Visto che le Araucarie cagliaritane hanno avuto anche l'onore delle cronache televisive nazionali, con la nostra campionessa di Villanova (post del 28/11/17 ed altri precedenti) raccontata nella puntata di sabato scorso della trasmissione Rai 3 "Le parole della settimana", ve ne presento un'altra interessante.
E' anche questo un bel campione di Araucaria excelsa, che abbellisce uno dei palazzoni di Sant'Elia, nella zona di piazza Pigafetta.
Dritta come un fuso, simmetrica e sana dal primo all'ultimo piano dei palchi fogliari, si erge a fare concorrenza agli 11 piani fuori terra del palazzo retrostante.
Direi che è arrivata al nono piano, con il beneficio dell'errore di parallasse, e credo che, se le danno il tempo, riuscirà a raggiungere e superare il palazzo.
L'Araucaria è uno dei pochi alberi di alto fusto che si possono permettere di crescere molto in altezza a fianco di facciate urbane, senza risentire troppo della vicinanza e senza dare troppo fastidio con i suoi rami.
Un buon esempio di convivenza possibile; speriamo solo che la convivenza non finisca come vi avevo raccontato qualche anno fa (post del 7/6/12)!
Oggi il cesto dei post propone...
Oggi il cesto dei post propone... Le stagioni della Melia
mercoledì 31 gennaio 2018
E, a proposito di Araucaria.....
giovedì 25 gennaio 2018
Il Drago di Buoncammino
Ed è anche un grande drago, quello di cui parliamo oggi, la Dracaena draco del viale Buoncammino.
Forse è l'esemplare più grande della città, dopo i due dell'Orto botanico (post del 10/6/11).
Abbiamo già parlato anche di questo esemplare, indicandolo come drago in agguato sul viale Buoncammino (post del 11/11/14), pronto ad assaltare il passante ignaro.
E allora, per evitare questo rischio, noi oggi arriviamo a sorprenderlo dal basso.
Infatti, come pochi sanno, al viale Buoncammino si può arrivare, a piedi, proseguendo la via Ospedale lungo il ripido sentiero-scalinata che si inerpica dal piazzale del palazzo delle Scienze, come si vede dalla foto a sinistra: la sagoma della torre di san Pancrazio, dove sembra finire la scalinata, e del Ficus magnolioides a sinistra, ci indicano dove sbucheremo.
Ed eccoci in vista del drago, in fondo allo stradello che conduce alla biblioteca militare, e con in alto gli scheletri dei Bagolari del viale.
Si vede la chioma fitta delle foglie lanceolate che formano un ombrello compatto, mentre da qui si intravede appena il tronco, per godere del quale bisogna avvicinarsi, e come si diceva sorprendere il drago dal basso.
Ed eccoci proprio sotto l'albero, ad ammirare i grassi fusti e le loro ramificazioni successive; se è vero che ogni ramificazione impiega più di10 anni a formarsi, anche questo esemplare non è più giovanissimo.
O meglio, non è giovanissimo per il nostro metro di misura, ma lo è per il suo, che misura in secoli la vita di queste piante, fino ad arrivare al millennio nelle isole Canarie, dove questa Dracena è endemica!
Comunque, giovane o meno, il nostro esemplare è perfettamente in grado di produrre frutti, come si vede dalla foto; le drupe sono carnose e diventano arancioni a maturazione.
Ricordo infine che il nome drago deriva dalla resina che il tronco della pianta secerne quando viene inciso; questa resina ossidandosi diventa rossastra, originando il nome di sangue di drago, a cui venivano attribuite proprietà magiche. Inoltre veniva utilizzata come base per preparare mordenti per colorare il legno.
Una pianta di fascino ed interesse insomma, con tante storie da raccontare.
Forse è l'esemplare più grande della città, dopo i due dell'Orto botanico (post del 10/6/11).
