Oggi il cesto dei post propone...

Oggi il cesto dei post propone... Le stagioni della Melia

post del 2 novembre 2010
post del 25 gennaio 2012
post del 13 maggio 2011
post del 5 marzo 2012
post del 17 maggio 2015
post del 28 aprile 2018

mercoledì 30 novembre 2016

Le radici del parco di Bonaria

Io ritengo che il Parco del colle di Bonaria sia una delle cose più belle che Cagliari possa offrire: piccolo, raccolto, di grande fascino per la vicinanza con la basilica e con il cimitero monumentale, ma anche ricco di begli alberi, e con una vista strepitosa sulla città ed il mare dalla sua sommità.

Ne abbiamo parlato, sia per descrivere gli alberi presenti e gli aspetti scenografici (post del 10/11/11), sia per apprezzare il fascino del silenzio e la predisposizione alla meditazione che questo parco induce (post del 10/12/13).

Quindi in questo luogo possiamo guardare i panorami lontano, possiamo guardare gli alberi davanti a noi, possiamo guardare i pensieri che si formano dentro di noi, che cosa ci resta da guardare?



Ci resta da guardare per terra, ed ammirare le radici, per esempio quelle del Ficus magnolioides  qui a sinistra, bellissimo intrico che forma anche una piccola pozza di acqua piovana; e fra qualche giorno potremo anche ammirare le foglie dei Pioppi lì vicino, quando finalmente si decideranno a spogliarsi lasciando a terra il bel tappeto giallo e grigio.

lunedì 28 novembre 2016

Il Lìder Màximo e la sacra Chorisia

Non voglio parlare della morte di Fidel Castro: ne stanno parlando a lungo tutti i giornali, e non è assolutamente un tema congruente con il nostro blog.

Ma non posso farmi sfuggire la ghiotta occasione, per me che sono uno strenuo estimatore della Chorisia insignis, di un interessante accostamento fra quest'albero e la recentissima scomparsa del Lider Maximo.

Dovete sapere che la Chorisia, o Ceiba, per utilizzare il suo nuovo nome, è albero sacro per l'isola di Cuba. In particolare è venerato un esemplare che si trova in una piazza storica dell'Avana, la Plaza de Armas, accanto al Templete, piccola copia del Partenone ateniese. Questo tipo di albero esiste nella medesima posizione da molti secoli, e  quando un esemplare muore viene immediatamente sostituito con un altro, perché è inconcepibile per i cubani fare a meno della Ceiba proprio lì in quella posizione.

Orbene, come racconta Ezio Mauro nella Repubblica di ieri, l'ultimo esemplare di Ceiba  del Templete è morto all'inizio di quest'anno, ed i cubani ne hanno tratto tristi auspici per Fidel, dato che, secondo una vecchia superstizione caraibica, sotto quest'albero si svolgeva il rito sacro del passaggio di potere fra un Capo ed un altro.

Questo aneddoto, al di là dei valori scaramantici, la dice lunga per l'attaccamento che i cubani hanno per la Chorisia, o Ceiba che dir si voglia.

Allora anch'io nel mio piccolo celebro quest'albero, riportando una foto dei due splendidi esemplari di via Sabotino, a noi ben conosciuti (post del 28/6/11 , 10/10/12 , 21/9/15 , fra gli altri) insieme a molti altri esemplari della città.

Hasta siempre, a Fidel ed alla Chorisia!

martedì 22 novembre 2016

Sono plebeo, infestante e velenoso, ma ....

Ma sono anche bello, alla faccia di chi mette in evidenza solo i miei difetti, o presunti tali!

Stiamo parlando del Ricino, Ricinus communis, che in questo periodo espone la sua, forse seconda, fioritura. Guardate la foto sottostante, di un arbusto in via Dei Conversi.


Una bellissima infiorescenza rossa, con i fiori maschili sulla parte bassa (si intravedono, piccoli e poco evidenti) e quelli femminili sulla parte terminale, grossi e ricoperti da piccole spine. Da notare anche la grossezza dello stelo rosso.

Ed anche la foglia sottostante è molto bella, palmata, di grandi dimensioni e con le nervature "in tinta" con l'infiorescenza.

Nel giro di un mesetto i fiori femminili daranno luogo ai frutti, capsule legnose costituite da 3 parti, contenenti i famigerati semi (post del 30/11/11).

Insomma, come spesso accade, la bellezza risiede dove non te la aspetti, e merita di essere apprezzata prescindendo dai luoghi comuni e dai pregiudizi.


giovedì 17 novembre 2016

Le trombette della Datura, oggetti d'arte

Abbiamo parlato più volte della Datura (oggi Brugmansia) arborea, e del suo particolarissimo fiore pendulo, da me definito vergognoso (post del 22/11/11).

Abbiamo altresì apprezzato, oltre al tradizionale fiore bianco,  il fiore giallo, come quello dell'arbusto di via Dei Conversi (post 8/10/15), di ci vi presento uno scampolo della fioritura che sta terminando in questi giorni.


Il giallo carico, peraltro bellissimo, è appunto segno che la lunga stagione della fioritura volge al termine, e se ne riparlerà la prossima primavera.

Ma quello che vi voglio far notare è la ripresa dal basso, che consente di portare lo sguardo all'interno del lungo tubo.

Questo è infatti il modo in cui è stato dipinto un quadro, della pittrice statunitense O'Keeffe, che è assurto recentemente agli onori delle cronache per essere stato venduto all'asta per 44 milioni di dollari (!), e per essere stato scelto come manifesto di una recente mostra tenutasi alla Tate Modern di Londra.



Ecco il dipinto, ripreso con la fotografia ufficiale dal sito della Tate Modern. Non è chiaro se il fiore dipinto appartenesse alla specie arborea, quella "cittadina", o alla specie rustica e campagnola stramonio (si veda il post del 2011 citato), ma direi che questo punto è poco importante, data la grande somiglianza dei fiori delle sue specie.

