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martedì 30 dicembre 2014

I Pini dell'ospedale Binaghi

Il verde per gli ospedali ha sempre avuto una grande importanza; dove possibile, gli ospedali vengono ovunque realizzati con ampi spazi liberi a disposizione, nei quali si impiantano giardini e viali alberati, per indurre benessere mentale e fisico negli ospiti.

Anche Cagliari naturalmente segue questa regola, anzi forse la esalta: pensiamo al SS.Trinità, a Santa Clara, alle ex cliniche Aresu e  Pediatrica, al Binaghi, all’ospedale Marino nuovo, al S.Giovanni di Dio: grandi spazi e tante piante, una fetta importante del verde cittadino.

Pensate che Vannelli (pagina dei contenuti del blog), nel suo pregevole testo sul verde di Cagliari aveva dedicato un capitolo intero al verde degli ospedali.

Quindi grandi spazi verdi, realizzati in molti casi con l’ausilio delle giuste strutture progettuali, e di organismi importanti, quali i tecnici dell’Orto Botanico o la ditta Sgaravatti.

Spazi di cui andare orgogliosi e da frequentare, a prescindere dalla momentanea condizione di ammalati o parenti di ammalati.

Purtroppo però, quella descritta è una fotografia che risale alla metà del secolo scorso; successivamente, lo stato di questi spazi è andato progressivamente degradando: incapacità tutta italiana di far seguire una corretta e continua gestione delle opere ad una bella realizzazione, carenza di fondi, disinteresse crescente delle amministrazioni. Sono molte le ragioni del degrado, a cui purtroppo si deve aggiungere il disinteresse del cittadino, che non nota più lo stato di abbandono di questi giardini, non se ne lamenta, sta forse perdendo lo spessore culturale per accorgersi della bellezza di cui viene privato.

Mi scuso per questa lunga premessa, ma mi è sembrato importante segnalare questa situazione, e doveroso nei confronti del grande Vannelli, che già negli anni 80 del secolo scorso lamentava la mancanza di valide manutenzioni  in questi spazi.

Cerchiamo allora di vedere il bicchiere mezzo pieno: i giardini degli ospedali cagliaritani sono comunque belli, e la abbondanza delle erbacce che soffocano le siepi ordinate, nonché il crollo dei manufatti di supporto, non impediscono agli alberi presenti di crescere ed offrirsi al nostro godimento.

E’ così, per esempio, per i Pini d’Aleppo (post del  6/12/10)  che vegetano in gran numero nel parco dell’ospedale Binaghi, bella struttura prima dedicata alle malattie dell’apparato respiratorio ed oggi con una offerta di salute molto ampliata:  questi Pini, veramente enormi per gli standard cagliaritani, abbelliscono lo spazio fra il corpo di fabbrica principale e l’ingresso di via Is Guadazzonis.

      
Ecco uno dei grandi esemplari di Pino d'Aleppo, contornato da alcune Palme Washingtonie; a proposito, anche al Binaghi è in corso l'ecatombe delle Palme delle Canarie.








Ecco uno scorcio con grande Pino al centro, che mostra anche alcuni elementi della struttura originaria del giardino: devo dire che la foto è "buona" rispetto allo stato reale.






Ed infine una vista della scalinata, contornata da Pini, che conduce all'ingresso principale; mi sembra, per lo stato precario ed a conferma di quanto asserito in precedenza, che non venga quasi più utilizzata, dato che le persone preferiscono camminare lungo i viali asfaltati che circondano il giardino.

mercoledì 24 dicembre 2014

Stella di Natale

Ecco, mi sembrava brutto far passare il Natale con l'ultimo post, quello che compare per primo sugli schermi di chi accede al blog, dedicato ad una vergogna cittadina; allora, che cosa di meglio per farci gli auguri di una allegra e fiorita Stella di Natale, per di più grandissima? Eccola a voi.

 
Naturalmente non potevo presentare una piantina in vaso, delle migliaia che affollano i negozi, le strade e le case in questo periodo, ma vi offro invece un vero alberello da giardino, ripreso in via Leoncavallo.

La Stella di Natale o Poinsettia, Euphorbia pulcherrima, è diventata da tanti anni un nostro simbolo di Natale, per cui si accompagna bene con le altre che la hanno preceduta nel blog, la Metrosideros excelsa (post del 4/12/14) che rappresenta il Natale nell'altro emisfero, ed il Cipresso di strada (post del 15/12/14) che rappresenta l'inventiva nostrana nel predisporre il classico albero natalizio.

La fioritura della Stella di Natale non è in realtà solo natalizia, ma prosegue spesso fino a marzo, come dimostra l'esemplare che vi ho presentato molto tempo fa (post del 11/3/11), fino a quando cioè le ore di sole non cominciano a diventare eccessive per questa pianta, sensibile alla troppa luce.

In realtà quello che fa bello questo arbusto non sono i fiori, assolutamente insignificanti, ma le brattee rosse che li circondano, quelle che inducono allegria; peccato che queste meraviglie tendano a sbocciare solo nella parte alta, e quindi siano spesso poco visibili al pedone.

In conclusione, e senza ulteriormente tediarvi con informazioni scientifiche, buon Natale a tutti!


lunedì 22 dicembre 2014

Un'occasione sprecata: che vergogna!

Sono passato recentemente davanti al giardino pensile di via Manzoni, sopra il parcheggio auto interrato: ancora chiuso! Questa è una delle vergogne di cui i nostri amministratori cittadini devono farsi carico, magari per cercare di superarla.

Andiamo con ordine, riassumendo la questione, già abbondantemente trattata dal blog: il giardino è nato negli ultimi anni della prima decade del 2000, in conseguenza alle veementi proteste dei cittadini del quartiere, che si opponevano alla realizzazione di un piano fuori terra di parcheggio (post del 12/4/11). Sicuramente una bella vittoria, anche se il giardino nasceva zoppo, appunto una occasione sprecata, da cui il titolo dei miei post: poco verde e niente alberi.

