E' la fine di aprile, e scatta l'ora X per la fioritura del nostro Sakura; infatti il Ciliegio giapponese, Prunus serrulata, che vive nel parco di Monte Urpinu, nell'ultima settimana di aprile ci delizia con la sua meravigliosa esplosione.
Anche se lo avevo già fatto l'anno scorso (post del 26/4/14), e ancora prima nel 2012 (post del 19/9/12), non ho resistito a presentarvi anche quest'anno lo spettacolo che ci regala quest'albero con i suoi fiori, che mettono in mostra tutte le tonalità dal bianco al rosa carico, come si vede dal primissimo piano a sinistra.
E a destra una immagine intera della pianta, nella quale possiamo notare che l'alberello è ancora privo di foglie; in effetti le tenere foglioline rossastre, di una elegante forma a punta, stanno appena cominciando a comparire, e costituiscono anch'esse un elemento di fascino.
Per amore d'onestà dobbiamo anche dire che, trascorso il periodo di grazia primaverile, questo albero come molti altri Pruni non offre elementi di attrazione, ma direi che di questo lo possiamo tranquillamente perdonare.
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giovedì 30 aprile 2015
domenica 26 aprile 2015
I grappoli d'aprile
Non si può far finta di niente di fronte all'esplosione dei grappoli di fiorellini bianchi e celeste/violetto che abbelliscono la città in queste settimane primaverili, per la soddisfazione della vista e dell'olfatto.
Parliamo di un albero, la Robinia pseudoacacia, e di un arbusto rampicante, la Wisteria sinensis o Glicine. Sono certamente diversi per portamento, ma molte cose li accomunano, a cominciare dall'appartenenza alla stessa famiglia, quella delle Leguminose, per proseguire con la fioritura di aprile, e con la somiglianza dei bellissimi grappoli di fiorellini, bianchi per la Robinia e celesti per il Glicine. Vi presento due esemplari interessanti.
Cominciamo dalla Robinia e da un bell'alberello di buona simmetria ( cosa non usuale per la Robinia) che si trova in via Galvani, e precisamente dove ha sede un Istituto di vigilanza, ed un tempo, riferimento per i non più giovani, si trovava la discoteca Bounty.
A destra un particolare dei grappoli; a parte la bellezza dei fiorellini papilionacei si notano le eleganti foglie composte ed anche alcuni legumi, residuo della fruttificazione passata.
Come già detto (post del 18/12/10) i fiori della Robinia sono corresponsabili della produzione del cosiddetto miele di Acacia, a cui trasferiscono il delicato profumo.
Ed ecco il Glicine che mi ha colpito; questo non è in città, ma la città ne è piena e non avrete difficoltà ad ammirarne la fioritura (p.es. post del 5/4/11).
L'esemplare di Glicine della fotografia, per chi avesse dubbi sulle sue capacità di rampicante, ha aggredito addirittura un Pino da pinoli, e lo sta occupando fino a molti metri di altezza.
Parliamo di un albero, la Robinia pseudoacacia, e di un arbusto rampicante, la Wisteria sinensis o Glicine. Sono certamente diversi per portamento, ma molte cose li accomunano, a cominciare dall'appartenenza alla stessa famiglia, quella delle Leguminose, per proseguire con la fioritura di aprile, e con la somiglianza dei bellissimi grappoli di fiorellini, bianchi per la Robinia e celesti per il Glicine. Vi presento due esemplari interessanti.
Cominciamo dalla Robinia e da un bell'alberello di buona simmetria ( cosa non usuale per la Robinia) che si trova in via Galvani, e precisamente dove ha sede un Istituto di vigilanza, ed un tempo, riferimento per i non più giovani, si trovava la discoteca Bounty.
A destra un particolare dei grappoli; a parte la bellezza dei fiorellini papilionacei si notano le eleganti foglie composte ed anche alcuni legumi, residuo della fruttificazione passata.
Come già detto (post del 18/12/10) i fiori della Robinia sono corresponsabili della produzione del cosiddetto miele di Acacia, a cui trasferiscono il delicato profumo.
Ed ecco il Glicine che mi ha colpito; questo non è in città, ma la città ne è piena e non avrete difficoltà ad ammirarne la fioritura (p.es. post del 5/4/11).
