La caduta di alberi è un po' il simbolo di questo flagello, che mette in secondo piano gli altri danni: infatti lo sradicamento di un albero ha un impatto forte, che richiama le forze della natura che si combattono, da sempre.
E allora, per ricordarci di questa drammatica giornata, ho scelto un grande Pino d'Aleppo dell'Orto Botanico, che è crollato sul viale Sant'Ignazio, poco prima dell'incrocio con via Don Bosco.
Un albero molto alto, che ha distrutto una parte del muro di cinta dell'Orto e si è adagiato sulla carreggiata, occupandone un buona parte.
Come si vede dalla foto a destra, la chioma ampia e fittissima ha sicuramente creato una forza di rovesciamento che, dall'alto dei 15 metri di altezza e dell'enorme momento flettente alla base, ha provocato il disastro.
I Pini d'Aleppo, d'altronde, sono soggetti privilegiati al rovesciamento in caso di vento forte, sia per la loro altezza, sia perché spesso sono già piegati dagli anni e dalla loro natura.
In questa occasione è venuto giù un Pino anche in viale Diaz, e possiamo ricordare anche i Pini di Monte Urpinu caduti nel 2015 (post del 3/4/15); in quel caso si trattava di maestrale, ma la sostanza non cambia.
Si dice: bisognerebbe intervenire a preventivo, ma non sempre è possibile: i Pini d'Aleppo sono tuttora tantissimi, e non è facile decidere l'effettivo stato di pericolo; a volte succede anche che quando si interviene, come allo stadio Amsicora, si alzano molte voci di protesta.
Poi c'è un'altra scelta, certamente non praticabile in questo caso, ma che voglio ricordare per terminare con un sorriso: lasciare le cose come stanno, fare affidamento sulle residue radici, e godersi il "Pino coricato", orizzontale ma vivo e vegeto, come raccontato nel post del 19/10/15.