Un titolo assolutamente incomprensibile, lo ammetto, che pretende immediata spiegazione: parliamo dei frutti della Euforbia a candelabro, che vi ho presentato recentemente per la sua fioritura (post del 3/3/16) e per l'aspetto che giustifica il nome.
Eccolo qui, lo stesso esemplare di via Leoncavallo, ripreso con angolatura uguale a quello pubblicato due mesi fa; sembra che non ci sia differenza fra fiori e frutti, tanto l'aspetto è simile.
In realtà, osservando l'Euforbia da vicino (cosa peraltro non facile, dato che fiori e frutti crescono solo sulla cima delle ramificazioni) le differenze ci sono, eccome.
Eccoli qua, i fruttini in primo piano, con una immagine che giustifica anche il buffo nome.
Come si vede, ogni frutto, il tricocco, è costituito da tre foglie modificate (i cocchi) unite assieme a formare questo strano cappellino a tre punte che contiene i semi.
Questa forma di frutto è tipica di molte euforbiacee; il suo aspetto inizia ora ad assumere la colorazione rossastra che lo pervaderà tutto.
Insomma, anche una anonima, e in prima battuta poco attraente, pianta succulenta, merita attenzione e ci sa offrire elementi di interesse.
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sabato 30 aprile 2016
mercoledì 27 aprile 2016
I fiori rosa dell'Ippocastano
L'Ippocastano, Aesculus hippocastanum, è come sappiamo un albero poco adatto alla nostra città, ma la fioritura di via Castiglione è comunque un bellissimo spettacolo, che purtroppo quest'anno è quasi terminato.
E lo spettacolo è ancora più bello se le pannocchie di fiorellini sono di colore rosa, come in alcuni esemplari della suddetta via.
Guardate che bellezza! I fiori rosa sono prodotti da una sottospecie, l'Aesculus pavia, o da ulteriori incroci con l'Ippocastano a fiore bianco.
Questa specie a fiore rosa è una specie più piccola (ma questo a Cagliari si nota poco, sono tutti piccoli!), ed a fioritura più tardiva; ecco perché è ancora godibile, per qualche giorno.
Se poi non doveste fare a tempo ad ammirare la fioritura cagliaritana... non preoccupatevi, c'è sempre Parigi!
A parte gli scherzi, la foto a destra ritrae Place Dauphin nell'Ile de la Citè, con i piccoli Ippocastani rosa in pena fioritura, una bellezza al quadrato!
La data nella quale ho scattato la foto è l'8 maggio del 2014, per cui vale quanto detto prima: forza, organizzate un viaggetto a Parigi per ammirare (anche) gli Ippocastani fioriti di rosa!
E lo spettacolo è ancora più bello se le pannocchie di fiorellini sono di colore rosa, come in alcuni esemplari della suddetta via.
Guardate che bellezza! I fiori rosa sono prodotti da una sottospecie, l'Aesculus pavia, o da ulteriori incroci con l'Ippocastano a fiore bianco.
Questa specie a fiore rosa è una specie più piccola (ma questo a Cagliari si nota poco, sono tutti piccoli!), ed a fioritura più tardiva; ecco perché è ancora godibile, per qualche giorno.
Se poi non doveste fare a tempo ad ammirare la fioritura cagliaritana... non preoccupatevi, c'è sempre Parigi!
A parte gli scherzi, la foto a destra ritrae Place Dauphin nell'Ile de la Citè, con i piccoli Ippocastani rosa in pena fioritura, una bellezza al quadrato!
La data nella quale ho scattato la foto è l'8 maggio del 2014, per cui vale quanto detto prima: forza, organizzate un viaggetto a Parigi per ammirare (anche) gli Ippocastani fioriti di rosa!
sabato 23 aprile 2016
Le trombette si vergognano, ma non si nascondono!
