Non c'è niente da fare, ogni tanto ci torno alla Chorisia insignis, albero simbolo e sfondo fisso di questo blog. Non riesco a resistere, in particolare, sia allo scontato momento della fioritura, settembre ed ottobre, sia allo scheletro di fine inverno.
Ed eccomi allora ad ammirare di nuovo (post del 29/1/13) il fascino dell'esemplare forse più fotogenico della città, quello di piazza Garau.
Qui a sinistra un dettaglio di alcune branche secondarie, rigorosamente cariche di aculei, con sullo sfondo gli Schinus molle di un condominio ai bordi della piazza.
Ricordo che le spine, che per noi sono solo un ulteriore elemento di fascino, hanno la funzione, nei paesi di origine dell'America del sud, di autoprotezione nei confronti dei mammiferi rampicanti.
Insomma, è sempre un piacere incontrare per strada, o andare a trovare, un Albero bottiglia, un Palo borracho, un Falso Kapok, per citare alcuni dei nomi comuni con cui è nota la Chorisia insignis.
In realtà anche il nome scientifico è cambiato, prima in Chorisia speciosa, poi nell'attuale Ceiba speciosa, ma io rimango affezionato al nome degli anni '80, utilizzato dal grande Vannelli, e che tuttora identifica questo albero in maniera inequivoca.
E quindi merita una fotografia tutta intera, la nostra Chorisia, inserita nella porzione di piazza Garau a lei dedicata; come si vede alla nostra manca il tipico rigonfiamento-riserva d'acqua
alla base del tronco, probabilmente non essendoci la necessità di questo ausilio studiato dalla Natura per la sopravvivenza di questa specie nei climi aridi sudamericani.