Non molti giorni fa, in un post dedicato al Pachipodium (post del 24/8/14) ho accennato alla capacità di questa pianta di perdere le foglie per resistere al grande caldo.
Ma parlavamo pur sempre di una pianta succulenta, di origine africana: oggi vi voglio portare molto, ma molto più vicino a noi ed al nostro clima, presentando il medesimo comportamento difensivo posto in atto dal Cisto marino, Cistus monspeliensis, una delle piante più comuni delle nostre campagne.
Nella fotografia, che rappresenta uno scorcio di campagna in agro di Quartucciu, fra qualche macchia di verde notiamo la dominante color ruggine dei cespugli di Cisto.
Le piante infatti, per evitare la morte per essiccamento, sacrificano le foglie, in tutto o o in parte, e sopravvivono in attesa che cambi la stagione.
Il colore ruggine è dato soprattutto dai sepali coriacei che contengono la capsula frutto.
Aggiungo per curiosità, e sempre sul tema del caldo, che il Cisto è pianta resistentissima anche agli incendi, ed è la prima che rigermina sulle aree incendiate. In questo senso, nella sua umiltà, aiuta la natura a riprendersi, combattendo in prima istanza la desertificazione.
Oggi il cesto dei post propone...
Oggi il cesto dei post propone... Le stagioni della Melia
domenica 31 agosto 2014
giovedì 28 agosto 2014
La mazza e l'ombrello giganti
Questo è un post di alleggerimento, dopo quello drammatico sugli Olivi pugliesi e, potenzialmente, sui nostri.
Eccoli qua gli oggetti del titolo: la grande mazza costituita dal tronco e dal capitello di una Palma oltraggiata a morte dal punteruolo rosso, e lo splendido ombrello verde di un Pino d'Aleppo.
Dove siamo? E' facile, è un posto importante, è l'ingresso della Cittadella dei Musei, dove il decoro deve essere garantito al massimo.
Devo dire che il modo in cui è stata trattata la Palma morta a me non dispiace affatto: ben ripulita, stondata e lasciata esposta allo sguardo ed alle riflessioni dei visitatori. Per il momento va bene così, e forse anche questo scheletro partecipa a rendere piacevole il punto di vista.
Eccoli qua gli oggetti del titolo: la grande mazza costituita dal tronco e dal capitello di una Palma oltraggiata a morte dal punteruolo rosso, e lo splendido ombrello verde di un Pino d'Aleppo.
Dove siamo? E' facile, è un posto importante, è l'ingresso della Cittadella dei Musei, dove il decoro deve essere garantito al massimo.
Devo dire che il modo in cui è stata trattata la Palma morta a me non dispiace affatto: ben ripulita, stondata e lasciata esposta allo sguardo ed alle riflessioni dei visitatori. Per il momento va bene così, e forse anche questo scheletro partecipa a rendere piacevole il punto di vista.
martedì 26 agosto 2014
Anche i nostri Olivi rischiano?
Distesa di Olivi a Cisternino |
Olivo millenario a Villamassargia |
Ho voluto cominciare questo post con due immagini di Olivi tratte dal blog, una pugliese ed una sarda, per evidenziare simbolicamente un legame fra questi alberi lontani ma uniti dalla bellezza e dalla storia.Ma dietro la bellezza e la storia c'è un motivo tragico, che mi ha spinto ad avvicinare le due immagini: la morte per malattia.
C'è un batterio che sta ammazzando centinaia di Olivi nel Salento, dove questi meravigliosi alberi si estendono per migliaia di ettari. Traggo questa informazione da un articolo sulla Repubblica del 22 agosto scorso: è un batterio contagiosissimo e veloce nella sua attività di sterminio, in quella che viene ormai considerata una emergenza nazionale.
Una delle possibili cause pare che possa essere l'importazione di Olivi ornamentali dal sud America, usati per abbellire i resort della zona (!!!!!). Comunque sia questa è una ulteriore dimostrazione che la distanza anche di migliaia di chilometri, in questo mondo gobalizzato, non assicura la protezione dalle epidemie.