Gli effetti della mancanza di alberi e di qualsiasi protezione dal sole estivo apparivano in tutta la loro evidenza già dall'estate del 2011 (post del 18/9/11), quando lamentavo la mancanza di una terza dimensione ed auspicavo che venisse posto rimedio con qualche gazebo, o almeno telone di protezione, alla maniera spagnola.

Naturalmente nulla di questo è avvenuto, anzi le cose sono precipitate, tanto che nel gennaio 2013 (post del 17/1/13)  segnalavo, riprendendo un trafiletto dell'Unione Sarda, che il giardino era chiuso da mesi, a causa di atti vandalici che avevano distrutto l'illuminazione. Credete che sia cambiato qualcosa da allora? Naturalmente no.

Ecco perché oggi, nel raccontare questa situazione, uso la parola vergogna; parola spesso abusata, ma in questo caso aderente alla realtà. Come è possibile, mi chiedo per l'ennesima volta, che un intero e popoloso quartiere, notoriamente affamato di verde, venga privato per anni di uno spazio  considerato essenziale, pur con tutti i suoi difetti, per il buon vivere dei cittadini della zona?

Possibile che ancora oggi la cultura del pedone sia così trascurata? Pensate a quello che succede quando viene anche momentaneamente eliminato un posto auto: la rivoluzione! Ma non stavamo cercando di diventare una città appunto a misura di pedone, e di ciclista? Ma gli amministratori della giunta Zedda non si fanno vanto, anche giustamente qualche volta, di mettere l'attenzione al verde ed al cittadino appiedato in cima alla scala dei valori? Allora svegliatevi, cari amministratori; e cari concittadini svegliamoci tutti, e pretendiamo l'immediato ripristino di questo spazio verde, magari, lo dico sommessamente, con qualche miglioria fra quelle proposte in questa sede!

venerdì 19 dicembre 2014

Il vergognoso Ibisco dormiente

Come sapete non amo parlare di arbusti, tanto più di arbusti ornamentali, ma questo che vi presento oggi è troppo simpatico per trascurarlo.

Si tratta di un Ibisco, o meglio di un suo stretto parente, il Malvaviscus arboreus, che appartiene anch'esso alla famiglia delle malvacee. Il nome comune, Ibisco dormiente, già incuriosisce, e porta a chiedersi: perché dormiente? Ecco perché.

Ho fotografato questo bellissimo esemplare nello slargo di via Tel Aviv, a Genneruxi. A sembrare addormentati sono i fiori, colore rosso scarlatto ed abbondanti, che però, come appunto se dormissero, rifiutano di aprirsi.

Quindi addormentati, o io direi anche vergognosi, riprendendo un aggettivo che avevo già utilizzato per i fiori della Datura arborea (post 22/11/11); solo che in quel caso si vergognavano di sollevare la testa, qui si vergognano addirittura di mostrarsi aperti.





Infatti, come si vede dalle foto di dettaglio, l'apertura dei petali è appena accennata, ma non va oltre: tutto il contrario del notissimo Ibisco, Hibiscus rosa-sinensis, il cui fiore certamente non si vergogna di aprirsi e mostrarsi compiutamente.

Per fortuna che, tornando al nostro dormiente, la gettata di fiori è così copiosa (in pieno dicembre!), ed il colore così bello e vivace, che il Malvaviscus si fa ampiamente perdonare ed apprezzare.

Resterebbe da capire la logica di questo comportamento, strano ed affascinante ad un tempo; forse il fiore, ermafrodita, non ha bisogno di aprirsi, dato che gli organi riproduttivi sono comunque portati all'esterno dell'asse centrale che fuoriesce dai petali socchiusi; comunque, la Natura sa sempre stupirci.

lunedì 15 dicembre 2014

Il Cipresso di Natale

Il Natale, quando arriva arriva .........



Nel mare di alberi di Natale casalinghi postati da chiunque sui vari social network, mi butto anch'io, ma con una cosa un po' speciale. E' speciale perché è per strada ma, dal nostro punto di vista, è speciale soprattutto perché non è né un Pino né un Abete, ma un Cipresso comune, vecchia conoscenza del blog (post del 4/12/10).

Si trova nel quartiere di Villanova, all'incrocio fra via S.Giovanni e via Macomer, davanti alla chiesa di S.Mauro, e probabilmente è stato realizzato dai Frati della chiesa medesima, o comunque ha avuto la loro supervisione.

Come si vede è piuttosto elegante, sottile e slanciato come tutti i Cipressi e ben addobbato, per essere un albero "di strada"; insomma, proprio una visione piacevole, che mette di buon umore.

Per tacitare i problemi di coscienza, legati all'utilizzo di un albero vero che poi sarà destinato al caminetto, mi dico che magari doveva essere comunque tagliato, o che i Cipressi sono tanti e non sono poi così belli in natura;  poi prendo atto con piacere che  non è stata utilizzata l'ipocrita usanza di tenere la pianta in vaso sperando in una miracolosa ripresa dopo la violenza dell'uso natalizio. 

Insomma, sistemata la coscienza verde alla bell'e meglio, ribadisco che a me questa installazione piace, e mi congratulo con chi la ha ideata e realizzata.   

giovedì 11 dicembre 2014

Una Yucca gigante

La Yucca gloriosa è una pianta comune a Cagliari, molto presente sia nel verde pubblico che privato.
E' una pianta rustica ed adattabile, normalmente con il fusto piuttosto breve, che ben si accompagna con altre essenze per formare un insieme di gradevole aspetto; è infatti spesso usata per abbellire rotatorie (post del 16/10/13) e nei parchi, ma è molto presente anche nei giardini privati.

Ed è una Yucca "privata" quella che vi presento oggi, anche se perfettamente visibile dalla strada, al numero 9 di via Forlanini.



