Abbiamo parlato più volte del Ficus elastica, della sua bellezza e della sua forza, unite spesso a dimensioni ragguardevoli ed a possibili problemi di assetto del terreno circostante il tronco, data l'invadenza e la prepotenza delle radici.
E' un albero molto presente a Cagliari, dove è arrivato come pianta d'appartamento, per poi "scappare di casa" e dimostrare le sue capacità di crescita ed il suo benessere in piena terra.
Abbiamo classificato molti esemplari cagliaritani di Ficus elastica, da quello enorme di Largo Gennari (post del 23/7/14) a quelli alti e "spaccaringhiere" di via Bandello (post 18/4/16), a quello pio ed ombreggiante della chiesa di S.Agostino (post del 5/8/14).
Insomma ce n'è per tutti i gusti, ed oggi ve ne presento un altro, che si caratterizza per la potenza delle radici; si trova in fondo a via Costantinopoli, dopo l'incrocio con via Zagabria a Genneruxi, ed è un esemplare pubblico molto grande, e quindi molto bisognoso di sostegno.
Come si vede dalla foto, e mi scuso per la presenza del cassonetto, il tronco vero e proprio è circondato ed assistito nel suo ruolo da una miriade di radici aeree e colonnari, come è tipico di questa ed altre specie di Ficus (fra tutte il magnolioides e lo strangolatore).
Qui vediamo invece l'intrico delle radici a terra, che sembrano i capelli della mitica Medusa.
Si può dedurre dalle foto che questo esemplare è stato lasciato crescere con relativa libertà, anche se costretto nell'ambito di un'aiuola (che peraltro ha provveduto a spaccare in più punti), ed è per questo piuttosto peculiare; infatti molto spesso le radici aeree del Ficus vengono tagliate, così come quelle orizzontali, dai giardinieri che ne tengono a bada l'invadenza.
I Ficus di norma non si scompongono, e sopportano cesoie e motoseghe anche brutali, mantenendo la loro chioma ed il loro benessere.
Però il Ficus lasciato crescere a suo piacimento ha un fascino tutto particolare, evidenziato dall'apparato di radici colonnari del nostro esemplare, e cioè un fascino di natura incontaminata, con i suoi tempi ed i suoi modi non piegati alla volontà prevaricatrice di noi umani; ogni tanto è bello apprezzare queste caratteristiche anche in piena città.
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martedì 29 agosto 2017
giovedì 24 agosto 2017
I sigari all'Oncologico
E' un accostamento decisamente incongruo, quello fra i sigari e l'Ospedale Oncologico Businco, a meno che non voglia dare una avvertenza sui legami fra il fumo e le possibili conseguenze tumorali.
Niente di tutto questo, per fortuna, anche se è vero che in questo periodo l'Oncologico, e precisamente il giardinetto antistante l'ingresso che mette in connessione questo ospedale con il Microcitemico, è pieno di sigari, che a centinaia pendono dagli alberi.
Parliamo infatti di Catalpa bignonioides, l'albero dei sigari, che occupano in buon numero il citato giardinetto. Sappiamo infatti che in estate, dopo la splendida fioritura primaverile (post 29/5/11), la Catalpa si riempie di lunghe e strette capsule che pendono per mesi sulla pianta, senza aprirsi né cadere.
Ecco uno degli esemplari di Catalpa che mostra i sigari pendenti. Si vede anche uno spazio di prato ben tenuto.
Il giardinetto, che come detto collega l'Oncologico con il Microcitemico, è piccolo, condivide purtroppo gli spazi con parcheggi per auto, ma è ben tenuto, e le Catalpe fanno la loro bella figura, almeno d'estate.
In quest'altro esemplare sottostante ripreso più da vicino i sigari si vedono nettamente, e si intravede anche una panchina sistemata per riposare all'ombra.
Oltre alle Catalpe ci sono grandi Ligustri, Cipressi ed un enorme Pioppo bianco degno di nota; due Lecci in buone condizioni vivono proprio davanti all'ingresso principale del nosocomio, e lo abbelliscono.
Purtroppo lo spazio verde è poco e sacrificato, come oramai per tutti i luoghi di cura; ne abbiamo già parlato (post del 15/2/17), e non voglio fare l'elenco dei giardini degli ospedali cagliaritani, e delle loro condizioni di carenza. Qui almeno, e forse proprio per la piccolezza, il giardino appare ben curato, e questi alberi possono restituire un po' di serenità a chi magari si trova in circostanze della vita sfavorevoli.
