Voglio esprimere il mio giudizio, da appassionato del verde di Cagliari, sul contenuto di un articolo pubblicato oggi, con grande evidenza, sull'Unione Sarda, nel quale si dice, a cominciare dai titoli, che il verde cagliaritano e la sua gestione sono da bocciare.
Il tutto nasce dall'intervista fatta ad un valente tecnico dell'Orto Botanico, che esprime giudizi molto netti sull'errato utilizzo e manutenzione di determinate specie arboree cagliaritane.
Giudizi ampiamente condivisibili in termini tecnico/teorici, ma che diventano ingenerosi oltre che poco praticabili nella nettezza del giudizio complessivo che se ne trae, almeno per come l'articolo è titolato e montato.
Se si ragiona sulla realtà cittadina, che può vantare a detta di tutti una quantità e qualità di verde che fa invidia alla grande parte delle città italiane, i giudizi devono essere più sfumati, e separare nettamente i nuovi impianti da quelli esistenti. Per dirlo in altro modo, riprendendo le parole del titolo, è fondamentale l'esercizio della critica tecnica, ma sono altrettanto importanti le ragioni della pratica quotidiana.
E' condivisibile la critica per l'impianto di nuovi Pini, Ficus o Jacarande, ma vogliamo provare ad immaginare il Largo Carlo Felice senza le Jacarande? O l'eliminazione totale dei Ficus retusa in tutta la città?
L'unica proposta che mi sento di condividere in pieno riguarda la guerra immediata all'Ailanto, pianta infestante e distruttrice, come più volte segnalato dal blog (post 6/7/12, 21/7/13 ed altri).
Per il resto, la soluzione è e resta una sola, quella di sempre, delle 3 "c": conoscenza, competenza e collaborazione. Da un lato, la necessaria maggiore consapevolezza dei cagliaritani nei riguardi del verde pubblico, che consenta a noi fruitori del verde di distinguere il valore e le criticità delle diverse specie arboree e delle diverse situazioni, e di intervenire, come opinione pubblica, nel modo giusto; dall'altro, per le entità competenti coinvolte (nella fattispecie, tecnici comunali del verde urbano e tecnici dell'Orto Botanico), tavoli per scambio di opinioni, negoziazione fra le diverse esigenze e stesura di piani d'azione condivisi, per quanto possibile.
Cercare la condivisione, dunque, sia per interventi nel breve periodo ma anche, attività a mia conoscenza mai compiuta, nella definizione di linee d'azione per gli anni futuri (per la progressiva sostituzione di specie arboree inadatte con altre, per esempio).
Non dimentichiamo mai che non parliamo di muri da abbattere e ricostruire, ma di esseri viventi che accompagnano la nostra esistenza, e che hanno impiegato anni o decenni per diventare come sono oggi.
L'alternativa è quella di assistere, come spesso avviene sui più svariati argomenti, a guerre fra schieramenti definiti a priori, che si alimentano attraverso i media, TV e giornali, e dove la discussione costruttiva non è di casa. Il nostro enorme patrimonio verde non merita questo.
Sarebbe bello non dover assistere più né ad incatenamenti umani per una Jacaranda da spostare, né a capitozzature selvagge di Ficus retusa (ma, a questo riguardo, mi pare che i tecnici comunali abbiano aggiustato il tiro, nella recente campagna di protezione dagli storni).
E' un approccio "cerchiobottista", lo so, ma ritengo che non ci sia altra strada.
Oggi il cesto dei post propone...
Oggi il cesto dei post propone... Le stagioni della Melia
venerdì 29 dicembre 2017
domenica 24 dicembre 2017
E, girando per i mercatini di Natale, .....
....Concediamoci ogni tanto una distrazione verde. E' un buon esercizio, quello di distogliere lo sguardo dalle merci esposte in bella vista nelle ammiccanti casette, e passare al campo lungo, per usare un termine cinematografico.
Ecco, mentre percorriamo il bellissimo Corso Vittorio Emanuele pedonalizzato e ricco delle casette natalizie, lo sguardo lungo ci fa apprezzare l'insieme, che termina, in lontananza, con il Bastione del Balice, dove svetta la Washingtonia filifera che rappresenta uno dei simboli verdi cagliaritani, oggetto di migliaia di fotografie turistiche (post del 28/11/10).
