L'Acacia horrida, terza ed ultima delle nostre Acacie più comuni, si sta riempiendo degli splendidi capolini gialli, dopo la dealbata di gennaio e la saligna di marzo.
Ecco a sinistra un primo piano della fioritura, con gli splendidi batuffoli gialli, del cespuglione che si trova in via Milano, all'angolo con via Messina.
E' certamente una rarità la presenza di questa Acacia in città, residuo di una presenza ampia, quando veniva utilizzata come separazione per le proprietà agricole; oggi sta velocemente scomparendo, e credo che anche il destino di questo cespuglione sia segnato.
Intanto, finché ancora qualche esemplare si trova, si può godere della fioritura, che è più o meno contemporanea con quella della cugina Albizzia, della quale abbiamo appena parlato nel blog; gli stami della Acacia formano però fiorellini più piccoli, regolari e compatti rispetto all'Albizzia, ma altrettanto fascinosi, se non di più.
Tornando alla presenza in città dell'Acacia horrida, (a destra uno scorcio del grande intrico di via Milano) io spero che qualche esemplare pubblico venga preservato, curato e mostrato con orgoglio, e non buttato via malamente come l'esemplare dell'Istituto Nautico di viale Diaz (post del 30/6/14 e del 4/7/14), che si trovava fra l'altro in bellissima posizione per essere ammirato.
Oggi il cesto dei post propone...
Oggi il cesto dei post propone... Le stagioni della Melia
martedì 30 giugno 2015
domenica 28 giugno 2015
La fiera delle Albizzie fiorite
E' iniziato il periodo di fioritura della Albizzia julibrissin, nomi comuni Gaggia arborea o Acacia di Costantinopoli, con l'esplosione dei capolini in bellissimi piumini rosa arancio, costituiti da innumerevoli stami. Uno spettacolo che vale la pena di segnalare, e che Cagliari offre sempre più di frequente.
Cominciamo allora con l'esemplare storico di via Tel Aviv a Genneruxi, già eternato in versione invernale (post del 22/12/10); come si vede, nonostante questa pianta sia piuttosto anziana per la specie (qualche decina di anni), rimane abbastanza bassa, attorno ai 5 metri, e raccolta come dimensione.
Un esemplare più grande, anche questo già catturato in precedenza a fine fioritura (post del 14/7/12), è quello di via Machiavelli, vicino a dove quest'ultima termina incrociando l'asse mediano.
Esemplare anziano anch'esso, ma con il tronco sottile, fatto che espone quest'albero a qualche rischio; infatti, pur essendo pianta spogliante, a Cagliari spesso mantiene il fogliame anche d'inverno (perdendo molto della sua avvenenza), esponendosi così alle sfuriate di maestrale.
Comunque, la bellezza del fogliame e della fioritura estiva, unite alla velocità di crescita, hanno favorito molti impianti più recenti di Albizzia, tanto da consentirci di modificare la valutazione da poco comune (post del 2010 citato) in quasi comune.
Ecco per esempio un lungo filare di giovani Albizzie alla Corte del Sole di Sestu, e mi sembra di ricordare che anche i parcheggi Conad di via Jenner ne accolgano un buon numero.
Concludendo questa carrellata, godiamoci da vicino la bellezza, per aspetto e colore, dei piumini, ma stiamo attenti a non esagerare: non facciamo cioè che queste specie "ornamentali" soppiantino le nostre specie più tradizionali, magari meno appariscenti, ma .........
Cominciamo allora con l'esemplare storico di via Tel Aviv a Genneruxi, già eternato in versione invernale (post del 22/12/10); come si vede, nonostante questa pianta sia piuttosto anziana per la specie (qualche decina di anni), rimane abbastanza bassa, attorno ai 5 metri, e raccolta come dimensione.
Un esemplare più grande, anche questo già catturato in precedenza a fine fioritura (post del 14/7/12), è quello di via Machiavelli, vicino a dove quest'ultima termina incrociando l'asse mediano.