Non è un esemplare qualsiasi, ma un gigante della specie, come si può apprezzare dalla fotografia, che supera tranquillamente il secondo piano della palazzina che lo ospita.




In quest'altra foto si può notare, anche se parzialmente coperto dal pilastrino, il diametro del fusto; se pensiamo che queste piante, come pure le cugine Dracena e Beaucarnea, vegetano altrettanto bene anche come piante d'appartamento, non possiamo che rimanere colpiti dalla loro adattabilità.

martedì 9 dicembre 2014

Scorci della riqualificazione del Poetto

I lavori per la riqualificazione del Poetto sono in pieno svolgimento, da Marina Piccola fino all'Ospedale Marino: un lavoro molto ambizioso, che dovrà omogeneizzare quasi 3 chilometri e mezzo di litorale rendendoli fruibili soprattutto a pedoni  e ciclisti.

Un punto qualificante saranno le dune, che separeranno la spiaggia dalla parte urbanizzata, e che avranno l'immane compito di trattenere la sabbia nelle giornate di scirocco. Un ruolo essenziale sarà svolto, per venire ad argomenti di nostro interesse, dalle piante, con le specie arbustive che dovranno costituire barriera e facilitare la formazione delle dune.

Anche la parte pedonalizzata sarà naturalmente molto dotata di verde, ed il progetto parla di salvare la gran parte del verde esistente, aggiungendone di nuovo. Io non entro nel merito della polemica di questi giorni sull'eliminazione di alcuni grandi Eucaliptus, perché non conosco bene i dettagli dell'operazione, ma mi limito per ora a presentarvi alcuni scorci fotografici nella zona dell'Ausonia.


Ecco un tratto della nuova strada, delimitata a sinistra da Palme delle Canarie; si vede in primissimo piano una vittima del punteruolo.

A destra della strada invece un filare di nuove Lagunarie patersonii, tipico albero del Poetto.  L'impianto di innaffiamento basato sulla raccolta di acqua piovana, in fase di realizzazione, dovrebbe assicurare una buona riuscita estetica, migliore di quella degli esemplari esistenti (post del 25/6/11).




Ecco un'immagine dell'infilata di Lagunarie, alla cui destra si intravede uno dei vasconi per la raccolta dell'acqua piovana, destinata all'innaffiamento.

Più delicata appare la situazione delle Palme, asse portante del verde in questo tratto del Poetto.


Ecco il bel giardino dell'Ausonia, ricco di Washingtonie, sane, e di Palme delle Canarie, infagottate nel tentativo di salvarle; il Comune ha dichiarato che la gran parte delle Palme sarà recuperata, però io ho difficoltà ad essere ottimista, anche perché le cure, costose, richiedono grande assiduità.





Infine una foto simbolica della situazione di molte Palme al Poetto; nella Palma di destra si nota una cornacchia; animale poco utile e molto antipatico, che però in questo frangente svolge un'opera meritoria, banchettando con punteruoli. Non sarà risolutiva questa attività (ci vuole altro per sconfiggere adulti e larve di punteruolo!), ma almeno riabilita in parte il normalmente fastidioso uccello.

giovedì 4 dicembre 2014

L'albero di Natale estivo

Albero di Natale della Nuova Zelanda, questo è il nome comune del Metrosideros excelsa, un albero tuttora poco conosciuto da noi ma in via di rapida diffusione.

Il nome comune è dovuto al fatto che nel paese di origine, appunto la Nuova Zelanda, in questo periodo natalizio gli alberi di Metrosideros esplodono in una sgargiante fioritura estiva.


Noi, che siamo nell'altro emisfero, per la fioritura dobbiamo aspettare la prossima primavera, anche se in questo impazzimento delle stagioni qualche timido fiorellino tenta di fare la sua comparsa, come si vede nella foto di uno degli alberelli piantumati nella recente sistemazione del Lazzaretto. Si intravedono i lunghi stami rossi che caratterizzano la fioritura del Metrosideros.



Ecco il filare dei giovani alberi, che si trovano oltre l'edificio principale, andando verso il mare.  E' interessante notare la sistemazione ad albero, che io non conoscevo in città; infatti il Metrosideros si trova normalmente in forma di arbusto. Essendo queste piante molto resistenti agli ambienti marini ed alla salinità, nonché a funghi e parassiti, dovrebbero riuscire a crescere, e ad offrirci già dal prossimo anno la loro splendida fioritura.





 E, a dimostrazione della loro resistenza, ho trovato bellissimi esemplari di Metrosideros, questa volta nella più normale forma arbustiva, al Poetto,  allo stabilimento balneare Emerson.

E' veramente interessante l'aspetto lussureggiante di queste piante in vaso, a dicembre e praticamente sulla spiaggia, con il loro denso fogliame verde argentato.



lunedì 1 dicembre 2014

La Festa degli Alberi, ed una prospettiva diversa

Venerdì scorso c'è stata la Festa degli Alberi, vecchia e bella iniziativa di grande valore simbolico, che ha ripreso vigore dall'anno scorso sul colle di S.Michele (post del 24/12/13).

Quest'anno la Festa ha donato un futuro di verde ad un costone brullo nell'ultimo tratto di viale Europa, prima dell'incrocio con via Garavetti.

Protagonisti i bambini, con il loro entusiasmo e la loro curiosità, e tutti gli adulti, genitori, insegnanti e tecnici del verde, che hanno trasmesso i loro consigli ed esempi sul rispetto dovuto alle piante.

Quest'anno c'e stato però un elemento in più, probabilmente casuale, che ha consentito di cogliere una prospettiva diversa e stimolante nel compito di dare vita alle nuove piantine.

Ecco la foto, in qualche modo parlante: in primo piano una distesa di giovanissime Palme nane messe a dimora dai bambini, sullo sfondo una Palma delle Canarie sotto attacco da parte del Punteruolo rosso, che con la voracità delle larve ha già fatto perdere simmetria alle foglie, che stanno progressivamente cedendo.