Niente di tutto questo, per fortuna, anche se è vero che in questo periodo l'Oncologico, e precisamente il giardinetto antistante l'ingresso che mette in connessione questo ospedale con il Microcitemico, è pieno di sigari, che a centinaia pendono dagli alberi.
Parliamo infatti di Catalpa bignonioides, l'albero dei sigari, che occupano in buon numero il citato giardinetto. Sappiamo infatti che in estate, dopo la splendida fioritura primaverile (post 29/5/11), la Catalpa si riempie di lunghe e strette capsule che pendono per mesi sulla pianta, senza aprirsi né cadere.
Ecco uno degli esemplari di Catalpa che mostra i sigari pendenti. Si vede anche uno spazio di prato ben tenuto.
Il giardinetto, che come detto collega l'Oncologico con il Microcitemico, è piccolo, condivide purtroppo gli spazi con parcheggi per auto, ma è ben tenuto, e le Catalpe fanno la loro bella figura, almeno d'estate.
In quest'altro esemplare sottostante ripreso più da vicino i sigari si vedono nettamente, e si intravede anche una panchina sistemata per riposare all'ombra.
Oltre alle Catalpe ci sono grandi Ligustri, Cipressi ed un enorme Pioppo bianco degno di nota; due Lecci in buone condizioni vivono proprio davanti all'ingresso principale del nosocomio, e lo abbelliscono.
Purtroppo lo spazio verde è poco e sacrificato, come oramai per tutti i luoghi di cura; ne abbiamo già parlato (post del 15/2/17), e non voglio fare l'elenco dei giardini degli ospedali cagliaritani, e delle loro condizioni di carenza. Qui almeno, e forse proprio per la piccolezza, il giardino appare ben curato, e questi alberi possono restituire un po' di serenità a chi magari si trova in circostanze della vita sfavorevoli.
martedì 22 agosto 2017
Le Jacarande di via Pessina si riprendono bene, ma.....
Alla fine di gennaio di quest'anno, le Jacarande di via Pessina hanno subito un brutale trattamento di capitozzatura, come si vede dalla foto sotto.
La cosa, come spesso accade, ha generato proteste, per i tempi e per i modi, a cui si è data più o meno questa risposta: si riprenderanno , e saranno presto più belle di prima.
Effettivamente, lo sappiamo, la Jacaranda mimosaefolia
è pianta molto robusta, che sopporta bene anche trattamenti brutali, si lascia facilmente trapiantare (vedasi rotatoria di piazza San Benedetto, per esempio), riprende a fiorire come se niente fosse.
Insomma, una pianta che ha deciso che a Cagliari si vive bene, e pazienza per i maltrattamenti.
In effetti, le Jacarande di via Pessina, come anche quelle di via Dante, si sono riprese, come certificano le foto sottostanti, scattate questi giorni.
E allora, tutto bene? Beh, non proprio. Gli alberi hanno assunto strane forme, e non si possono certo definire eleganti, almeno allo stato attuale. Alcuni sembrano dei pennelloni, hanno nuovi getti in posizioni anomale, oppure sembrano alla ricerca disperata di una nuova simmetria. Insomma manca loro la grazia fornita originariamente dalla natura.
In compenso hanno ripreso subito a fiorire, dimostrando una volta di più la loro robustezza; addirittura fioriscono in anticipo rispetto alla seconda fioritura di ottobre (post 3/10/14 ed altri).
Insomma, la Jacaranda ce la mette tutta per compiacerci e coprire i nostri errori, però non dobbiamo esagerare! Un pochino di maggiore cura nel taglio, simmetria delle branche lasciate nude, qualche ciuffetto di foglie e rami secondari lasciato in vita in posizioni strategiche.......
La cosa, come spesso accade, ha generato proteste, per i tempi e per i modi, a cui si è data più o meno questa risposta: si riprenderanno , e saranno presto più belle di prima.
Effettivamente, lo sappiamo, la Jacaranda mimosaefolia
è pianta molto robusta, che sopporta bene anche trattamenti brutali, si lascia facilmente trapiantare (vedasi rotatoria di piazza San Benedetto, per esempio), riprende a fiorire come se niente fosse.