A proposito del Bastione in oggetto, anche se a Natale bisogna essere buoni, non mi posso trattenere dal segnalare l'incomprensibile ed offensivo utilizzo di un posto così bello e scenografico come parcheggio del Rettorato. Basta passarci in un giorno feriale qualsiasi, magari insieme a qualche scandalizzato turista, per capire di che cosa sto parlando.
Ma torniamo a noi: anche senza usare il campo lungo, possiamo ammirare, dietro le casette, le Aralie o Fatsie, Fatsia japonica, che espongono i loro bene auguranti ombrelli fioriti.
Quando avevo presentato l'anno scorso le Fatsie del Corso (post del 23/1/16), le avevo accluse nel novero delle piante che scappano di casa, che magari molti di noi hanno in salotto.
E' vero, dato che sono state inizialmente importate e vendute come piante d'appartamento, per la bellezza delle loro grandi foglie palmate; però al chiuso non fioriscono, e quindi la distrazione che ci concediamo qui rispetto agli ultimi acquisti natalizi è motivata dalla peculiarità della fioritura.
Ecco, mentre percorriamo il bellissimo Corso Vittorio Emanuele pedonalizzato e ricco delle casette natalizie, lo sguardo lungo ci fa apprezzare l'insieme, che termina, in lontananza, con il Bastione del Balice, dove svetta la Washingtonia filifera che rappresenta uno dei simboli verdi cagliaritani, oggetto di migliaia di fotografie turistiche (post del 28/11/10).
A proposito del Bastione in oggetto, anche se a Natale bisogna essere buoni, non mi posso trattenere dal segnalare l'incomprensibile ed offensivo utilizzo di un posto così bello e scenografico come parcheggio del Rettorato. Basta passarci in un giorno feriale qualsiasi, magari insieme a qualche scandalizzato turista, per capire di che cosa sto parlando.
Ma torniamo a noi: anche senza usare il campo lungo, possiamo ammirare, dietro le casette, le Aralie o Fatsie, Fatsia japonica, che espongono i loro bene auguranti ombrelli fioriti.
Quando avevo presentato l'anno scorso le Fatsie del Corso (post del 23/1/16), le avevo accluse nel novero delle piante che scappano di casa, che magari molti di noi hanno in salotto.
E' vero, dato che sono state inizialmente importate e vendute come piante d'appartamento, per la bellezza delle loro grandi foglie palmate; però al chiuso non fioriscono, e quindi la distrazione che ci concediamo qui rispetto agli ultimi acquisti natalizi è motivata dalla peculiarità della fioritura.
martedì 19 dicembre 2017
Ed anche le Roverelle, con i loro tempi lunghi, si spogliano
La Roverella, Quercus pubescens, è come sappiamo uno degli alberi più significativi della nostra Isola, simbolo della natura selvatica che tanto amiamo.
Non è un albero cittadino, e infatti a Cagliari la Roverella è una rarità (post del 24/4/14), ma predilige la campagna, dove si trova bene sia con singoli esemplari, spesso splendidi patriarchi (post del 7/1/14), che in gruppetti anche in forma arbustiva, essendo un albero polimorfo.
E' un albero spogliante, contrariamente al Leccio ed alla Sughera, ma ha i suoi tempi: così come è lenta a crescere (ma è programmata per poter vivere secoli!), la Roverella è lenta anche nel perdere le foglie. Si predispone a spogliarsi, le foglie perdono la clorofilla ed assumono un bel colore marrone chiaro, però non cadono.
E la Roverella rimane così a lungo, in un'estenuante foliage, fino a che il vento, o la pioggia, o la neve in quota, non aiutano a compiere il processo. E' comunque uno spettacolo affascinate, soprattutto nei posti giusti; uno di questi, che io prediligo, sono le campagne intorno al lago dell'Alto Flumendosa (post del 26/11/14 oltre a quello di gennaio dello stesso anno, già citato).
E ci torno periodicamente, in questi magici luoghi; ecco un piccolo reportage di quello che ho trovato nei giorni scorsi.
Dai tetti di Villanova Strisaili si vede la distesa delle chiome verdi e gialle, ed in primo piano due esemplari di Querce di paese.
Verso la diga di Bau Muggeris, il marrone è compatto, ma le foglie resistono sui rami.
Dallo stradello che porta alla diga si colgono immagini come questa; qui il giallo marroncino domina, per questo gruppo di giovani piante nate sicuramente dalle ghiande cadute dagli esemplari più anziani.
