I Tigli sono splendidi alberi, comunemente utilizzati e molto presenti nell'arredo urbano di tante città, in Italia ed in Europa; tanto per volare alto, possiamo evocare Parigi, ed i suoi Tigli di Place des Vosges, di cui abbiamo parlato citando Renzo Piano (post del 28/4/11). Eccoli qui sotto
Purtroppo i Tigli non sono molto adatti alla nostra città, alla sua latitudine ed alle sue temperature estive; stentano nella crescita, si abbattono durante l'estate, in una parola soffrono.
Cionondimeno ci sono anche delle piante di buon livello, per esempio lungo il viale che conduce al parco di Terramaini (post del 16/5/12), e recentemente ne ho trovato delle altre, che oggi vi presento.
Si vede nella foto un filare di Tilia vulgaris che corre lungo via del Sole, arteria principale dell'omonimo quartiere, alternato a Jacarande; nell'insieme via del Sole è una bella via alberata, con una alberatura ordinata, come a Cagliari non se ne vedono molte.
I Tigli di via del Sole sono abbastanza grandi e appaiono in salute discreta, nonostante la fine di luglio; solo in qualche caso ho visto le foglie orlate di giallo, come nella foto a destra, indice di sofferenza da calore. Forse avrebbero bisogno di qualche innaffiatura in più.
Insomma, se anche a Cagliari vogliamo toglierci la soddisfazione di ospitare i Tigli in modo adeguato alla bellezza di questa pianta, forse dobbiamo offrire loro qualche attenzione in più.
Oggi il cesto dei post propone...
Oggi il cesto dei post propone... Le stagioni della Melia
martedì 29 luglio 2014
mercoledì 23 luglio 2014
Treewatching 2, il Ficus elastica
In accordo con lo spirito del treewatching, che mette in risalto determinati alberi nel momento in cui danno il meglio di sé, ed in cui meritano di essere guardati con maggiore attenzione, accendiamo oggi i riflettori sui Ficus elastica.
Tutta la famiglia dei Ficus di cui abbiamo parlato nel blog, dal magnolioides al rubiginosa, dal retusa al religiosa al carica , si trova benissimo con il clima cagliaritano; ma il Ficus elastica ha catturato in particolare la mia attenzione, per la attività frenetica di produzione di nuove foglie posta in essere in queste settimane di piena estate.
Ecco a sinistra un primo piano di un Ficus qualsiasi, fra i tanti sparsi in città, con le guaine rossastre che contengono la nuova fogliolina (si fa per dire, sono lunghe anche più di 30 cm!), avvolta a sigaro; nel giro di pochi giorni, caduta la guaina, la foglia si aprirà completamente, e manterrà per qualche tempo il colore rossastro nella pagina inferiore, colore che contribuisce alla bellezza dell'insieme in questo periodo.
Quale Ficus andare a vedere per l'attività di treewatching? Non c'è che l'imbarazzo della scelta, per la grande quantità di questi Ficus in buone condizioni, presenti sia nel verde pubblico che privato; per esempio l'esemplare a destra è quello della piazza di Largo Gennari, un esemplare storico di più di 50 anni di età che troneggia al centro della piazza.
Potrei citare anche un altro esemplare notevole in via Galvani, o quello del parco di Terramaini, giovane ma già molto grande; in realtà, ribadisco, non c'è che l'imbarazzo della scelta per ammirare questi alberi in giro per la città.
Termino con questa coppia che vegeta in via Cettigne a Genneruxi, e che mostra la forma tipica tondeggiante degli alberi che hanno precedentemente subito radicali potature; d'altra parte questi Ficus (e tutti i Ficus in generale) sono così robusti da sopportare qualsiasi potatura.
Al riguardo si può notare, soprattutto nel verde privato, una lotta fra la tendenza della pianta ad occupare spazio, e a mettere radici possenti ed invadenti, ed i manutentori che lavorano di motosega per tenerla a bada; è una lotta senza esclusione di colpi, che termina spesso con l'eliminazione del Ficus.
Tutta la famiglia dei Ficus di cui abbiamo parlato nel blog, dal magnolioides al rubiginosa, dal retusa al religiosa al carica , si trova benissimo con il clima cagliaritano; ma il Ficus elastica ha catturato in particolare la mia attenzione, per la attività frenetica di produzione di nuove foglie posta in essere in queste settimane di piena estate.