Abbiamo già parlato anche di questo esemplare, indicandolo come drago in agguato sul viale Buoncammino (post del 11/11/14), pronto ad assaltare il passante ignaro.
E allora, per evitare questo rischio, noi oggi arriviamo a sorprenderlo dal basso.
Infatti, come pochi sanno, al viale Buoncammino si può arrivare, a piedi, proseguendo la via Ospedale lungo il ripido sentiero-scalinata che si inerpica dal piazzale del palazzo delle Scienze, come si vede dalla foto a sinistra: la sagoma della torre di san Pancrazio, dove sembra finire la scalinata, e del Ficus magnolioides a sinistra, ci indicano dove sbucheremo.
Ed eccoci in vista del drago, in fondo allo stradello che conduce alla biblioteca militare, e con in alto gli scheletri dei Bagolari del viale.
Si vede la chioma fitta delle foglie lanceolate che formano un ombrello compatto, mentre da qui si intravede appena il tronco, per godere del quale bisogna avvicinarsi, e come si diceva sorprendere il drago dal basso.
Ed eccoci proprio sotto l'albero, ad ammirare i grassi fusti e le loro ramificazioni successive; se è vero che ogni ramificazione impiega più di10 anni a formarsi, anche questo esemplare non è più giovanissimo.
O meglio, non è giovanissimo per il nostro metro di misura, ma lo è per il suo, che misura in secoli la vita di queste piante, fino ad arrivare al millennio nelle isole Canarie, dove questa Dracena è endemica!
Comunque, giovane o meno, il nostro esemplare è perfettamente in grado di produrre frutti, come si vede dalla foto; le drupe sono carnose e diventano arancioni a maturazione.
Ricordo infine che il nome drago deriva dalla resina che il tronco della pianta secerne quando viene inciso; questa resina ossidandosi diventa rossastra, originando il nome di sangue di drago, a cui venivano attribuite proprietà magiche. Inoltre veniva utilizzata come base per preparare mordenti per colorare il legno.
Una pianta di fascino ed interesse insomma, con tante storie da raccontare.
sabato 20 gennaio 2018
La Palma, la luce, la villa
C'era una volta, tanti anni fa, una piccola Palma, precisamente una Washingtonia robusta, che viveva a Cagliari al centro del giardino di una bella villa dell'inizio del '900, in stile Liberty, la villa Atzeri. La villa ed il suo giardino si aprivano sulla via San Saturnino, in una posizione molto suggestiva ma purtroppo privata quasi completamente della carezza dei raggi solari; infatti le piante del giardino stentavano a crescere, ed apparivano piccole e malaticce.
Ecco, ho voluto cominciare come una favola, naturalmente a lieto fine, la storia di questa villa, abbandonata per tanti anni al degrado e poi risorta e trasformata in un accogliente struttura di coworking, dove idee ed attività diverse possono incontrarsi al meglio.
Ma la storia della villa è oggi solo di contorno, come è giusto che sia, rispetto alla storia della Palma ed al problema della mancanza di luce.
Allora, noi umani abbiamo oggi tutte le tecnologie e gli strumenti che ci siamo inventati per supplire alla mancanza di luce naturale; l'illuminazione artificiale a toni caldi della finestra centrale in fotografia conferma quanto detto.
Le piante invece usano un metodo molto più semplice ma efficace, anche se spesso richiede tempi lunghissimi: la luce se la vanno a prendere dove c'è, crescendo in altezza.
E la nostra Washingtonia è la dimostrazione di quanto detto: è partita verso l'alto e via, sempre più su, come si vede anche dalla foto a destra, fino a dove c'è luce solare quanta se ne vuole. In realtà è una caratteristica di queste Palme quella di crescere molto in altezza, a prescindere, ma questa aveva un motivo in più, ed ha esercitato al meglio le sue capacità.
E con il vento, che a quell'altezza ed in campo libero non fa sconti, come se la cava? Egregiamente, data la flessibilità del fusto.