Esemplare anziano anch'esso, ma con il tronco sottile, fatto che espone quest'albero a qualche rischio; infatti, pur essendo pianta spogliante, a Cagliari spesso mantiene il fogliame anche d'inverno (perdendo molto della sua avvenenza), esponendosi così alle sfuriate di maestrale.
Comunque, la bellezza del fogliame e della fioritura estiva, unite alla velocità di crescita, hanno favorito molti impianti più recenti di Albizzia, tanto da consentirci di modificare la valutazione da poco comune (post del 2010 citato) in quasi comune.
Ecco per esempio un lungo filare di giovani Albizzie alla Corte del Sole di Sestu, e mi sembra di ricordare che anche i parcheggi Conad di via Jenner ne accolgano un buon numero.
Concludendo questa carrellata, godiamoci da vicino la bellezza, per aspetto e colore, dei piumini, ma stiamo attenti a non esagerare: non facciamo cioè che queste specie "ornamentali" soppiantino le nostre specie più tradizionali, magari meno appariscenti, ma .........
giovedì 25 giugno 2015
Lagunaria in fiore al Poetto
I lavori di riqualificazione del Poetto, tuttora in corso, mi inducono a riparlare della Lagunaria patersonii, dato che questo albero svolge un ruolo importante in questi lavori, almeno per noi estimatori del verde: se ne stanno mettendo a dimora molti nuovi esemplari, che parteciperanno a definire il nuovo assetto del litorale (post del 9/12/14).
Un altro motivo per parlarne è che questi alberi sono tuttora in piena fioritura, come si vede nella foto a sinistra.
Il Poetto è luogo di elezione della Lagunaria, da molti decenni: ne esalta i pregi, legati alla resistenza alla salinità, alla sabbia ed al vento, ma anche i difetti, legati al colore spento del fogliame ed alla persistenza dei vecchi frutti sulla pianta.
La fotografia, pur essendo rallegrata dal bel calice rosa, evidenzia impietosamente la bruttezza attuale delle foglie e delle vecchie capsule secche.
Una nota di possibile miglioramento viene dai nuovi previsti impianti di irrigazione basati sulla raccolta dell'acqua piovana: infatti il fatto che la Lagunaria resista alla siccità non significa che non apprezzi l'acqua, che la rende decisamente più gradevole, come dimostrano altri esemplari quali quelli di su Siccu (post del 16/12/10).
Insomma, bene le Lagunarie, ma non abbandonate a se stesse come per decenni è stato fatto per gli esemplari storici del Poetto
Un altro motivo per parlarne è che questi alberi sono tuttora in piena fioritura, come si vede nella foto a sinistra.
Il Poetto è luogo di elezione della Lagunaria, da molti decenni: ne esalta i pregi, legati alla resistenza alla salinità, alla sabbia ed al vento, ma anche i difetti, legati al colore spento del fogliame ed alla persistenza dei vecchi frutti sulla pianta.
La fotografia, pur essendo rallegrata dal bel calice rosa, evidenzia impietosamente la bruttezza attuale delle foglie e delle vecchie capsule secche.
Una nota di possibile miglioramento viene dai nuovi previsti impianti di irrigazione basati sulla raccolta dell'acqua piovana: infatti il fatto che la Lagunaria resista alla siccità non significa che non apprezzi l'acqua, che la rende decisamente più gradevole, come dimostrano altri esemplari quali quelli di su Siccu (post del 16/12/10).
Insomma, bene le Lagunarie, ma non abbandonate a se stesse come per decenni è stato fatto per gli esemplari storici del Poetto
lunedì 22 giugno 2015
Il viale delle Tipuane
La Tipuana speciosa (sinonimo Tipuana tipu) è un albero pluridecorato dal blog, per la sua bellezza, soprattutto in giugno, e per la sua rarità. Abbiamo ossequiato gli esemplari più anziani, in viale Trento ed in via S.Vetrano, parlandone a più riprese fino dal 2010 (post del 29/12/10).
