Se Cagliari fosse dotata di un elenco degli alberi monumentali della città, come altre città hanno, sicuramente l'albero di oggi ci sarebbe, per la sua grandezza in relazione alla specie e per la sua bellezza.
Parliamo di un Terebinto, o meglio uno Schinus terebinthifolius (si veda quanto detto al riguardo nel post del 13/1/16), e precisamente di quello che si trova in via Machiavelli, in corrispondenza del numero 74.
Guardate la bellezza di quest'albero, tanto più in questo periodo, in cui è carico delle piccole drupe rosse simili a quelle del cugino Lentisco; veramente notevole, e ben godibile dalla strada, soprattutto illuminato dal sole mattutino.
Avevo già parlato di quest'albero, qualche anno fa (post del 7/1/11), e mi fa piacere riproporvelo, dovo avervi presentato quelli di Terramaini, del Parco della Musica, del Lazzaretto; ribadisco che è un albero che merita una maggiore diffusione.
L'esemplare di oggi resta comunque, probabilmente, il più grande della città, e meriterebbe il riconoscimento di albero monumentale nel relativo elenco, se esistesse; perché al Dipartimento di Scienze Botaniche non ci fanno un pensierino?
Oggi il cesto dei post propone...
Oggi il cesto dei post propone... Le stagioni della Melia
mercoledì 27 gennaio 2016
sabato 23 gennaio 2016
Le Fatsie di Corso Vittorio Emanuele
Ogni tanto una scappatella nelle piante cosiddette "d'appartamento" ci sta, anche perché la distinzione fra piante d'appartamento e piante da esterno è sempre più labile. Abbiamo infatti parlato in più occasioni di "piante che scappano di casa", fra cui i Ficus beniamina ed elastica, la Schefflera, la Monstera etc).
Anche la pianta di oggi può essere considerata una pianta che scappa di casa, anche se si è sempre saputo che vive altrettanto bene in casa e fuori, essendo pianta molto rustica: parliamo della Fatsia (o Aralia) japonica, di cui mi piace segnalarvi gli esemplari che ornano diverse aiuole del Corso Vittorio Emanuele pedonalizzato.
Ecco qui a sinistra un esemplare fiorito, con le grandi foglie palmate ed i fiorellini riuniti in infiorescenze ombrelliformi, ai quali seguiranno le bacche nere; sia i fiori che i frutti sono simili a quelli dell'Edera, di cui la Fatsia è stretta parente, appartenendo alla stessa famiglia delle Araliacee.
Nella passeggiata del Corso le Fatsie sono alternate con alberelli di Sofora, formando un gradevole insieme; speriamo che i lavori in corso finiscano in fretta, per poterci godere al meglio questa passeggiata!
Anche la pianta di oggi può essere considerata una pianta che scappa di casa, anche se si è sempre saputo che vive altrettanto bene in casa e fuori, essendo pianta molto rustica: parliamo della Fatsia (o Aralia) japonica, di cui mi piace segnalarvi gli esemplari che ornano diverse aiuole del Corso Vittorio Emanuele pedonalizzato.
Ecco qui a sinistra un esemplare fiorito, con le grandi foglie palmate ed i fiorellini riuniti in infiorescenze ombrelliformi, ai quali seguiranno le bacche nere; sia i fiori che i frutti sono simili a quelli dell'Edera, di cui la Fatsia è stretta parente, appartenendo alla stessa famiglia delle Araliacee.
Nella passeggiata del Corso le Fatsie sono alternate con alberelli di Sofora, formando un gradevole insieme; speriamo che i lavori in corso finiscano in fretta, per poterci godere al meglio questa passeggiata!
lunedì 18 gennaio 2016
Anche le Palme fioriscono
Il titolo di questo post deriva dalla constatazione che delle Palme siamo abituati ad apprezzare esteticamente l'eleganza ed il portamento dell'insieme, talvolta apprezziamo i frutti (per esempio i datteri del genere Phoenix) che con il nostro clima assumono colori molto belli, quasi mai i fiori.
E sbagliamo, perché anche i fiori possono essere molto affascinanti. In realtà non parliamo dei singoli fiori, ma dei loro raggruppamenti, le infiorescenze, che si presentano normalmente in forma di cascata, dagli usuali colori bianco o giallo.
Senza arrivare allo splendore delle infiorescenze della Brahea armata, Palma blu del Messico (post del 12/8/13), possiamo ammirare una bella fioritura, attualmente in corso al Parco della Musica, di un esemplare di Arecastrum ( Syagrus) romanzoffianum, come vediamo qui sotto.
E' una Palma molto elegante questo Arecastrum, con le foglie dall'aspetto piumoso (origine del sinonimo Cocos plumosa), e le infiorescenze gialle presto pendenti.