Ecco a sinistra un primo piano di un Ficus qualsiasi, fra i tanti sparsi in città, con le guaine rossastre che contengono la nuova fogliolina (si fa per dire, sono lunghe anche più di 30 cm!), avvolta a sigaro; nel giro di pochi giorni, caduta la guaina, la foglia si aprirà completamente, e manterrà per qualche tempo il colore rossastro nella pagina inferiore, colore che contribuisce alla bellezza dell'insieme in questo periodo.
Quale Ficus andare a vedere per l'attività di treewatching? Non c'è che l'imbarazzo della scelta, per la grande quantità di questi Ficus in buone condizioni, presenti sia nel verde pubblico che privato; per esempio l'esemplare a destra è quello della piazza di Largo Gennari, un esemplare storico di più di 50 anni di età che troneggia al centro della piazza.
Potrei citare anche un altro esemplare notevole in via Galvani, o quello del parco di Terramaini, giovane ma già molto grande; in realtà, ribadisco, non c'è che l'imbarazzo della scelta per ammirare questi alberi in giro per la città.
Termino con questa coppia che vegeta in via Cettigne a Genneruxi, e che mostra la forma tipica tondeggiante degli alberi che hanno precedentemente subito radicali potature; d'altra parte questi Ficus (e tutti i Ficus in generale) sono così robusti da sopportare qualsiasi potatura.
Al riguardo si può notare, soprattutto nel verde privato, una lotta fra la tendenza della pianta ad occupare spazio, e a mettere radici possenti ed invadenti, ed i manutentori che lavorano di motosega per tenerla a bada; è una lotta senza esclusione di colpi, che termina spesso con l'eliminazione del Ficus.
venerdì 18 luglio 2014
Il drappello di Gleditsie
La Gleditsia triacanthos, l'albero dal grande baccello (post del 13/11/10), è piuttosto raro in città, anche se sembra trovarsi piuttosto bene. Ne abbiamo parlato diverse volte, ed è d'obbligo ricordare il patriarca dei Giardini Pubblici (post del 18/8/13), ma abbiamo individuato anche diversi altri esemplari in città.
Oggi vi presento un nuovo gruppetto di Gleditsie, situato in via S.Saturnino, all'inizio dell'ultimo ripido tratto di salita verso i Giardini Pubblici, di fronte all'ex Provveditorato agli studi.
Eccole a sinistra: sono una decina di esemplari, di cui alcuni costituiti da polloni generati da ceppaie di vecchi esemplari abbattuti. Pare infatti che questo insediamento sia piuttosto anziano, risalendo alla prima metà del secolo scorso.
Comunque auguriamo lunga vita a queste Gleditsie, soprattutto se riescono a contrastare il predominio dell'Ailanto, che in questa zona tende a distruggere ogni concorrenza.
Ricordo come curiosità il nome comune con cui è nota questa pianta: in italiano, dove è facile trovare l'elemento religioso e dato che la Gleditsia è dotata di robuste spine, la chiamiamo Spino di Giuda, mentre in America, sua zona di origine, la chiamano Honey locust, Carrubo al miele.
In effetti i suoi baccelli, come peraltro quelli del Carrubo nostrano, sono dolci, ed hanno avuto uso alimentare.
Oggi vi presento un nuovo gruppetto di Gleditsie, situato in via S.Saturnino, all'inizio dell'ultimo ripido tratto di salita verso i Giardini Pubblici, di fronte all'ex Provveditorato agli studi.
Eccole a sinistra: sono una decina di esemplari, di cui alcuni costituiti da polloni generati da ceppaie di vecchi esemplari abbattuti. Pare infatti che questo insediamento sia piuttosto anziano, risalendo alla prima metà del secolo scorso.
Comunque auguriamo lunga vita a queste Gleditsie, soprattutto se riescono a contrastare il predominio dell'Ailanto, che in questa zona tende a distruggere ogni concorrenza.
Ricordo come curiosità il nome comune con cui è nota questa pianta: in italiano, dove è facile trovare l'elemento religioso e dato che la Gleditsia è dotata di robuste spine, la chiamiamo Spino di Giuda, mentre in America, sua zona di origine, la chiamano Honey locust, Carrubo al miele.
In effetti i suoi baccelli, come peraltro quelli del Carrubo nostrano, sono dolci, ed hanno avuto uso alimentare.
lunedì 14 luglio 2014
L'Oleandro giallo
Oggi, visto che siamo in periodo di piena fioritura degli Oleandri, vi presento un cespuglio che non è un Oleandro, anche se gli assomiglia ed è suo parente: la Thevetia peruviana, conosciuta appunto con il nome comune di Oleandro giallo.