Insomma, una pianta che ha deciso che a Cagliari si vive bene, e pazienza per i maltrattamenti.
In effetti, le Jacarande di via Pessina, come anche quelle di via Dante, si sono riprese, come certificano le foto sottostanti, scattate questi giorni.
E allora, tutto bene? Beh, non proprio. Gli alberi hanno assunto strane forme, e non si possono certo definire eleganti, almeno allo stato attuale. Alcuni sembrano dei pennelloni, hanno nuovi getti in posizioni anomale, oppure sembrano alla ricerca disperata di una nuova simmetria. Insomma manca loro la grazia fornita originariamente dalla natura.
In compenso hanno ripreso subito a fiorire, dimostrando una volta di più la loro robustezza; addirittura fioriscono in anticipo rispetto alla seconda fioritura di ottobre (post 3/10/14 ed altri).
Insomma, la Jacaranda ce la mette tutta per compiacerci e coprire i nostri errori, però non dobbiamo esagerare! Un pochino di maggiore cura nel taglio, simmetria delle branche lasciate nude, qualche ciuffetto di foglie e rami secondari lasciato in vita in posizioni strategiche.......
venerdì 18 agosto 2017
Il meraviglioso Giglietto di mare, noi lo abbiamo!
Agosto, quando una bella percentuale di noi passa le sue giornate al mare, sulle nostre splendide spiagge, è il mese giusto per parlare del Giglietto di mare, dall'impegnativo nome scientifico di Pancratium maritimum.
Eccone qua un gruppetto, in piena fioritura. Mi da l'occasione di parlare di questi graziosi fiori da spiaggia un recente articolo di Paolo Pejrone, architetto del verde e valente paesaggista, che ho già citato in passato (post del 17/6/17) .
Dunque il giglietto, come ci racconta Pejrone, è una bulbosa che produce semi lucidi e neri, avvolti da un leggero strato simile a sughero che li fa galleggiare. La disseminazione sfrutta il mare, le onde e le correnti, e questa specie si perpetua di spiaggia in spiaggia, naturalmente dove ci sono le condizioni, e dove la sabbia forma dune che vengono colonizzate da questa ed altre specie che noi sardi conosciamo bene, per esempio il Ginepro.
Ecco a destra un piccolo campo di Pancrazi, nel punto in cui la sabbia lascia via via spazio alla terra, ma ancora domina con il suo biancore, accompagnata da alghe, "patate di mare" e appunto giglietti.
Pensate che Pejrone afferma che i giglietti sono diventati sempre più rari nei nostri litorali, anzi salvo poche eccezioni praticamente sono scomparsi. Bene, ho il grande piacere di smentirlo, per lo meno per quanto riguarda la nostra Isola; almeno per adesso, e salvo rigurgiti di strane leggi sulla inedificabilità assoluta entro 3oo metri dal mare, noi di questi giglietti ne abbiamo tanti!
Pejrone racconta ancora il mito della nascita di questi gigli: sarebbero gocce del latte di Era, sovrana dell'Olimpo, che formarono in cielo la Via Lattea ed in terra, appunto, i gigli di mare, come quello del primo piano qui a sinistra.
Belle immagini, che ci convincono ancora di più a rispettare questi fiori ed a non raccoglierli, ma ammirarli nel loro ambiente naturale.
Ricordo altresì che questi fiori, per non farsi mancare niente in termini di bellezza, hanno anche un cugino che vive in campagna, il Pancratium Illyricum (post 11/5/16).
Ma, vi chiederete voi, dove vivono i fiorellini che ho pubblicato? Sono nella spiaggia di Cala Pira, nella nostra splendida costa sud orientale, oltre Villasimius. Parliamo di una spiaggia ben conosciuta, molto frequentata ed abbastanza antropizzata, dato che è sede anche di un villaggio di seconde case.
Bene, questo significa che la convivenza fra l'uomo e la natura è ancora possibile, senza che l'uomo debba per forza distruggere il fragile ecosistema che dà luogo alla bellezza che vi ho presentato. Ringrazio il mio omonimo Mario che mi ha inviato le foto, riprese alcuni giorni fa, e mi auguro di andare presto, quando sarà un po' scemata la folla, a toccare con mano, anzi no, a godere con gli occhi!