Insomma una Palma destinata a morire a breve, ma circondata dalla nuova vita che ha visto artefici i bambini; il ciclo della Natura, ingigantito e forzato dalla morte cruenta.

Sono sicuro che molti bambini avranno posto domande vedendo la Palma in quelle condizioni, e spero che gli Insegnanti, non sfuggendo alla loro curiosità, avranno saputo spiegare con le giuste cautele questo contrasto fra la nascita e la morte, tanto terribile quanto naturale.



mercoledì 26 novembre 2014

Uno splendido scheletro, e qualcosa in più

Gli scheletri, la bellezza dei vecchi tronchi nudi ma ricchi di storia, l'intrico dei rami sottili protesi verso il cielo; evoca sempre immagini poetiche un grande albero spoglio nei mesi invernali.

Io non sono poeta e non so esprimere immagini poetiche, ma gli scheletri invernali mi piacciono, come sanno gli affezionati; lascio dunque che siano le fotografie a parlare, e  ad invogliare i lettori a constatare di persona.

Ne abbiamo parlato diverse volte, come si può verificare con una ricerca mirata nel blog. Platani, Melie, Gleditsie, Chorisie come splendide modelle invernali, ma io apprezzo soprattutto le Roverelle, Quercus pubescens, magari sui Monti del Gennargentu (post del 7/1/14).

    Ed ecco il campione di oggi, che in realtà rappresenta uno scheletro fotografato nella primavera del 2004: mi permetto un tuffo nel passato perché la foto, che ho ritrovato casualmente, mi sembra veramente meritevole.

Si tratta di una meravigliosa e nodosa Roverella secolare, ai bordi di un sentiero che si dirama ad ovest della cantoniera Pira 'e Onni, non lontano da Punta La Marmora.

Non uso altre parole per descrivere la bellezza di questo scheletro, ma vi porto sul resto della fotografia, che non ho volutamente tagliato. In basso, davanti al muretto a secco, compare il pastore, che teneva in quello spazio le sue bestie, e che in una attigua casupola semi diroccata preparava ricotta, pecorino e fiore sardo, in un piccolo ambiente carico di fumo e di odori.

Chissà se, a distanza di 10 anni, il pastore c'è ancora e prepara ancora quelle prelibatezze! Ho provato a tornarci, ma il sentiero, che originariamente dalla statale arrivava fino al lago dell'Alto Flumendosa, in un tripudio di natura, Roverelle e Ginepri, praticamente non esiste più, almeno non per le auto.

Magari il pastore si è messo a riposo, ma la Quercia penso che sia sempre lì; che cosa sono per lei 10 anni in un territorio arcaico, dove si respirano i secoli?  

lunedì 24 novembre 2014

Treewatching tour: da una Fitolacca ad un'altra

Dopo l'esperimento breve di via S.Lucifero possiamo passare ad un percorso decisamente più lungo, piatto forte della città turistica ma, aspetto molto meno noto, anche della città che apprezza e vuole osservare gli alberi, i singoli alberi di pregio o gli insiemi della stessa specie che caratterizzano la zona.

Il percorso, centrato essenzialmente sulla passeggiata di Terrapieno, parte da una Fitolacca e con una Fitolacca finisce, e ne incontra altre lungo strada; questi alberi, per la loro dimensione e le posizioni strategiche in cui vivono possono essere considerati il simbolo della bellissima passeggiata odierna.

Ecco il percorso: si parte dalla base dell'ascensore per il bastione di S.Remy; si percorre tutto il Giardino sotto le Mura; si attraversa il viale Regina Elena e ci si immette nella passeggiata di Terrapieno, che  si percorre tutta, fino ai Giardini Pubblici; si sale ancora in via Badas e si attraversa la porta di S.Pancrazio; si gira a sinistra e si termina il tour in piazza Indipendenza.

Le piante sotto elencate sono state trattate tutte dal blog; è sufficiente una ricerca per cercare dettagli, notizie ed altri esemplari. Ecco perché non ho appesantito la descrizione con troppi rimandi.

  1. Phytolacca dioica, e precisamente l'esemplare dal grande piede che incombe di fianco all'ascensore che sale al bastione di S.Remy. E' un grande albero, e per l'intemperanza tipica della specie ha bisogno spesso di essere tenuto a bada con significative potature; è godibile anche dall'alto, a cominciare dalla salita nell'ascensore con le pareti vetrate. Altri esemplari li troviamo più avanti, nella scarpata che precipita in via S.Saturnino, recentemente risistemata, e poi alla fine del nostro tour, a fare da splendida cornice al vecchio Museo Archeologico. La Fitolacca è un albero molto trattato dal blog, a cominciare dall'inizio nel 2010 e dalla sentinella di Castello, oltre Porta Cristina;
  2. Ceratonia siliqua, il Carrubo vecchissimo che si trova oltre lo spazio bar nel Giardino sotto le mura (post del 3/6/14), con il suo tronco contorto e avvitato.
  3. Schinus molle, all'inizio della passeggiata di Terrapieno, appena superati i pochi gradini che la separano dallo slargo con le Palme. E' il primo di una serie di Schinus, tutti belli e piuttosto anziani; alcuni li troviamo subito dopo, a sinistra della passeggiata pedonale, altri li incontreremo nello slargo verso la fine, e l'ultimo da notare fa da cornice all'ingresso dei Giardini Pubblici;
  4. Maclura pomifera , alberello dai buffi frutti rugosi il cui primo esemplare si trova anch'esso  appena superati i gradini; a questo ne seguono diversi altri, attualmente in fase spogliante, fino al livello della vecchia sede dell'Unione Sarda, circa a metà del viale;
  5. Sterculia diversifolia , splendido  grande esemplare, attualmente con i "frutti lampadario" appesi in evidenza, sempre sulla scarpata verso via S.Saturnino;
  6. Araucaria excelsa, la signora Araucaria, ovvero l'albero più alto della città, del quale si gode la vista, con il panorama che la circonda, in tutta la seconda parte della salita di Terrapieno;
  7. Cedrus deodara,    il Cedro himalayano affiancato allo Schinus, all'ingresso dei Giardini Pubblici (post del 20/12/10), esemplare bello e raro in città, per il clima non proprio confacente, e che deve fra l'altro temere l'invadenza del vicino Ailanto e dei suoi figli;
  8. Ailanthus altissima, l'insieme di Ailanti che caratterizza tutta la breve salita di via Badas, fino alla porta di S.Pancrazio. Sono grandi esemplari che si sono impossessati, senza alcun controllo o azioni di contenimento, degli spazi esterni della ex scuola Mereu, tuttora occupata ed in stato di "extraterritorialità" (post del 8/7/14). Questo gruppo di alberi funge sicuramente da centro di attacco colonizzante per tutta la zona, a cominciare dai giardini Pubblici. 
E qui mi fermo, avendo già citato 8 specie arboree meritevoli di attenzione; naturalmente non va dimenticato che lungo il percorso del viale Regina Elena siamo amabilmente circondati da vecchi Pini d'Aleppo e da molte specie succulente, Agavi, Yucche e Dracene; per dire che il nostro tour è solo un estratto ragionato da un ambiente molto ricco di specie arboree. 

