La nuova vita primaverile, per gli alberi a foglia caduca, è spesso uno spettacolo nello spettacolo: si può assistere, giorno dopo giorno, ad uno scheletro invernale austero ed elegante che riprende vita.
Una cosa molto comune in campagna, e facile da osservare; molto meno in città, dove gli alberi caducifoglia sono pochi, ed ancora meno sono quelli grandi, per i quali lo spettacolo è migliore.
Un albero che questo spettacolo lo interpreta bene è il Pioppo bianco, Populus alba, ed io sono andato a trovare una vecchia conoscenza, per farvelo apprezzare: uno degli esemplari del parco della Musica, di cui abbiamo già parlato nella fase più avanzata della ripresa (post del 13/4/12 e del 19/4/14), fioritura prima ed esplosione dei semi piumati poi.
Oggi, una sorta di "prequel": il Pioppo (ricordo che questi alberi fioriscono prima di mettere le foglie), è ancora quasi scheletro, in tutta la sua eleganza invernale.
Eccolo qua, in una tersa mattina di fine marzo; si sta riempiendo delle infiorescenze, ma ancora è perfettamente visibile la struttura.
Tronco, branche e ramificazioni quasi bianche, con la corteccia liscia solcata trasversalmente da striature scure, fanno bella mostra di sé.
La fotografia di destra, che è evidentemente un artefatto digitale, aiuta ad evidenziare, nella suggestione della scala di grigi, la bellezza della corteccia bianca.
Quindi anche questa fase della vita del Pioppo, che può sembrare poca cosa rispetto a quando ci saranno foglie e piumini, se guardata con attenzione e con l'occhio giusto può offrire tanto.
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venerdì 31 marzo 2017
lunedì 27 marzo 2017
Palme, la battaglia per la vita
Oggi ho messo assieme alcune fotografie che vogliono simboleggiare quello che tutti gli esseri viventi fanno, in modo più o meno consapevole, e cioè combattere per vivere.
Naturalmente, data la natura del blog, non parliamo di esseri umani né di animali, ma di piante. E, fra le piante, chi meglio delle Palme per simboleggiare la battaglia per la vita in città, con i ripetuti attacchi del punteruolo rosso?
Ecco allora un gruppo di Phoenix canariensis che la battaglia la hanno persa: siamo a Monte Urpinu, parte bassa, ed i fusti di Palma, segati quasi alla base, si susseguono alternandosi con panchine vuote.
L'aspetto dell'insieme mi pare che simboleggi bene la morte: i colori freddi, le panchine vuote ed i Cipressi che sovrastano il tutto. I fusti però possono avere ancora un ruolo positivo, sia come sgabello che per giochi di bambini, che magari si possono interessare alla storia di queste Palme, che qualche nonna potrà raccontare loro, aumentando il loro interesse e rispetto per le piante compagne di vita.
Ecco invece chi la battaglia per la vita la sta combattendo, in questo caso con la complicità dell'uomo amico: sempre Palme delle Canarie, qui nella sede della Lega Navale, nella Calata dei Trinitari a Su Siccu.
I fusti sono un po' storti e segnati, i nuovi ciuffi di foglie piccoli e disarmonici, ma comunque vivi e dritti: la battaglia è in corso, speriamo bene ed intanto ringraziamo gli uomini che la stanno combattendo assieme alle piante!
Ed infine, la nuova vita, contro tutto e tutti: una giovanissima Washingtonia filifera, figlia del nuovo filare della passeggiata di Su Siccu, prova a farsi strada in un ambiente non certo ideale, fra massi, salinità e poca terra, un contesto più adatto alle cozze che alle Palme.
L'ambiente è ostile, ma lei vive e combatte, e tanto ci basta per ammirare, una volta di più, la forza della Natura e delle sue creature.
Naturalmente, data la natura del blog, non parliamo di esseri umani né di animali, ma di piante. E, fra le piante, chi meglio delle Palme per simboleggiare la battaglia per la vita in città, con i ripetuti attacchi del punteruolo rosso?