Eccone qua un gruppetto, in piena fioritura. Mi da l'occasione di parlare di questi graziosi fiori da spiaggia un recente articolo di Paolo Pejrone, architetto del verde e valente paesaggista, che ho già citato in passato (post del 17/6/17) .
Dunque il giglietto, come ci racconta Pejrone, è una bulbosa che produce semi lucidi e neri, avvolti da un leggero strato simile a sughero che li fa galleggiare. La disseminazione sfrutta il mare, le onde e le correnti, e questa specie si perpetua di spiaggia in spiaggia, naturalmente dove ci sono le condizioni, e dove la sabbia forma dune che vengono colonizzate da questa ed altre specie che noi sardi conosciamo bene, per esempio il Ginepro.
Ecco a destra un piccolo campo di Pancrazi, nel punto in cui la sabbia lascia via via spazio alla terra, ma ancora domina con il suo biancore, accompagnata da alghe, "patate di mare" e appunto giglietti.
Pensate che Pejrone afferma che i giglietti sono diventati sempre più rari nei nostri litorali, anzi salvo poche eccezioni praticamente sono scomparsi. Bene, ho il grande piacere di smentirlo, per lo meno per quanto riguarda la nostra Isola; almeno per adesso, e salvo rigurgiti di strane leggi sulla inedificabilità assoluta entro 3oo metri dal mare, noi di questi giglietti ne abbiamo tanti!
Pejrone racconta ancora il mito della nascita di questi gigli: sarebbero gocce del latte di Era, sovrana dell'Olimpo, che formarono in cielo la Via Lattea ed in terra, appunto, i gigli di mare, come quello del primo piano qui a sinistra.
Belle immagini, che ci convincono ancora di più a rispettare questi fiori ed a non raccoglierli, ma ammirarli nel loro ambiente naturale.
Ricordo altresì che questi fiori, per non farsi mancare niente in termini di bellezza, hanno anche un cugino che vive in campagna, il Pancratium Illyricum (post 11/5/16).
Ma, vi chiederete voi, dove vivono i fiorellini che ho pubblicato? Sono nella spiaggia di Cala Pira, nella nostra splendida costa sud orientale, oltre Villasimius. Parliamo di una spiaggia ben conosciuta, molto frequentata ed abbastanza antropizzata, dato che è sede anche di un villaggio di seconde case.
Bene, questo significa che la convivenza fra l'uomo e la natura è ancora possibile, senza che l'uomo debba per forza distruggere il fragile ecosistema che dà luogo alla bellezza che vi ho presentato. Ringrazio il mio omonimo Mario che mi ha inviato le foto, riprese alcuni giorni fa, e mi auguro di andare presto, quando sarà un po' scemata la folla, a toccare con mano, anzi no, a godere con gli occhi!
lunedì 14 agosto 2017
La nuova via Roma e la ex-passeggiata alberata
E' argomento del giorno a Cagliari, e non poteva essere diversamente. La pedonalizzazione di via Roma, per ora provvisoria, non poteva non suscitare forti apprezzamenti ed altrettanto forti critiche.
Io mi limito a dire che come esperimento è senz'altro utile, anche appunto per confrontare le opinioni e studiare soluzioni alternative e migliorie. Una cosa è certa: bisogna proteggere la strada, oltre ad abbellirla e dotarla degli elementi tipici del decoro urbano. Non si può pensare di lasciare senza protezione dal sole il basolato, che scaccia ogni presenza umana fino al tramonto!
Fra l'altro non si possono ovviamente piantare alberi, e quelli in vaso sarebbero comunque piccoli oltre che costosi. E veniamo allora al dunque: gli alberi ci sono, e tanti, anche se leggermente spostati rispetto alla carreggiata automobilistica, e sono quelli della ex-passeggiata. Abbiamo Palme delle Canarie, sotto trattamento costante per il punteruolo rosso, Siliquastri, Oleandri, Palme nane.
Purtroppo il trattamento riservato a questa porzione fondamentale nella complessiva larghezza della via Roma, eseguito come provvisorio tanti anni fa ma ancora perdurante, è per me una ferita aperta e sanguinante: porzione trasformata in parcheggio! Ne avevo parlato nel 2011 (post del 14/2/11) e ripreso in successive occasioni: una situazione veramente insostenibile, dal mio punto di vista.