Abbiamo poi smesso di assegnare l'attributo di rarità alla Tipuana (ma non quello di bellezza!) quando abbiamo conosciuto un buon numero di giovanissimi esemplari nel Parco della Musica (post del 20/11/11), seguiti poi dal blog nella loro veloce crescita (post del 2/10/13), che ha portato ad identificare queste Tipuane con le Piccole Donne del romanzo ottocentesco americano.
Ebbene, le bambine del 2011, ragazze del 2013, sono oggi delle belle signore in fiore, come si vede nella foto a sinistra;
la velocità della crescita, dal 2011 ad oggi (confrontare le foto per credere!), conferma sia una caratteristica intrinseca di questi alberi di origine sudamericana, sia il buon rapporto che hanno con il nostro clima.
Voglio anche ricordare l'elegante frutto, un achenio alato che, nonostante l'ala, spesso persiste lungamente sulla pianta, dove assume i colori dal verde al bruno (vedi foto acclusa al post del 2010 citato) prima di cadere intatto (tecnicamente indeiscente).
Ecco un'altra foto di infilata del viale principale del parco, ornato da un buon numero di Tipuane, ancora in piena fioritura, che si preparano a regalarci la loro ombra nei caldi pomeriggi estivi; direi che a buon diritto, ringraziando i giardinieri per questa piantumazione, possiamo intitolare questo viale alle Tipuane.
Pensate (si parva licet .......), darsi appuntamento al viale delle Tipuane, come fanno i berlinesi con il loro meraviglioso viale dei Tigli!
Abbiamo poi smesso di assegnare l'attributo di rarità alla Tipuana (ma non quello di bellezza!) quando abbiamo conosciuto un buon numero di giovanissimi esemplari nel Parco della Musica (post del 20/11/11), seguiti poi dal blog nella loro veloce crescita (post del 2/10/13), che ha portato ad identificare queste Tipuane con le Piccole Donne del romanzo ottocentesco americano.
Ebbene, le bambine del 2011, ragazze del 2013, sono oggi delle belle signore in fiore, come si vede nella foto a sinistra;
la velocità della crescita, dal 2011 ad oggi (confrontare le foto per credere!), conferma sia una caratteristica intrinseca di questi alberi di origine sudamericana, sia il buon rapporto che hanno con il nostro clima.
Voglio anche ricordare l'elegante frutto, un achenio alato che, nonostante l'ala, spesso persiste lungamente sulla pianta, dove assume i colori dal verde al bruno (vedi foto acclusa al post del 2010 citato) prima di cadere intatto (tecnicamente indeiscente).
Ecco un'altra foto di infilata del viale principale del parco, ornato da un buon numero di Tipuane, ancora in piena fioritura, che si preparano a regalarci la loro ombra nei caldi pomeriggi estivi; direi che a buon diritto, ringraziando i giardinieri per questa piantumazione, possiamo intitolare questo viale alle Tipuane.
Pensate (si parva licet .......), darsi appuntamento al viale delle Tipuane, come fanno i berlinesi con il loro meraviglioso viale dei Tigli!
venerdì 19 giugno 2015
Le Parkinsonie in mostra
La Parkinsonia aculeata è un albero che abbiamo trattato più volte nel blog, sin dalle origini, e che torna adesso all'attenzione perché offre il meglio di sé con la sua fioritura piena di fascino.
Parliamo in particolare degli esemplari che vivono nel piccolo giardino roccioso alla fine di via della Pineta: eccoli qui.
Non sono gli esemplari cagliaritani più belli, né i più grandi, dato che hanno un assetto arbustivo più che arboreo, ma presentano un grande vantaggio: sono in bella mostra e risaltano sul lastricato e sulle rocce chiare.
Li avrei definiti verde da semaforo, come nel 2011 (post del 4/1/11), se non fosse che il semaforo è stato di recente eliminato a favore di una rotatoria; comunque in questo periodo è quasi impossibile non notarli se si passa con un qualsiasi mezzo meccanico (o anche in bicicletta, naturalmente!), per esempio andando o tornando dal Poetto.