Allora, vista anche l'esperienza terribile del Punteruolo rosso e delle Palme, io spero ardentemente che gli enti regionali preposti affrontino da subito la definizione di tutte le misure per evitare possibili contatti fra gli Olivi delle due regioni, e prescrivano le eventuali misure di profilassi che si dovessero individuare: vicini spiritualmente ed in fotografia agli Olivi pugliesi, ma fisicamente lontano il più possibile!
domenica 24 agosto 2014
La bella succulenta in fiore
Il titolo di oggi si aggancia a quello precedente (post 16/11/10), quando avevo presentato il Pachipodium lamerei, strana ed affascinante pianta succulenta di origine africana, caratterizzata dal piede grosso ed una forma a bottiglia.
L'avevo individuata, unico esemplare da me conosciuto a Cagliari e sicuramente raro in città (ho poi verificato che è presente all'Orto botanico), praticamente per strada: in realtà si trova, anzi si trovano perché sono due, strette in due balconcini simmetrici al primo piano di una casa di via S.Mauro, ripresa qui sotto.
E' praticamente impossibile non vedere queste due simpatiche piante affacciate sulla strada, se ci si passa.
Ma c'è una ulteriore particolarità di questi due esemplari, proprio in questo periodo: sono fiorite, e pare che la fioritura in vaso avvenga molto raramente.
Ecco i fiori bianchi, fra l'altro piuttosto belli, ed i ciuffetti di foglie all'apice dei tronchi; sia le foglie che i fiori assomigliano a quelli dell'Oleandro.
Come curiosità aggiungo che, come altre piante, se il caldo aumenta troppo questa pianta perde le foglie per evitare di disperdere preziosi liquidi, e sopravvive con le funzioni vitali assicurate dal fusto e dalle spine.
Non resta che ringraziare gli abitanti della casa che hanno dato vita ed esposto al pubblico un'altra bella rarità cagliaritana.
L'avevo individuata, unico esemplare da me conosciuto a Cagliari e sicuramente raro in città (ho poi verificato che è presente all'Orto botanico), praticamente per strada: in realtà si trova, anzi si trovano perché sono due, strette in due balconcini simmetrici al primo piano di una casa di via S.Mauro, ripresa qui sotto.
E' praticamente impossibile non vedere queste due simpatiche piante affacciate sulla strada, se ci si passa.
Ma c'è una ulteriore particolarità di questi due esemplari, proprio in questo periodo: sono fiorite, e pare che la fioritura in vaso avvenga molto raramente.
Ecco i fiori bianchi, fra l'altro piuttosto belli, ed i ciuffetti di foglie all'apice dei tronchi; sia le foglie che i fiori assomigliano a quelli dell'Oleandro.
Come curiosità aggiungo che, come altre piante, se il caldo aumenta troppo questa pianta perde le foglie per evitare di disperdere preziosi liquidi, e sopravvive con le funzioni vitali assicurate dal fusto e dalle spine.
Non resta che ringraziare gli abitanti della casa che hanno dato vita ed esposto al pubblico un'altra bella rarità cagliaritana.
giovedì 21 agosto 2014
I contrasti verdi al Cimitero di Bonaria
Visita estiva, ultima fra le tante, al cimitero di Bonaria, sempre affascinante e scenografico. Riprendiamo oggi l'argomento dei contrasti tipici del luogo: vita e morte, passato e futuro si confrontano e ci interrogano ad ogni passo, inducendo riflessioni non necessariamente sconsolate, almeno quando non siamo coinvolti in lutti recenti (condizione oggettivamente difficile per questo cimitero).
Naturalmente il tema, peraltro già affrontato in precedenti occasioni (p.es. post del 5/11/13), è alleggerito dall'aggettivo "verde": è sempre questo colore a guidare il nostro piccolo viaggio.
Ecco allora un contrasto estremo: due Palme delle Canarie, una morta e priva di qualsiasi dignità, della quale con immagine azzardata possiamo vedere la somiglianza con un capanno da spiaggia, l'altra viva e rigogliosa, che espone i propri frutti.
Stante l'aggressività del Punteruolo rosso ed il caldo di questo periodo, non so quanto la sorella viva resisterà, ma intanto oggi è così.
A destra, l'esplosione di vitalità delle piante di Cappero si confronta con il degrado degli intonaci che circondano le tombe, accelerandone il disfacimento; si potrebbero fare tanti commenti, io mi limito a riportare il fatto.
Infine, in chiave di alleggerimento, una statua (un angelo?), eretta a protezione di una tomba di ieri, tanti e tanti anni fa, sembra che con le sue braccia stese voglia scacciare il domani dei lavori di sistemazione che avanzano; lavori protetti da teli verdi, per rientrare nel titolo del post!