Per capirci, di questo stiamo parlando, oggi: persone sedute su panchine che si affacciano su carrozzerie di auto, aiuole sporche e maleodoranti, le cementine ricoperte d'asfalto, alberi sofferenti per mancanza d'acqua e con sintomi di soffocamento.
Allora, credo che il problema sia quello del parcheggio per gli abitanti del quartiere Marina: ma andava affrontato e risolto prima di questo esperimento monco! I parcheggi riservati dovevano essere ricavati in zona porto, e la passeggiata doveva essere recuperata ed unificata con la carreggiata automobilistica: allora sì che sarebbe stata una bella spianata alberata, almeno in parte, e da subito utilizzabile!
Poi, magari con l'aiuto di ristoratori e commercianti del quartiere, si sarebbero potute studiare soluzioni di collegamento fra l'interno del quartiere medesimo, dove tavoli ed arredi sono oggi soffocati, e l'esterno, fino alla zona alberata. Utopia? Forse, ma un giretto a Londra nelle zone recuperate lungo il Tamigi, i London docklands, sarebbe servito a dare qualche buona idea.
Ma ci rendiamo conto di che cosa stiamo lasciando da anni a dare ombra alle auto parcheggiate?
Ed il turista, in arrivo via mare o di passaggio via terra, che osserva prima la zona alberata dedicata al parcheggio delle auto e con le panchine incastrate fra una carrozzeria ed un'altra, e poi transita sulla carreggiata priva di auto ma anche di verde e di ombra, che cosa pensa di questa sistemazione? Come minimo, e se è particolarmente educato, che questo è il mondo alla rovescia!
Io mi limito a dire che come esperimento è senz'altro utile, anche appunto per confrontare le opinioni e studiare soluzioni alternative e migliorie. Una cosa è certa: bisogna proteggere la strada, oltre ad abbellirla e dotarla degli elementi tipici del decoro urbano. Non si può pensare di lasciare senza protezione dal sole il basolato, che scaccia ogni presenza umana fino al tramonto!
Fra l'altro non si possono ovviamente piantare alberi, e quelli in vaso sarebbero comunque piccoli oltre che costosi. E veniamo allora al dunque: gli alberi ci sono, e tanti, anche se leggermente spostati rispetto alla carreggiata automobilistica, e sono quelli della ex-passeggiata. Abbiamo Palme delle Canarie, sotto trattamento costante per il punteruolo rosso, Siliquastri, Oleandri, Palme nane.
Purtroppo il trattamento riservato a questa porzione fondamentale nella complessiva larghezza della via Roma, eseguito come provvisorio tanti anni fa ma ancora perdurante, è per me una ferita aperta e sanguinante: porzione trasformata in parcheggio! Ne avevo parlato nel 2011 (post del 14/2/11) e ripreso in successive occasioni: una situazione veramente insostenibile, dal mio punto di vista.
Per capirci, di questo stiamo parlando, oggi: persone sedute su panchine che si affacciano su carrozzerie di auto, aiuole sporche e maleodoranti, le cementine ricoperte d'asfalto, alberi sofferenti per mancanza d'acqua e con sintomi di soffocamento.
Allora, credo che il problema sia quello del parcheggio per gli abitanti del quartiere Marina: ma andava affrontato e risolto prima di questo esperimento monco! I parcheggi riservati dovevano essere ricavati in zona porto, e la passeggiata doveva essere recuperata ed unificata con la carreggiata automobilistica: allora sì che sarebbe stata una bella spianata alberata, almeno in parte, e da subito utilizzabile!
Poi, magari con l'aiuto di ristoratori e commercianti del quartiere, si sarebbero potute studiare soluzioni di collegamento fra l'interno del quartiere medesimo, dove tavoli ed arredi sono oggi soffocati, e l'esterno, fino alla zona alberata. Utopia? Forse, ma un giretto a Londra nelle zone recuperate lungo il Tamigi, i London docklands, sarebbe servito a dare qualche buona idea.
Ma ci rendiamo conto di che cosa stiamo lasciando da anni a dare ombra alle auto parcheggiate?