In questa zona troviamo soprattutto il bosco basso, anche se ogni tanto si può apprezzare un esemplare secolare che sovrasta gli altri; risalendo più a nord gli esemplari isolati diventano più frequenti, e si dirada il bosco.
Queste zone hanno comunque un fascino straordinario: sembra che il tempo si sia fermato, e non è un modo di dire. Tutto resta come era decine di anni fa, le poche iniziative per lo sviluppo turistico si fermano, certamente non si riesce a fare squadra. Non è questa la sede per disquisire sul mancato sviluppo delle nostre zone interne; resta la meraviglia, anche un po' egoistica, per la bellezza che questi luoghi, proprio perché isolati ed immobili, trasmettono a chiunque la voglia cogliere.
Una bellezza "sospesa", nella quale le Roverelle, e la loro lentezza, rivestono un ruolo importante.
Non è un albero cittadino, e infatti a Cagliari la Roverella è una rarità (post del 24/4/14), ma predilige la campagna, dove si trova bene sia con singoli esemplari, spesso splendidi patriarchi (post del 7/1/14), che in gruppetti anche in forma arbustiva, essendo un albero polimorfo.
E' un albero spogliante, contrariamente al Leccio ed alla Sughera, ma ha i suoi tempi: così come è lenta a crescere (ma è programmata per poter vivere secoli!), la Roverella è lenta anche nel perdere le foglie. Si predispone a spogliarsi, le foglie perdono la clorofilla ed assumono un bel colore marrone chiaro, però non cadono.
E la Roverella rimane così a lungo, in un'estenuante foliage, fino a che il vento, o la pioggia, o la neve in quota, non aiutano a compiere il processo. E' comunque uno spettacolo affascinate, soprattutto nei posti giusti; uno di questi, che io prediligo, sono le campagne intorno al lago dell'Alto Flumendosa (post del 26/11/14 oltre a quello di gennaio dello stesso anno, già citato).
E ci torno periodicamente, in questi magici luoghi; ecco un piccolo reportage di quello che ho trovato nei giorni scorsi.
Dai tetti di Villanova Strisaili si vede la distesa delle chiome verdi e gialle, ed in primo piano due esemplari di Querce di paese.
Verso la diga di Bau Muggeris, il marrone è compatto, ma le foglie resistono sui rami.
Dallo stradello che porta alla diga si colgono immagini come questa; qui il giallo marroncino domina, per questo gruppo di giovani piante nate sicuramente dalle ghiande cadute dagli esemplari più anziani.
In questa zona troviamo soprattutto il bosco basso, anche se ogni tanto si può apprezzare un esemplare secolare che sovrasta gli altri; risalendo più a nord gli esemplari isolati diventano più frequenti, e si dirada il bosco.
Queste zone hanno comunque un fascino straordinario: sembra che il tempo si sia fermato, e non è un modo di dire. Tutto resta come era decine di anni fa, le poche iniziative per lo sviluppo turistico si fermano, certamente non si riesce a fare squadra. Non è questa la sede per disquisire sul mancato sviluppo delle nostre zone interne; resta la meraviglia, anche un po' egoistica, per la bellezza che questi luoghi, proprio perché isolati ed immobili, trasmettono a chiunque la voglia cogliere.
Una bellezza "sospesa", nella quale le Roverelle, e la loro lentezza, rivestono un ruolo importante.
venerdì 15 dicembre 2017
Che elegante l'Araucaria spinosa di Villanova Strisaili!
L'Araucaria spinosa, o Araucaria del Cile, nome scientifico Araucaria araucana, è veramente un albero elegante, come se non più della sua comune cugina Araucaria excelsa, ben nota a noi cagliaritani.
Io non conosco esemplari cagliaritani di questo albero, e credo che ben pochi ce ne siano in tutta la Sardegna; ma proprio per questo sono affezionato ad un esemplare che si trova a Villanova Strisaili, paesino a 850 metri s.l.m., piccolo e poco significativo, ma posto al centro di una zona meravigliosa, fra Ogliastra e Barbagia, da un punto di vista del paesaggio e degli alberi.
Zona ricca di Querce, dovunque Lecci e Roverelle a profusione; ma allora, che cosa centra una Araucaria araucana?
