Dopo l'ultima volta che abbiamo parlato della nuova sistemazione del viale Buoncammino (post del 8/7/15), è intervenuta una bellissima novità: sono stati aggiunti 4 Ginkgo biloba alla vegetazione preesistente, due in piazza Cannas (Porta Cristina), due in piazza Fernando Cardia, lo slargo con i giochi di recente intitolato al nostro grande concittadino.
Ecco uno degli esemplari di piazza Cannas, che si va riempiendo delle giovani foglioline a ventaglio; come si vede è già stato trapiantato in sede piuttosto alto, forse 3 metri, per cui dovrebbe fare la sua bella figura di alberello in tempi piuttosto brevi.
E qui a destra uno degli esemplari di piazza Cardia, forse anche più alto, in piena foliazione.
E potrebbe finire qui, con soddisfazione, ma c'è un ma:
il secondo esemplare di piazza Cardia, quello più vicino alla zona giochi, più nascosta rispetto alla strada, è spezzato, come si vede dalla foto sotto.
Il tronco è spezzato subito sopra gli elementi di sostegno, e le parti residue giacciono a terra; sarà stato il vento, cosa improbabile per la poca resistenza tuttora offerta dalle foglioline, o sarà stato un atto vandalico?
In tutti e due i casi, alcuni suggerimenti per i nostri amministratori del verde pubblico.
I sostegni devono essere irrobustiti su tutti gli esemplari, perché adesso le foglie stanno crescendo, e gli alberelli sono alti, e sono sicuramente costati abbastanza: perché rischiare di perdere anche gli altri con il maestrale, invece che aiutarli a crescere sani e belli?
Per i vandali, si dovrebbe spingere sulle competenze giuste dell'Amministrazione affinché venga illuminata maggiormente quella zona, e magari affinché venga aggiunta qualche telecamera, anche a beneficio dei frequentatori "normali". I Ginkgo, e tutti coloro che li apprezzano, ringraziano per quanto si potrà fare per consolidare questi nuovi begli inserimenti.
Oggi il cesto dei post propone...
Oggi il cesto dei post propone... Le stagioni della Melia
domenica 29 maggio 2016
Benvenuto ai Ginkgo di Buoncammino, ma ...
giovedì 26 maggio 2016
Gli orci rossi della Sterculia
E' la primavera, lo so. Non dovremmo meravigliarci delle fioriture primaverili e del loro presentarsi improvviso ed esplosivo, una specie e un'altra e un'altra ancora; non dovremmo meravigliarci, ma a me succede ancora, tutti gli anni.
E allora, ecco esplodere la fioritura delle Sterculie diversifolia, con i loro grappoli di orci rossi o gialli o verdognoli.
Qui gli orci sono rossi, e sono di uno dei due grandi esemplari di Genneruxi alla fine di via Stoccolma, più volte citati nel blog.
In questa foto si nota bene il calice, formato dai sepali (foglie modificate) uniti fra loro ma separati ed estroflessi nella parte terminale.
Questo è il momento giusto, ribadendo un suggerimento già formulato l'anno scorso (post del 20/5/15), per organizzare un treewatching tour delle Sterculie, che offrono come detto colori diversi della fioritura ma anche assetto molto variabile della pianta e del fogliame. Ricordo che per la specie cugina Sterculia bidwillii la fioritura è leggermente posticipata.
E allora, ecco esplodere la fioritura delle Sterculie diversifolia, con i loro grappoli di orci rossi o gialli o verdognoli.
Qui gli orci sono rossi, e sono di uno dei due grandi esemplari di Genneruxi alla fine di via Stoccolma, più volte citati nel blog.
In questa foto si nota bene il calice, formato dai sepali (foglie modificate) uniti fra loro ma separati ed estroflessi nella parte terminale.
Questo è il momento giusto, ribadendo un suggerimento già formulato l'anno scorso (post del 20/5/15), per organizzare un treewatching tour delle Sterculie, che offrono come detto colori diversi della fioritura ma anche assetto molto variabile della pianta e del fogliame. Ricordo che per la specie cugina Sterculia bidwillii la fioritura è leggermente posticipata.
lunedì 23 maggio 2016
Gli spazzolini gialli della Grevillea
La Grevillea robusta, un albero già trattato ai primordi del blog (post 1/12/10), è in questo periodo in piena fioritura, e merita di essere riproposto dato che non è molto comune a Cagliari.
Infatti l'esemplare più bello che io conosca si trova in un condominio di Su Planu a Selargius, paese che ha saputo valorizzare questo albero, per esempio nel viale davanti al cimitero o in via Trieste.
Guardate che esplosione di colore arancio rugginoso, anche migliore di quella già fotografata nel 2011 (post del 30/5/11).