Insomma, quando c'è da farsi strada per vivere al meglio, la Washingtonia robusta ha poco da imparare!
Ecco, ho voluto cominciare come una favola, naturalmente a lieto fine, la storia di questa villa, abbandonata per tanti anni al degrado e poi risorta e trasformata in un accogliente struttura di coworking, dove idee ed attività diverse possono incontrarsi al meglio.
Ma la storia della villa è oggi solo di contorno, come è giusto che sia, rispetto alla storia della Palma ed al problema della mancanza di luce.
Allora, noi umani abbiamo oggi tutte le tecnologie e gli strumenti che ci siamo inventati per supplire alla mancanza di luce naturale; l'illuminazione artificiale a toni caldi della finestra centrale in fotografia conferma quanto detto.
Le piante invece usano un metodo molto più semplice ma efficace, anche se spesso richiede tempi lunghissimi: la luce se la vanno a prendere dove c'è, crescendo in altezza.
E la nostra Washingtonia è la dimostrazione di quanto detto: è partita verso l'alto e via, sempre più su, come si vede anche dalla foto a destra, fino a dove c'è luce solare quanta se ne vuole. In realtà è una caratteristica di queste Palme quella di crescere molto in altezza, a prescindere, ma questa aveva un motivo in più, ed ha esercitato al meglio le sue capacità.
E con il vento, che a quell'altezza ed in campo libero non fa sconti, come se la cava? Egregiamente, data la flessibilità del fusto.
Insomma, quando c'è da farsi strada per vivere al meglio, la Washingtonia robusta ha poco da imparare!
domenica 14 gennaio 2018
Prima del sole, un'Araucaria curiosa .....
Il mese di gennaio è forse quello nel quale è maggiore la possibilità di godere, nella nostra città, di strepitose albe ed altrettanto strepitosi tramonti. Un inseguimento di colori, sfumature, accostamenti che solo un poeta, forse, saprebbe descrivere.
Siccome io non sono un poeta, lascio ad una immagine il tentativo di spiegare quello che è possibile ammirare in questi momenti magici.
E' l'alba di oggi 14 gennaio, ed un nuvolone minaccioso sembra infastidire il rosa dei primi raggi che il sole, prima di sorgere, comincia a mandare. Sullo sfondo, innocue nuvolette bianche tolgono credibilità al nuvolone.
Di vedetta, come spesso accade data la loro altezza, una Araucaria excelsa si gode lo spettacolo e decide di partecipare alla composizione dell'immagine.
Non è la prima volta che le Araucarie si prendono un ruolo da comprimario in fotografie che celebrano la bellezza dell'alba o del tramonto (post del 5/2/15 e del 26/10/17 ). D'altronde: sono alte, cercano il cielo, sono belle, curiose ed anche un poco vanitose, perché non fare comparire anche loro nelle nostre foto "artistiche"?
Siccome io non sono un poeta, lascio ad una immagine il tentativo di spiegare quello che è possibile ammirare in questi momenti magici.
E' l'alba di oggi 14 gennaio, ed un nuvolone minaccioso sembra infastidire il rosa dei primi raggi che il sole, prima di sorgere, comincia a mandare. Sullo sfondo, innocue nuvolette bianche tolgono credibilità al nuvolone.
Di vedetta, come spesso accade data la loro altezza, una Araucaria excelsa si gode lo spettacolo e decide di partecipare alla composizione dell'immagine.
Non è la prima volta che le Araucarie si prendono un ruolo da comprimario in fotografie che celebrano la bellezza dell'alba o del tramonto (post del 5/2/15 e del 26/10/17 ). D'altronde: sono alte, cercano il cielo, sono belle, curiose ed anche un poco vanitose, perché non fare comparire anche loro nelle nostre foto "artistiche"?
lunedì 8 gennaio 2018
Mentre l'inverno comincia......