Ed il turista, in arrivo via mare o di passaggio via terra, che osserva prima la zona alberata dedicata al parcheggio delle auto e con le panchine incastrate fra una carrozzeria ed un'altra, e poi transita sulla carreggiata priva di auto ma anche di verde e di ombra, che cosa pensa di questa sistemazione? Come minimo, e se è particolarmente educato, che questo è il mondo alla rovescia!
domenica 13 agosto 2017
Il Fico selvatico, nobile popolano
Il Ficus carica, in italiano Fico selvatico, Caprifico, o semplicemente Fico, è in effetti l'unico componente della grande famiglia delle Moracee che ha il diritto di essere riconosciuto attraverso il solo primo nome.
Se ci pensiamo un attimo, infatti, noi diciamo Fico e intendiamo questo, e solo questo, albero, mentre per tutti gli altri dobbiamo precisare (p.es. Fico d'India) o utilizzare il nome scientifico (Ficus benjamina, elastica, magnolioides, rubiginosa ........).
E' giusto così, per uno degli alberi più noti al mondo, carico di storia e di leggende, citatissimo nella Bibbia, con un grande utilizzo medico, sia nella medicina alta che in quella popolare. In Sardegna poi gli usi che la medicina popolare ha fatto del Fico sono innumerevoli, e si mescolavano con credenze delle più strane ed affascinanti.
Una pianta selvatica, popolare e popolana, comunissima ed infestante, sulla quale sono stati scritti libri e la cui esistenza è intrecciata con la storia di molti popoli.
Ed i Fichi a Cagliari? Negli ultimi decenni gli esemplari grandi si sono ridotti moltissimo, per effetto dell'urbanizzazione e della caratteristica di "sporcare per terra" con lattice ed infruttescenze, ma anche per la paura della sue grandi doti di colonizzatore spaccasassi (post del 13/8/12, 10/5/15, 8/4/15 ....).
Ma, per fortuna, molti vecchi gloriosi esemplari sono rimasti, spesso inglobati in luoghi come parchi e giardini, e riportati alla loro nobiltà dal luogo e dalle cure dei giardinieri. Ve ne presento alcuni.
Il vecchissimo Fico dell'EXMA, cliente fisso del bar all'ingresso, che ospita anche Radio X.
Non è in condizioni splendide, ma comunque in salute e carico di infruttescenze, i siconi.
Approfitto per ricordare che il nome infruttescenza è dovuto al fatto che i veri frutti sono i semini, i piccoli grani posti nella parte carnosa interna.
E qui a destra siamo all'Orto dei Cappuccini, nella parte alta; due begli esemplari, in buona forma, invitano a godere dell'ombra e del profumo, se siamo disposti a sopportare il rischio di un fico maturo in testa!
Con riferimento a questo luogo, vi rimando ad un'altra foto (post del 4/6/16 ) con la foto di un bellissimo tronco di Fico bitorzoluto.
E qui a sinistra, dove siamo? Siamo al Giardino Vannelli e questo bell'esemplare, in forma un po' arbustiva, è in ottime condizioni e carico di fichi.
Non so se i Fichi che vi ho presentato siano fertili, ed i loro frutti eduli; so che le procedure seguite per rendere fertili gli alberi selvatici sono di grande fascino, e di difficile esecuzione. Basti pensare che il lavoro in natura è svolto da un piccolissimo insetto, che deve poter entrare ed uscire dall'apertura inferiore del siconio per introdurre il polline che feconda i fiori.
Può darsi che qualcosa sia stato fatto all'Orto dei Cappuccini, dove mi risulta che i prodotti delle piante presenti, e dell'orto, siano offerti al pubblico a titolo gratuito. Una iniziativa encomiabile.
Se ci pensiamo un attimo, infatti, noi diciamo Fico e intendiamo questo, e solo questo, albero, mentre per tutti gli altri dobbiamo precisare (p.es. Fico d'India) o utilizzare il nome scientifico (Ficus benjamina, elastica, magnolioides, rubiginosa ........).
E' giusto così, per uno degli alberi più noti al mondo, carico di storia e di leggende, citatissimo nella Bibbia, con un grande utilizzo medico, sia nella medicina alta che in quella popolare. In Sardegna poi gli usi che la medicina popolare ha fatto del Fico sono innumerevoli, e si mescolavano con credenze delle più strane ed affascinanti.
Una pianta selvatica, popolare e popolana, comunissima ed infestante, sulla quale sono stati scritti libri e la cui esistenza è intrecciata con la storia di molti popoli.