A proposito, e per terminare con una considerazione seria, sono effettivamente in corso lavori importanti nella zona dell'Orto delle Palme, come non se ne vedevano da molti anni. Bene, ce n'era e ce n'è proprio bisogno; speriamo che questi lavori riescano a contemperare le esigenze di recupero con quelle del fascino decadente di questi luoghi.
Naturalmente il tema, peraltro già affrontato in precedenti occasioni (p.es. post del 5/11/13), è alleggerito dall'aggettivo "verde": è sempre questo colore a guidare il nostro piccolo viaggio.
Ecco allora un contrasto estremo: due Palme delle Canarie, una morta e priva di qualsiasi dignità, della quale con immagine azzardata possiamo vedere la somiglianza con un capanno da spiaggia, l'altra viva e rigogliosa, che espone i propri frutti.
Stante l'aggressività del Punteruolo rosso ed il caldo di questo periodo, non so quanto la sorella viva resisterà, ma intanto oggi è così.
A destra, l'esplosione di vitalità delle piante di Cappero si confronta con il degrado degli intonaci che circondano le tombe, accelerandone il disfacimento; si potrebbero fare tanti commenti, io mi limito a riportare il fatto.
Infine, in chiave di alleggerimento, una statua (un angelo?), eretta a protezione di una tomba di ieri, tanti e tanti anni fa, sembra che con le sue braccia stese voglia scacciare il domani dei lavori di sistemazione che avanzano; lavori protetti da teli verdi, per rientrare nel titolo del post!
A proposito, e per terminare con una considerazione seria, sono effettivamente in corso lavori importanti nella zona dell'Orto delle Palme, come non se ne vedevano da molti anni. Bene, ce n'era e ce n'è proprio bisogno; speriamo che questi lavori riescano a contemperare le esigenze di recupero con quelle del fascino decadente di questi luoghi.
lunedì 18 agosto 2014
La Gardenia fiorita della Cittadella
Due anni fa, al'inizio di agosto, avevo fatto un casuale, piacevole incontro con un arbusto che vive nella Cittadella dei Musei, di fianco all'ingresso del museo archeologico ed alla stracitata Chorisia insignis: ero a caccia di frutti, e mi aveva colpito appunto il frutto di questo arbusto, una specie di kiwi.
Per farla breve, ci sono tornato per approfondire, ed ho trovato oltre ai frutti un bellissimo fiore bianco,
che mi ha portato ad una possibile identificazione: Gardenia brighamii, citata nel post agostano (post del 13/8/12).
Quest'anno sono tornato, ed ho trovato ancora la pianta ed i suoi fiori, belli e vellutati, che vi voglio ripresentare, precisando che non ho maggiori elementi di certezza nell'identificazione di quanti ne avessi due anni fa, anzi forse qualcuno di meno: infatti potrebbe trattarsi anche di Gardenia tahitensis, dato il numero di petali. Accontentiamoci così.
Quello che so per certo è che questi fiori sono bellissimi, nella loro semplicità: profumate trombette che terminano con 9 petali vellutati di colore bianco panna, con qualche screziatura di giallo: ecco qui sotto la foto di un fiore che sboccia ed uno pienamente aperto.
Peccato che la nostra pianta nell'insieme sia bruttina e sofferente, ma i fiori.............
Per farla breve, ci sono tornato per approfondire, ed ho trovato oltre ai frutti un bellissimo fiore bianco,
che mi ha portato ad una possibile identificazione: Gardenia brighamii, citata nel post agostano (post del 13/8/12).
Quest'anno sono tornato, ed ho trovato ancora la pianta ed i suoi fiori, belli e vellutati, che vi voglio ripresentare, precisando che non ho maggiori elementi di certezza nell'identificazione di quanti ne avessi due anni fa, anzi forse qualcuno di meno: infatti potrebbe trattarsi anche di Gardenia tahitensis, dato il numero di petali. Accontentiamoci così.
Quello che so per certo è che questi fiori sono bellissimi, nella loro semplicità: profumate trombette che terminano con 9 petali vellutati di colore bianco panna, con qualche screziatura di giallo: ecco qui sotto la foto di un fiore che sboccia ed uno pienamente aperto.
