Gli Aceri, lo sappiamo, sono fra gli alberi che sanno offrire uno degli spettacoli autunnali più belli che la Natura ci metta a disposizione, quando le foglie trascolorano prima di cadere: rosso, arancio e giallo in varie tonalità, a seconda della specie di Acero e del luogo, ci riempiono di ammirazione e stupore.
Gli spettacoli meravigliosi di questo genere sono, purtroppo, molto lontano da noi, a cominciare dal Canada; in Sardegna abbiamo comunque begli spettacoli in zone montuose, nel Goceano, o nei Supramonte, forniti dall'Acero trilobo, di cui abbiamo parlato (post del 15/10/12 e del 29/10/14 ).
Ed a Cagliari? A Cagliari nisba, verrebbe da dire, a meno che non cerchiamo qualcuno dei singoli, rarissimi esemplari di Acero presenti in città; è quello che io ho fatto, e ve ne presento uno.
Si tratta di un Acer negundo, scovato in un giardino condominiale di via Dublino, a Genneruxi; un esemplare piccolo, come si vede dal tronco, che ha già perso tutte le foglie ed è attualmente stracarico dei frutti, le tipiche disamare degli Aceri.
Vi ho già presentato questa specie di Acero, con un esemplare in piazza Giovanni XXIII (post del 17/5/11) , peraltro piuttosto malconcio.
Tornando al nostro, ecco a destra un primo piano delle disamare, una pioggia di farfalline che costituiscono il frutto caratteristico degli Aceri.
Gli Aceri hanno un legame biunivoco così forte con le disamare che l'aspetto di queste ultime viene utilizzato per l'individuazione della specie. Per esempio il fatto che in queste disamare le ali formino un angolo di circa 60 gradi è elemento caratterizzante di questa specie, cioè dell'Acero negundo.
Insomma, anche se Cagliari non è città adatta per ammirare gli splendidi alberi che sono gli Aceri, ed il loro foliage, gli elementi di interesse degli esemplari presenti non mancano, e la loro rarità ne aumenta il fascino.
Oggi il cesto dei post propone...
Oggi il cesto dei post propone... Le stagioni della Melia
sabato 29 ottobre 2016
martedì 25 ottobre 2016
Il sentiero del Cammino Nuovo, che peccato!
La terra e la ghiaia che costituivano i gradoni sono state dilavate dalle piogge torrenziali, e quello che resta sono le traversine ed i forti dislivelli, che rendono arduo il percorso per chiunque non sia dotato di buona prestanza fisica.
Peccato, perché il fascino di questo sentiero, appoggiato ai contrafforti del Bastione di S.Croce e con splendida vista in salita e in discesa, è grande.
Gli arbusti inseriti, tante piantine di Rosmarino ma anche alberelli di Callistemon ed Oleandro, lo migliorano ulteriormente, come si vede dalla foto a destra, ed è veramente una disdetta che risulti difficilmente percorribile.
Temo peraltro che, dati i problemi di molto più ampio respiro legati al nuovo parcheggio sotterraneo, difficilmente la situazione sarà sanata, perlomeno in tempi brevi.
Ed allora non ci resta che consolarci, e ci basta poco: un fiore di Cappero, prodotto dalle piante abbarbicate sul muraglione, ad inizio salita.
Non è periodo di fioritura, ma il clima è quello che è, ed ogni tanto anche il Cappero decide di fregarsene del periodo, e si presenta così ad ottobre avanzato.
venerdì 21 ottobre 2016
Una grande spalliera multicolore
Certo che vedere in pieno ottobre una spalliera fiorita di celeste, di rosso, di bianco non è usuale, anche per noi cagliaritani che pure siamo avvezzi alle fioriture autunnali; tanto più strano se la spalliera è piuttosto grande, e te la trovi davanti in viale Marconi andando verso il centro, poco prima del semaforo di via Cavaro.