Ecco allora un gruppo di Phoenix canariensis che la battaglia la hanno persa: siamo a Monte Urpinu, parte bassa, ed i fusti di Palma, segati quasi alla base, si susseguono alternandosi con panchine vuote.
L'aspetto dell'insieme mi pare che simboleggi bene la morte: i colori freddi, le panchine vuote ed i Cipressi che sovrastano il tutto. I fusti però possono avere ancora un ruolo positivo, sia come sgabello che per giochi di bambini, che magari si possono interessare alla storia di queste Palme, che qualche nonna potrà raccontare loro, aumentando il loro interesse e rispetto per le piante compagne di vita.
Ecco invece chi la battaglia per la vita la sta combattendo, in questo caso con la complicità dell'uomo amico: sempre Palme delle Canarie, qui nella sede della Lega Navale, nella Calata dei Trinitari a Su Siccu.
I fusti sono un po' storti e segnati, i nuovi ciuffi di foglie piccoli e disarmonici, ma comunque vivi e dritti: la battaglia è in corso, speriamo bene ed intanto ringraziamo gli uomini che la stanno combattendo assieme alle piante!
Ed infine, la nuova vita, contro tutto e tutti: una giovanissima Washingtonia filifera, figlia del nuovo filare della passeggiata di Su Siccu, prova a farsi strada in un ambiente non certo ideale, fra massi, salinità e poca terra, un contesto più adatto alle cozze che alle Palme.
L'ambiente è ostile, ma lei vive e combatte, e tanto ci basta per ammirare, una volta di più, la forza della Natura e delle sue creature.
giovedì 23 marzo 2017
La meravigliosa fioritura dell'Echium
Lo avevo già fotografato, l'Echium fastuosum, nel pieno della sua opulenta fioritura; un luogo non certamente attraente come contorno, ma una pianta troppo bella per essere trascurata (post del 20/3/11).
Poi, più nulla: colpevolmente dimenticato, anche perché gli arbusti oggetto della mia attenzione, praticamente al bordo di una strada, erano scomparsi.
Ma oggi, casualmente, guardate lo spettacolo che mi si è presentato: un meraviglioso cespuglio, lungo la passeggiata pedonale che da Su Siccu porta al molo Ichnusa.
Bello, troppo bello per essere spontaneo: ed infatti non è spontaneo, ma fa parte del giardino del liceo scientifico Alberti, che si affaccia appunto sulla passeggiata. Infatti il cespuglio ha radici interne al recinto, ma la sua voglia di crescere, ed una fotografia un po' ruffiana, lo fanno presentare in questo modo.
E non è il solo, come si nota dalla foto a destra, che riprende un secondo grande cespuglio, anch'esso in piena fioritura, addossato alla parete posteriore della scuola, che ho ripreso attraverso l'inferriata della recinzione.
L'Echium fastuosum è un arbusto piuttosto raro in città, anche se pare che i vivaisti comincino ad offrirlo, per la sua buona capacità di adeguarsi al nostro clima; è originario delle isole atlantiche dell'Africa settentrionale, Madeira ed il gruppo delle Canarie, dove cresce spontaneamente.
L'Echium fa parte della famiglia delle Boraginaceae che, come richiamato dal nome, comprende fra le altre specie la Borragine, Borago officinalis, piantina erbacea comunissima nelle nostre campagne, con un bel fiore ed un uso anche alimentare.
Tornando all'Echium fastuosum, mentre sul significato del "cognome" c'è poco da discutere (fastoso, pomposo, esibizionista....) sul nome le cose sono più articolate. Etimologicamente il nome Echium deriva dal greco Vipera (forse legato allo stimma biforcuto dei fiorellini), ed infatti il nome italiano dei "cugini" selvatici è Viperina, a cui segue una specificazione (delle spiagge, azzurra, cretese .....).
Ma naturalmente ai nostri zii delle campagne sarde queste piantine erano note e tramandate con nomi locali dei più diversi ed incredibili, argomento ostico nel quale non mi addentro.