L'esemplare di Glicine della fotografia, per chi avesse dubbi sulle sue capacità di rampicante, ha aggredito addirittura un Pino da pinoli, e lo sta occupando fino a molti metri di altezza.
giovedì 23 aprile 2015
Lo splendore dell'Ogliastra in primavera
Una zona geografica peculiare, l'Ogliastra: selvaggia, aspra, avara per chi deve vivere dei prodotti della terra, a volte cattiva, per esempio con le inondazioni; una zona che chiede rispetto, e meraviglia, ai nostri occhi di umani, abituati ad avere sempre tutto ai nostri piedi.
Una regione geografica comunque splendida, e soprattutto in primavera, quando si mostra con il vestito migliore e ci lascia entrare ad ammirarlo, fino alle pieghe più nascoste. E non è necessario affrontare i luoghi più noti ma spesso anche più difficili: Su Gorroppu, Tiscali, i sentieri del Selvaggio Blu; basta molto meno per godere delle sue bellezze.
Ecco allora un piccolo tour delle meraviglie, dal mare alla montagna.
S.Maria Navarrese: dall'ombra di un Olivastro, il mare e le rocce rosse; servono altre parole?
S.Maria Navarrese: il particolare di uno degli Olivastri pluricentenari che ornano il declivio di fronte al mare; ci racconta della difficoltà di sopravvivere per secoli e dell'orgoglio di esserci riusciti.
Triei, pochi chilometri a nord-ovest di S.Maria:
distese di Ginestre fiorite, Calicotome spinosa, in sardo Tirìa (notata la somiglianza con il nome del paese?), a perdita d'occhio. Si inseguono nei declivi intorno al paese, ed il loro giallo vivo gioca in contrasto con le varie tonalità di verde della macchia; proprio un bello spettacolo, intorno ai 500 metri di quota.
Supramonte di Urzulei: il Rosmarino fiorito si fa strada attraverso la rete metallica che imbriglia la roccia carbonatica, impedendole di franare sulle teste degli escursionisti: un minimo di sicurezza, senza togliere nulla all'emozione di camminare in mezzo a strapiombi e panorami mozzafiato. Qui siamo intorno agli 800 metri di quota.
Strada fra Talana e la vecchia SS 389, nella zona di Pira'e Onni, quota intorno ai 1000 metri: uno scheletro di Roverella, Quercus pubescens, sta cominiciando la ripresa primaverile. Le Roverelle isolate dell'Ogliastra, vecchie, grandi, altere nella loro solitudine, sono uno spettacolo nello spettacolo, come abbiamo già notato più volte; campioni rappresentativi della nostra bellezza.
Ecco, vi ho dato un piccolissimo assaggio di quello che offrono queste zone, nei mesi da marzo a maggio; lo sanno bene gli escursionisti stranieri, tedeschi, olandesi, inglesi, che arrivano sempre in maggiore numero per arrampicare o scoprire, a piedi, in bicicletta, in moto, e riempirsi gli occhi di bellezza. Speriamo che i crescenti flussi turistici, esterni ma anche di noi isolani, badando a non offendere questa natura meravigliosa, ripaghino gli abitanti dell'avarizia produttiva e dell'isolamento dei loro territori.
Una regione geografica comunque splendida, e soprattutto in primavera, quando si mostra con il vestito migliore e ci lascia entrare ad ammirarlo, fino alle pieghe più nascoste. E non è necessario affrontare i luoghi più noti ma spesso anche più difficili: Su Gorroppu, Tiscali, i sentieri del Selvaggio Blu; basta molto meno per godere delle sue bellezze.
Ecco allora un piccolo tour delle meraviglie, dal mare alla montagna.
S.Maria Navarrese: dall'ombra di un Olivastro, il mare e le rocce rosse; servono altre parole?
S.Maria Navarrese: il particolare di uno degli Olivastri pluricentenari che ornano il declivio di fronte al mare; ci racconta della difficoltà di sopravvivere per secoli e dell'orgoglio di esserci riusciti.
Triei, pochi chilometri a nord-ovest di S.Maria:
distese di Ginestre fiorite, Calicotome spinosa, in sardo Tirìa (notata la somiglianza con il nome del paese?), a perdita d'occhio. Si inseguono nei declivi intorno al paese, ed il loro giallo vivo gioca in contrasto con le varie tonalità di verde della macchia; proprio un bello spettacolo, intorno ai 500 metri di quota.
