Che cosa mai tiene assieme, vi starete chiedendo, le piante citate nel titolo, così diverse fra loro e soprattutto separate dal Tirreno?
Provo a rispondere, partendo dai fatti di Pescara, oggi riportati su molti giornali e dei quali ho sentito parlare anche su Radio 3: il sindaco di questa città è sotto accusa perché intende estirpare 121 Pini (forse Pini d'Aleppo, ma questo non viene, colpevolmente, precisato) dichiarati pericolosi. E' il trattamento drastico per eccellenza, cioè l'eliminazione, che sta dando luogo a proteste anche molto pesanti, blocchi stradali, interventi di personaggi importanti, etc.
Per le Jacarande cagliaritane il trattamento, per quanto drastico come lo avevo definito all'inizio di agosto (post del 5/8/16), è stato di tutt'altra natura, essendo consistito nella capitozzatura primaverile degli alberi di via Dante, e sta dando tutt'altro esito, cioè la veloce ripresa dei nostri alberi e addirittura la loro fioritura autunnale, ancorché anche questo intervento fosse stato accolto da vivaci e reiterate proteste.
Primo punto in comune, quindi, le proteste per gli interventi dell'amministrazione pubblica sugli alberi, ed in questo Cagliari non è seconda a nessuno (piazza Garibaldi, viale Regina Elena, rotatoria di viale Trento, solo per fare alcuni esempi).
Secondo punto in comune, importantissimo, Cagliari è città carica di Pini, e non tutti godono di buona salute. Il caso Pescara potrebbe riproporsi da noi a breve, se pensiamo ai Pini di viale Diaz (alcuni già abbattuti in zona stadio Amsicora, per es.) o a quelli di viale Buoncammino, zona vecchie carceri.
Terzo punto in comune, la pericolosità di certi alberi, per assetto, vecchiaia o malattia. A Pescara la pericolosità è stata certificata, ma questa è un'arma a doppio taglio, perché consente di pararsi le spalle senza farsi troppe domande, e viene spesso sbandierata come baluardo contro qualsiasi contestazione. Meglio operare con buon senso e controlli preventivi, ed agire senza bisogno di certificati in quei casi mirati dove il buon senso e la pratica dei tecnici consigliano l'intervento. Voglio dire che in viale Buoncammino, per esempio, per alcuni Pini d'Aleppo non è necessario alcun certificato per affermare che sono pericolosi, che sono arrivati alla fine del ciclo di vita, e che la situazione di tronco e radici non lascia scampo.
E le Jacarande, albero simbolo della nostra città, non sono purtroppo esenti dal problema pericolosità, dato che le loro fronde dense e persistenti fino all'inverno le espongono alle nostre maestralate, magari in presenza di forti piogge come in questi giorni, e non possono purtroppo ridurre la superficie esposta al vento per difendersi, come si fa su una barca a vela!
Guardate per esempio questa Jacaranda di via Pessina, a fianco del Palazzo di Giustizia: io mi auguro che viva serena altri cent'anni, ma non posso non notare quanto il tronco sia piegato sulla sinistra, e la grande parte della densa chioma sia posizionata a sinistra del tronco, peggiorando la situazione.
Ecco, questo albero ed altri in situazione simile meriterebbero un monitoraggio con una certa frequenza.
La smetto qui, anche se l'argomento è di grande interesse e si presta a tante osservazioni, ma voglio terminare con un suggerimento, se mi posso permettere, al sindaco di Pescara ed ai tanti altri che impugnano l'arma del "Ne ripianteremo il doppio di quelli che togliamo!". Eccolo:
Evitate di usare questa motivazione, o vogliamo confrontare un virgulto, per esempio di giovane Pino da 50 cm di altezza, con un esemplare grande e che ha accompagnato la nostra vita, quella dei nostri padri e dei nostri nonni, magari per più di 100 anni? Ma per favore!