Termino invece con un'altra foto, che riprende alcune spighe in primo piano cariche di fiorellini; qui possiamo forse notare gli stimmi biforcuti, ed inoltre la foglia stretta e lanceolata, disposta a rosetta lungo i rami. Un ulteriore elemento di apprezzamento per questo arbusto, che merita assolutamente maggiore diffusione.
Una ultima considerazione: un ringraziamento a chi si occupa del giardino dell'Alberti, chiunque egli (più facilmente ella) sia ; ce ne fossero, di persone così!
Poi, più nulla: colpevolmente dimenticato, anche perché gli arbusti oggetto della mia attenzione, praticamente al bordo di una strada, erano scomparsi.
Ma oggi, casualmente, guardate lo spettacolo che mi si è presentato: un meraviglioso cespuglio, lungo la passeggiata pedonale che da Su Siccu porta al molo Ichnusa.
Bello, troppo bello per essere spontaneo: ed infatti non è spontaneo, ma fa parte del giardino del liceo scientifico Alberti, che si affaccia appunto sulla passeggiata. Infatti il cespuglio ha radici interne al recinto, ma la sua voglia di crescere, ed una fotografia un po' ruffiana, lo fanno presentare in questo modo.
E non è il solo, come si nota dalla foto a destra, che riprende un secondo grande cespuglio, anch'esso in piena fioritura, addossato alla parete posteriore della scuola, che ho ripreso attraverso l'inferriata della recinzione.
L'Echium fastuosum è un arbusto piuttosto raro in città, anche se pare che i vivaisti comincino ad offrirlo, per la sua buona capacità di adeguarsi al nostro clima; è originario delle isole atlantiche dell'Africa settentrionale, Madeira ed il gruppo delle Canarie, dove cresce spontaneamente.
L'Echium fa parte della famiglia delle Boraginaceae che, come richiamato dal nome, comprende fra le altre specie la Borragine, Borago officinalis, piantina erbacea comunissima nelle nostre campagne, con un bel fiore ed un uso anche alimentare.
Tornando all'Echium fastuosum, mentre sul significato del "cognome" c'è poco da discutere (fastoso, pomposo, esibizionista....) sul nome le cose sono più articolate. Etimologicamente il nome Echium deriva dal greco Vipera (forse legato allo stimma biforcuto dei fiorellini), ed infatti il nome italiano dei "cugini" selvatici è Viperina, a cui segue una specificazione (delle spiagge, azzurra, cretese .....).
Ma naturalmente ai nostri zii delle campagne sarde queste piantine erano note e tramandate con nomi locali dei più diversi ed incredibili, argomento ostico nel quale non mi addentro.
Termino invece con un'altra foto, che riprende alcune spighe in primo piano cariche di fiorellini; qui possiamo forse notare gli stimmi biforcuti, ed inoltre la foglia stretta e lanceolata, disposta a rosetta lungo i rami. Un ulteriore elemento di apprezzamento per questo arbusto, che merita assolutamente maggiore diffusione.
Una ultima considerazione: un ringraziamento a chi si occupa del giardino dell'Alberti, chiunque egli (più facilmente ella) sia ; ce ne fossero, di persone così!
sabato 18 marzo 2017
Fioriture di marzo
No, non potevamo resistere oltre con le fotografie, le prime che si presentano al lettore all'apertura del blog, relative ad uno sterrato grigio e polveroso, appunto quelle del sedicente prato-parcheggio di via Darwin.
Allora, per recuperare la bellezza ed il colore, due immagini di fioriture invernali: un Mandorlo, ripreso nella lottizzazione Magnolia oltre Genneruxi, ed un Susino, in un giardino condominiale di San Benedetto.
Ecco, spero di aver restituito un po' di allegria.
Allora, per recuperare la bellezza ed il colore, due immagini di fioriture invernali: un Mandorlo, ripreso nella lottizzazione Magnolia oltre Genneruxi, ed un Susino, in un giardino condominiale di San Benedetto.
