In effetti in questo Orto Botanico ci sono diversi alberi enormi, almeno per i canoni ai quali siamo abituati: alberi bellissimi, se si riesce a guardarli dalla giusta distanza, ma solo tronchi poderosi, se la distanza è modesta.
Ecco due esempi: un Pino nero a sinistra, e la base del tronco di un cipresso di palude, Taxodium distichum, a destra.
Avevo già affrontato questo argomento l'anno scorso, parlando della Foresta Nera e dei suoi splendidi Abeti (post del 27/6/13); concludendo quel post prendevo una posizione piuttosto netta, forse un po' di parte, a favore degli alberi bassi.
Oggi mi sento di ribadire quel giudizio, magari stemperandolo: in città, o comunque in spazi stretti non ci può essere confronto, vince l'albero basso, che si apprezza per intero e del quale magari si possono toccare le foglie o i frutti, che ci fa ombra ed all'occorrenza ci protegge dalla pioggia.
In grandi piazze o in aperta campagna gli alberi alti possono esplicare tutto il loro grande fascino, soprattutto dove la mancanza di competizione li ha fatti crescere armoniosamente, senza costringerli ad inseguirsi l'uno con l'altro verso l'alto, spostando la chioma sempre più su, per assicurare la sintesi clorofilliana.
Naturalmente c'è poi tutta una gamma di vie di mezzo, alberi alti ma non troppo, intorno a 10-15 metri: questa è una caratteristica delle campagne della Sardegna, dove spesso troviamo esemplari isolati di Roverelle, Lecci o Sughere, commoventi per la loro bellezza immersa nel territorio. Ed è con uno di questi che voglio concludere, precisamente una Sughera che vegeta nei pressi della Tomba dei Giganti di Is Concias, in comune di Quartucciu.