In realtà è capitata in questo paese per caso qualche decennio fa, come regalo al proprietario della casa in cui vegeta, arrivando piccola piantina da Ivrea. Il proprietario, dopo una prova senza successo a Tortolì, decise di provarla a Villanova, in quota, e quello a sinistra è il risultato odierno.
La avevo già presentata (post 30/12/11), e ve la ripropongo oggi, cresciuta in altezza ma sempre sana, elegante ed affascinante.
Guardate lo strobilo rossastro, con le scaglie spinose pronte ad aprirsi per rilasciare i semi; la spinosità è d'altra parte l'elemento chiave di quest'albero, dato che di piccole di piccole spine è pieno anche il tronco, per non dire delle foglie a scaglie triangolari che ricoprono i rami con andamento elicoidale.
Insomma oggi non ho resistito, dopo la visita periodica che faccio in queste zone meravigliose alle quali sono legato da bellissimi ricordi dell'infanzia, a dare la precedenza ad un albero "alieno"; mi farò perdonare a breve dalle nostre Roverelle, prometto!
Io non conosco esemplari cagliaritani di questo albero, e credo che ben pochi ce ne siano in tutta la Sardegna; ma proprio per questo sono affezionato ad un esemplare che si trova a Villanova Strisaili, paesino a 850 metri s.l.m., piccolo e poco significativo, ma posto al centro di una zona meravigliosa, fra Ogliastra e Barbagia, da un punto di vista del paesaggio e degli alberi.
Zona ricca di Querce, dovunque Lecci e Roverelle a profusione; ma allora, che cosa centra una Araucaria araucana?
In realtà è capitata in questo paese per caso qualche decennio fa, come regalo al proprietario della casa in cui vegeta, arrivando piccola piantina da Ivrea. Il proprietario, dopo una prova senza successo a Tortolì, decise di provarla a Villanova, in quota, e quello a sinistra è il risultato odierno.
La avevo già presentata (post 30/12/11), e ve la ripropongo oggi, cresciuta in altezza ma sempre sana, elegante ed affascinante.
Guardate lo strobilo rossastro, con le scaglie spinose pronte ad aprirsi per rilasciare i semi; la spinosità è d'altra parte l'elemento chiave di quest'albero, dato che di piccole di piccole spine è pieno anche il tronco, per non dire delle foglie a scaglie triangolari che ricoprono i rami con andamento elicoidale.
Insomma oggi non ho resistito, dopo la visita periodica che faccio in queste zone meravigliose alle quali sono legato da bellissimi ricordi dell'infanzia, a dare la precedenza ad un albero "alieno"; mi farò perdonare a breve dalle nostre Roverelle, prometto!
sabato 9 dicembre 2017
Troppo spoglia la passeggiata del Bastione!
La terrazza del Bastione di S.Remy, recentemente rinnovata, soffre per la mancanza di piante: la situazione è drammatica, dopo la morte di alcune Palme, penso a causa del punteruolo rosso.
Ecco come si presenta oggi la terrazza: una Washingtonia filifera, una Palma da datteri in condizioni precarie, 5 o 6 bassi arbusti di Olivo, di cui si intravede un esemplare a sinistra della foto. Mi sembra veramente molto poco, quasi una miseria, per questo bellissimo e grande spazio!
Certo che non era così nel passato, anche recente; guardate la foto a destra relativa ad alcuni anni fa, pescata da Internet fra le tantissime presenti, e che offre una inquadratura molto simile alla mia: molte più Palme, ma anche un secondo gruppo di Olivi, oggi scomparso.
Per non parlare di situazioni più lontane nel tempo, che vedevano la presenza, oltre alle Palme, di Querce, Pini d'Aleppo, e, prima delle distruzioni della guerra, una grande Araucaria, orgoglio dei cagliaritani di allora.
Insomma, urge un intervento di "rimpolpamento", intanto ripristinando gli alberi al centro dei circoli di panchine metalliche (perché non Schinus molle?), poi sistemando qualche bel vascone con arbusti e fioriture. Direi che questa terrazza lo merita.
Ecco come si presenta oggi la terrazza: una Washingtonia filifera, una Palma da datteri in condizioni precarie, 5 o 6 bassi arbusti di Olivo, di cui si intravede un esemplare a sinistra della foto. Mi sembra veramente molto poco, quasi una miseria, per questo bellissimo e grande spazio!