Ed i Fichi a Cagliari? Negli ultimi decenni gli esemplari grandi si sono ridotti moltissimo, per effetto dell'urbanizzazione e della caratteristica di "sporcare per terra" con lattice ed infruttescenze, ma anche per la paura della sue grandi doti di colonizzatore spaccasassi (post del 13/8/12, 10/5/15, 8/4/15 ....).
Ma, per fortuna, molti vecchi gloriosi esemplari sono rimasti, spesso inglobati in luoghi come parchi e giardini, e riportati alla loro nobiltà dal luogo e dalle cure dei giardinieri. Ve ne presento alcuni.
Il vecchissimo Fico dell'EXMA, cliente fisso del bar all'ingresso, che ospita anche Radio X.
Non è in condizioni splendide, ma comunque in salute e carico di infruttescenze, i siconi.
Approfitto per ricordare che il nome infruttescenza è dovuto al fatto che i veri frutti sono i semini, i piccoli grani posti nella parte carnosa interna.
E qui a destra siamo all'Orto dei Cappuccini, nella parte alta; due begli esemplari, in buona forma, invitano a godere dell'ombra e del profumo, se siamo disposti a sopportare il rischio di un fico maturo in testa!
Con riferimento a questo luogo, vi rimando ad un'altra foto (post del 4/6/16 ) con la foto di un bellissimo tronco di Fico bitorzoluto.
E qui a sinistra, dove siamo? Siamo al Giardino Vannelli e questo bell'esemplare, in forma un po' arbustiva, è in ottime condizioni e carico di fichi.
Non so se i Fichi che vi ho presentato siano fertili, ed i loro frutti eduli; so che le procedure seguite per rendere fertili gli alberi selvatici sono di grande fascino, e di difficile esecuzione. Basti pensare che il lavoro in natura è svolto da un piccolissimo insetto, che deve poter entrare ed uscire dall'apertura inferiore del siconio per introdurre il polline che feconda i fiori.
Può darsi che qualcosa sia stato fatto all'Orto dei Cappuccini, dove mi risulta che i prodotti delle piante presenti, e dell'orto, siano offerti al pubblico a titolo gratuito. Una iniziativa encomiabile.
domenica 6 agosto 2017
Il Giardino Vannelli e le Lagerstroemie
Mi scuso se parlo per due post di seguito del medesimo albero, la Lagerstroemia indica o Mirto crespo, ma devo correggere un giudizio un po' troppo critico sui nostri amministratori del verde e sul posizionamento di questi alberelli dalla bellissima fioritura agostana, e quindi attualmente alla ribalta: infatti al Giardino Vannelli di via Giudice Mariano (post del 1/2/16), precisamente nell'ampio prato antistante l'ingresso, ho visto due gruppetti da 3 di questi alberelli, in fioritura, anche bianca.
Certo, sono piccoli anche loro come quelli stradali, ma questi sono di recente impianto e con le innaffiature e la cura "da parco" potranno crescere e dare soddisfazioni ai tanti frequentatori di questo ottimo spazio verde.
Ecco a destra un primo piano che mette in evidenza i petali stropicciati ed il fascino di questi "cuscinetti" di fiori.
All'interno del giardino, lungo la staccionata, un altro esemplare in forma di arbusto con i fiori rosa.
Da notare il tronco liscio e sottile di questi alberelli, quasi in forma di canna.
Detto questo, e stemperate così le critiche precedenti, non posso esimermi da due considerazioni su quello che ho visto all'interno del Giardino Vannelli. Nelle zone laterali, attorno alle 20, era in funzione il sistema di innaffiamento, che impediva di fatto il passaggio in queste zone: forse un invito a lasciare il parco, adottando un orario incongruo proprio nell'ora più piacevole in piena estate?
Ed ancora: si potrebbe predisporre un cartello all'ingresso per ricordare ai frequentatori, anche per il rispetto dovuto alle piante oltre che agli umani, di tenere i cani a guinzaglio, come peraltro credo sia obbligatorio per legge in un luogo pubblico? Forse aiuterebbe a risvegliare la coscienza civile "sopita" di alcuni nostri concittadini!
Certo, sono piccoli anche loro come quelli stradali, ma questi sono di recente impianto e con le innaffiature e la cura "da parco" potranno crescere e dare soddisfazioni ai tanti frequentatori di questo ottimo spazio verde.
Ecco a destra un primo piano che mette in evidenza i petali stropicciati ed il fascino di questi "cuscinetti" di fiori.