Ripartono le trombette vergognose, come avevo a suo tempo (post del 20/11/11) definito i fiori della Datura arborea (o Brugmansia arborea), per connotare il loro assetto rigorosamente pendulo, quasi che si vergognassero a guardare negli occhi gli ammiratori.
Non ci guarda negli occhi, ma non è certo restia a farsi vedere questa trombetta, se è vero che il grande numero e le grandi dimensioni, fino a 20 cm., non sfuggono neanche ad un occhio distratto.
Se poi aggiungiamo che il periodo di fioritura è insolitamente lungo, da aprile fino a novembre, possiamo ribadire che questo fiore, che si vergogna a guardarci negli occhi, è al contrario piuttosto vanitoso nell'apparire!
Ecco allora un nuovo grande esemplare isolato, che mette in mostra le sue trombette gialle come quelle di via Dei Conversi (post del 8/10/15).
Questa Datura si trova invece a Settimo San Pietro, sulla strada provinciale che attraversa il centro del paese e che porta poi a Sinnai; come dicevamo, ha già incominciato a fiorire, e non può non attirare lo sguardo.
I fiori gialli appartengono ad una sottospecie più rara di quella a fiori bianchi, ma esiste anche una sottospecie a fiori con sfumature rosse, ancora meno comune.
Una fioritura comunque da ammirare, con i lunghi petali saldati a formare il calice e terminanti con vezzose punte (lacinie).
Non ci guarda negli occhi, ma non è certo restia a farsi vedere questa trombetta, se è vero che il grande numero e le grandi dimensioni, fino a 20 cm., non sfuggono neanche ad un occhio distratto.
Se poi aggiungiamo che il periodo di fioritura è insolitamente lungo, da aprile fino a novembre, possiamo ribadire che questo fiore, che si vergogna a guardarci negli occhi, è al contrario piuttosto vanitoso nell'apparire!
Ecco allora un nuovo grande esemplare isolato, che mette in mostra le sue trombette gialle come quelle di via Dei Conversi (post del 8/10/15).
Questa Datura si trova invece a Settimo San Pietro, sulla strada provinciale che attraversa il centro del paese e che porta poi a Sinnai; come dicevamo, ha già incominciato a fiorire, e non può non attirare lo sguardo.
I fiori gialli appartengono ad una sottospecie più rara di quella a fiori bianchi, ma esiste anche una sottospecie a fiori con sfumature rosse, ancora meno comune.
Una fioritura comunque da ammirare, con i lunghi petali saldati a formare il calice e terminanti con vezzose punte (lacinie).
lunedì 18 aprile 2016
Il Ficus e la ringhiera: chi vince?
La domanda è retorica, se parliamo di Ficus elastica, che non a caso appartengono alla stessa famiglia del Ficus magnolioide e del Ficus strangolatore asiatico: vince il Ficus!
Ecco i soggetti della nostra attenzione: un gruppetto di Ficus elastica al margine della scuola d'infanzia di via Bandello.
Ho fotografato la base sia per dimostrare l'assunto, sia per l'altezza inusitata raggiunta da questi alberi, che presentano il tronco nudo per diversi metri.
Probabilmente lo strano assetto è dovuto al taglio continuo dei rami bassi effettuato dai giardinieri, affinché gli alberi non costituissero pericolo per i bambini; come conseguenza la pianta si è espansa verso l'alto, e naturalmente ha avuto bisogno di rafforzarsi alla base, con gli esiti che vediamo.
I Ficus hanno gettato le loro radici aeree, che sono andate a terra per irrobustire l'insieme, e tutto questo senza chiedere permesso alla ringhiera.
Il nuovo assetto è quello che vediamo anche nella foto a destra; bisogna dire comunque che la ringhiera non ha subito grossi danni, anche se si è dovuta sottomettere alla forza della natura.
Ecco i soggetti della nostra attenzione: un gruppetto di Ficus elastica al margine della scuola d'infanzia di via Bandello.