Ecco, spero di aver restituito un po' di allegria.
mercoledì 15 marzo 2017
Pietra tombale sul prato-parcheggio
Vi ricordate della tematica del prato armato da adibire a parcheggio, fra via Darwin e via Fleming, davanti all'hotel Caesar's? Ne abbiamo parlato diverse volte, perché sembrava un esperimento di grande interesse e possibili sviluppi, lanciato con grande battage pubblicitario dai mezzi di comunicazione locale, addirittura come primo parcheggio in erba in campo nazionale.
Peccato che le mie iniziali valutazioni, positive ma prudenti (post del 29/6/12), si siano trasformate in critica dopo appena sei mesi, per un radicale intervento di manutenzione spacciato per primo rilascio (post del 14/1/13); un altro anno, e ho dovuto parlare di fallimento, pur smorzato dal punto interrogativo (post del 26/2/14); ancora un altro anno di sospensione, ed il fallimento è diventato patente (post del 16/4/15).
Oggi ci torno per l'ultima volta, perché non me ne vorrei più occupare, mettendoci sopra una bella pietra tombale. Guardate la situazione attuale.
Peccato che le mie iniziali valutazioni, positive ma prudenti (post del 29/6/12), si siano trasformate in critica dopo appena sei mesi, per un radicale intervento di manutenzione spacciato per primo rilascio (post del 14/1/13); un altro anno, e ho dovuto parlare di fallimento, pur smorzato dal punto interrogativo (post del 26/2/14); ancora un altro anno di sospensione, ed il fallimento è diventato patente (post del 16/4/15).
Oggi ci torno per l'ultima volta, perché non me ne vorrei più occupare, mettendoci sopra una bella pietra tombale. Guardate la situazione attuale.
Terra, solo terra di grana sottile, polverosa, di quella che vola via con il vento, e che lascerà scoperte le maglie di rinforzo della costosa struttura sottostante.
Ribadisco quanto già scritto in precedenza: invece di dare libero sfogo alle manie di grandezza, non si poteva fare un esperimento su un appezzamento molto più piccolo di terreno, e verificare modalità e costi di gestione? Verificare per esempio che i costi di gestione sarebbero stati troppo elevati, con il nostro clima, e che sarebbe convenuto intervenire diversamente, risparmiando tanti soldi pubblici e con risultati sicuramente migliori, alla luce dei fatti?
giovedì 9 marzo 2017
Il risveglio del Viburno
Gli alberi dei giardini e dei parchi si attardano nell'inverno: alcuni, come le Jacarande, ancora non hanno finito di spogliarsi, altri si risvegliano e mettono le foglie, o i boccioli per chi fiorisce prima della foliazione, come il Siliquastro, ma i colori ancora sono pochi.
Lui no, per lui la fioritura è in piena esplosione già da un po': parliamo del Viburnum tinus, il Viburno, arbusto dalle molte doti (post del 6/3/11 ed altri). Quelli che mi hanno colpito oggi si trovano nel parco di Monte Urpinu, dalla parte di via Vidal.
Ecco qui un bell'esemplare fra quelli presenti in questa parte del parco; una zona molto gradevole, più riservata e naturale di quella alla quale si accede da via Garavetti.
E' un declivio verde, abitato fra l'altro da vecchi Olivi (post del 15/11/12), che merita certamente attenzione per le nostre passeggiate.
Tornando al Viburno, a destra un corimbo che espone il suo mazzetto di fiorellini bianchi, lievemente e gradevolmente profumati.
Forse proprio per questo delicato profumo uno dei nomi sardi di questo arbusto, che cresce anche spontaneo nelle nostre campagne, è Meliana.
Lui no, per lui la fioritura è in piena esplosione già da un po': parliamo del Viburnum tinus, il Viburno, arbusto dalle molte doti (post del 6/3/11 ed altri). Quelli che mi hanno colpito oggi si trovano nel parco di Monte Urpinu, dalla parte di via Vidal.
Ecco qui un bell'esemplare fra quelli presenti in questa parte del parco; una zona molto gradevole, più riservata e naturale di quella alla quale si accede da via Garavetti.