Supramonte di Urzulei: il Rosmarino fiorito si fa strada attraverso la rete metallica che imbriglia la roccia carbonatica, impedendole di franare sulle teste degli escursionisti: un minimo di sicurezza, senza togliere nulla all'emozione di camminare in mezzo a strapiombi e panorami mozzafiato. Qui siamo intorno agli 800 metri di quota.
Strada fra Talana e la vecchia SS 389, nella zona di Pira'e Onni, quota intorno ai 1000 metri: uno scheletro di Roverella, Quercus pubescens, sta cominiciando la ripresa primaverile. Le Roverelle isolate dell'Ogliastra, vecchie, grandi, altere nella loro solitudine, sono uno spettacolo nello spettacolo, come abbiamo già notato più volte; campioni rappresentativi della nostra bellezza.
Ecco, vi ho dato un piccolissimo assaggio di quello che offrono queste zone, nei mesi da marzo a maggio; lo sanno bene gli escursionisti stranieri, tedeschi, olandesi, inglesi, che arrivano sempre in maggiore numero per arrampicare o scoprire, a piedi, in bicicletta, in moto, e riempirsi gli occhi di bellezza. Speriamo che i crescenti flussi turistici, esterni ma anche di noi isolani, badando a non offendere questa natura meravigliosa, ripaghino gli abitanti dell'avarizia produttiva e dell'isolamento dei loro territori.
lunedì 20 aprile 2015
L'Asfodelo in campo
L'Asfodelo mediterraneo, Asphodelus ramosus, è forse la pianta erbacea più conosciuta in Sardegna; difficile che chiunque di noi non sappia riconoscere l'Asfodelo, non fosse altro che per il suo esteso passato utilizzo nella produzione di canestri, le corbulas.
Ma non ne avrei parlato nel blog, perché essendo erbacea è fuori dal mio ambito di competenze, se non avessi visto un campo di Asfodeli degno di nota, per la densità di steli a metro quadro, per me assolutamente eccezionale. Eccolo qua.
Siamo sulla vecchia strada statale 125, nella zona di Tertenia: un campo immenso e densissimo, in piena fioritura, che assume nell'insieme un bel colore rosato, costituito dalla somma del bianco dei petali, del bruno delle nervature dei medesimi, del rossastro dei boccioli.
Decisamente un bell'effetto di insieme, guastato nello specifico dalla quantità di moscerini che mi ha impedito di effettuare qualche scatto migliore.
L'Asfodelo, gradevole durante la fioritura e bello nell'insieme come nota di colore a bordo strada, è però un forte segnalatore di degrado, dato che cresce tipicamente nei terreni pietrosi, incendiati, molto percorsi dal pascolo. E' proprio per questo che possiamo dire che la rarità di questo campo colonizzato dal solo asfodelo è una fortuna, guai se questi campi diventassero una presenza comune nelle nostre campagne!
Ma non ne avrei parlato nel blog, perché essendo erbacea è fuori dal mio ambito di competenze, se non avessi visto un campo di Asfodeli degno di nota, per la densità di steli a metro quadro, per me assolutamente eccezionale. Eccolo qua.
Siamo sulla vecchia strada statale 125, nella zona di Tertenia: un campo immenso e densissimo, in piena fioritura, che assume nell'insieme un bel colore rosato, costituito dalla somma del bianco dei petali, del bruno delle nervature dei medesimi, del rossastro dei boccioli.
Decisamente un bell'effetto di insieme, guastato nello specifico dalla quantità di moscerini che mi ha impedito di effettuare qualche scatto migliore.
L'Asfodelo, gradevole durante la fioritura e bello nell'insieme come nota di colore a bordo strada, è però un forte segnalatore di degrado, dato che cresce tipicamente nei terreni pietrosi, incendiati, molto percorsi dal pascolo. E' proprio per questo che possiamo dire che la rarità di questo campo colonizzato dal solo asfodelo è una fortuna, guai se questi campi diventassero una presenza comune nelle nostre campagne!
giovedì 16 aprile 2015
La scommessa è perduta, la Tamerice è vincente
La scommessa perduta è quella del Comune di Cagliari, riguardante il parcheggio "inerbito" fra le vie Darwin e Fleming; un esperimento di notevole interesse, che poteva far convivere al meglio il prato con i parcheggi (post del 29/6/12, 14/1/13, 26/2/14), ma che alla luce dei fatti possiamo dichiarare fallito.