Eccola qua: il sostengo principale sembra costituito da Yucca gloriosa, purtroppo già sfiorita (ma la città è piena di esemplari in fiore), su cui si arrampicano in ordine sparso Plumbago e Bougainvillea, con brattee rosse e bianche.
Un grande e simpatico miscuglio, che si erge per diversi metri dall'interno di un giardino condominiale, dando l'evidente impressione di voler debordare sulla strada.
Non so quanto sia amata dai condomini questa spalliera, ed immagino discussioni per valutare se abbatterla, tenerla o cercare di ridurla; intanto noi che transitiamo lì, finché c'è, ce la godiamo.
Eccola qua: il sostengo principale sembra costituito da Yucca gloriosa, purtroppo già sfiorita (ma la città è piena di esemplari in fiore), su cui si arrampicano in ordine sparso Plumbago e Bougainvillea, con brattee rosse e bianche.
Un grande e simpatico miscuglio, che si erge per diversi metri dall'interno di un giardino condominiale, dando l'evidente impressione di voler debordare sulla strada.
Non so quanto sia amata dai condomini questa spalliera, ed immagino discussioni per valutare se abbatterla, tenerla o cercare di ridurla; intanto noi che transitiamo lì, finché c'è, ce la godiamo.
martedì 18 ottobre 2016
La bellezza della nostra campagna, in autunno
Sappiamo che non è necessario andare tanto lontano dalla città per godere la bellezza di una campagna incontaminata; le montagne di Capoterra, per esempio, offrono grandi possibilità.
Eccoci allora lungo il rio Lilloni, che si può risalire percorrendo una strada sterrata che inizia dalla pedemontana di Sarroch; non c'è ancora tanta acqua, ma c'è, e gli scorci di interesse sono assicurati.
E allora, che alberi dobbiamo aspettarci lungo un ruscello? Ma naturalmente gli Ontani, Alnus glutinosa (post del 12/6/12), che si fanno trovare sempre dove c'è acqua.
Ecco un Ontano visto da vicino, che ci consente di apprezzare le infruttescenze a forma di piccola pigna, ma anche le infiorescenze verdi lunghe e sottili, che indicano il tentativo di seconda fioritura autunnale.
Ricordiamo che questa è una pianta monoica, cioè che ha sullo stesso albero le strutture riproduttive maschili e femminili.
E, a proposito di fiori, a sinistra un Carrubo, Ceratonia siliqua, (primo post del 2/12/10) che vicino all'Ontano espone le sue infiorescenze.
L'Ontano ed il Carrubo, due alberi molto diversi fra loro ma che sanno perfettamente convivere fianco a fianco e contribuire alla bellezza dei nostri boschi, anche a due passi dalla città.
Eccoci allora lungo il rio Lilloni, che si può risalire percorrendo una strada sterrata che inizia dalla pedemontana di Sarroch; non c'è ancora tanta acqua, ma c'è, e gli scorci di interesse sono assicurati.
E allora, che alberi dobbiamo aspettarci lungo un ruscello? Ma naturalmente gli Ontani, Alnus glutinosa (post del 12/6/12), che si fanno trovare sempre dove c'è acqua.
Ecco un Ontano visto da vicino, che ci consente di apprezzare le infruttescenze a forma di piccola pigna, ma anche le infiorescenze verdi lunghe e sottili, che indicano il tentativo di seconda fioritura autunnale.
Ricordiamo che questa è una pianta monoica, cioè che ha sullo stesso albero le strutture riproduttive maschili e femminili.
E, a proposito di fiori, a sinistra un Carrubo, Ceratonia siliqua, (primo post del 2/12/10) che vicino all'Ontano espone le sue infiorescenze.