All'interno del giardino, lungo la staccionata, un altro esemplare in forma di arbusto con i fiori rosa.
Da notare il tronco liscio e sottile di questi alberelli, quasi in forma di canna.
Detto questo, e stemperate così le critiche precedenti, non posso esimermi da due considerazioni su quello che ho visto all'interno del Giardino Vannelli. Nelle zone laterali, attorno alle 20, era in funzione il sistema di innaffiamento, che impediva di fatto il passaggio in queste zone: forse un invito a lasciare il parco, adottando un orario incongruo proprio nell'ora più piacevole in piena estate?
Ed ancora: si potrebbe predisporre un cartello all'ingresso per ricordare ai frequentatori, anche per il rispetto dovuto alle piante oltre che agli umani, di tenere i cani a guinzaglio, come peraltro credo sia obbligatorio per legge in un luogo pubblico? Forse aiuterebbe a risvegliare la coscienza civile "sopita" di alcuni nostri concittadini!
giovedì 3 agosto 2017
La Lagerstroemia fra alti e bassi
La Lagerstroemia indica, alberello del quale abbiamo parlato nel 2011 (post del 25/7/11) , poi nel 2014 e nel 2015, è una pianta che mi mette in difficoltà; anonima per gran parte dell'anno, a crescita lenta, con un nome impossibile, mi viene voglia di lasciarla perdere, visti anche gli esemplari stradali cagliaritani (viale Bonaria in stato comatoso, in via Dante scomparsi.....).
Però poi vedo gli esemplari del distributore ex Agip all'inizio di viale Marconi, come quello ripreso qui a lato, che si erge al di sopra del Pitosforo, e ci ripenso.
Se questi alberelli sono in grado di fiorire, in una postazione non certo favorevole come questa, per tutto agosto, quando le altre fioriture di alberi in giro per la città sono praticamente esaurite ( a parte la pazza e splendida Jacaranda, che ha esemplari fioriti praticamente tutto l'anno), perché lasciarli andare?
Perché lasciare vivacchiare esemplari come quello in foto, ripreso in viale Bonaria che certamente non è una strada da non degnare di attenzione, con quel tronco così sottile e la chioma spelacchiata?
Come ho già proposto, se non si riesce a dare loro le cure di cui necessitano, perché non spostare questi esemplari in parchi cittadini (ammesso che sia tecnicamente possibile), dove per esempio a Terramaini ho visto esemplari in ottime condizioni (post del 31/8/13). Sarebbe veramente un peccato privarci di questa splendida e durevole fioritura riccia!
A proposito, e per finire positivamente, almeno per quanto riguarda il nome comune, della cui assenza mi ero lamentato, ne ho scoperto non uno ma due: Mirto crespo (con riferimento ai petali ed all'ordine botanico di appartenenza, le Myrtales) e Lillà delle Indie, per la somiglianza del fiore e la provenienza.
Però poi vedo gli esemplari del distributore ex Agip all'inizio di viale Marconi, come quello ripreso qui a lato, che si erge al di sopra del Pitosforo, e ci ripenso.
Se questi alberelli sono in grado di fiorire, in una postazione non certo favorevole come questa, per tutto agosto, quando le altre fioriture di alberi in giro per la città sono praticamente esaurite ( a parte la pazza e splendida Jacaranda, che ha esemplari fioriti praticamente tutto l'anno), perché lasciarli andare?
Perché lasciare vivacchiare esemplari come quello in foto, ripreso in viale Bonaria che certamente non è una strada da non degnare di attenzione, con quel tronco così sottile e la chioma spelacchiata?
Come ho già proposto, se non si riesce a dare loro le cure di cui necessitano, perché non spostare questi esemplari in parchi cittadini (ammesso che sia tecnicamente possibile), dove per esempio a Terramaini ho visto esemplari in ottime condizioni (post del 31/8/13). Sarebbe veramente un peccato privarci di questa splendida e durevole fioritura riccia!
A proposito, e per finire positivamente, almeno per quanto riguarda il nome comune, della cui assenza mi ero lamentato, ne ho scoperto non uno ma due: Mirto crespo (con riferimento ai petali ed all'ordine botanico di appartenenza, le Myrtales) e Lillà delle Indie, per la somiglianza del fiore e la provenienza.