La dimostrazione è in questa foto, che mostra impietosamente la condizione degli stalli "inerbiti" in assenza di auto (ieri mattina presto); colore terra bruciata, erba soffocata, presenza sul prato della terra polverosa trasferita dai pneumatici.
A questo punto l'esperimento è fallito perché, oltre ad essere costato tanti soldi in fase realizzativa, ha dimostrato probabilmente di costare tanti soldi anche in fase gestionale, per tenere i parcheggi "vivi", cosa che il Comune non può/non vuole certo permettersi.
Che sia a causa del nostro clima o di altro non so dire, ma posso dire sul filo del buon senso che se si voleva sperimentare si poteva spendere tanto di meno con qualcosa di più piccolo, prima di infilarsi in questa avventura, con tanto di battage pubblicitario e relativi proclami.
Allora, rifacciamoci gli occhi, come abbiamo fatto le altre volte nelle quali si è parlato di questo pseudo prato: oltre il confine del parcheggio, all'interno del circolo bocciofilo, c'è una Tamerice, Tamarix gallica (post del 17/4/11) veramente strepitosa: eccola qua.
Stracarico di infiorescenze rosa sui rametti ricadenti, questo alberello è un vero spettacolo; fra l'altro non è necessario organizzare una partita a bocce per goderne della vista, dato che lo si vede bene anche transitando sull'asse mediano, verso il centro città.
La dimostrazione è in questa foto, che mostra impietosamente la condizione degli stalli "inerbiti" in assenza di auto (ieri mattina presto); colore terra bruciata, erba soffocata, presenza sul prato della terra polverosa trasferita dai pneumatici.
A questo punto l'esperimento è fallito perché, oltre ad essere costato tanti soldi in fase realizzativa, ha dimostrato probabilmente di costare tanti soldi anche in fase gestionale, per tenere i parcheggi "vivi", cosa che il Comune non può/non vuole certo permettersi.
Che sia a causa del nostro clima o di altro non so dire, ma posso dire sul filo del buon senso che se si voleva sperimentare si poteva spendere tanto di meno con qualcosa di più piccolo, prima di infilarsi in questa avventura, con tanto di battage pubblicitario e relativi proclami.
Allora, rifacciamoci gli occhi, come abbiamo fatto le altre volte nelle quali si è parlato di questo pseudo prato: oltre il confine del parcheggio, all'interno del circolo bocciofilo, c'è una Tamerice, Tamarix gallica (post del 17/4/11) veramente strepitosa: eccola qua.
Stracarico di infiorescenze rosa sui rametti ricadenti, questo alberello è un vero spettacolo; fra l'altro non è necessario organizzare una partita a bocce per goderne della vista, dato che lo si vede bene anche transitando sull'asse mediano, verso il centro città.
sabato 11 aprile 2015
Le Yucche e il Cavalluccio Marino
Dopo l'elefante, il cavalluccio marino. Non so dove potrebbe portarci questo bestiario, ma l'accostamento è venuto spontaneo, dato che le piante odierne si trovano nel giardinetto del Cavalluccio Marino, vecchia e gloriosa pizzeria al Poetto, ritrovo di riferimento per chi è stato giovane tanto tempo fa.
Dunque, fra il vecchio ed abbandonato Cavalluccio, ed il "Nettuno" in fase di ristrutturazione, c'è questo bel giardinetto; anche lui ha vissuto alterne vicissitudini, anche cruente.
Il giardinetto è stato distrutto e rifatto più volte, l'ultima non molti anni fa; nonostante che l'isolamento faciliti il vandalismo, e la poca civiltà di molti nostri concittadini aiuti la sporcizia a dominare, è in condizioni ancora decenti, ma soprattutto espone attualmente delle Yucche in splendida fioritura.
La Yucca gloriosa (o specie consimili; sono tante, e difficili da distinguere) è una pianta molto comune a Cagliari; si trova bene, chiede poco, esplode con infiorescenze a spiga enormi, lunghe anche più di 1 metro, costituite da fiori bianchi a campanella.
Ecco a destra una nuova infiorescenza; scopriamo così che queste Agavacee hanno da noi due fioriture annuali, ad aprile e ad ottobre (post del 16/10/13)
Un'altra immagine della fioritura, a sinistra; è veramente un bel vedere.