L'Ontano ed il Carrubo, due alberi molto diversi fra loro ma che sanno perfettamente convivere fianco a fianco e contribuire alla bellezza dei nostri boschi, anche a due passi dalla città.
venerdì 14 ottobre 2016
L'Italia dei giardini, ed una bella sorpresa locale
Ho recentemente acquistato il libro "L'Italia dei giardini", edito dal TCI e frutto della collaborazione con l'Associazione Parchi e Giardini d'Italia (APGI), benemerita giovane associazione guidata dal famoso architetto Paolo Pejrone, grande progettista del verde.
Il libro comprende e descrive più di 200 fra parchi e giardini, pubblici e privati, in una catalogazione ben fatta e ricca di informazioni, che accompagna gli aspetti storici e turistici con quelli più propriamente botanici.
Ho notato con rammarico e dispiacere la limitatezza di questi luoghi nell'Italia meridionale, ed ancora di più nella nostra Isola, della quale vengono descritti solo 4 luoghi (contro, per esempio, i 38 del Veneto).
Per fortuna i miei pensieri negativi sono stati superati dalla contentezza, quando ho saputo che un nuovo giardino sardo è stato accettato di recente ed iscritto alla APGI, e precisamente il giardino del Lantana Resort di Pula, albergo di charme situato lungo la strada che conduce a Nora.
Sono andato a visitarlo e, accompagnato dal cortese proprietario amante del verde (elemento di fondamentale importanza!), ho potuto ammirare una struttura veramente bella, ben progettata, ben tenuta e ricca di specie anche molto rare; voglio condividere con voi alcuni scorci.
Ecco il comparto delle succulente, molto ben strutturato e con tante qualità di piante, che sembrano trovarsi molto bene.
Naturalmente il giardino è ricco di arbusti, a cominciare dalle Lantane in tutte le varietà di colore che hanno fornito ispirazione per il nome del resort, ed a seguire con meravigliosi Ibiscus, Oleandri ed arbusti della flora locale.
Ma il punto di forza è costituito dalla quantità di Palme e dalle loro varietà, con provenienze dalle più varie regioni del mondo.
L'ombra di alte Washingtonia filifera, disposte ad arco intorno alla piscina, sembra invitare a scoprire la quantità di altre Palme distribuite sul prato.
Ecco una bella Roystonea regia, Palma reale cubana, con lo stipite elegante segnato dalle cicatrici fogliari e l'aspetto piumoso e denso del fogliame.
Ed ancora due esemplari di Butia capitata, con lo stipite decorato dai vecchi piccioli.
Per la Roystonea e la Butia, mi sembra opportuno precisare che l'identificazione da me fatta si basa sui testi, e presenta qualche elemento di indeterminatezza. L'identificazione delle Palme è spesso molto difficile, anche per i botanici non specializzati in questa grande famiglia di piante, figuratevi per me!
Un gruppetto di Palme strane (non ci provo neanche, ad individuarle) ed in perfetta salute, come si vede dalle pannocchie cariche di frutti, vivono su un prato curatissimo, mentre sullo sfondo si intravede una bordura di Lantane multicolori.
Spero di essere riuscito a fornire almeno una idea di quanto questo luogo sia affascinante, e di quanto sarebbe opportuno che venisse aperto, nei tempi e nei modi più adeguati ad una struttura alberghiera, alla fruizione pubblica.
Sarebbe anche interessante, soprattutto per le Palme, dotare il giardino di cartellini di identificazione, ed il titolare mi ha assicurato che sta operando in tal senso.
Il libro comprende e descrive più di 200 fra parchi e giardini, pubblici e privati, in una catalogazione ben fatta e ricca di informazioni, che accompagna gli aspetti storici e turistici con quelli più propriamente botanici.
Ho notato con rammarico e dispiacere la limitatezza di questi luoghi nell'Italia meridionale, ed ancora di più nella nostra Isola, della quale vengono descritti solo 4 luoghi (contro, per esempio, i 38 del Veneto).
Per fortuna i miei pensieri negativi sono stati superati dalla contentezza, quando ho saputo che un nuovo giardino sardo è stato accettato di recente ed iscritto alla APGI, e precisamente il giardino del Lantana Resort di Pula, albergo di charme situato lungo la strada che conduce a Nora.