Quello che per me è interessante è il raffronto fra il nostro fiore reale giallo carico ed il fiore dipinto dalla pittrice americana, di un bellissimo bianco opalescente, lattiginoso.

Insomma, la nostra trombetta vergognosa potrà essere ben fiera ed orgogliosa di essere stata eternata in questo modo, anche se per lei un po' impudico!




giovedì 10 novembre 2016

Il Pino spilungone

Ditemi se non è simpatico questo Pino spilungone, o pennellone se preferite!

Se ne va su, dritto come un fuso, fino al quinto piano della palazzina che lo ospita nel suo giardino condominiale, e finalmente esplode con una buffa chioma tondeggiante.

Siamo a Su Planu, per la precisione in via Boiardo, ed il nostro soggetto è un Pino delle Canarie; probabilmente la sua crescita naturale, con il portamento tipicamente piramidale, rubava troppa luce agli appartamenti dei piani bassi, e si è scelta questa soluzione, per non eliminarlo.

Il Pino non sembra essersela presa troppo, non si vergogna dell'aspetto da pertica, è sano. Certo non è elegante come i cugini di via Scano (post del 13/12/10) o di Genneruxi, ma è sicuramente simpatico, fa comunque una certa ombra, e dimostra che quando un albero dà fastidio a qualche condomino, non sempre l'eliminazione (vedi p.es. post del 7/6/12) è l'unica soluzione da adottare!

domenica 6 novembre 2016

Il fascino del fiore cangiante


Il fiore cangiante, o mutabile per riprendere il nome scientifico, è quello di una specie di Ibisco, dal nome scientifico appunto di Hibiscus mutabilis. E' un fiore cangiante per la sua caratteristica, piuttosto eccezionale anche nel variegato mondo degli Ibiscus, di cambiare colore nel suo breve arco di vita, praticamente dalla mattina alla sera.

L'Ibisco è il principale rappresentante della famiglia delle Malvacee, piante arbustive diffuse negli areali caldi tropicali o sub-tropicali; è quindi molto comune da noi. Io non lo ho mai trattato nel blog, a parte il cugino Malvaviscus (post del 24/12/15), perché ne so pochissimo, trattandosi di pianta ornamentale con una infinità di varietà, da perderci la testa per i non specialisti.

Però questa volta non potevo esimermi, sia perché volevo rispondere alla richiesta di Donatella, che ringrazio, sia perché gli unici esemplari pubblici che io conosca dell'Ibisco mutabile vivono, guarda caso, nei nostri cimiteri, luogo di elezione per gli amanti del verde.

Ecco a sinistra l'esemplare del cimitero di Bonaria, che si trova al centro della spianata proprio davanti all'ingresso, mentre alcuni altri esemplari vivono al cimitero di San Michele, sempre vicino all'ingresso.

E' abbastanza evidente che debba essere stata un'unica persona quella che ha sistemato questi arbusti, un giardiniere di talento che conosceva la peculiarità della loro fioritura, che fra l'altro esplode proprio in questo periodo.

Credo, pur non conoscendone il nome, che sia la stessa persona illuminata che ha sistemato il Clerodendro (post del 6/10/11 ed altri), tuttora ornato dai frutti colorati, che vive a sinistra dell'ingresso del cimitero.





Ma torniamo all'Ibisco mutabile ed al suo fiore cangiante: ecco un fiore che sta completando il cambiamento di colore, acquisendo un bel rosa carico.







E questo a sinistra è un gruppetto, dove è rappresentato il ciclo di vita: bianco, rosa carico, rosa spento e cupo del ciclo finito.



 



Ultimo, ma non ultimo, un fiore in "muta" mentre sta virando dal bianco al rosa; qui possiamo anche vedere le capsule che si preparano a fornire i fiori dei prossimi giorni, con la generosità di produzione tipica di tutti gli arbusti o alberelli di Ibisco che possano godere di un posizione soleggiata, come il nostro campione. Che bello spettacolo!

martedì 1 novembre 2016

L'autunno colorato del Melograno

Sì, dimentichiamoci del grigiore autunnale quando parliamo del Melograno, Punica granatum; per lui l'autunno è una seconda primavera. Nella prima, quella astronomica, ha prodotto gli splendidi fiori (post del 19/5/13) e adesso, in pieno autunno,  si dedica alla primavera dei frutti.

Ecco un esemplare di Melograno in un giardino di Pula, carico delle succose bacche globose; i colori dei suoi frutti, dal giallo all'arancio al rosso carico, certo non richiamano quelli autunnali!

A Cagliari i Melograni sono rari: è una pianta agraria, legata alla campagna, ed è stata progressivamente allontanata dalla città, con qualche timido tentativo di reinserimento (post del 14/9/14), più efficace in nuove varietà da giardinaggio, a fiori doppi (post di maggio citato).

Ed il suo allontanamento dalla città è un vero peccato, per la bellezza ed anche la bontà delle melagrane, consumate tali e quali o in succo.


Certo che è un peccato staccare dalla pianta un frutto come quello qui ripreso, almeno fino a quando non comincia a spaccarsi e si prepara a finire a terra.

Il problema è che allora potrebbe essere troppo tardi per gustare s'arenada, come si chiamava la melagrana in campidanese; mi ricordo che quando ero bambino, per insultare qualcuno che rideva troppo ed a sproposito, si diceva, e mi scuso per il mio sardo: "S'arrisu de s'arenada, arrutta a terra e squartarada".
Forse, con la genialità dei detti locali, il riferimento era proprio alle spaccature nel frutto, simili a bocche ghignanti; altro che le zucche di Halloween!