Segnalo infine, fra i tanti, altri bellissimi e vecchi esemplari, forse di Yucca elephantipes (ecco che ritorna l'elefante....) in via Romagna, davanti all'ingresso della Cittadella della salute Asl.
Dunque, fra il vecchio ed abbandonato Cavalluccio, ed il "Nettuno" in fase di ristrutturazione, c'è questo bel giardinetto; anche lui ha vissuto alterne vicissitudini, anche cruente.
Il giardinetto è stato distrutto e rifatto più volte, l'ultima non molti anni fa; nonostante che l'isolamento faciliti il vandalismo, e la poca civiltà di molti nostri concittadini aiuti la sporcizia a dominare, è in condizioni ancora decenti, ma soprattutto espone attualmente delle Yucche in splendida fioritura.
La Yucca gloriosa (o specie consimili; sono tante, e difficili da distinguere) è una pianta molto comune a Cagliari; si trova bene, chiede poco, esplode con infiorescenze a spiga enormi, lunghe anche più di 1 metro, costituite da fiori bianchi a campanella.
Ecco a destra una nuova infiorescenza; scopriamo così che queste Agavacee hanno da noi due fioriture annuali, ad aprile e ad ottobre (post del 16/10/13)
Un'altra immagine della fioritura, a sinistra; è veramente un bel vedere.
Segnalo infine, fra i tanti, altri bellissimi e vecchi esemplari, forse di Yucca elephantipes (ecco che ritorna l'elefante....) in via Romagna, davanti all'ingresso della Cittadella della salute Asl.
mercoledì 8 aprile 2015
Il Fico sull'Elefante
Ne avevo già beccato un altro, di alberello di Ficus carica fuori posto, alla Cittadella dei musei (post del 13/8/12); "scaturiva" dalla pietra con la sua ostinazione, ed era riuscito anche a far maturare un frutto.
Ma quello di oggi sfiora la protervia, per dove ha deciso di crescere:
Ma quello di oggi sfiora la protervia, per dove ha deciso di crescere:
in cima alla torre dell'Elefante, incastrato fra il parapetto ed i mensoloni!
E non è neanche tanto piccolo, come si può notare dallo scatto qui sotto; sta mettendo le foglie, e se lo lasciano fare.......
Ora, io amo le piante, soprattutto se apprezzano i bei panorami che spaziano fra la Sella del Diavolo ed i monti di Capoterra; qui non ci sono dubbi, questo Fico ha molto buon gusto; ma in questo caso, a parte gli scherzi, credo che gli addetti al verde (o quelli ai monumenti, mah), dovrebbero intervenire per eliminare l'intruso, prima che procuri danni alla struttura.
lunedì 6 aprile 2015
Sono grassa, ma guarda come arrampico!
Naturalmente non parliamo di una signora sovrappeso che si vanta durante una scalata, ma di una pianta succulenta rampicante, che vi presento oggi.
Siamo in Vico del Collegio, pieno quartiere Marina, e questa pianta, un Hylocereus undatus, mostra le sue doti di arrampicatrice.
Guardate che cosa ha combinato, partendo da un piccolo vaso sul terrazzino!
Tecnicamente si tratta di una pianta epifita, che usa altre piante, o un muro in questo caso, come sostegno per arrampicarsi. Utilizza allo scopo le sue radici aeree, che produce in continuità dal fusto triangolare.
Pare che questo Cereus produca anche un bellissimo fiore, purtroppo notturno come spesso fanno le piante grasse, ed un frutto commestibile; chissà se il nostro esemplare, che ho incrociato casualmente stamattina, saprà esibirsi anche nella produzione di fiori e frutti, oltre che nella arrampicata!
Siamo in Vico del Collegio, pieno quartiere Marina, e questa pianta, un Hylocereus undatus, mostra le sue doti di arrampicatrice.
Guardate che cosa ha combinato, partendo da un piccolo vaso sul terrazzino!
Tecnicamente si tratta di una pianta epifita, che usa altre piante, o un muro in questo caso, come sostegno per arrampicarsi. Utilizza allo scopo le sue radici aeree, che produce in continuità dal fusto triangolare.