Sono andato a visitarlo e, accompagnato dal cortese proprietario amante del verde (elemento di fondamentale importanza!), ho potuto ammirare una struttura veramente bella, ben progettata, ben tenuta e ricca di specie anche molto rare; voglio condividere con voi alcuni scorci.
Ecco il comparto delle succulente, molto ben strutturato e con tante qualità di piante, che sembrano trovarsi molto bene.
Naturalmente il giardino è ricco di arbusti, a cominciare dalle Lantane in tutte le varietà di colore che hanno fornito ispirazione per il nome del resort, ed a seguire con meravigliosi Ibiscus, Oleandri ed arbusti della flora locale.
Ma il punto di forza è costituito dalla quantità di Palme e dalle loro varietà, con provenienze dalle più varie regioni del mondo.
L'ombra di alte Washingtonia filifera, disposte ad arco intorno alla piscina, sembra invitare a scoprire la quantità di altre Palme distribuite sul prato.
Ecco una bella Roystonea regia, Palma reale cubana, con lo stipite elegante segnato dalle cicatrici fogliari e l'aspetto piumoso e denso del fogliame.
Ed ancora due esemplari di Butia capitata, con lo stipite decorato dai vecchi piccioli.
Per la Roystonea e la Butia, mi sembra opportuno precisare che l'identificazione da me fatta si basa sui testi, e presenta qualche elemento di indeterminatezza. L'identificazione delle Palme è spesso molto difficile, anche per i botanici non specializzati in questa grande famiglia di piante, figuratevi per me!
Un gruppetto di Palme strane (non ci provo neanche, ad individuarle) ed in perfetta salute, come si vede dalle pannocchie cariche di frutti, vivono su un prato curatissimo, mentre sullo sfondo si intravede una bordura di Lantane multicolori.
Spero di essere riuscito a fornire almeno una idea di quanto questo luogo sia affascinante, e di quanto sarebbe opportuno che venisse aperto, nei tempi e nei modi più adeguati ad una struttura alberghiera, alla fruizione pubblica.
Sarebbe anche interessante, soprattutto per le Palme, dotare il giardino di cartellini di identificazione, ed il titolare mi ha assicurato che sta operando in tal senso.
martedì 11 ottobre 2016
La Fitolacca americana a Cagliari
La Phytolacca americana è uno strano ed affascinante arbusto spontaneo, noto soprattutto per i suoi frutti.
Ho avuto modo di conoscerlo a Villanova Strisaili, dove lo avevo fotografato e presentato al blog due anni fa (post del 21/10/14). E' una pianta erbacea tipicamente campagnola, abbastanza infestante, che cresce ai margini di terreni agricoli e campi coltivati; piuttosto nota nei nostri paesi dell'interno, dove viene chiamata con il simpatico nome di Pibireddu.
Dunque un arbusto che non mi sarei mai aspettato di trovare in piena città, e invece .....
A dire la verità è lui che mi ha trovato, nel senso che mi sono comparsi davanti agli occhi i bellissimi grappoli penduli mentre camminavo in via Palestrina, vicino al semaforo di Largo Gennari.
Eccole a sinistra, le bacche viola scuro lucide e turgide; difficile non vederle e non apprezzare il loro aspetto.
Magari è bene resistere alla tentazione di toccarle, queste bacche così attraenti, ed ancor più di assaggiarle: sono infatti velenose ed oltremodo macchianti, per cui liberarsi del loro colore sulle mani o sui vestiti diventa un problema.
Queste loro caratteristiche, che oggi ci appaiono solo negative, sono state in realtà di aiuto ai nostri avi, che usavano le bacche per colorare i tessuti e, nella medicina popolare, per curare malattie legate a carenze del sistema immunitario.