Ho fotografato la base sia per dimostrare l'assunto, sia per l'altezza inusitata raggiunta da questi alberi, che presentano il tronco nudo per diversi metri.
Probabilmente lo strano assetto è dovuto al taglio continuo dei rami bassi effettuato dai giardinieri, affinché gli alberi non costituissero pericolo per i bambini; come conseguenza la pianta si è espansa verso l'alto, e naturalmente ha avuto bisogno di rafforzarsi alla base, con gli esiti che vediamo.
I Ficus hanno gettato le loro radici aeree, che sono andate a terra per irrobustire l'insieme, e tutto questo senza chiedere permesso alla ringhiera.
Il nuovo assetto è quello che vediamo anche nella foto a destra; bisogna dire comunque che la ringhiera non ha subito grossi danni, anche se si è dovuta sottomettere alla forza della natura.
giovedì 14 aprile 2016
Un nuovo ospite, il Maggiociondolo
Quando c'è un nuovo ospite c'è sempre un piacere aggiuntivo a farlo conoscere, tanto più quando ha un nome simpatico come quello odierno: il Maggiociondolo, nome scientifico Laburnum anagyroides, altri nomi comuni Avorniello o Citiso.
E' un alberello molto comune, e molto noto, in tutta Italia ma, per motivi che ignoro, praticamente assente in Sardegna.
E sarebbe rimasto assente anche nella nostra rassegna, se non lo avessi incontrato, casualmente, al cimitero di S.Michele, a destra dell'ingresso principale.
Ad essere sincero, lo ho riconosciuto solo perché ha esposto la prima infiorescenza di stagione, molto caratterizzante, appunto il ciondolo che ha dato origine al nome.
Il Maggiociondolo appartiene alla grande famiglia delle Leguminose, come la Sofora, l'Albizzia, la Gleditsia, l'Acacia, la Ginestra, la Robinia ...... tutti alberi ben presenti da noi e di cui abbiamo parlato molto nel blog; tanto più strano che lui non sia presente.
Pensate all'effetto estetico di colline ricoperte di questi alberelli fioriti, in maggio, per esempio in Veneto; immagino un effetto simile a quello delle nostre Ginestre, forse ancora più impattante data la forma dell'infiorescenza.
In realtà il singolo fiore è molto simile a quello della Ginestra, con la corolla papilionacea ed il colore giallo oro, mentre i legumi assomigliano di più a quelli della Sofora. La foglia invece è caratteristica della specie, è composta e costituita da 3 foglioline.
Insomma, proprio un bell'alberello; qualcuno è a conoscenza di altri esemplari in città?
E' un alberello molto comune, e molto noto, in tutta Italia ma, per motivi che ignoro, praticamente assente in Sardegna.
E sarebbe rimasto assente anche nella nostra rassegna, se non lo avessi incontrato, casualmente, al cimitero di S.Michele, a destra dell'ingresso principale.
Ad essere sincero, lo ho riconosciuto solo perché ha esposto la prima infiorescenza di stagione, molto caratterizzante, appunto il ciondolo che ha dato origine al nome.
Il Maggiociondolo appartiene alla grande famiglia delle Leguminose, come la Sofora, l'Albizzia, la Gleditsia, l'Acacia, la Ginestra, la Robinia ...... tutti alberi ben presenti da noi e di cui abbiamo parlato molto nel blog; tanto più strano che lui non sia presente.
Pensate all'effetto estetico di colline ricoperte di questi alberelli fioriti, in maggio, per esempio in Veneto; immagino un effetto simile a quello delle nostre Ginestre, forse ancora più impattante data la forma dell'infiorescenza.
In realtà il singolo fiore è molto simile a quello della Ginestra, con la corolla papilionacea ed il colore giallo oro, mentre i legumi assomigliano di più a quelli della Sofora. La foglia invece è caratteristica della specie, è composta e costituita da 3 foglioline.