Scaricata da Internet, foto storiche del Bastione |
Certo che non era così nel passato, anche recente; guardate la foto a destra relativa ad alcuni anni fa, pescata da Internet fra le tantissime presenti, e che offre una inquadratura molto simile alla mia: molte più Palme, ma anche un secondo gruppo di Olivi, oggi scomparso.
Per non parlare di situazioni più lontane nel tempo, che vedevano la presenza, oltre alle Palme, di Querce, Pini d'Aleppo, e, prima delle distruzioni della guerra, una grande Araucaria, orgoglio dei cagliaritani di allora.
Insomma, urge un intervento di "rimpolpamento", intanto ripristinando gli alberi al centro dei circoli di panchine metalliche (perché non Schinus molle?), poi sistemando qualche bel vascone con arbusti e fioriture. Direi che questa terrazza lo merita.
martedì 5 dicembre 2017
Non è una Stella, ma una Spina, eppure sono sorelle
Si avvicina il Natale e, come ogni anno, ricompare presso i fioristi la Stella di Natale, Euphorbia pulcherrima, una delle piante simbolo di questa ricorrenza, a partire dal nome comune.
E con questo vi ho dato un elemento risolutivo dell'indovinello che costituisce il titolo del post. Anzi due, perché ho detto che una delle sorelle si chiama Stella, e che dichiara con il suo nome Euforbia di appartenere alla stessa famiglia della sorella Spina, anche lei una Euphorbiacea.
E l'indovinello è risolto, perché la seconda sorella è la Euphorbia milii, detta comunemente Spina di Cristo.
Questa Euforbia è una pianta piuttosto comune a Cagliari, anche se meno di quanto fosse qualche decennio fa; è di aspetto gradevole, fiorisce per molti mesi all'anno, inverno compreso come si vede, e i fiori hanno normalmente un bel colore rosso, simile a quello dei fiori della sorella Stella.
E' una pianta semi succulenta, nel senso che il tronco, dotato di robuste ed acuminate spine, è succulento, mentre le foglie non lo sono; è un arbusto molto fungibile, dato che con il nostro clima si presta a vivere sia all'interno che all'esterno, se non fa troppo freddo.
La parte più gradevole, per la forma e per il colore, sono i fiori, o meglio le brattee rosse (ma esistono anche di altri colori) che circondano i fiori; questi ultimi si trovano al centro, piccoli ed insignificanti. In questo la Spina di Cristo assomiglia alla sorella Stella, anche lei con fiori piccoli e brattee grandi e belle, ed anche a tante altre specie della famiglia, per esempio la nostra selvatica Euphorbia dendroides (post del 18/3/12). Con quest'ultima, se ci fate caso, i fiori e le brattee sono anche piuttosto simili, a parte il colore, a dimostrazione della parentela.
E con questo vi ho dato un elemento risolutivo dell'indovinello che costituisce il titolo del post. Anzi due, perché ho detto che una delle sorelle si chiama Stella, e che dichiara con il suo nome Euforbia di appartenere alla stessa famiglia della sorella Spina, anche lei una Euphorbiacea.
E l'indovinello è risolto, perché la seconda sorella è la Euphorbia milii, detta comunemente Spina di Cristo.
Questa Euforbia è una pianta piuttosto comune a Cagliari, anche se meno di quanto fosse qualche decennio fa; è di aspetto gradevole, fiorisce per molti mesi all'anno, inverno compreso come si vede, e i fiori hanno normalmente un bel colore rosso, simile a quello dei fiori della sorella Stella.
E' una pianta semi succulenta, nel senso che il tronco, dotato di robuste ed acuminate spine, è succulento, mentre le foglie non lo sono; è un arbusto molto fungibile, dato che con il nostro clima si presta a vivere sia all'interno che all'esterno, se non fa troppo freddo.
La parte più gradevole, per la forma e per il colore, sono i fiori, o meglio le brattee rosse (ma esistono anche di altri colori) che circondano i fiori; questi ultimi si trovano al centro, piccoli ed insignificanti. In questo la Spina di Cristo assomiglia alla sorella Stella, anche lei con fiori piccoli e brattee grandi e belle, ed anche a tante altre specie della famiglia, per esempio la nostra selvatica Euphorbia dendroides (post del 18/3/12). Con quest'ultima, se ci fate caso, i fiori e le brattee sono anche piuttosto simili, a parte il colore, a dimostrazione della parentela.
sabato 2 dicembre 2017
Arriva il freddo, e finalmente.... si spogliano!
