Non molti giorni fa, in un post dedicato al Pachipodium (post del 24/8/14) ho accennato alla capacità di questa pianta di perdere le foglie per resistere al grande caldo.
Ma parlavamo pur sempre di una pianta succulenta, di origine africana: oggi vi voglio portare molto, ma molto più vicino a noi ed al nostro clima, presentando il medesimo comportamento difensivo posto in atto dal Cisto marino, Cistus monspeliensis, una delle piante più comuni delle nostre campagne.
Nella fotografia, che rappresenta uno scorcio di campagna in agro di Quartucciu, fra qualche macchia di verde notiamo la dominante color ruggine dei cespugli di Cisto.
Le piante infatti, per evitare la morte per essiccamento, sacrificano le foglie, in tutto o o in parte, e sopravvivono in attesa che cambi la stagione.
Il colore ruggine è dato soprattutto dai sepali coriacei che contengono la capsula frutto.
Aggiungo per curiosità, e sempre sul tema del caldo, che il Cisto è pianta resistentissima anche agli incendi, ed è la prima che rigermina sulle aree incendiate. In questo senso, nella sua umiltà, aiuta la natura a riprendersi, combattendo in prima istanza la desertificazione.