Peccato che la nostra pianta nell'insieme sia bruttina e sofferente, ma i fiori.............
sabato 16 agosto 2014
Epitaffio per la Lagerstroemia
Già è sfortunato per il nome, Lagerstroemia indica, l'alberello del quale ci siamo occupati nel 2011 (post del 25/7/11); non ha, poverino, neanche uno straccio di nome comune che sostituisca l'impronunciabile nome scientifico.
A questo aggiungiamo che a Cagliari questi alberi non hanno mai dato buon esito; c'erano molti esemplari in via Dante, e credo che non ne esista più uno; resistono quelli di viale Bonaria, ma in condizioni decisamente degradate rispetto a 3 anni fa: ecco qui a sinistra un esemplare, per capire di che cosa stiamo parlando.
Esili, aspetto malaticcio e fioritura, pur gradevole, molto più spenta di quella di 3 anni fa, come si può verificare confrontando le rispettive foto.
Insomma, temo che questi alberelli siano troppo delicati per la nostra città, anche perché pare richiedano cure assidue: non per niente sono molto diffusi in Cina e Giappone, per scopi soprattutto ornamentali. In definitiva, le Lagerstroemie sono piante da giardino, non da alberatura stradale, per lo meno a Cagliari; ritengo quindi che siano destinate a scomparire anche quelle di viale Bonaria.
Ecco perché questo post, che avevo pensato di dedicare alla bellezza di questa fioritura, già vantata nel 2011, si è trasformato in una sorta di epitaffio alla Lagerstroemia.
Non resta che augurarci che i nostri amministratori del verde, preso atto della situazione, agiscano, per esempio trasferendo gli alberelli ancora sani nei parchi, se questo fosse possibile, e sostituendoli con veri alberi. In questo modo i Cagliaritani potrebbero continuare ad ammirare la bella fioritura estiva delle Lagerstroemie, ed il viale Bonaria potrebbe essere riportato al suo antico splendore come Viale, nome oggi decisamente usurpato.
A questo aggiungiamo che a Cagliari questi alberi non hanno mai dato buon esito; c'erano molti esemplari in via Dante, e credo che non ne esista più uno; resistono quelli di viale Bonaria, ma in condizioni decisamente degradate rispetto a 3 anni fa: ecco qui a sinistra un esemplare, per capire di che cosa stiamo parlando.
Esili, aspetto malaticcio e fioritura, pur gradevole, molto più spenta di quella di 3 anni fa, come si può verificare confrontando le rispettive foto.
Insomma, temo che questi alberelli siano troppo delicati per la nostra città, anche perché pare richiedano cure assidue: non per niente sono molto diffusi in Cina e Giappone, per scopi soprattutto ornamentali. In definitiva, le Lagerstroemie sono piante da giardino, non da alberatura stradale, per lo meno a Cagliari; ritengo quindi che siano destinate a scomparire anche quelle di viale Bonaria.
Ecco perché questo post, che avevo pensato di dedicare alla bellezza di questa fioritura, già vantata nel 2011, si è trasformato in una sorta di epitaffio alla Lagerstroemia.
Non resta che augurarci che i nostri amministratori del verde, preso atto della situazione, agiscano, per esempio trasferendo gli alberelli ancora sani nei parchi, se questo fosse possibile, e sostituendoli con veri alberi. In questo modo i Cagliaritani potrebbero continuare ad ammirare la bella fioritura estiva delle Lagerstroemie, ed il viale Bonaria potrebbe essere riportato al suo antico splendore come Viale, nome oggi decisamente usurpato.
lunedì 11 agosto 2014
Fonsarda, le spianate e lo scrigno verde
Sono stati recentemente inaugurati, nel popoloso quartiere Fonsarda, quattro spazi pubblici, pomposamente definiti piazze-giardino. A fronte di un meritorio intervento per sanare i preesistenti squallidi sterrati che offendevano il quartiere, la definizione di piazza-giardino è forse esagerata.
Due di questi spazi sono proprio piccoli, non c'è materia per una valutazione critica con riferimento al verde; gli altri due invece meritano la nostra attenzione.
Ecco lo spiazzo di via dei Donoratico, rappresentato da queste due fotografie: pochi fazzoletti verdi, qualche albero (Falso pepe, Olivi, Lecci, Palme nane) e tante, troppe mattonelle.