Insomma, come spesso accade, ad aspetti negativi si contrappongono elementi di fascino e di interesse etnico, per un arbusto che ha accompagnato ed aiutato l'esistenza quotidiana dei nostri nonni.
Ho avuto modo di conoscerlo a Villanova Strisaili, dove lo avevo fotografato e presentato al blog due anni fa (post del 21/10/14). E' una pianta erbacea tipicamente campagnola, abbastanza infestante, che cresce ai margini di terreni agricoli e campi coltivati; piuttosto nota nei nostri paesi dell'interno, dove viene chiamata con il simpatico nome di Pibireddu.
Dunque un arbusto che non mi sarei mai aspettato di trovare in piena città, e invece .....
A dire la verità è lui che mi ha trovato, nel senso che mi sono comparsi davanti agli occhi i bellissimi grappoli penduli mentre camminavo in via Palestrina, vicino al semaforo di Largo Gennari.
Eccole a sinistra, le bacche viola scuro lucide e turgide; difficile non vederle e non apprezzare il loro aspetto.
Magari è bene resistere alla tentazione di toccarle, queste bacche così attraenti, ed ancor più di assaggiarle: sono infatti velenose ed oltremodo macchianti, per cui liberarsi del loro colore sulle mani o sui vestiti diventa un problema.
Queste loro caratteristiche, che oggi ci appaiono solo negative, sono state in realtà di aiuto ai nostri avi, che usavano le bacche per colorare i tessuti e, nella medicina popolare, per curare malattie legate a carenze del sistema immunitario.
Insomma, come spesso accade, ad aspetti negativi si contrappongono elementi di fascino e di interesse etnico, per un arbusto che ha accompagnato ed aiutato l'esistenza quotidiana dei nostri nonni.
giovedì 6 ottobre 2016
La locanda dei buoni, dei cattivi e dei grandi
Il viale Merello, il viale Trento, e le zone limitrofe, rappresentano una zona della città molto vocata per il verde, anche se molto è verde privato.
Ne abbiamo parlato diverse volte, con riferimento alle tre ville vicine Devoto, Satta, Mazzella (post del 26/3/13), ma anche al viale Trento e dintorni (post del 4/4/13) ed in altre occasioni.
E parliamo di verde piuttosto "antico", risalente alla prima metà del secolo scorso o anche prima, che ha dato luogo ad una concentrazione, peculiare per Cagliari, di alberi grandi, anche enormi per i nostri parametri.
Ed è quest'ultima notazione che mi ha fatto tornare in questa zona, stimolato da una richiesta di identificazione di Giorgio, che ringrazio; siamo infatti in via Vittorio Veneto angolo viale Trento, e precisamente dove ha sede la Locanda di cui al titolo di questo post, a cui ho aggiunto l'attributo dei grandi a quello dei buoni e dei cattivi.
Ma, naturalmente, il nuovo attributo non è riferito agli umani, bensì agli alberi.
Ecco una foto che dimostra l'assunto, mettendo in evidenza, con uno scorcio del giardino ripreso da via Veneto, 3 alberi ben dimensionati.
Si tratta di una Catalpa bignonioides, a sinistra, di un enorme Ficus retusa, a destra, ed al centro di una novità assoluta: una maestosa Cassine crocea, la più alta.
La Cassine, chiamata anche col nome più difficile di Elaeodendron australe, è un albero di grande rarità per Cagliari, anche se un piccolo esemplare sorge proprio al centro di piazza Garibaldi, vicino al Pino delle Canarie.
Un altro esemplare, anch'esso maestoso, sorge all'interno del giardino della citata villa Satta, sede dello IED, e pochi altri in tutta la città.
Nella immagine di destra, ripresa da via Gorizia, si nota bene la grande cappa di verde a cui si aggiunge, sulla destra, una grande Robinia pseudoacacia.
Infine, ecco una foto ravvicinata della Cassine, che mette in evidenza il fogliame compatto e le drupe giallastre, immature (nei paesi di origine diventano rosse).