mercoledì 19 novembre 2014

Un albero alto, ogni tanto

Ho affrontato l'argomento della bellezza, o meno, degli alberi alti (sopra i 15-20 metri), in diverse occasioni, soprattutto con riferimento ad alberi che vivono fuori dalla Sardegna: per esempio in Germania (post del 27/6/13) in Scozia (post del 16/7/13), e recentemente a Padova (post del 11/10/14).

In una ideale, e un po' futile, contesa fra alberi alti e bassi, mi sono espresso a favore di questi ultimi, perché sono a misura d'uomo e dunque maggiormente godibili con tutti i nostri sensi. Tutto questo senza nulla togliere al fascino che promana da un albero alto, quando ci sono le condizioni; anzi accrescendo questo fascino, perché più raro da vivere. Pensiamo per esemplificare alla nostra Araucaria di Castello (post del 21/8/12 ed altri precedenti): che cosa rimarrebbe del suo enorme fascino se non fosse in quel sito?

E' con questo spirito che ogni tanto vi presento uno di questi esemplari: oggi un vecchissimo Platano dell'Orto Botanico di Padova.


E' un vero patriarca questo Platanus orientalis, nato addirittura nel 1680 e tuttora in ottimo stato di vegetazione, come si vede dalla foto ripresa (ovviamente!) dal basso.

Non so se il Platano orientale  sia presente in Sardegna;  è fratello del Platano comune che invece è piuttosto presente da noi, pure se molto raro a Cagliari a causa del clima poco adatto (post del 28/5/12).



Ma torniamo al nostro splendido pluricentenario ed alla sua vitalità, nonostante la profonda ferita alla base dell'enorme tronco, come si vede nella foto; non è dato sapere che cosa abbia determinato questa vera e propria caverna, se il fuoco, il fulmine o che cosa altro, ma l'albero sembra conviverci senza grossi problemi.

Diciamo che questo esemplare è l'eccezione che conferma la regola, nel senso che è bellissimo anche senza poterlo ammirare da distanza e nel giusto contesto.

sabato 15 novembre 2014

I Ficus potati e le giovani Sterculie in fuga

Siamo in via Cavalcanti, ed i Ficus retusa sono quelli sui quali ho posto l'attenzione questa estate, con riferimento agli effetti collaterali della lotta agli storni, cioè alle sacche di foglie che penzolavano dagli alberi trattenute dalle reti, senza peraltro che queste ultime ottenessero più l'effetto voluto (post del 1/8/14  e del 8/10/14).

Ebbene, quel problema è stato, almeno per quest'anno, risolto, con una potatura forte ma meno radicale di precedenti occasioni, come si vede dalla foto sottostante.

Ma non è questa la curiosità del post di oggi, che sennò si limiterebbe ad una poco interessante cronistoria: è invece la presenza, resa evidente dalla  potatura, di quattro giovani esemplari (o sono polloni di un unico albero? Non lo so, ma la sostanza non cambia) di Sterculia diversifolia, bellissimo albero pluritrattato dal blog,

Queste Sterculie sono però diverse da tutte quelle che finora vi ho presentato: infatti la presenza soffocante dei Ficus le ha costrette, per assicurarsi la dose di luce necessaria alla sopravvivenza, a scappare verso l'alto.

Ecco che adesso appaiono per intero, strane, negli esili e lunghi tronchi nudi fino a diversi metri di altezza, prima di dare spazio alla bella chioma; certo molto diverse, per esempio, da quelle di via Berna (post del 25/1/13) e dai loro poderosi tronchi.

Nel periodo in cui la cappa soffocante dei Ficus funge da soffitto alla piazzetta, le Sterculie mostrano all'osservatore solo i tronchi, che per la loro vicinanza e diametro sembrano appartenere più a Bambù che ad alberi normali.

Insomma, anche se gli storni non hanno in questo caso responsabilità diretta, possiamo dire che anche l'immagine di oggi è un effetto collaterale della loro esistenza!  

martedì 11 novembre 2014

Il Drago in agguato

Il titolo immaginifico di questo post si riferisce ad uno splendido esemplare di Dracaena draco, Sangue di drago, appostata in agguato sul viale Buoncammino, nella discesa che  dopo Porta Cristina conduce alla Biblioteca Militare.

 Eccolo ripreso dal basso, questo esemplare straordinario; si intuisce, dalla posizione del cordolo con il sovrastante cespugliato che delimita la passeggiata del viale, e dai Bagolari sullo sfondo,  che la Dracena è molto più in basso. Infatti dalla passeggiata si vede soltanto la parte alta della chioma e sembra appunto che la pianta sia nascosta in agguato e pronta a saltare su ed assalire il viandante.