Gli spazzolini che raccolgono i fiori, tecnicamente racemi, sono formati da una grande quantità di tubuli appiccicosi per il nettare prodotto che attira gli insetti impollinatori.
Infatti l'esemplare più bello che io conosca si trova in un condominio di Su Planu a Selargius, paese che ha saputo valorizzare questo albero, per esempio nel viale davanti al cimitero o in via Trieste.
Guardate che esplosione di colore arancio rugginoso, anche migliore di quella già fotografata nel 2011 (post del 30/5/11).
Gli spazzolini che raccolgono i fiori, tecnicamente racemi, sono formati da una grande quantità di tubuli appiccicosi per il nettare prodotto che attira gli insetti impollinatori.
venerdì 13 maggio 2016
La Banksia della Cittadella Universitaria
La Banksia robur, e che cosa è? Per conoscere, da cagliaritani, questo genere di piante selvatiche australiane, bisogna essere dei grandi esperti o dei grandi curiosi, per di più frequentatori della Cittadella universitaria di Monserrato.
Io, curioso del verde e casualmente capitato alla Cittadella universitaria, ve ne avevo parlato l'anno scorso (post del 28/2/15), mettendo in evidenza la stranezza di fiori e frutti. Avevo altresì segnalato l'aspetto trasandato della pianta nel suo insieme, ripromettendomi però una revisione di questo giudizio con una visita primaverile.
Ho fatto questa visita, ed ecco allora una infiorescenza a spiga, in una foto risalente ad una decina di giorni fa.
Come si vede, le foglie sono tuttora piuttosto malmesse, ma potrebbe essere soltanto mancanza di cure adeguate.
In quest'altra foto si nota in alto lo stranissimo frutto immaturo, una sorta di pigna cilindrica con i follicoli ancora chiusi. Potete fare il confronto con il cono disseccato fotografato nel post precedente.
Questo arbusto conferma quindi le sue peculiarità e l'interesse che suscitano, anche se devo ribadire l'aspetto d'insieme trasandato e non attraente; gli darò una terza chance estiva, se mi verrà bene, prima di esprimere un giudizio definitivo.
Io, curioso del verde e casualmente capitato alla Cittadella universitaria, ve ne avevo parlato l'anno scorso (post del 28/2/15), mettendo in evidenza la stranezza di fiori e frutti. Avevo altresì segnalato l'aspetto trasandato della pianta nel suo insieme, ripromettendomi però una revisione di questo giudizio con una visita primaverile.
Ho fatto questa visita, ed ecco allora una infiorescenza a spiga, in una foto risalente ad una decina di giorni fa.
Come si vede, le foglie sono tuttora piuttosto malmesse, ma potrebbe essere soltanto mancanza di cure adeguate.
In quest'altra foto si nota in alto lo stranissimo frutto immaturo, una sorta di pigna cilindrica con i follicoli ancora chiusi. Potete fare il confronto con il cono disseccato fotografato nel post precedente.
Questo arbusto conferma quindi le sue peculiarità e l'interesse che suscitano, anche se devo ribadire l'aspetto d'insieme trasandato e non attraente; gli darò una terza chance estiva, se mi verrà bene, prima di esprimere un giudizio definitivo.
mercoledì 11 maggio 2016
L'enorme Tasso ed altri campioni del Supramonte
Come mi ero ripromesso, ecco la seconda puntata dedicata al Supramonte di Urzulei ed ai suoi gioielli arborei.
Ecco l'eccezionale Tasso, Taxus baccata, che vive quasi alla fine del sentiero che conduce verso Gorroppu: è veramente immenso, tanto più per essere un Tasso, e certamente ha diversi secoli di vita alle spalle.
Viene dichiarato millenario; io non so se sia vero, ma direi che importa poco; l'importante è che ci sia e che continui a farci compagnia, con i suoi 4 metri di circonferenza del tronco, i 10 metri di altezza, la vitalità tuttora intatta.
Ma non ci sono solo i Lecci ed il Tasso, in questo scrigno di bellezza: guardate che esemplari di Ginepro si trovano qui.
Ecco un possente Juniperus Oxycedrus, le cui dimensioni ragguardevoli fanno concorrenza ai Ginepri fotografati in comune di Fonni (post del 15/11/11); le dimensioni risaltano anche se le confrontiamo con quelle del maiale, che certamente piccolo non è, che pascola beatamente nei dintorni.
E guardate la perfezione delle forme di questo altro enorme esemplare di Ginepro rosso, con chioma globoso-conica che parte quasi da terra.
E poi ci sono gli Aceri, nella specie dell'Acero trilobo, Acer monospessulanum, che espongono le giovani foglioline verde chiaro, appunto a tre lobi come notiamo a destra.
Interessante fare un confronto con le foglie autunnali morenti di questa specie di alberi, riprese nel bel "foliage" del Supramonte di Orgosolo (post del 29/10/14).