Sono eleganti questi alberelli, con le lunghe foglie pendenti, composte da numerose e minuscole foglioline di colore verde chiaro, e con la meravigliosa fioritura che andrà avanti per diverse settimane.
I fiorellini della Parkinsonia, raccolti in gruppi, sono costituiti da piccoli calici con petali gialli fuorché uno, il vessillo, che assume un colore rosso pallido; l'insieme forma un bellissimo effetto cromatico, tanto più in unione con il verde delle foglie.
Per apprezzare questi ed altri dettagli, appena accennati nella foto a destra, dovete però necessariamente abbandonare il mezzo meccanico di cui sopra e percorrere a piedi, o accompagnati dalla bicicletta, questo simpatico giardino: ne vale la pena!
Parliamo in particolare degli esemplari che vivono nel piccolo giardino roccioso alla fine di via della Pineta: eccoli qui.
Non sono gli esemplari cagliaritani più belli, né i più grandi, dato che hanno un assetto arbustivo più che arboreo, ma presentano un grande vantaggio: sono in bella mostra e risaltano sul lastricato e sulle rocce chiare.
Li avrei definiti verde da semaforo, come nel 2011 (post del 4/1/11), se non fosse che il semaforo è stato di recente eliminato a favore di una rotatoria; comunque in questo periodo è quasi impossibile non notarli se si passa con un qualsiasi mezzo meccanico (o anche in bicicletta, naturalmente!), per esempio andando o tornando dal Poetto.
Sono eleganti questi alberelli, con le lunghe foglie pendenti, composte da numerose e minuscole foglioline di colore verde chiaro, e con la meravigliosa fioritura che andrà avanti per diverse settimane.
I fiorellini della Parkinsonia, raccolti in gruppi, sono costituiti da piccoli calici con petali gialli fuorché uno, il vessillo, che assume un colore rosso pallido; l'insieme forma un bellissimo effetto cromatico, tanto più in unione con il verde delle foglie.
Per apprezzare questi ed altri dettagli, appena accennati nella foto a destra, dovete però necessariamente abbandonare il mezzo meccanico di cui sopra e percorrere a piedi, o accompagnati dalla bicicletta, questo simpatico giardino: ne vale la pena!
mercoledì 17 giugno 2015
L'abusivo all'attacco
Non so più che cosa inventare per definire il comportamento dell'Ailanto, Ailanthus altissima, e le sue temibili capacità di espansione. Lo ho definito abusivo già nel 2010 (post del 23/11/10) , ne ho descritto le armi che utilizza per vincere (post del 6/7/12), ho provato a difenderlo quando è tenuto a bada e ristretto, ne ho anche vantato le qualità estetiche da grande albero quando è fiorito.
La conclusione di buon senso è quella che bisogna tenerselo, lasciandolo dove non fa grandi danni ma combattendolo strenuamente dove non ha diritto di residenza.
E nella seconda fattispecie, io credo, si trova la Cittadella dei Musei, luogo di primo livello fra le bellezze cagliaritane, per i tesori archeologici che contiene ma anche per la magia del luogo, la bellezza dei panorami ed il verde che abita i suoi percorsi.
E nel verde dei suoi percorsi ci sono alcuni pregevoli esemplari di Ginepro tappezzante, che vediamo nella foto a sinistra.
Il Ginepro tappezzante è un nome generico che indica una grande varietà di specie ornamentali; quella in questione potrebbe essere Juniperus horizontalis, dove il condizionale è d'obbligo dato che ci si muove nel grande mare degli ibridi, mare nel quale io non so proprio nuotare.
Comunque, quale che sia la specie, un bellissimo arbusto, che però vediamo trafitto, proprio nel mezzo, da un alberello di Ailanto.
Ed ecco a destra un altro esempio di inizio della colonizzazione del territorio, anche se qui non sta ancora disturbando le piante titolari: dategli qualche settimana di libertà e vedrete!
Ripeto allora l'invito che ho già rivolto nel passato ai giardinieri che curano questo verde: combattete l'Ailanto in Cittadella, perché in Cittadella l'Ailanto non deve avere diritto di residenza!