Pare che questo Cereus produca anche un bellissimo fiore, purtroppo notturno come spesso fanno le piante grasse, ed un frutto commestibile; chissà se il nostro esemplare, che ho incrociato casualmente stamattina, saprà esibirsi anche nella produzione di fiori e frutti, oltre che nella arrampicata!
venerdì 3 aprile 2015
I Pini abbattuti dal vento nel parco di Monte Urpinu
Se ne è scritto e parlato molto in questi giorni di maestrale fortissimo, anche perché non succedeva da decenni: Cagliari ha avuto decine di alberi sradicati dal vento, e per fortuna non ci sono stati danni gravi.
Jacarande in via Dante, Pini in viale Cimitero, altri alberi sparsi in giro per la città, potature effettuate d'urgenza, per evitare il peggio; insomma un impatto notevole, fra l'altro destinato a durare nel tempo, per le verifiche a posteriori sulla tenuta delle radici.
Ieri sono andato al parco di Monte Urpinu, per toccare con mano, ed il parco era chiuso proprio a causa dell'emergenza vento, così come altri parchi ed i Cimiteri della città.
Sono riuscito comunque ad effettuare alcune foto nella zona all'estremo ovest del parco, di fronte alle vie Rossello ed Agostino di Castelvì; fra l'altro una zona affascinante, ricca di alti Pini d'Aleppo probabilmente risalenti alle Feste degli alberi degli anni 50 del secolo scorso.
Nella foto si intravedono alcuni alberi atterrati, ed altri piegati.
Eccone a destra uno ripreso in primo piano, con la foto che mette in evidenza la lunghezza del tronco, che probabilmente gli è stata fatale. Infatti tutti sappiamo che per resistere al vento bisogna fare come i nostri Olivastri, stare bassi e adattare la forma della chioma per minimizzare la resistenza al vento; i Pini d'Aleppo pare però che non conoscano queste tecniche, anzi fanno a gara a chi svetta più in alto!
Guardate questo bell'esemplare: quanto potrà resistere ancora al vento, o semplicemente al baricentro così fuori asse, prima di crollare?
Prevedo tempi duri per i nostri amministratori del verde cittadino, combattuti fra le ristrettezze del budget, la volontà di conservare gli alberi, tanto più se grandi e facenti parte dei nostri panorami da decenni, e la necessità di salvaguardare la sicurezza delle persone e delle cose; le ultime polemiche sull'abbattimento dei Pini dello stadio Amsicora sono solo un esempio recentissimo di queste difficoltà.
Jacarande in via Dante, Pini in viale Cimitero, altri alberi sparsi in giro per la città, potature effettuate d'urgenza, per evitare il peggio; insomma un impatto notevole, fra l'altro destinato a durare nel tempo, per le verifiche a posteriori sulla tenuta delle radici.
Ieri sono andato al parco di Monte Urpinu, per toccare con mano, ed il parco era chiuso proprio a causa dell'emergenza vento, così come altri parchi ed i Cimiteri della città.
Sono riuscito comunque ad effettuare alcune foto nella zona all'estremo ovest del parco, di fronte alle vie Rossello ed Agostino di Castelvì; fra l'altro una zona affascinante, ricca di alti Pini d'Aleppo probabilmente risalenti alle Feste degli alberi degli anni 50 del secolo scorso.
Nella foto si intravedono alcuni alberi atterrati, ed altri piegati.
Eccone a destra uno ripreso in primo piano, con la foto che mette in evidenza la lunghezza del tronco, che probabilmente gli è stata fatale. Infatti tutti sappiamo che per resistere al vento bisogna fare come i nostri Olivastri, stare bassi e adattare la forma della chioma per minimizzare la resistenza al vento; i Pini d'Aleppo pare però che non conoscano queste tecniche, anzi fanno a gara a chi svetta più in alto!
Guardate questo bell'esemplare: quanto potrà resistere ancora al vento, o semplicemente al baricentro così fuori asse, prima di crollare?
Prevedo tempi duri per i nostri amministratori del verde cittadino, combattuti fra le ristrettezze del budget, la volontà di conservare gli alberi, tanto più se grandi e facenti parte dei nostri panorami da decenni, e la necessità di salvaguardare la sicurezza delle persone e delle cose; le ultime polemiche sull'abbattimento dei Pini dello stadio Amsicora sono solo un esempio recentissimo di queste difficoltà.