E infine, dopo tanta grandezza, voglio concludere con una "piccolezza", cioè con un aggraziato fiorellino che cresce di fianco a questi giganti: eccolo qui.
Si tratta del Pancratium illyricum, o Pancrazio, stretto parente, guarda caso, del Giglio o Pancrazio marino che vive nei litorali sabbiosi, ed al quale il nostro somiglia moltissimo.
Ecco l'eccezionale Tasso, Taxus baccata, che vive quasi alla fine del sentiero che conduce verso Gorroppu: è veramente immenso, tanto più per essere un Tasso, e certamente ha diversi secoli di vita alle spalle.
Viene dichiarato millenario; io non so se sia vero, ma direi che importa poco; l'importante è che ci sia e che continui a farci compagnia, con i suoi 4 metri di circonferenza del tronco, i 10 metri di altezza, la vitalità tuttora intatta.
Ma non ci sono solo i Lecci ed il Tasso, in questo scrigno di bellezza: guardate che esemplari di Ginepro si trovano qui.
Ecco un possente Juniperus Oxycedrus, le cui dimensioni ragguardevoli fanno concorrenza ai Ginepri fotografati in comune di Fonni (post del 15/11/11); le dimensioni risaltano anche se le confrontiamo con quelle del maiale, che certamente piccolo non è, che pascola beatamente nei dintorni.
E guardate la perfezione delle forme di questo altro enorme esemplare di Ginepro rosso, con chioma globoso-conica che parte quasi da terra.
E poi ci sono gli Aceri, nella specie dell'Acero trilobo, Acer monospessulanum, che espongono le giovani foglioline verde chiaro, appunto a tre lobi come notiamo a destra.
Interessante fare un confronto con le foglie autunnali morenti di questa specie di alberi, riprese nel bel "foliage" del Supramonte di Orgosolo (post del 29/10/14).
E infine, dopo tanta grandezza, voglio concludere con una "piccolezza", cioè con un aggraziato fiorellino che cresce di fianco a questi giganti: eccolo qui.
Si tratta del Pancratium illyricum, o Pancrazio, stretto parente, guarda caso, del Giglio o Pancrazio marino che vive nei litorali sabbiosi, ed al quale il nostro somiglia moltissimo.
lunedì 9 maggio 2016
I Lecci monumentali del Supramonte
Andiamo sul Supramonte di Urzulei, che con quelli di Oliena, Orgosolo e Dorgali, rappresenta una delle maggiori bellezze naturalistiche della Sardegna.
Una natura selvaggia e intoccata, un altopiano calcareo dove godere il contrasto della roccia biancastra con il verde degli alberi, in particolare delle Querce residuo di foresta primaria, mai alterata dall'uomo nel corso dei secoli.
Si entra in questo mondo meraviglioso dalla Orientale sarda, poco dopo il bivio per Urzulei, e ci si addentra per circa dodici chilometri di meraviglia in una strada sterrata, circondati da Lecci enormi e solitari, poi riuniti in lecceta ed accompagnati da altre specie arboree, fino ad arrivare di fronte alla maestosità della gola di Gorroppu.
Ecco uno dei primi Lecci (Quercus ilex) solitari che si incontrano quando si intraprende il sentiero: enorme, splendida forma della chioma a campana simmetrica, base tagliata uniformemente dagli animali al pascolo brado, grande compattezza del fogliame.
Ecco un altro esemplare, chioma più piccola ma tronco possente, che consente anche di apprezzare la roccia calcarea, con cui questi meravigliosi testimoni del tempo si compenetrano attraverso le radici formando intrecci inseparabili.
Ed uno scatto ampio, che consente di formarsi una idea del tipo di percorso e di occupazione del suolo da parte degli alberi.
E, alla fine del percorso (almeno di quello automobilistico), l'ingresso del possente canyon della gola di Gorroppu, ripreso con il teleobiettivo.
Ma non finisce qui il racconto fotografico, non può finire senza che vi mostri le altre meravigliose specie arboree presenti in questo sito; per non appesantire troppo questo post, saranno oggetto del prossimo.
Una natura selvaggia e intoccata, un altopiano calcareo dove godere il contrasto della roccia biancastra con il verde degli alberi, in particolare delle Querce residuo di foresta primaria, mai alterata dall'uomo nel corso dei secoli.
Si entra in questo mondo meraviglioso dalla Orientale sarda, poco dopo il bivio per Urzulei, e ci si addentra per circa dodici chilometri di meraviglia in una strada sterrata, circondati da Lecci enormi e solitari, poi riuniti in lecceta ed accompagnati da altre specie arboree, fino ad arrivare di fronte alla maestosità della gola di Gorroppu.