Mentre l'inverno comincia, e sono passate nemmeno tre settimane dal solstizio, comincia anche la primavera, almeno secondo quanto dichiarato dalle fioriture spontanee campestri come quella fotografata qui sotto.
Ci troviamo accanto ad un bordo stradale, in zona di Santa Margherita di Pula, e questo piccolo prato è ricoperto da Pratoline, o Margherite che dir si voglia, mentre a far da contorno spuntano alcune Acetoselle (post del 25/3/11).
Non credo che questo sia un segnale positivo per la Natura, che interpreta a modo suo le stranezze alle quali il clima ci sta abituando, ma bisogna prenderne atto ed apprezzare la bellezza di questo spettacolo.
La Pratolina fa parte della famiglia delle Asteracee, una enorme famiglia di piante erbacee; non mi azzardo nemmeno a tentare una identificazione più precisa dei fiorellini fotografati.
Però, complice il primo piano a destra, qualcosa in più si può dire di questi comunissimi ma poco osservati fiorellini.
Intanto non è un fiore ma una infiorescenza, costituita da un unico capolino, a sua volta composto da decine o centinaia di fiorellini.
Ma non basta: i fiorellini sono di due tipi, quelli interni ermafroditi (apparati sessuali maschili e femminili), quelli esterni solo femminili, e sono loro che producono i petali, detti ligule (lingue), uno per ciascuno.
Se i fiori femminili sono disposti in un'unica circonferenza, come nel caso che stiamo osservando, i petali sono praticamente su un piano (comodi per il mamanonmama dei ragazzini), sennò possono essere su più piani (Cardi, Crisantemi, Fiordalisi .......) fino a comporre una palla di petali (Dalia).
Insomma che si tratti di Camomilla, o di Bellis, o di Bellium o altro, è comunque un fiorellino da osservare, per coglierne ed apprezzarne le meravigliose complessità, altro che "caraganzu", normalmente inteso in senso dispregiativo!
Ci troviamo accanto ad un bordo stradale, in zona di Santa Margherita di Pula, e questo piccolo prato è ricoperto da Pratoline, o Margherite che dir si voglia, mentre a far da contorno spuntano alcune Acetoselle (post del 25/3/11).
Non credo che questo sia un segnale positivo per la Natura, che interpreta a modo suo le stranezze alle quali il clima ci sta abituando, ma bisogna prenderne atto ed apprezzare la bellezza di questo spettacolo.
La Pratolina fa parte della famiglia delle Asteracee, una enorme famiglia di piante erbacee; non mi azzardo nemmeno a tentare una identificazione più precisa dei fiorellini fotografati.
Però, complice il primo piano a destra, qualcosa in più si può dire di questi comunissimi ma poco osservati fiorellini.
Intanto non è un fiore ma una infiorescenza, costituita da un unico capolino, a sua volta composto da decine o centinaia di fiorellini.
Ma non basta: i fiorellini sono di due tipi, quelli interni ermafroditi (apparati sessuali maschili e femminili), quelli esterni solo femminili, e sono loro che producono i petali, detti ligule (lingue), uno per ciascuno.
Se i fiori femminili sono disposti in un'unica circonferenza, come nel caso che stiamo osservando, i petali sono praticamente su un piano (comodi per il mamanonmama dei ragazzini), sennò possono essere su più piani (Cardi, Crisantemi, Fiordalisi .......) fino a comporre una palla di petali (Dalia).
Insomma che si tratti di Camomilla, o di Bellis, o di Bellium o altro, è comunque un fiorellino da osservare, per coglierne ed apprezzarne le meravigliose complessità, altro che "caraganzu", normalmente inteso in senso dispregiativo!
giovedì 4 gennaio 2018
Un nuovo arbusto africano
Il tema delle migrazioni è sempre in primo piano, soprattutto con riferimento, per noi sardi, a quelle provenienti dall'Africa; per fortuna in questa sede non parliamo del tema delicatissimo di esseri umani migranti, ma di una migrazione vegetale.