Naturalmente dobbiamo dare agli alberi il tempo di crescere, e da questo punto di vista è condivisibile la scelta del Falso pepe, che cresce in fretta, è valido esteticamente ed ha una bella chioma ombreggiante; però gli alberi dovevano essere di più, e lo spazio più movimentato, dagli alberi e da qualche zona in rilevato. In questo modo si sarebbe evitato l'effetto spianata di cemento che ha come unico orizzonte i prospetti dei palazzoni.
Un poco meglio, ma non molto, per lo spiazzo di via dei Giudicati, presentato qui sotto.
Gli alberi sono in maggiore quantità, e meglio distribuiti; la loro crescita attenuerà l'effetto spianata. Come specie arboree aggiuntive, oltre a quelle già citate, qui ci sono delle piante di agrumi, e dei cespugli di contorno.
Tutto un altro discorso per il giardino degli uffici provinciali, fra le vie Giudice Chiano e Mariano, alle spalle di viale Ciusa: uno scrigno verde ancora chiuso, ma che promette di mostrare presto ai cittadini molti gioielli. I lavori per renderlo agibile, ampliandone gli spazi, sono tuttora in corso, ma dovrebbero finire entro l'estate.
Al di là delle transenne si intravedono alberi di varie specie, alcuni di dimensioni imponenti, con alle spalle molti lustri di vita ed un futuro prossimo di bellezza offerta al godimento di tutti noi.
Due di questi spazi sono proprio piccoli, non c'è materia per una valutazione critica con riferimento al verde; gli altri due invece meritano la nostra attenzione.
Ecco lo spiazzo di via dei Donoratico, rappresentato da queste due fotografie: pochi fazzoletti verdi, qualche albero (Falso pepe, Olivi, Lecci, Palme nane) e tante, troppe mattonelle.
Naturalmente dobbiamo dare agli alberi il tempo di crescere, e da questo punto di vista è condivisibile la scelta del Falso pepe, che cresce in fretta, è valido esteticamente ed ha una bella chioma ombreggiante; però gli alberi dovevano essere di più, e lo spazio più movimentato, dagli alberi e da qualche zona in rilevato. In questo modo si sarebbe evitato l'effetto spianata di cemento che ha come unico orizzonte i prospetti dei palazzoni.
Un poco meglio, ma non molto, per lo spiazzo di via dei Giudicati, presentato qui sotto.
Gli alberi sono in maggiore quantità, e meglio distribuiti; la loro crescita attenuerà l'effetto spianata. Come specie arboree aggiuntive, oltre a quelle già citate, qui ci sono delle piante di agrumi, e dei cespugli di contorno.
Tutto un altro discorso per il giardino degli uffici provinciali, fra le vie Giudice Chiano e Mariano, alle spalle di viale Ciusa: uno scrigno verde ancora chiuso, ma che promette di mostrare presto ai cittadini molti gioielli. I lavori per renderlo agibile, ampliandone gli spazi, sono tuttora in corso, ma dovrebbero finire entro l'estate.
Al di là delle transenne si intravedono alberi di varie specie, alcuni di dimensioni imponenti, con alle spalle molti lustri di vita ed un futuro prossimo di bellezza offerta al godimento di tutti noi.
martedì 5 agosto 2014
Un simpatico cortile giardinetto, in pieno centro città
Sì, oggi parliamo del cortile, anche se il termine è riduttivo, che si apre sul Largo Carlo Felice e conduce alla sagrestia della chiesa di S.Agostino, e da lì alla chiesa stessa. Di fatto è l'ingresso posteriore della chiesa, perché l'ingresso principale è su via Baylle.
Un ingresso secondario dunque, ma per i nostri interessi è quello più importante, dato che comprende un simpatico giardinetto e soprattutto un bellissimo esemplare di Ficus elastica, albero di cui abbiamo parlato anche recentemente (post del 23/7/14).
Ecco l'ingresso della sagrestia, alla fine del cortile, mentre sulla destra si intravede il possente piede del Ficus; sul terreno si notano anche alcune statuine in pietra.
Qui a sinistra vediamo l'aiuola che costeggia il corridoio, ricca di piantine delle più diverse specie, e la parete di fianco dipinta; nella foto di destra, il minuscolo slargo anch'esso ricco di piantine sistemate in allegro disordine.
