) e vi rimando alle considerazioni fatte in quella sede: oggi fornisco un piccolo resoconto fotografico aggiornato, a distanza di 4 anni, che dimostra l'assunto, e cioè il progressivo degrado.
Ecco una prima immagine, per fortuna abbellita dal verde del terreno, conseguenza delle piogge di quest'anno: vediamo un Cactus in primo piano, più avanti una Yucca, Pini sullo sfondo. Si nota comunque il disordine.
Altro scorcio, sulla strada per uscire: fusti di Phoenix morte, vecchi Cipressi, Pini d'Aleppo.
Ed infine, una Robinia ed in fondo un'altra pianta grassa, molto grande e forse anche piuttosto rara.
Sullo sfondo, il grande fabbricato centrale.
Insomma, un guazzabuglio di verde confuso ed intricato, con anche piante di pregio non godibili.
Il tutto inserito in un parcheggio selvaggio e soffocante di auto.
Anche l'interno lascia a desiderare per molti aspetti, che non è qui il caso di approfondire: dirò solo che quando sono salito io i due ascensori per il pubblico erano fuori uso, e nessun cartello segnalava la situazione. Le persone aspettavano inutilmente davanti alle cabine, prima di rendersi conto di dover affrontare le scale a piedi.
Ma, c'è sempre un ma anche nelle realtà degradate, e lo vediamo dalle foto sottostanti.
Nella sala di attesa del reparto di diabetologia vive un Ficus lyrata o pandurata, una bella pianta d'appartamento con grandi foglie, il cui aspetto ha dato origine al nome scientifico, per la somiglianza con lo strumento musicale dell'antica Grecia.
Fotografia brutta e controluce, ma mi interessava mettere in evidenza una cosa: qualcuno ha meritoriamente attaccato al vaso l'etichetta con il nome della pianta, che bello!
E, per riparare alla bruttura della foto precedente, ecco un'altra immagine un po' più decente del Ficus lyrata; in una sala d'aspetto di un ospedale pubblico trovare una bella pianta, curata e con l'indicazione del nome, è una cosa più unica che rara, non credete?
Ne abbiamo parlato, con qualche dettaglio, in occasione di un post dedicato ai Pini dell'ospedale Binaghi (post del 30/12/2014) e vi rimando alle considerazioni fatte in quella sede: oggi fornisco un piccolo resoconto fotografico aggiornato, a distanza di 4 anni, che dimostra l'assunto, e cioè il progressivo degrado.
Ecco una prima immagine, per fortuna abbellita dal verde del terreno, conseguenza delle piogge di quest'anno: vediamo un Cactus in primo piano, più avanti una Yucca, Pini sullo sfondo. Si nota comunque il disordine.
Altro scorcio, sulla strada per uscire: fusti di Phoenix morte, vecchi Cipressi, Pini d'Aleppo.
Ed infine, una Robinia ed in fondo un'altra pianta grassa, molto grande e forse anche piuttosto rara.
Sullo sfondo, il grande fabbricato centrale.
Insomma, un guazzabuglio di verde confuso ed intricato, con anche piante di pregio non godibili.
Il tutto inserito in un parcheggio selvaggio e soffocante di auto.
Anche l'interno lascia a desiderare per molti aspetti, che non è qui il caso di approfondire: dirò solo che quando sono salito io i due ascensori per il pubblico erano fuori uso, e nessun cartello segnalava la situazione. Le persone aspettavano inutilmente davanti alle cabine, prima di rendersi conto di dover affrontare le scale a piedi.
Ma, c'è sempre un ma anche nelle realtà degradate, e lo vediamo dalle foto sottostanti.
Nella sala di attesa del reparto di diabetologia vive un Ficus lyrata o pandurata, una bella pianta d'appartamento con grandi foglie, il cui aspetto ha dato origine al nome scientifico, per la somiglianza con lo strumento musicale dell'antica Grecia.
Fotografia brutta e controluce, ma mi interessava mettere in evidenza una cosa: qualcuno ha meritoriamente attaccato al vaso l'etichetta con il nome della pianta, che bello!
E, per riparare alla bruttura della foto precedente, ecco un'altra immagine un po' più decente del Ficus lyrata; in una sala d'aspetto di un ospedale pubblico trovare una bella pianta, curata e con l'indicazione del nome, è una cosa più unica che rara, non credete?
giovedì 13 dicembre 2018
Le Araucarie fra i palazzi
L'Araucaria excelsa è un albero molto trattato dal blog, perché è una pianta bella ed elegante, è piuttosto comune nella nostra città, ed è rappresentato dall'albero forse più alto di Cagliari, quello di via Giardini.
Le prime Araucarie hanno fatto la loro comparsa in città già dalla fine del secolo diciannovesimo, con esemplari pubblici nei posti più significativi della città, da piazza Matteotti alla Darsena ed al Bastione di Saint Remy; esemplari che oramai non esistono più, perché morti per malattia o colpiti dai bombardamenti, come quello del Bastione. Queste Araucarie sono però rimaste nella memoria storica e nell'affetto dei cagliaritani, anche attraverso fotografie e cartoline, e così nel secondo dopoguerra molti concittadini hanno iniziato a piantare esemplari privati nei loro giardini o negli spazi condominiali.
Possiamo dire che la città si è ripresa dalla guerra, ed è cresciuta sia nel numero che nell'altezza dei palazzi, insieme alle sue Araucarie, che oggi sono presenti in posti dove non ci si aspetterebbe di trovarle.
Ecco perché oggi vi presento una breve carrellata di Araucarie costrette fra i palazzi, o quasi addossate a facciate; non sempre un bel vivere per loro, anche se molti esemplari si sono saputi adattare.