Se i fiori saranno stati fecondati, vedremo fra poco i frutti, non molto dissimili da quelli del genere Phoenix, le nostre Palme più comuni (ma purtroppo colpite dal punteruolo rosso).
Nella foto di destra vediamo le brattee o spate, ormai disseccate, che hanno protetto le infiorescenze, e che costituiscono un altro elemento di fascino di questa Palma, con la loro elegante silhouette.
Approfitto per segnalare che questa specie di Palma è la stessa che troviamo in piazza Repubblica, da me erroneamente classificata a suo tempo come Palma Alexandra (post del 29/1/11).
E sbagliamo, perché anche i fiori possono essere molto affascinanti. In realtà non parliamo dei singoli fiori, ma dei loro raggruppamenti, le infiorescenze, che si presentano normalmente in forma di cascata, dagli usuali colori bianco o giallo.
Senza arrivare allo splendore delle infiorescenze della Brahea armata, Palma blu del Messico (post del 12/8/13), possiamo ammirare una bella fioritura, attualmente in corso al Parco della Musica, di un esemplare di Arecastrum ( Syagrus) romanzoffianum, come vediamo qui sotto.
E' una Palma molto elegante questo Arecastrum, con le foglie dall'aspetto piumoso (origine del sinonimo Cocos plumosa), e le infiorescenze gialle presto pendenti.
Se i fiori saranno stati fecondati, vedremo fra poco i frutti, non molto dissimili da quelli del genere Phoenix, le nostre Palme più comuni (ma purtroppo colpite dal punteruolo rosso).
Nella foto di destra vediamo le brattee o spate, ormai disseccate, che hanno protetto le infiorescenze, e che costituiscono un altro elemento di fascino di questa Palma, con la loro elegante silhouette.
Approfitto per segnalare che questa specie di Palma è la stessa che troviamo in piazza Repubblica, da me erroneamente classificata a suo tempo come Palma Alexandra (post del 29/1/11).
mercoledì 13 gennaio 2016
La bellezza e il degrado
Si dice che bellezza chiami bellezza e degrado chiami degrado, ed è spesso vero, ma non sempre. Per esempio la situazione che vi presento oggi unisce bellezza a degrado, con effetto ancora più deprimente.
Parliamo dell'arena Devinu, cioè del grande spazio, nell'ambito del Parco della Musica, che connette il Teatro Lirico con il Conservatorio. Uno spazio realizzato con obiettivi ambiziosi, finora rimasti sulla carta. La sua bellezza, al di là degli aspetti architettonici e dei materiali usati, è dovuta molto agli alberi che lo abitano, soprattutto ad una buona quantità di Schinus terebinthifolius.
Questo alberello sempreverde ha un nome complicato, e non mi risulta che esista un nome comune in italiano. Per questo motivo viene spesso chiamato, anche da me, Terebinto (post del 7/1/11 ed altri successivi); in realtà questa denominazione non è del tutto appropriata, perché lo fa confondere con il fratello campagnolo titolare del nome Terebinto, Pistacia terebinthus, che è abbastanza simile ma spogliante.
In realtà sia il Nostro che il fratello campagnolo sono stretti parenti del Lentisco (Pistacia lentiscus), del Pistacchio (Pistacia vera), dello Schinus molle ben noto al blog, dato che appartengono tutti alla famiglia delle Anacardiacee.
Dopo questa digressione tecnica, della quale mi scuso ma che mi è parsa necessaria, ecco un bell'esemplare femmina di Schinus terebinthifolius, proprio all'ingresso dell'arena Devinu, che si incontra dopo aver salito la scalinata che conduce al Lirico e, appunto, all'arena.
Ed ecco a destra un particolare dei bei fruttini, di colore variabile dal verde al rosso, e che diventeranno neri; come si vede, la somiglianza con il comunissimo Lentisco è veramente notevole.
Una decina di altri alberelli di questa specie accompagnano ed abbelliscono il perimetro curvilineo dell'arena.
E veniamo, purtroppo, al degrado ed alle immagini che fanno cadere le braccia.
Occorre intervenire al più presto con il ripristino, perché, una volta iniziato, allora sì che degrado chiama degrado; occorre agire con la sicurezza passiva, telecamere e protezioni; occorre soprattutto che le persone siano invogliate a fruire di questi spazi, perché non rimangano
abbandonati alla mercé di pochi vandali.
Cagliari non merita questo affronto, tanto meno nei luoghi di cultura, e tanto meno ancora nei luoghi belli anche per il verde che ospitano!