Lo presento, anche se i cespugli non sono il mio forte, intanto perché è una bella pianta, con fioritura gialla molto gradevole che dura tutta l'estate, poi perché gli esemplari pubblici sono molto rari a Cagliari, ed io ne ho trovato uno: eccolo qui.
Si trova in via Cettigne, nel quartiere di Genneruxi, in una posizione un po' soffocata che comunque non cancella la valenza estetica; penso che in spazi più ampi sarebbe veramente un bel vedere.
Possiede fiori gialli con forma di campanule a cinque petali, e foglie lunghe e strette simili appunto a quelle del cugino Oleandro, ma lucide e più gradevoli; anche i frutti, drupe globose, hanno un aspetto simpatico.
Purtroppo, come peraltro gli Oleandri, la Thevetia è velenosa in tutte le sue parti, in particolare nei semi che pare vengano addirittura utilizzati, in alcuni paesi, per suicidarsi.
Ecco a destra il particolare di un fiore circondato da foglie; tornando al veleno, vi fornisco un'altra notizia curiosa, ma senz'altro più positiva, sull'utilizzo dei semi di questa pianta: pare che in Messico stiano estraendo dai semi un olio utilizzabile come biocarburante.
Lo presento, anche se i cespugli non sono il mio forte, intanto perché è una bella pianta, con fioritura gialla molto gradevole che dura tutta l'estate, poi perché gli esemplari pubblici sono molto rari a Cagliari, ed io ne ho trovato uno: eccolo qui.
Si trova in via Cettigne, nel quartiere di Genneruxi, in una posizione un po' soffocata che comunque non cancella la valenza estetica; penso che in spazi più ampi sarebbe veramente un bel vedere.
Possiede fiori gialli con forma di campanule a cinque petali, e foglie lunghe e strette simili appunto a quelle del cugino Oleandro, ma lucide e più gradevoli; anche i frutti, drupe globose, hanno un aspetto simpatico.
Purtroppo, come peraltro gli Oleandri, la Thevetia è velenosa in tutte le sue parti, in particolare nei semi che pare vengano addirittura utilizzati, in alcuni paesi, per suicidarsi.
Ecco a destra il particolare di un fiore circondato da foglie; tornando al veleno, vi fornisco un'altra notizia curiosa, ma senz'altro più positiva, sull'utilizzo dei semi di questa pianta: pare che in Messico stiano estraendo dai semi un olio utilizzabile come biocarburante.
sabato 12 luglio 2014
La festa del Fior di Loto
La vasca dei Fiori di Loto all'Orto Botanico è in piena attività produttiva, con fiori meravigliosi dai lunghi steli e tante foglie tonde, grandi e pulite, che raccolgono e fanno scivolare l'acqua sulla loro superficie, senza assorbirne una goccia. Uno spettacolo che merita di essere guardato, a due passi da casa.
martedì 8 luglio 2014
Una bella storia di Gelsi
Il Gelso è un albero amico del blog, anche perché molto evocativo, per il ruolo che ha avuto come compagno di strada dell'uomo e della sua inventiva, dal 1700 alla prima metà del secolo scorso.
Ne abbiamo parlato in più occasioni, con riferimento a vari esemplari cittadini (p.es post del 21/4/11 o del 4/6/13), ed in particolare a quelli più evocativi di tutti, i tre esemplari dell'ex Istituto Agrario (post del 17/4/12). A questi ultimi ho anche dedicato l'articoletto pubblicato dall'Unione Sarda il 15 giugno scorso.
Ebbene, adesso scopriamo che esistono altri Gelsi cagliaritani che hanno una storia da raccontare, una bella storia.
Lascio raccontare questa storia all'amico del blog che me la ha mandata e che ringrazio, Roberto, a cui appartiene anche la foto: la storia riguarda due Gelsi che vivono nella ex scuola Mereu, fra la fine del viale Regina Elena e la salita verso Porta Cristina.
Fare queste
foto mi è costato minacce varie dalle persone che occupano abusivamente i
locali della vecchia scuola e che non volevano che io fotografassi lo stato dei
luoghi, ma questa è un'altra storia, meno amena della prima, ma sicuramente più
odierna e triste."
Fin qui la bella storia raccontata da Roberto; a me resta da fare un commento sull'amara conclusione del suo scritto, e sul fatto che ancora non si sia riusciti a risolvere una situazione incresciosa che va avanti da tanti anni, e che di fatto priva i cagliaritani di un posto bellissimo, ricco di belle storie e di begli alberi.