Ecco un esemplare in via Verdi, pieno centro nel quartiere di San Benedetto: la parte bassa praticamente priva di rami, resiste con il pennacchio dove può respirare e prendere luce.
A due passi dalla precedente eccone un'altra in via Verdi, molto più grande e dotata di rami e foglie, ma anch'essa priva dei rami inferiori; in questo caso i rami sono stati probabilmente tagliati per dare aria e luce al fabbricato retrostante.
E questa, poverina? Si trova in via Cattaneo, traversa di via Sarpi, e non è nemmeno troppo vicina al palazzo retrostante; probabilmente è malata. E' uno di quei casi in cui anch'io, contrario all'abbattimento degli alberi se non come ultima istanza, prenderei in considerazione l'eliminazione.
Ma allora, tutte le Araucarie vicino ai palazzi soffrono, perdono i rami e si imbruttiscono? Assolutamente no, e ne ho già dato prova presentando alberi splendidi, magari eliminati per l'insipienza degli umani (post del 17/12/10 ), o tuttora in ottima forma, come quello di Sant'Elia (post del 31/1/18).
E ne aggiungo un altro, per concludere, qui a destra: questo si trova all'interno di un cortile in via Pessina, ed è bellissimo e tutto sano.
Ha solo deciso, per non trovarsi troppo vicino alla parete del palazzo e soffrire il caldo estivo, di piegarsi leggermente a sinistra, e proseguire poi ad andare verso il cielo.
Le prime Araucarie hanno fatto la loro comparsa in città già dalla fine del secolo diciannovesimo, con esemplari pubblici nei posti più significativi della città, da piazza Matteotti alla Darsena ed al Bastione di Saint Remy; esemplari che oramai non esistono più, perché morti per malattia o colpiti dai bombardamenti, come quello del Bastione. Queste Araucarie sono però rimaste nella memoria storica e nell'affetto dei cagliaritani, anche attraverso fotografie e cartoline, e così nel secondo dopoguerra molti concittadini hanno iniziato a piantare esemplari privati nei loro giardini o negli spazi condominiali.
Possiamo dire che la città si è ripresa dalla guerra, ed è cresciuta sia nel numero che nell'altezza dei palazzi, insieme alle sue Araucarie, che oggi sono presenti in posti dove non ci si aspetterebbe di trovarle.
Ecco perché oggi vi presento una breve carrellata di Araucarie costrette fra i palazzi, o quasi addossate a facciate; non sempre un bel vivere per loro, anche se molti esemplari si sono saputi adattare.
Ecco un esemplare in via Verdi, pieno centro nel quartiere di San Benedetto: la parte bassa praticamente priva di rami, resiste con il pennacchio dove può respirare e prendere luce.
A due passi dalla precedente eccone un'altra in via Verdi, molto più grande e dotata di rami e foglie, ma anch'essa priva dei rami inferiori; in questo caso i rami sono stati probabilmente tagliati per dare aria e luce al fabbricato retrostante.
E questa, poverina? Si trova in via Cattaneo, traversa di via Sarpi, e non è nemmeno troppo vicina al palazzo retrostante; probabilmente è malata. E' uno di quei casi in cui anch'io, contrario all'abbattimento degli alberi se non come ultima istanza, prenderei in considerazione l'eliminazione.
Ma allora, tutte le Araucarie vicino ai palazzi soffrono, perdono i rami e si imbruttiscono? Assolutamente no, e ne ho già dato prova presentando alberi splendidi, magari eliminati per l'insipienza degli umani (post del 17/12/10 ), o tuttora in ottima forma, come quello di Sant'Elia (post del 31/1/18).
E ne aggiungo un altro, per concludere, qui a destra: questo si trova all'interno di un cortile in via Pessina, ed è bellissimo e tutto sano.
Ha solo deciso, per non trovarsi troppo vicino alla parete del palazzo e soffrire il caldo estivo, di piegarsi leggermente a sinistra, e proseguire poi ad andare verso il cielo.
giovedì 6 dicembre 2018
Le palline dorate al Lazzaretto
Questo post è quasi l'ideale prosecuzione di quanto scrivevo nel 2014 (post del 25/9/14), quando il Comune stava per terminare i lavori di riqualificazione dei piazzali antistanti il Lazzaretto; in quell'occasione lodavo la scelta della Melia azedarach, albero fra i miei prediletti e pluritrattato nel blog, per abbellire l'area parcheggio, e chiudevo ipotizzando il bell'effetto che avrebbero fatto le Melie nel giro di qualche anno.
Ebbene, il bell'effetto è realtà: le tante Melie oggi, spogliate delle foglie, sono cariche dei loro frutti, e certamente abbelliscono il parcheggio.
In realtà io speravo che nel giro di 4 anni, tanti ne sono passati, questi alberi sarebbero cresciuti un poco di più, ma già così vanno bene, e costituiscono un bel colpo d'occhio.
Godiamoci dunque le drupe natalizie delle Melie, palline gialle se non proprio dorate, che rimarranno solitarie sulle piante fino a marzo, in attesa della nascita delle nuove foglie primaverili.
Ebbene, il bell'effetto è realtà: le tante Melie oggi, spogliate delle foglie, sono cariche dei loro frutti, e certamente abbelliscono il parcheggio.
In realtà io speravo che nel giro di 4 anni, tanti ne sono passati, questi alberi sarebbero cresciuti un poco di più, ma già così vanno bene, e costituiscono un bel colpo d'occhio.
Godiamoci dunque le drupe natalizie delle Melie, palline gialle se non proprio dorate, che rimarranno solitarie sulle piante fino a marzo, in attesa della nascita delle nuove foglie primaverili.