E' un vero peccato che questa pianta sia seminascosta, anche se ci possiamo consolare pensando che abbiamo l'opportunità di ammirarla dall'alto, cosa che non è normalmente consentita per gli alberi.

Certo la dimensione di questa Dracena non può competere con i campioni dell'Orto Botanico (post del 10/6/11),  ma è comunque eccezionale.

Guardate quest'altra immagine, ripresa da sotto, che mette in evidenza le bacche verdi ed arancio, ma soprattutto i particolarissimi rami secondari tozzi e "salsicciosi" che la caratterizzano.

Insomma, dopo averla ammirata dall'alto del viale Buoncammino, questa Dracena merita assolutamente i pochi metri di deviazione per una visione compiuta.

giovedì 6 novembre 2014

Treewatching tour: le perle di via S.Lucifero

Il percorso di via S.Lucifero è breve, raccolto, ma assolutamente adeguato per dare avvio a questa nuova serie di post, dedicata a percorsi pedonali che consentono di ammirare, in un'unica passeggiata, diversi alberi di pregio.

I treewatching tours saranno dunque una versione multipla e, per così dire, dinamica, della proposta di treewatching del singolo albero già iniziata nei mesi scorsi; due punti di vista complementari, uno che privilegia il singolo esemplare cogliendolo in un momento di "grazia vegetativa", l'altro che privilegia l'insieme, anche mettendo in conto che qualcuno degli esemplari del percorso non si presenti al meglio.
In altre parole, possiamo dire che il tour coglie l'obiettivo di una prima presa di contatto, del posizionamento degli alberi citati sul territorio e nel contesto urbano, mentre l'attività di treewatching sul singolo albero è più mirata, dedicata ad una singola pianta e tesa a coglierne il suo aspetto stagionale migliore.

Ora, bando alle ciance e vediamo le quattro perle che caratterizzano questo tour, iniziando da dove via S.Lucifero incrocia via Sonnino:

  1.  Prosopis torquata, pianta dell'Ammiraglio (post del 10/11/10  e del 20/1/13 , fra gli altri), che si trova subito a sinistra, nel Parco delle Rimembranze; esemplare unico in città, se si eccettuano alcuni altri esemplari all'Orto Botanico, con più di un secolo e mezzo di vita alle spalle e con una storia di grande fascino da raccontare;
  2. Quercus robur, la Farnia che si trova all'interno dell'EXMA', con ingresso proprio di fronte alla pianta dell'Ammiraglio; è un esemplare rarissimo in città (post del 24/4/14),  a cui di recente abbiamo trovato una sorella, in via dei Tritoni (post del 23/10/14).  Con l'occasione, ammirate anche il Cipresso enorme a sinistra dell'ingresso.
  3. Ficus religiosa, l'albero di Bo, principe indiscusso del Parco Martiri delle Foibe, che si incontra subito dopo il Parco delle Rimembranze. Esemplare unico in città (post 22/9/14 ed altri precedenti), elevata valenza simbolica, è circondato da altre belle piante nel parco (post 31/8/11): Sofora, Carrubo, Olivo, Ginepro, Cipresso, Sterculia ......
  4. Phoenix dactilifera, Palma da datteri, in piazza San Cosimo, a fare da cornice alla splendida chiesa paleocristiana di San Saturnino; in questo caso dunque non un esemplare raro in sè, ma unico per la posizione e l'immagine d'insieme che offre all'osservatore. Piazza S.Cosimo può appagare ulteriormente il guardone in tour con Olivi, Lecci, Jacarande (post del 23/1/11). E pensate quando sarà aperto anche il piccolo parco che circonda San Saturnino!

lunedì 3 novembre 2014

Gli Olivastri di S.Maria Navarrese



Oggi voglio cominciare questo post con una fotografia da depliant turistico: splendida spiaggia e splendido mare in una domenica di metà ottobre a S.Maria Navarrese, bel paese della nostra costa orientale, frazione di Baunei.



Il paese è affascinante, già per il nome dai richiami spagnoli, ma ancora di più per i meravigliosi Olivastri che lo caratterizzano.

E non sembri una ruffianeria cominciare con la foto panoramica, dato che questa spiaggia è proprio dirimpetto al grande spiazzo che ospita gli  Olivastri millenari . Questo spiazzo con il suo dolce declivio sembra accompagnare e congiungere questi patriarchi, tipici della campagna, con il mare, offrendo uno spettacolo abbastanza raro in Sardegna e di assoluto fascino per il visitatore che fa il suo ingresso al paese.

Ecco un piccolo assaggio di che cosa offre la grande spianata





Fusti cavi e cariati, bellissimi, con tutti i segni del tempo ma cionondimeno  ben vivi ed in grado di sostenere ed alimentare chiome enormi.




E ancora altre immagini, gli esemplari sono tanti e tutti meritevoli di attenzione; questi Olivastri sono naturalmente le principali attrazioni del luogo, ma sono comunque  degnamente accompagnati da bei Carrubi e grandi Bagolari. 


La vicinanza di questi alberi spettacolosi con il mare, come dicevo abbastanza rara in Sardegna, pare che sia dovuta, oltre che al clima particolarmente mite e riparato dai venti provenienti da nord, alla presenza della chiesetta di S.Maria di Navarra ed allo spazio sacro che la circonda, probabilmente un tempo occupato da cumbessias: pare infatti che in questi luoghi venissero piantati, tanti e tanti secoli fa, alberi aventi lo scopo di riparare dal sole o dalle intemperie i pellegrini. 




sabato 1 novembre 2014

Il Pittosporo si fa grande

Lo conosciamo tutti il Pittosporo o Pitosforo, Pittosporum tobira, comunissimo arbusto da siepe. Ci fa compagnia in città come in campagna, nei giardini pubblici e privati, nelle strade e nelle piazze, come singolo cespuglio ornamentale o come siepe di recinzione.