Ed ecco il pezzo forte, il poderoso Ficus elastica che occupa ed ombreggia tutta la parte di fondo del cortile; è lasciato crescere in libertà, ed a destra si nota il particolare delle numerose radici aeree. Speriamo che si comporti bene, e non crei problemi con le sue radici; sarebbe sacrilego, per usare un termine consono al luogo, se questo albero dovesse venire eliminato!
Un ingresso secondario dunque, ma per i nostri interessi è quello più importante, dato che comprende un simpatico giardinetto e soprattutto un bellissimo esemplare di Ficus elastica, albero di cui abbiamo parlato anche recentemente (post del 23/7/14).
Ecco l'ingresso della sagrestia, alla fine del cortile, mentre sulla destra si intravede il possente piede del Ficus; sul terreno si notano anche alcune statuine in pietra.
Qui a sinistra vediamo l'aiuola che costeggia il corridoio, ricca di piantine delle più diverse specie, e la parete di fianco dipinta; nella foto di destra, il minuscolo slargo anch'esso ricco di piantine sistemate in allegro disordine.
Ed ecco il pezzo forte, il poderoso Ficus elastica che occupa ed ombreggia tutta la parte di fondo del cortile; è lasciato crescere in libertà, ed a destra si nota il particolare delle numerose radici aeree. Speriamo che si comporti bene, e non crei problemi con le sue radici; sarebbe sacrilego, per usare un termine consono al luogo, se questo albero dovesse venire eliminato!
venerdì 1 agosto 2014
Gli effetti collaterali
Qui non siamo nel campo dei medicinali o delle cure mediche, né in quello terribile delle guerre e dei devastanti effetti sui civili inermi; parliamo molto più modestamente, ed ironicamente, degli effetti collaterali della lotta alle deiezioni degli storni.
Quest'ultima si svolge, fra i vari metodi, impedendo agli uccelli di abitare le loro case preferite in città, e cioè le fitte chiome dei Ficus retusa; ne abbiamo parlato diverse volte (p.es. post 27/4/12, post 20/7/12 ), anche mettendo a confronto alcune opinioni.
Oggi affrontiamo l'argomento con leggerezza, ma sempre in modo che possa servire come ulteriore elemento di riflessione per chi deve decidere di questi o altri interventi; trattiamo perciò degli effetti collaterali, attraverso il mezzo più immediato ed efficace: le immagini.
Ecco allora un Ficus di via Cavalcanti, appesantito da una serie di sacche piene di foglie secche. Si possono ipotizzare i commenti più diversi, da quelli decisamente scurrili a quelli che potrebbero elevare queste sacche a moderne sculture; quello che è certo è che sono molto buffe.
A destra un altro Ficus, sempre in via Cavalcanti, incappucciato e con le sacche. Forse, parlandone seriamente, almeno un intervento minimale di svuotamento e ripristino del cappuccio dovrebbe essere fatto, in attesa che l'annoso problema degli storni riceva soluzioni più appropriate e durature. Nell'attesa, impariamo a convivere con le sacche, e magari a farcele piacere come un innovativo elemento di arredo urbano!
Quest'ultima si svolge, fra i vari metodi, impedendo agli uccelli di abitare le loro case preferite in città, e cioè le fitte chiome dei Ficus retusa; ne abbiamo parlato diverse volte (p.es. post 27/4/12, post 20/7/12 ), anche mettendo a confronto alcune opinioni.
Oggi affrontiamo l'argomento con leggerezza, ma sempre in modo che possa servire come ulteriore elemento di riflessione per chi deve decidere di questi o altri interventi; trattiamo perciò degli effetti collaterali, attraverso il mezzo più immediato ed efficace: le immagini.
Ecco allora un Ficus di via Cavalcanti, appesantito da una serie di sacche piene di foglie secche. Si possono ipotizzare i commenti più diversi, da quelli decisamente scurrili a quelli che potrebbero elevare queste sacche a moderne sculture; quello che è certo è che sono molto buffe.
A destra un altro Ficus, sempre in via Cavalcanti, incappucciato e con le sacche. Forse, parlandone seriamente, almeno un intervento minimale di svuotamento e ripristino del cappuccio dovrebbe essere fatto, in attesa che l'annoso problema degli storni riceva soluzioni più appropriate e durature. Nell'attesa, impariamo a convivere con le sacche, e magari a farcele piacere come un innovativo elemento di arredo urbano!
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