La conclusione di buon senso è quella che bisogna tenerselo, lasciandolo dove non fa grandi danni ma combattendolo strenuamente dove non ha diritto di residenza.
E nella seconda fattispecie, io credo, si trova la Cittadella dei Musei, luogo di primo livello fra le bellezze cagliaritane, per i tesori archeologici che contiene ma anche per la magia del luogo, la bellezza dei panorami ed il verde che abita i suoi percorsi.
E nel verde dei suoi percorsi ci sono alcuni pregevoli esemplari di Ginepro tappezzante, che vediamo nella foto a sinistra.
Il Ginepro tappezzante è un nome generico che indica una grande varietà di specie ornamentali; quella in questione potrebbe essere Juniperus horizontalis, dove il condizionale è d'obbligo dato che ci si muove nel grande mare degli ibridi, mare nel quale io non so proprio nuotare.
Comunque, quale che sia la specie, un bellissimo arbusto, che però vediamo trafitto, proprio nel mezzo, da un alberello di Ailanto.
Ed ecco a destra un altro esempio di inizio della colonizzazione del territorio, anche se qui non sta ancora disturbando le piante titolari: dategli qualche settimana di libertà e vedrete!
Ripeto allora l'invito che ho già rivolto nel passato ai giardinieri che curano questo verde: combattete l'Ailanto in Cittadella, perché in Cittadella l'Ailanto non deve avere diritto di residenza!
lunedì 15 giugno 2015
Trauttmansdorff
Vi assicuro che non mi sono fumato niente, prima di scrivere il nome del titolo di questo post: ho solo riportato il nome originale dei giardini botanici di Merano, dichiarati fra i dieci parchi più belli d'Europa.
Certo, il nome non è invitante, e fa anche un po' paura, ma vi assicuro che immergersi nei 12 ettari ad anfiteatro di questi giardini è una esperienza irripetibile, anzi un'esperienza che sarebbe bello ripetere in ognuna delle tre stagioni di apertura, potendo.
Io mi sono limitato ad inserire una visita nell'ambito di una breve vacanza in Alto Adige, ma reputo che da soli questi giardini valgano il viaggio sia per gli amanti degli alberi che dei fiori. Infatti gli architetti del verde mescolano qui con intelligenza, nei vari percorsi, alberi di 30 metri con una grande profusione di fiori, alternando tratti di natura selvaggia con altri grandemente rielaborati.
Ecco a sinistra uno scorcio, nel quale si notano in particolare gli altissimi e sottili Cipressi.
A destra le foglie di un Acero palmato, nella zona dedicata ai paesaggi naturali del Nord America, dove trovano posto gli alberi a foglia caduca che danno luogo agli splendidi colori autunnali.
A sinistra uno stagno di Ninfee gialle, Nuphar lutea, con decine di fiori che punteggiano il pavimento costituito dalle splendide foglie galleggianti.
Non vado oltre con questo piccolo assaggino personale, ma suggerisco, a chi volesse approfondire, di visitare l'ottimo sito dedicato, dove viene fatto vedere ben altro.
Certo, il nome non è invitante, e fa anche un po' paura, ma vi assicuro che immergersi nei 12 ettari ad anfiteatro di questi giardini è una esperienza irripetibile, anzi un'esperienza che sarebbe bello ripetere in ognuna delle tre stagioni di apertura, potendo.
Io mi sono limitato ad inserire una visita nell'ambito di una breve vacanza in Alto Adige, ma reputo che da soli questi giardini valgano il viaggio sia per gli amanti degli alberi che dei fiori. Infatti gli architetti del verde mescolano qui con intelligenza, nei vari percorsi, alberi di 30 metri con una grande profusione di fiori, alternando tratti di natura selvaggia con altri grandemente rielaborati.
Ecco a sinistra uno scorcio, nel quale si notano in particolare gli altissimi e sottili Cipressi.
A destra le foglie di un Acero palmato, nella zona dedicata ai paesaggi naturali del Nord America, dove trovano posto gli alberi a foglia caduca che danno luogo agli splendidi colori autunnali.