Pianta sempreverde, bella foglia di colore verde brillante, spessa e coriacea; fiore bianco profumato a fine primavera, frutto costituito da capsule sferiche trilobate, che si aprono in questo periodo mostrando i bei semini rossi, a lungo trattenuti in sede da una sostanza resinosa.

Insomma un bell'arbusto, al quale spesso non diamo il giusto apprezzamento, anche se ci serve per anni con la sua frugalità, resistenza alla salinità e sopportazione di  potature anche violente.

Allora, visto che nella sua forma e dimensione normale è molto conosciuto, vi voglio offrire oggi un esemplare straordinario, propostomi da Paolo, che ringrazio: non un arbusto, ma un vero e proprio albero.

Eccolo qui, in tutta la sua bellezza, nel giardino condominiale che lo ospita, in via S.Carlo Borromeo, non lontano dall'omonima chiesa.

Sarà alto 5 o 6 metri, e presenta una chioma molto fitta ed omogenea, sana; si notano le centinaia di capsule di colore più chiaro, quasi pronte ad aprirsi.

Faccio notare la grossezza del tronco, ramificato fin quasi dalla base e altre volte più in alto, per fargli assumere il tipico aspetto tondeggiante ed allargato della chioma.

Un esemplare peculiare, non  c'è che dire!

mercoledì 29 ottobre 2014

I Lecci e gli Aceri del Supramonte di Orgosolo

I Lecci del Supramonte di Orgosolo sono una delle meraviglie botaniche della nostra Sardegna: una foresta primigenia, che non ha subito interventi umani, dove si susseguono esemplari enormi, a volte con la chioma pareggiata in basso dagli animali al pascolo, in un paesaggio che non smette di stupire.

Ecco alcune fotografie, che naturalmente possono rendere solo in minima parte il fascino di questi luoghi, che deve essere vissuto percorrendoli a piedi, con tutti i sensi in allerta e la mente aperta.

 Montes





Funtana Bona
Montes
Funtana Bona
E se non ci sentiamo sazi di bellezza dopo la scorpacciata di Lecci, possiamo proseguire, oltre Funtana Bona, fino al torrione di Monte Novo S.Giovanni, altro spettacolo naturale da lasciare a bocca aperta.

La salita del torrione deve essere fatta necessariamente a piedi, mentre alla sua base si può arrivare con l'auto, meglio se a 4 ruote motrici. Dalla cima, a 1316 metri, si gode naturalmente di una vista meravigliosa; ma a noi interessa di più guardare dentro, perché ci vivono gruppi di Acero minore trilobo, Acer monospessulanum, impegnati in questo periodo nel foliage.









Uno spettacolo nello spettacolo, questi alberi spoglianti, fra l'altro non comune in Sardegna; aggiungiamo che il panorama comprende anche diverse guglie di roccia, separate dal torrione principale, alte diverse decine di metri.
Insomma, la foresta demaniale di Montes merita veramente una visita, e l'Ente Foreste un encomio per come la zona è conservata.






domenica 26 ottobre 2014

La Monstera fiorita

La Monstera deliciosa fa parte a pieno titolo delle piante scappate di casa, quelle utilizzate per decenni come piante d'appartamento e che, complice il progressivo cambiamento del nostro clima verso quello sub tropicale, hanno scoperto di stare meglio all'aperto.

Ed è così che molti esemplari di Ficus benjamina, Ficus elastica, Schefflera arborea e appunto Monstera deliciosa hanno cominciato a dare molte più soddisfazioni ai proprietari nel giardino condominiale o in quello personale piuttosto che nel salotto di casa.

Ne abbiamo parlato in più occasioni; in particolare per la Monstera ho presentato un esemplare che stava per fiorire, in luglio (post del 16/7/11). Non mi era però ancora capitato di assistere ad una fioritura a fine ottobre, che vi presento oggi.


Eccola qua, la grande infiorescenza a spadice che contiene i fiorellini, circondata da una sorta di brattea bianco crema, la spata.

Questa infiorescenza appartiene ad una pianta che cresce in un giardino privato in via Canepa, traversa di via Palestrina; ha trovato modo di uscire dalle sbarre della recinzione, e si offre ai passanti in questo modo.



Ma questa fioritura non è un caso isolato in città: infatti anche un'altra Monstera, che vive in un giardino di via Sanna Randaccio, è in fase di fioritura, come si vede dalla foto.

Ed ancora una vista d'insieme dell'esemplare di via Sanna Randaccio, che è molto grande e scenografico.

Si può notare la dimensione delle foglie e l'assetto prostrato, tipico delle piante che non sono state dotate di tutori o che non si sono potute arrampicare su altre piante, come per esempio quella all'ingresso dell'Orto Botanico (post del 29/3/14).

In effetti nei suoi paesi d'origine dell'America Centrale la Monstera si arrampica sempre con le sue radici aeree, ed in questo modo può raggiungere altezze anche superiori ai 10 metri.

Detto che queste fioriture cagliaritane sono già una cosa straordinaria, soprattutto in questo periodo, non so se le nostre Monstere riescano a fare maturare i frutti, di forma conica allungata, verdi e simili allo spadice; pare che siano gustosissimi (ed il nome deliciosa lo dichiara), anche se hanno tempi di maturazione molto lunghi.

giovedì 23 ottobre 2014

Ancora Querce rare e belle a Cagliari

Nell'aprile di quest'anno (post del 24/4/14) avevo dedicato uno scritto a quelle Querce cagliaritane caratterizzate dall'essere rare e belle. Il post di oggi è un aggiornamento, nel senso che voglio segnalare alcuni altri esemplari notevoli.

Parliamo oggi solo di esemplari privati, dato che il pubblico non offre altro che la Farnia dell'EXMA' ed i tanti Lecci, che non entrano in questa disamina  per rarità né purtroppo per bellezza: troppa la differenza estetica rispetto a quelli che vivono liberi in campagna.