Insomma, proprio un bell'alberello; qualcuno è a conoscenza di altri esemplari in città?
sabato 9 aprile 2016
I Carrubi sotto attacco!
Non bastavano le Palme con il punteruolo rosso, adesso abbiamo anche il problema dei Carrubi con i topi!
E' da tempo che avevo notato segni di disseccamento in varie piante cittadine; qui a sinistra, per esempio, vediamo un gruppo di Carrubi in piazza Islanda a Genneruxi, ma la situazione è simile, anzi forse peggiore, in largo Gennari ed in piazza Giovanni XXIII.
Si vedono dei rami secchi, ma non ci si preoccupa troppo, anche perché il Carrubo è noto per essere pianta robusta e resistentissima verso gli agenti patogeni: sarà un naturale ricambio di rami vecchi, sarà una malattia localizzata, si riprenderà presto.
Poi però si vedono situazioni che stanno degenerando, come quella della foto a destra, sempre in piazza Islanda: e allora,che cosa sta succedendo a questi splendidi compagni della nostra esistenza?
Per cercare di saperne di più, ho interpellato il Comune, ed ho saputo che i responsabili sono i topi, che masticano la corteccia, fino ad inibire la capacità della pianta di trasmettere la linfa, provocando così la morte di interi rami.
Ho poi scoperto che questo problema è ben noto anche in Sicilia, da diversi anni (ecco un altro parallelo con le Palme); lì fra l'altro i Carrubi hanno anche utilizzo gastronomico di qualità (post del 6/11/11), per cui il danno sarebbe ancora più traumatico.
I servizi del nostro Comune hanno previsto interventi specifici per combattere il fenomeno; speriamo che a questi interventi si dia la priorità che meritano i Carrubi, ed i malefici roditori!
E' da tempo che avevo notato segni di disseccamento in varie piante cittadine; qui a sinistra, per esempio, vediamo un gruppo di Carrubi in piazza Islanda a Genneruxi, ma la situazione è simile, anzi forse peggiore, in largo Gennari ed in piazza Giovanni XXIII.
Si vedono dei rami secchi, ma non ci si preoccupa troppo, anche perché il Carrubo è noto per essere pianta robusta e resistentissima verso gli agenti patogeni: sarà un naturale ricambio di rami vecchi, sarà una malattia localizzata, si riprenderà presto.
Poi però si vedono situazioni che stanno degenerando, come quella della foto a destra, sempre in piazza Islanda: e allora,che cosa sta succedendo a questi splendidi compagni della nostra esistenza?
Per cercare di saperne di più, ho interpellato il Comune, ed ho saputo che i responsabili sono i topi, che masticano la corteccia, fino ad inibire la capacità della pianta di trasmettere la linfa, provocando così la morte di interi rami.
Ho poi scoperto che questo problema è ben noto anche in Sicilia, da diversi anni (ecco un altro parallelo con le Palme); lì fra l'altro i Carrubi hanno anche utilizzo gastronomico di qualità (post del 6/11/11), per cui il danno sarebbe ancora più traumatico.
I servizi del nostro Comune hanno previsto interventi specifici per combattere il fenomeno; speriamo che a questi interventi si dia la priorità che meritano i Carrubi, ed i malefici roditori!
mercoledì 6 aprile 2016
La Palma ed il cancello
La Palma, precisamente una Washingtonia filifera, troneggia imprigionata dietro il cancello di una vecchia proprietà, abbandonata forse da quando lei era un giovane virgulto.
Magari, adesso che è grande e bella, la Palma vorrebbe essere libera; ma difficilmente il cancello si aprirà ancora, se non sotto i colpi di una ruspa che farà piazza pulita di quest'area alla periferia di Sinnai, magari per costruire un palazzo o, speriamo, un giardino verde che comprenda la Palma.