Ecco uno dei primi Lecci (Quercus ilex) solitari che si incontrano quando si intraprende il sentiero: enorme, splendida forma della chioma a campana simmetrica, base tagliata uniformemente dagli animali al pascolo brado, grande compattezza del fogliame.
Ecco un altro esemplare, chioma più piccola ma tronco possente, che consente anche di apprezzare la roccia calcarea, con cui questi meravigliosi testimoni del tempo si compenetrano attraverso le radici formando intrecci inseparabili.
Ed uno scatto ampio, che consente di formarsi una idea del tipo di percorso e di occupazione del suolo da parte degli alberi.
E, alla fine del percorso (almeno di quello automobilistico), l'ingresso del possente canyon della gola di Gorroppu, ripreso con il teleobiettivo.
Ma non finisce qui il racconto fotografico, non può finire senza che vi mostri le altre meravigliose specie arboree presenti in questo sito; per non appesantire troppo questo post, saranno oggetto del prossimo.
giovedì 5 maggio 2016
L'allegria del Callistemon fiorito
Il Callistemon citrinus, Scovolino per gli amici, è in piena fioritura, e certamente non passa inosservato a chi lo incontra per strada. La fioritura è abbondante, migliaia e migliaia di stami rossi nelle sue spighe fiorite, ed induce allegria.
Lo ho già più volte fotografato e presentato, accostandolo in modo un po' spericolato sia alla liberazione dal nazifascismo che alla devozione per Sant'Efisio (post del 27/4/13 e del 2/5/15); quest'anno, siccome ne abbiamo molto bisogno, lo accosto semplicemente all'allegria.
Eccolo allora il cespuglio di quest'anno, che si accompagna ad un bellissimo panorama cagliaritano ripreso da via Cammino Nuovo.
Notiamo le cupole di S.Anna e di S.Michele, le case di Stampace, lo sfondo dei monti di Capoterra; tutto bello, ma chi dà il tocco di allegria all'immagine, se non le nostre spighe rosse?
Lo ho già più volte fotografato e presentato, accostandolo in modo un po' spericolato sia alla liberazione dal nazifascismo che alla devozione per Sant'Efisio (post del 27/4/13 e del 2/5/15); quest'anno, siccome ne abbiamo molto bisogno, lo accosto semplicemente all'allegria.
Eccolo allora il cespuglio di quest'anno, che si accompagna ad un bellissimo panorama cagliaritano ripreso da via Cammino Nuovo.
Notiamo le cupole di S.Anna e di S.Michele, le case di Stampace, lo sfondo dei monti di Capoterra; tutto bello, ma chi dà il tocco di allegria all'immagine, se non le nostre spighe rosse?
martedì 3 maggio 2016
Che nostalgia per le Palme di Terrapieno!
Terrapieno, la nostra bellissima passeggiata lungo il viale Regina Elena, è uno dei luoghi cagliaritani dove il crollo delle Palme delle Canarie, mangiate dal punteruolo rosso, ha lasciato di più il segno; un luogo inciso nella memoria collettiva dei cagliaritani anche per la presenza delle Palme, come lo sono via Roma, il Bastione, il cimitero di Bonaria ....
Quando ne abbiamo parlato (post del 11/10/15) abbiamo usato il termine disfatta, che mi pare dica tutto.
E allora, come non provare una profonda nostalgia per una fotografia come quella qui sotto?
E' una immagine bellissima, degli anni trenta del secolo scorso, che mi sono permesso di prendere in prestito dall'archivio di Stefano Cioglia, pubblicata oggi su Facebook per il gruppo c'eraCagliaric'è.
E' ripresa probabilmente dal terrazzo del palazzo Valdes, e ci consente di apprezzare la grande quantità di rigogliose Palme che ornavano piazza Marghinotti e la sovrastante piazza Endrich.
Sulla sinistra il doppio filare di Ficus retusa del viale, tuttora presente, più in là l'attuale Giardino sotto le Mura ed ancora più in là la skyline di Castello.
Quando ne abbiamo parlato (post del 11/10/15) abbiamo usato il termine disfatta, che mi pare dica tutto.
E allora, come non provare una profonda nostalgia per una fotografia come quella qui sotto?
E' una immagine bellissima, degli anni trenta del secolo scorso, che mi sono permesso di prendere in prestito dall'archivio di Stefano Cioglia, pubblicata oggi su Facebook per il gruppo c'eraCagliaric'è.
E' ripresa probabilmente dal terrazzo del palazzo Valdes, e ci consente di apprezzare la grande quantità di rigogliose Palme che ornavano piazza Marghinotti e la sovrastante piazza Endrich.
Sulla sinistra il doppio filare di Ficus retusa del viale, tuttora presente, più in là l'attuale Giardino sotto le Mura ed ancora più in là la skyline di Castello.
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