A sinistra uno stagno di Ninfee gialle, Nuphar lutea, con decine di fiori che punteggiano il pavimento costituito dalle splendide foglie galleggianti.
Non vado oltre con questo piccolo assaggino personale, ma suggerisco, a chi volesse approfondire, di visitare l'ottimo sito dedicato, dove viene fatto vedere ben altro.
venerdì 12 giugno 2015
Al semaforo, fra venditore e draghetto
Quando si dice un'istantanea, cioè una foto presa al volo. Non era certo mia intenzione riprendere il venditore, mentre ero fermo al semaforo di viale Cimitero, ma solo il giovane esemplare di Dracaena draco con il suo grappolo di bacche arancione.
Volevo portare un esempio di come anche le aiuole spartitraffico possano produrre interessanti risultati; nel mentre il venditore ha attraversato il campo dell'obiettivo, ed è scattato il verde .........
Certo, avrei potuto ritagliare la foto, ma poi mi è sembrata più spontanea ed efficace intera, e come tale ve la porgo.
giovedì 11 giugno 2015
La pioggia delle meravigliose coppette rosse
E' periodo di pioggia, anche se in pieno giugno può apparire strano: è la pioggia dei fiori, che cadono a migliaia dai nostri alberi fioriti. La parte del leone la fanno le Jacarande, pluritrattate nel blog, che ci allietano in giro per la città con la splendida fioritura celeste, e con la relativa pioggia dei fiorellini tubulosi.
Ma oggi la pioggia di cui vi parlo riguarda non tubuli ma coppette, non celesti ma rosse. Le coppette, piccoli orci o piccoli calici che dir si voglia, sono quelle della Sterculia diversifolia (post del 11/3/12, 25/1/13, 20/5/15) , e l'esemplare è quello, da noi ben conosciuto assieme alla sorella, di via Stoccolma.
Guardate lo spettacolo di questi grappoli, quest'anno particolarmente numerosi: l'albero si macchia di rosso pallido, mentre le coppette di altri esemplari sono gialline o verde chiaro, e quando le coppette cominciano a cadere, è pioggia e tappeto per terra.
Ecco il primo piano di un grappolo, che evidenzia le coppette costituite da sepali saldati con le estremità piegate all'esterno. Notiamo anche la bellezza delle foglie verde carico, lucide e con apice acuminato.
Per chi vuole dedicare più tempo all'osservazione del fenomeno, o ha semplicemente un animo meditativo, una panchina piazzata strategicamente facilita il lavoro, e magari consente di essere "bagnati" da questa pioggia!
Ma oggi la pioggia di cui vi parlo riguarda non tubuli ma coppette, non celesti ma rosse. Le coppette, piccoli orci o piccoli calici che dir si voglia, sono quelle della Sterculia diversifolia (post del 11/3/12, 25/1/13, 20/5/15) , e l'esemplare è quello, da noi ben conosciuto assieme alla sorella, di via Stoccolma.
Guardate lo spettacolo di questi grappoli, quest'anno particolarmente numerosi: l'albero si macchia di rosso pallido, mentre le coppette di altri esemplari sono gialline o verde chiaro, e quando le coppette cominciano a cadere, è pioggia e tappeto per terra.
Ecco il primo piano di un grappolo, che evidenzia le coppette costituite da sepali saldati con le estremità piegate all'esterno. Notiamo anche la bellezza delle foglie verde carico, lucide e con apice acuminato.
Per chi vuole dedicare più tempo all'osservazione del fenomeno, o ha semplicemente un animo meditativo, una panchina piazzata strategicamente facilita il lavoro, e magari consente di essere "bagnati" da questa pioggia!
domenica 7 giugno 2015
I Larici millenari in val d'Ultimo
La val d'Ultimo non è la valle più nota dell'Alto Adige, certamente meno nota della Val Senales o della Val Passiria, ma ha un privilegio, per noi guardoni degli alberi, fondamentale: ci vivono 3 Larici ultra millenari, età di circa 2000 anni!