In conclusione, viale Trento continua a svelare sorprese arboree, e chissà quante altre ne restano da scoprire!
Ne abbiamo parlato diverse volte, con riferimento alle tre ville vicine Devoto, Satta, Mazzella (post del 26/3/13), ma anche al viale Trento e dintorni (post del 4/4/13) ed in altre occasioni.
E parliamo di verde piuttosto "antico", risalente alla prima metà del secolo scorso o anche prima, che ha dato luogo ad una concentrazione, peculiare per Cagliari, di alberi grandi, anche enormi per i nostri parametri.
Ed è quest'ultima notazione che mi ha fatto tornare in questa zona, stimolato da una richiesta di identificazione di Giorgio, che ringrazio; siamo infatti in via Vittorio Veneto angolo viale Trento, e precisamente dove ha sede la Locanda di cui al titolo di questo post, a cui ho aggiunto l'attributo dei grandi a quello dei buoni e dei cattivi.
Ma, naturalmente, il nuovo attributo non è riferito agli umani, bensì agli alberi.
Ecco una foto che dimostra l'assunto, mettendo in evidenza, con uno scorcio del giardino ripreso da via Veneto, 3 alberi ben dimensionati.
Si tratta di una Catalpa bignonioides, a sinistra, di un enorme Ficus retusa, a destra, ed al centro di una novità assoluta: una maestosa Cassine crocea, la più alta.
La Cassine, chiamata anche col nome più difficile di Elaeodendron australe, è un albero di grande rarità per Cagliari, anche se un piccolo esemplare sorge proprio al centro di piazza Garibaldi, vicino al Pino delle Canarie.
Un altro esemplare, anch'esso maestoso, sorge all'interno del giardino della citata villa Satta, sede dello IED, e pochi altri in tutta la città.
Nella immagine di destra, ripresa da via Gorizia, si nota bene la grande cappa di verde a cui si aggiunge, sulla destra, una grande Robinia pseudoacacia.
Infine, ecco una foto ravvicinata della Cassine, che mette in evidenza il fogliame compatto e le drupe giallastre, immature (nei paesi di origine diventano rosse).
In conclusione, viale Trento continua a svelare sorprese arboree, e chissà quante altre ne restano da scoprire!
martedì 4 ottobre 2016
Il prospetto ricoperto dal Glicine
Ho già parlato di una palazzina di via Canepa, traversa di via Palestrina, il cui prospetto è quasi completamente ricoperto da un Glicine, Wisteria sinensis, credo fra i più grandi della città. Ne ho parlato nel periodo della fioritura, in aprile, quando il popolo viola si manifesta in tutta la sua bellezza (post del 5/4/11).
Ma non finisce con la fioritura del Glicine, la bellezza di questa parete. Guardate che cosa è adesso.
Altro che giardino verticale! Uno splendore di verde, nel quale la fioritura della Bougainvillea, che fa compagnia al Glicine, compensa la mancanza di altri colori.
Infatti non c'è solo il Glicine, che pure costituisce l'"ossatura portante" della costruzione arborea; c'è appunto la Bougainvillea, ma anche il Plumbago e un grande Ibisco, e di contorno un arbusto di Ligustro e addirittura una grande Strelitzia.
In questa altra immagine, ripresa di fianco, si può notare l'altezza e lo spessore della parete verde.
Non c'è che da fare i complimenti ai condomini di questa palazzina, per aver saputo curare e mantenere, negli anni, questa bellezza, senza cedere, e speriamo che non accada, alla tentazione di liberarsi della spalliera.
Infatti, pur non conoscendo chi abita in quel condominio, so per certo che in ogni condominio c'è qualcuno che non ama le piante (sporcano, portano insetti, hanno radici invadenti, tolgono luce, il mantenimento costa ...), e che spesso riesce ad averla vinta.
Ripeto, speriamo che questo prospetto ricoperto di verde abbia lunga vita.