Parliamo dell'arena Devinu, cioè del grande spazio, nell'ambito del Parco della Musica, che connette il Teatro Lirico con il Conservatorio. Uno spazio realizzato con obiettivi ambiziosi, finora rimasti sulla carta. La sua bellezza, al di là degli aspetti architettonici e dei materiali usati, è dovuta molto agli alberi che lo abitano, soprattutto ad una buona quantità di Schinus terebinthifolius.
Questo alberello sempreverde ha un nome complicato, e non mi risulta che esista un nome comune in italiano. Per questo motivo viene spesso chiamato, anche da me, Terebinto (post del 7/1/11 ed altri successivi); in realtà questa denominazione non è del tutto appropriata, perché lo fa confondere con il fratello campagnolo titolare del nome Terebinto, Pistacia terebinthus, che è abbastanza simile ma spogliante.
In realtà sia il Nostro che il fratello campagnolo sono stretti parenti del Lentisco (Pistacia lentiscus), del Pistacchio (Pistacia vera), dello Schinus molle ben noto al blog, dato che appartengono tutti alla famiglia delle Anacardiacee.
Dopo questa digressione tecnica, della quale mi scuso ma che mi è parsa necessaria, ecco un bell'esemplare femmina di Schinus terebinthifolius, proprio all'ingresso dell'arena Devinu, che si incontra dopo aver salito la scalinata che conduce al Lirico e, appunto, all'arena.
Ed ecco a destra un particolare dei bei fruttini, di colore variabile dal verde al rosso, e che diventeranno neri; come si vede, la somiglianza con il comunissimo Lentisco è veramente notevole.
Una decina di altri alberelli di questa specie accompagnano ed abbelliscono il perimetro curvilineo dell'arena.
E veniamo, purtroppo, al degrado ed alle immagini che fanno cadere le braccia.
Occorre intervenire al più presto con il ripristino, perché, una volta iniziato, allora sì che degrado chiama degrado; occorre agire con la sicurezza passiva, telecamere e protezioni; occorre soprattutto che le persone siano invogliate a fruire di questi spazi, perché non rimangano
abbandonati alla mercé di pochi vandali.
Cagliari non merita questo affronto, tanto meno nei luoghi di cultura, e tanto meno ancora nei luoghi belli anche per il verde che ospitano!
giovedì 7 gennaio 2016
Contrasti invernali
Questo post non ha bisogno di grandi commenti da parte mia: dicono tutto il titolo, le didascalie e soprattutto le fotografie. Noto soltanto, una volta di più, che gli alberi hanno tanto da dirci anche nella cosiddetta stagione morta, l'inverno.
Ilex aquifolium, Agrifoglio variegato "golden king".
Foglie a margine giallo e turgide drupe scarlatte.
Pattada, dicembre 2015
Quercus rubra, Quercia rossa americana.
Foglia morta raccolta sulla pianta ed essiccata.
Villanova Strisaili, dicembre 2015
sabato 2 gennaio 2016
Un grande Alloro
L'Alloro, Laurus nobilis, è un arbusto/albero piuttosto comune in Sardegna, certamente naturalizzato se non spontaneo; in campagna si presenta normalmente in forma di grosso arbusto, ramificato fin dalla base, mentre in città il suo utilizzo varia dalla siepe all'esemplare singolo trattato ad albero.
In realtà la città non è l'habitat ideale di questa pianta, dato che non sopporta molto le potature e se trascurata viene attaccata facilmente dalla cocciniglia, diventando piuttosto brutta (post del 19/1/12). Forse per questi motivi l'Alloro è sempre meno usato nel verde pubblico cittadino, mentre permane con esemplari anche belli nel verde privato (post del 28/3/15).
E proprio un nuovo esemplare privato vi presento oggi, su segnalazione di Marco che ringrazio.
Si trova in via Rossini, in un giardino condominiale al numero 60, e come si vede si tratta a tutti gli effetti di un albero, con una altezza vicina ai 10 metri, considerata la massima raggiungibile da questa specie.
Un esemplare grande e bello, che restituisce all'Alloro un po' della nobiltà che gli compete per denominazione e mitologia.
In realtà la città non è l'habitat ideale di questa pianta, dato che non sopporta molto le potature e se trascurata viene attaccata facilmente dalla cocciniglia, diventando piuttosto brutta (post del 19/1/12). Forse per questi motivi l'Alloro è sempre meno usato nel verde pubblico cittadino, mentre permane con esemplari anche belli nel verde privato (post del 28/3/15).
E proprio un nuovo esemplare privato vi presento oggi, su segnalazione di Marco che ringrazio.
Si trova in via Rossini, in un giardino condominiale al numero 60, e come si vede si tratta a tutti gli effetti di un albero, con una altezza vicina ai 10 metri, considerata la massima raggiungibile da questa specie.
Un esemplare grande e bello, che restituisce all'Alloro un po' della nobiltà che gli compete per denominazione e mitologia.
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