E' un declivio verde, abitato fra l'altro da vecchi Olivi (post del 15/11/12), che merita certamente attenzione per le nostre passeggiate.
Tornando al Viburno, a destra un corimbo che espone il suo mazzetto di fiorellini bianchi, lievemente e gradevolmente profumati.
Forse proprio per questo delicato profumo uno dei nomi sardi di questo arbusto, che cresce anche spontaneo nelle nostre campagne, è Meliana.
domenica 5 marzo 2017
Il gatto fra i polloni
Direte: eccone un altro aggregato al popolo internettiano che pubblica fotografie di gatti!
Sì, è formalmente vero, anche se rivendico la volontà del gatto, e non la mia, di essere momentaneamente presente nella istantanea sottostante.
Eccolo qui, il simpatico gatto, che emerge fra i polloni di una grossa Fitolacca dioica che ero andato a visionare, in via del Pozzetto, su segnalazione di Liliana.
Lo sguardo del gatto, forse svegliato all'improvviso, tradisce un certo fastidio: "cosa ci fa questo scocciatore umano, che viene a ficcare il naso nel promontorio costituito dal grande piede dell'albero, disturbando il re del territorio?"
E infatti, poco dopo, il gatto si è allontanato con sovrana dignità, non dandomi il tempo di fotografarlo ulteriormente.
Per completezza, ecco la fotografia in campo lungo che mostra sullo sfondo la Fitolacca di via del Pozzetto, con il suo piede ed i suoi polloni, ed una parte del territorio del re gatto, che io mi sono permesso di violare.
Sì, è formalmente vero, anche se rivendico la volontà del gatto, e non la mia, di essere momentaneamente presente nella istantanea sottostante.
Eccolo qui, il simpatico gatto, che emerge fra i polloni di una grossa Fitolacca dioica che ero andato a visionare, in via del Pozzetto, su segnalazione di Liliana.
Lo sguardo del gatto, forse svegliato all'improvviso, tradisce un certo fastidio: "cosa ci fa questo scocciatore umano, che viene a ficcare il naso nel promontorio costituito dal grande piede dell'albero, disturbando il re del territorio?"
E infatti, poco dopo, il gatto si è allontanato con sovrana dignità, non dandomi il tempo di fotografarlo ulteriormente.
Per completezza, ecco la fotografia in campo lungo che mostra sullo sfondo la Fitolacca di via del Pozzetto, con il suo piede ed i suoi polloni, ed una parte del territorio del re gatto, che io mi sono permesso di violare.
giovedì 2 marzo 2017
La Poligala, arbusto comune ma poco conosciuto
Vi presento oggi un arbusto, anche se non è mia abitudine, perché la Polygala myrtifolia è una pianta piuttosto misconosciuta, ingiustamente: infatti è gradevole, molto resistente a siccità e salinità e, soprattutto, risulta fiorita per buona parte dell'anno, essendo di origine tropicale.
E' un arbusto molto presente nel verde pubblico, proprio per le caratteristiche citate e perché si presta bene ad essere ristretto in siepi: un esempio per tutti, il Giardino sotto le mura (post 3/6/14) ne ospita molti esemplari utilizzati per definire alcune aree.
Ecco i fiorellini, riuniti in racemi, dal piacevole colore viola con venature bianche.
Il curioso nome deriva dalla credenza popolare che questi arbusti, brucati dalle mucche, ne aumentassero la produzione di latte; per questo motivo fu usato anche per le madri umane, non sappiamo con quali risultati.
E' un arbusto molto presente nel verde pubblico, proprio per le caratteristiche citate e perché si presta bene ad essere ristretto in siepi: un esempio per tutti, il Giardino sotto le mura (post 3/6/14) ne ospita molti esemplari utilizzati per definire alcune aree.
Ecco i fiorellini, riuniti in racemi, dal piacevole colore viola con venature bianche.
Il curioso nome deriva dalla credenza popolare che questi arbusti, brucati dalle mucche, ne aumentassero la produzione di latte; per questo motivo fu usato anche per le madri umane, non sappiamo con quali risultati.