Ma non finisce con la fioritura del Glicine, la bellezza di questa parete. Guardate che cosa è adesso.
Altro che giardino verticale! Uno splendore di verde, nel quale la fioritura della Bougainvillea, che fa compagnia al Glicine, compensa la mancanza di altri colori.
Infatti non c'è solo il Glicine, che pure costituisce l'"ossatura portante" della costruzione arborea; c'è appunto la Bougainvillea, ma anche il Plumbago e un grande Ibisco, e di contorno un arbusto di Ligustro e addirittura una grande Strelitzia.
In questa altra immagine, ripresa di fianco, si può notare l'altezza e lo spessore della parete verde.
Non c'è che da fare i complimenti ai condomini di questa palazzina, per aver saputo curare e mantenere, negli anni, questa bellezza, senza cedere, e speriamo che non accada, alla tentazione di liberarsi della spalliera.
Infatti, pur non conoscendo chi abita in quel condominio, so per certo che in ogni condominio c'è qualcuno che non ama le piante (sporcano, portano insetti, hanno radici invadenti, tolgono luce, il mantenimento costa ...), e che spesso riesce ad averla vinta.
Ripeto, speriamo che questo prospetto ricoperto di verde abbia lunga vita.
sabato 1 ottobre 2016
Una castagna diversa
Una castagna. Così presto, con il riccio già aperto? Non è possibile, da noi si aprono a fine ottobre!
Invece è possibile, perché se andiamo oltre il primo sguardo fugace ci accorgiamo subito che non si tratta della castagna che ben conosciamo, frutto della Castanea sativa, ma del frutto di un Ippocastano, Aesculus hippocastanum.
Vediamo subito, infatti, che il riccio è piuttosto diverso, ha gli aculei piccoli e molli, mentre dobbiamo ammettere che la somiglianza delle castagne è notevole.
Eppure appartengono ad alberi sostanzialmente diversi, diverso ordine di discendenza (Fagales l'uno, Terebinthales l'altro), diverso aspetto, diversa foglia, diverso tutto, se si esclude il frutto, come vediamo.
E allora, il nostro bel riccio settembrino, con relativa castagna, apparteneva ad un Ippocastano di via Castiglione (post 8/4/11, fra gli altri), ai cui piedi lo ho raccolto ancora semichiuso.
Come abbiamo detto in passato, i nostri Ippocastani sono solo dei pallidi simulacri dei meravigliosi alberi da 20 metri delle regioni settentrionali italiane, dato che il clima cagliaritano non è adatto al loro sviluppo; però sono in grado di produrre splendidi fiori (post del 27/4/16) e, adesso lo sappiamo, anche bellissimi frutti!
Invece è possibile, perché se andiamo oltre il primo sguardo fugace ci accorgiamo subito che non si tratta della castagna che ben conosciamo, frutto della Castanea sativa, ma del frutto di un Ippocastano, Aesculus hippocastanum.
Vediamo subito, infatti, che il riccio è piuttosto diverso, ha gli aculei piccoli e molli, mentre dobbiamo ammettere che la somiglianza delle castagne è notevole.
Eppure appartengono ad alberi sostanzialmente diversi, diverso ordine di discendenza (Fagales l'uno, Terebinthales l'altro), diverso aspetto, diversa foglia, diverso tutto, se si esclude il frutto, come vediamo.
E allora, il nostro bel riccio settembrino, con relativa castagna, apparteneva ad un Ippocastano di via Castiglione (post 8/4/11, fra gli altri), ai cui piedi lo ho raccolto ancora semichiuso.
Come abbiamo detto in passato, i nostri Ippocastani sono solo dei pallidi simulacri dei meravigliosi alberi da 20 metri delle regioni settentrionali italiane, dato che il clima cagliaritano non è adatto al loro sviluppo; però sono in grado di produrre splendidi fiori (post del 27/4/16) e, adesso lo sappiamo, anche bellissimi frutti!
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