Potevo io, durante una breve vacanza in Alto Adige, lasciarmi scappare l'occasione di andare a vedere questi campioni? Naturalmente no, ed eccomi qui a condividere.
Ecco il terzetto: due davanti ed il terzo, malconcio, in fondo.
La presumibile, mostruosa età di questi alberi è stata dedotta da un quarto esemplare in zona, abbattuto dal vento nel 1930, al quale sono stati contati più di 2000 anelli di accrescimento annuale.
Quello della foto a destra è il più grosso, con una circonferenza alla base di più di otto metri. Il giovane che lo abbraccia, con l'affetto dovuto ad un progenitore così lontano, dà una idea delle dimensioni.
L'altezza di questo esemplare è di circa 35 metri, nonostante abbia perso la cima probabilmente per un fulmine.
Come si vede nella parte alta della immagine, questo Larice continua tranquillamente a produrre i suoi teneri aghi annualmente, essendo il Larix decidua, rarità fra le aghifoglie, un albero spogliante (post del 10/10/11).
Per stemperare l'angoscia del trovarsi di fronte a questi monumenti viventi, mi permetto uno scherzetto: l'escrescenza bulbosa, nella foto precedente visibile a sinistra sopra la testa del giovanotto abbracciante, se ripresa con una determinata angolazione cambia aspetto, richiamando chiaramente alla mente un deretano nudo in mostra: che il grande vecchio voglia dire qualcosa, a noi scriteriati distruttori di foreste?
Infine, una foto del malconcio: colpito dal fulmine, spezzato da secoli a sei metri d'altezza, ha deciso di continuare a vivere attraverso un ramo laterale, che ha già raggiunto un'altezza di più di venti metri. Questo esemplare è sostenuto da tiranti, dato che la base non ha quasi più struttura, ma è vivo!
Concludo citando un proverbio indiano che mi sembra molto bello, tratto come diverse informazioni di questo post dal cartello esposto in loco.
Potevo io, durante una breve vacanza in Alto Adige, lasciarmi scappare l'occasione di andare a vedere questi campioni? Naturalmente no, ed eccomi qui a condividere.
Ecco il terzetto: due davanti ed il terzo, malconcio, in fondo.
La presumibile, mostruosa età di questi alberi è stata dedotta da un quarto esemplare in zona, abbattuto dal vento nel 1930, al quale sono stati contati più di 2000 anelli di accrescimento annuale.
Quello della foto a destra è il più grosso, con una circonferenza alla base di più di otto metri. Il giovane che lo abbraccia, con l'affetto dovuto ad un progenitore così lontano, dà una idea delle dimensioni.
L'altezza di questo esemplare è di circa 35 metri, nonostante abbia perso la cima probabilmente per un fulmine.
Come si vede nella parte alta della immagine, questo Larice continua tranquillamente a produrre i suoi teneri aghi annualmente, essendo il Larix decidua, rarità fra le aghifoglie, un albero spogliante (post del 10/10/11).
Per stemperare l'angoscia del trovarsi di fronte a questi monumenti viventi, mi permetto uno scherzetto: l'escrescenza bulbosa, nella foto precedente visibile a sinistra sopra la testa del giovanotto abbracciante, se ripresa con una determinata angolazione cambia aspetto, richiamando chiaramente alla mente un deretano nudo in mostra: che il grande vecchio voglia dire qualcosa, a noi scriteriati distruttori di foreste?
Infine, una foto del malconcio: colpito dal fulmine, spezzato da secoli a sei metri d'altezza, ha deciso di continuare a vivere attraverso un ramo laterale, che ha già raggiunto un'altezza di più di venti metri. Questo esemplare è sostenuto da tiranti, dato che la base non ha quasi più struttura, ma è vivo!
Concludo citando un proverbio indiano che mi sembra molto bello, tratto come diverse informazioni di questo post dal cartello esposto in loco.
Gli alberi sono le colonne del mondo, collegamento fra la terra ed il cielo: quando tutti gli alberi saranno tagliati il cielo cadrà sopra di noi.
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