Eh sì, sembra un controsenso, ma sappiamo che molti alberi si proteggono in questo modo, liberandosi dalle foglie e dal rischio che il freddo possa uccidere l'intera pianta penetrando nelle parti vitali attraverso le foglie.
A Cagliari le specie di alberi spoglianti non sono molte, ed anche quelle che si spogliano lo fanno malvolentieri, traccheggiano, resistono, fino a che finalmente, quando le temperature scendono sotto i dieci gradi, come in questi giorni, procedono con qualche celerità.
E quindi assistiamo alla pioggia di foglie, per esempio per i Bagolari del viale Regina Margherita o di Buoncammino, o per i Pioppi lungo l'asse mediano, tanto per citare alberi presenti in buon numero; però è bello scoprire anche alberi singoli, o in gruppetti, che fanno il loro dovere.
Abbiamo dedicato molti post a questa attività, e richiamo al riguardo alcuni link (post del 31/10/11, 15/10/12, 6/11/12, 10/12/13 ).
Poi ci sono i semispoglianti ed i ritardatari, come le Jacarande, che ancora sono in splendida forma e rimandano il lavoro a gennaio, e nemmeno tutte lo faranno.
Ma, naturalmente, le vedette del foliage cagliaritano, che meritano l'utilizzo del sofisticato termine inglese per indicare il loro percorso di perdita delle foglie, sono loro, i Ginkgo biloba:
ecco qui i due esemplari di piazza Trento, per esempio, con le belle foglie di colore giallo canarino che persistono sulla pianta, in mostra prima di scendere a terra con eleganza; suggerisco anche di ammirare il filare di viale Trento, o i grandi esemplari di piazza Repubblica.
Insomma, come ho scritto altre volte, da noi bisogna sapersi accontentare, sia per la quantità che per la qualità del foliage, nonché per la sua distribuzione temporale.
Nel nord Italia, senza bisogno di andare a cercare i paesi nordici, la spoliazione è già finita da un pezzo; qui a destra, estremizzando ma non troppo, ecco un boschetto di Faggi sul Cansiglio, in Veneto, che comincia ad ingiallire, e non siamo nemmeno tanto in quota.
Sapete quale è la data della fotografia? E' il 2 settembre, esattamente 3 mesi prima della data odierna!
A Cagliari le specie di alberi spoglianti non sono molte, ed anche quelle che si spogliano lo fanno malvolentieri, traccheggiano, resistono, fino a che finalmente, quando le temperature scendono sotto i dieci gradi, come in questi giorni, procedono con qualche celerità.
E quindi assistiamo alla pioggia di foglie, per esempio per i Bagolari del viale Regina Margherita o di Buoncammino, o per i Pioppi lungo l'asse mediano, tanto per citare alberi presenti in buon numero; però è bello scoprire anche alberi singoli, o in gruppetti, che fanno il loro dovere.
Abbiamo dedicato molti post a questa attività, e richiamo al riguardo alcuni link (post del 31/10/11, 15/10/12, 6/11/12, 10/12/13 ).
Poi ci sono i semispoglianti ed i ritardatari, come le Jacarande, che ancora sono in splendida forma e rimandano il lavoro a gennaio, e nemmeno tutte lo faranno.
Ma, naturalmente, le vedette del foliage cagliaritano, che meritano l'utilizzo del sofisticato termine inglese per indicare il loro percorso di perdita delle foglie, sono loro, i Ginkgo biloba:
ecco qui i due esemplari di piazza Trento, per esempio, con le belle foglie di colore giallo canarino che persistono sulla pianta, in mostra prima di scendere a terra con eleganza; suggerisco anche di ammirare il filare di viale Trento, o i grandi esemplari di piazza Repubblica.
Insomma, come ho scritto altre volte, da noi bisogna sapersi accontentare, sia per la quantità che per la qualità del foliage, nonché per la sua distribuzione temporale.
Nel nord Italia, senza bisogno di andare a cercare i paesi nordici, la spoliazione è già finita da un pezzo; qui a destra, estremizzando ma non troppo, ecco un boschetto di Faggi sul Cansiglio, in Veneto, che comincia ad ingiallire, e non siamo nemmeno tanto in quota.
Sapete quale è la data della fotografia? E' il 2 settembre, esattamente 3 mesi prima della data odierna!
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