Per il momento la nostra deve accontentarsi della compagnia di due piccole Agavi che vivacchiano nei vasi di terracotta che sovrastano i pilastri del cancello, affascinante residuo di una nobiltà perduta.
sabato 2 aprile 2016
La Strelitzia comune e la sorella gigante
La Strelitzia è una bellissima pianta erbacea molto nota per i grandi fiori colorati, che cominciano a deliziarci la vista dai giardini in questo periodo. La specie più comunemente coltivata è la Strelitzia reginae, nota come Uccello del Paradiso per la particolarissima ed affascinante forma del fiore.
Ecco un esemplare ripreso appunto in un giardino, dove possiamo apprezzare l'eleganza degli alti steli con la spata a becco da cui "scaturisce" il fiore.
Notevoli anche le foglie, lunghe, coriacee e durevoli; non per niente queste Strelitzie sono molto usate come fiore reciso, e danno luogo a splendide composizioni di abbellimento domestico.
Ma la mia attenzione odierna si appunta su un'altra Strelitzia, molto meno nota di quella descritta e spesso confusa con il Banano (Musa acuminata).
Parlo della Strelitzia nicolai, un campione delle piante erbacee per le sue dimensioni, che possono arrivare ad 8 metri di altezza. Ecco fotografato il gruppo che ci accoglie all'ingresso basso del parco di Terramaini.
Ci si chiede come una pianta erbacea, priva per definizione di fusto legnoso, possa reggersi così alta: in realtà è l'accorpamento delle enormi foglie che da' luogo ad un falso tronco e sorregge il tutto.
La lamina di queste foglie, che può essere lunga più di un metro, è però piuttosto fragile, tanto è vero che viene strappata dal vento, come si vede dalla fotografia; questo ne peggiora l'estetica, così come la persistenza di vecchie foglie secche o bruciate dal sole.
Dicevamo della confusione con il Banano; al di là di differenze più tecniche, la principale è il fiore, che come vediamo a sinistra è inconfondibilmente di Strelitzia, con la caratteristica forma a becco di uccello, mentre il fiore del Banano ha la forma di un fuso rossastro.
Il fiore di questo gigante è meno colorato e bello di quello della sorella minore, e rimane anche più incastrato in mezzo alle foglie, ma mantiene comunque un suo fascino.
Ecco un esemplare ripreso appunto in un giardino, dove possiamo apprezzare l'eleganza degli alti steli con la spata a becco da cui "scaturisce" il fiore.
Notevoli anche le foglie, lunghe, coriacee e durevoli; non per niente queste Strelitzie sono molto usate come fiore reciso, e danno luogo a splendide composizioni di abbellimento domestico.
Ma la mia attenzione odierna si appunta su un'altra Strelitzia, molto meno nota di quella descritta e spesso confusa con il Banano (Musa acuminata).
Parlo della Strelitzia nicolai, un campione delle piante erbacee per le sue dimensioni, che possono arrivare ad 8 metri di altezza. Ecco fotografato il gruppo che ci accoglie all'ingresso basso del parco di Terramaini.
Ci si chiede come una pianta erbacea, priva per definizione di fusto legnoso, possa reggersi così alta: in realtà è l'accorpamento delle enormi foglie che da' luogo ad un falso tronco e sorregge il tutto.
La lamina di queste foglie, che può essere lunga più di un metro, è però piuttosto fragile, tanto è vero che viene strappata dal vento, come si vede dalla fotografia; questo ne peggiora l'estetica, così come la persistenza di vecchie foglie secche o bruciate dal sole.
Dicevamo della confusione con il Banano; al di là di differenze più tecniche, la principale è il fiore, che come vediamo a sinistra è inconfondibilmente di Strelitzia, con la caratteristica forma a becco di uccello, mentre il fiore del Banano ha la forma di un fuso rossastro.
Il fiore di questo gigante è meno colorato e bello di quello della sorella minore, e rimane anche più incastrato in mezzo alle foglie, ma mantiene comunque un suo fascino.