Vi presento infatti un arbusto, comunissimo in Sud Africa, regione dalla quale proviene, ma che si trova molto bene da noi; l'Eriocephalus africanus, qui fotografato nella bella piazza Pizzorno, nel quartiere di Monte Mixi.
Come vedete, ha una elevata somiglianza con il nostro comune Rosmarino (post del 23/4/15, per esempio), del quale peraltro non è nemmeno lontano parente; con lui sarebbe facile confonderlo se non fosse per i fiori, che sono completamente diversi come forma e colore, avendo i petali colore bianco candido.
Nomi comuni di questo arbusto, nella sua regione di origine, sono Arbusto di neve, per come riempie completamente la pianta di fiorellini bianchi, o anche Rosmarino selvatico, per la somiglianza di cui si diceva.
In realtà da noi è molto raro, ed io non sarei stato assolutamente in grado di riconoscerlo se non mi avesse aiutato Mashia, che ringrazio; nella piazza Pizzorno è stato intelligentemente accostato con il fratello mediterraneo, il Rosmarino, e formano veramente un bella coppia.
La fioritura dell'Eriocefalo, appartenente alla grande famiglia delle Asteracee (Pratolina, Gerbera, Crisantemo .....), è invernale, ed infatti gli esemplari che ho fotografato erano tutti fioriti.
Ecco a destra un primo piano di questa gradevolissima fioritura, formata da corimbi di fiorellini marrone circondati da petali bianchi; notiamo dalla foto anche la fogliolina simile a quella del Rosmarino, anche se la foglia di Eriocefalo è grassottella e opaca.
Altro punto in comune con il Rosmarino, il fatto di appartenere al gruppo delle specie aromatiche, e di essere utilizzato per scopi medicali e gastronomici.
Insomma, saranno diversi i fiori, ma sicuramente stanno bene assieme, il Mediterraneo ed il sud Africano!
Vi presento infatti un arbusto, comunissimo in Sud Africa, regione dalla quale proviene, ma che si trova molto bene da noi; l'Eriocephalus africanus, qui fotografato nella bella piazza Pizzorno, nel quartiere di Monte Mixi.
Come vedete, ha una elevata somiglianza con il nostro comune Rosmarino (post del 23/4/15, per esempio), del quale peraltro non è nemmeno lontano parente; con lui sarebbe facile confonderlo se non fosse per i fiori, che sono completamente diversi come forma e colore, avendo i petali colore bianco candido.
Nomi comuni di questo arbusto, nella sua regione di origine, sono Arbusto di neve, per come riempie completamente la pianta di fiorellini bianchi, o anche Rosmarino selvatico, per la somiglianza di cui si diceva.
In realtà da noi è molto raro, ed io non sarei stato assolutamente in grado di riconoscerlo se non mi avesse aiutato Mashia, che ringrazio; nella piazza Pizzorno è stato intelligentemente accostato con il fratello mediterraneo, il Rosmarino, e formano veramente un bella coppia.
La fioritura dell'Eriocefalo, appartenente alla grande famiglia delle Asteracee (Pratolina, Gerbera, Crisantemo .....), è invernale, ed infatti gli esemplari che ho fotografato erano tutti fioriti.
Ecco a destra un primo piano di questa gradevolissima fioritura, formata da corimbi di fiorellini marrone circondati da petali bianchi; notiamo dalla foto anche la fogliolina simile a quella del Rosmarino, anche se la foglia di Eriocefalo è grassottella e opaca.
Altro punto in comune con il Rosmarino, il fatto di appartenere al gruppo delle specie aromatiche, e di essere utilizzato per scopi medicali e gastronomici.
Insomma, saranno diversi i fiori, ma sicuramente stanno bene assieme, il Mediterraneo ed il sud Africano!
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