Questa rarità peraltro si spiega con la poca attitudine delle Querce alla costrizione cittadina; solo la dedizione e la cura di un privato può ottenere i risultati che abbiamo già  visto e che vediamo ancora con gli esemplari odierni.


Cominciamo allora con una Roverella, Quercus pubescens, che vegeta brillantemente in un giardino di via Famagosta, traversa di via Riva Villasanta.

Bella, grande e frondosa, tanto più notabile in una via praticamente priva di verde; una Roverella di origini barbaricine, essendo stata portata da Fonni, tanti e tanti anni fa: una denominazione di origine garantita!


E andiamo avanti, spostandoci al Quartiere del Sole: qui le cose sono facilitate, per il cronista, dal fatto che abbiamo due esemplari rari e belli affiancati, anche se vegetano in villini diversi.



 Ecco una Sughera, Quercus suber, decisamente più alta della gran parte delle sorelle campagnole, e che costituisce una vera singolarità; le Sughere sono, fra le Quercie rare in città, le più restie a crescere bene, senza rimanere piccole e brutte: ebbene, questa ci è riuscita, è grande e bella!

E parliamo dell'ultimo esemplare, che si affianca sulla sinistra della Sughera nella foto: lo ho lasciato per ultimo, perché è forse il più bello fra quelli esaminati in questo e nel precedente post sulle Querce.


Parliamo di una Farnia, Quercus robur, come quella dell'EXMA'.


E' un grande esemplare, difficilmente condensabile in una foto perché con la chioma molto espansa; ma soprattutto è sano, e le foglie sono "pulite", non macchiate di nero come spesso capita in questo periodo.




Insomma, merita una seconda foto, un particolare del fogliame nel quale si intravedono anche alcune ghiande.

Termino con una curiosità: questa Quercia, contrariamente alle origini barbaricine della prima che vi ho presentato, ha origini molto lontane, addirittura Argentine, come mi ha cortesemente segnalato il proprietario del villino: beh, mi sembra che non soffra molto per la lontananza dal suo paese di origine!

martedì 21 ottobre 2014

Due strani arbusti spontanei

La mia poca dimestichezza con gli arbusti mi ha fatto incontrare recentemente due specie a me completamente sconosciute fino a pochi giorni fa, nonostante i miei tanti lustri di vita.

Altra stranezza è che l'incontro è avvenuto per ambedue gli arbusti in contemporanea nel medesimo paese e precisamente a Villanova Strisaili, ottimo punto di partenza per passeggiate negli splendidi luoghi di Ogliastra e Barbagia.

Ecco il primo arbusto nel quale mi sono imbattuto mentre passeggiavo lungo la via principale.


Sembra un gelsomino fiorito o qualcosa di simile, ma avvicinandoci scopriamo che non è niente del genere, dato che le macchie bianche sono piccoli teneri frutti riuniti in gruppetti.


Sembrano palline di polistirolo, ma sono morbide e succose. Più poeticamente, il nome comune americano è snowberries, bacche di neve.

Si tratta del Simphoricarpos albus, stessa famiglia del Caprifoglio; è una pianta originaria dell'America del nord, ed il nome comune italiano è Sinforina.  Le bacche sembrano appetitose, e lo sono per gli animali, mentre per l'uomo sono tossiche.

Ed ecco il secondo arbusto, sempre sulla stessa via e sempre in piena fruttificazione.

Si tratta della Phytolacca americana; sì, proprio una Fitolacca, della stessa famiglia della Fitolacca dioica, ben conosciuta dagli amici del blog e presente a Cagliari con meravigliosi esemplari.

In effetti la forma dei fiori (non presenti in foto) e quella dei frutti qui fotografati ricordano i corrispondenti della F. dioica, ma per il resto sono piante completamente diverse, soprattutto come dimensioni! I grappoli di frutti, bacche tonde e lucide fra il porpora ed il nero, sono veramente eleganti, e sembrano appetitose, ma anche loro sono velenose per l'uomo.

Questo arbusto pare che sia piuttosto comune da noi, sui terreni incolti ed a bordo strada; fa parte del gruppo delle piante tintorie, che venivano ed ancora vengono utilizzate per produrre colori vegetali. In questo caso il colore prodotto è il rosso, e pare che sia molto persistente: i ragazzini del paese mi hanno detto che dalle mani non si riesce a tirarlo più via.

Sono contento di questa doppia scoperta, che fra l'altro costituisce ulteriore dimostrazione che non si smette mai di imparare, e con piacere la condivido con voi.











venerdì 17 ottobre 2014

Le Magnolie di via Mameli

Via Mameli non è certamente una strada ricca di verde, dall'incrocio con via Pola allo sbocco nel Largo Carlo Felice; anzi è decisamente avara di alberi, che proprio per questo meritano di essere segnalati.

Abbiamo infatti segnalato a suo tempo sia i Platani (post del 28/5/12) che gli Olivi (post del 6/12/12), ed oggi con piacere appuntiamo l'attenzione su due Magnolie, Magnolia grandiflora, che vegetano brillantemente a ridosso della fermata del bus, dirimpetto al numero civico 37.

  Ecco una vista d'insieme di questo bell'angolo verde, con una delle due Magnolie in evidenza; si tratta anche in questo caso di spazi privati, ma pienamente godibili dalla strada ed accessibili ai pedoni.


Ed ecco a destra la seconda Magnolia, ripresa dall'interno dello spiazzo.
Sono veramente begli esemplari, di buona dimensione ed aspetto sano, che non è una cosa comune per questi alberi in città, data la poca compatibilità con i nostri terreni calcarei (post 25/5/12).

Meritano quindi la segnalazione per se stesse queste Magnolie, ma ancora di più per la penuria di verde in zona, e per la compagnia delle altre piante, fra cui una Palma nana ed un Ficus benjamina.

Un riconoscimento ai gestori di questo angolo di piacevole verde.