Ne abbiamo parlato in più occasioni, con riferimento a vari esemplari cittadini (p.es post del 21/4/11 o del 4/6/13), ed in particolare a quelli più evocativi di tutti, i tre esemplari dell'ex Istituto Agrario (post del 17/4/12). A questi ultimi ho anche dedicato l'articoletto pubblicato dall'Unione Sarda il 15 giugno scorso.
Ebbene, adesso scopriamo che esistono altri Gelsi cagliaritani che hanno una storia da raccontare, una bella storia.
Lascio raccontare questa storia all'amico del blog che me la ha mandata e che ringrazio, Roberto, a cui appartiene anche la foto: la storia riguarda due Gelsi che vivono nella ex scuola Mereu, fra la fine del viale Regina Elena e la salita verso Porta Cristina.
"Subito dopo
la guerra c'erano molti bambini affetti da TBC , che venivano inviati in sanatorio
per le cure del caso, ma c'erano anche tanti bambini che avevano bisogno di
cure ed aria migliore per evitare che ci finissero.
A questo scopo
fu creata la Scuola all'aperto, che si trova di fronte ai giardini pubblici,
sotto Castello; in questa scuola venivano destinati questi bambini .
Lei capirà
che l'ambiente di provenienza era soprattutto quello dei "bassi" di
Castello dove la malattia poteva trovare teneri pargoletti da aggredire, e le
maestre di riferimento si trovavano davanti un materiale umano abbastanza
restio allo studio ed alla disciplina .
Questo
valido manipolo di maestre, tutt'ora nei ricordi degli allievi di quella scuola
, erano dirette dalla signorina Clara Ulmo e dalla signorina Matilde Saba:
reduci entrambe dall'educazione fascista,
passate sotto i processi di epurazione post bellici, ma fervide
assertrici di un programma scolastico creato per portare i bambini meno fortunati,
e propensi alla malattia, allo stesso grado di apprendimento degli altri.
Ecco che qui
entrano in gioco i Gelsi, fulcro di una lezione di scienze naturali DAL VIVO :
due alberi sotto cui le maestre allestivano dei banchi di legno, facendo
imparare ai bambini la cultura della vita del baco da seta, quindi vermi fuchi
crisalide bozzolo farfalla; a quel punto i bambini venivano ad accrescere la
loro cultura con lezioni all'aperto.
Oggi questi
Gelsi sono ancora felicemente vivi , stretti e soffocati da una morsa di
cemento, ma vivi.
Fin qui la bella storia raccontata da Roberto; a me resta da fare un commento sull'amara conclusione del suo scritto, e sul fatto che ancora non si sia riusciti a risolvere una situazione incresciosa che va avanti da tanti anni, e che di fatto priva i cagliaritani di un posto bellissimo, ricco di belle storie e di begli alberi.
venerdì 4 luglio 2014
Acacia eliminata, missione compiuta!
Non riesco ancora a crederci, ma lo hanno fatto. Quello che io paventavo fra il serio ed il faceto, in conclusione di un post recentissimo (post del 30/6/14), si è avverato. L'Acacia horrida in fiore dell'Istituto Nautico, aggettante sulla piazza Paolo VI, non esiste più. Ecco il confronto.
Avrei potuto incasellare questo post nella serie "Oggi ci siamo, domani......", ma sono troppo arrabbiato per prenderla in maniera scherzosa, e preferisco il sarcasmo.
Faccio notare che il cartellone 3x2 è cambiato, è nuovo, e adesso non viene più disturbato, qualcuno potrebbe dire, da quegli stupidi rami, per di più spinosi!
Possibile che i nostri amministratori della Provincia, dalla quale credo dipendano le scuole superiori per quanto riguarda la manutenzione, non abbiano avuto scrupoli di coscienza nell'eliminare un albero, bello, che mi sembra non desse fastidio a nessuno? Perchè non hanno ragionato sul fatto che questo tipo di Acacia è ormai raro in città e nessuno ne pianta più? Se la causa è il cartellone, possibile che non si potesse percorrere la soluzione alternativa di spostare il cartellone? Se la causa era il pericolo delle spine, non si potevano potare i rami pericolosi? Se esiste una causa credibile, non ce la potrebbero cortesemente comunicare?
Domande inutili, che temo non avranno risposta. Cari concittadini, anche alla luce di quanto scritto in conclusione del post di ieri 3 luglio, questa è una ulteriore dimostrazione che la coscienza verde di chi ci amministra è assolutamente insufficiente: spetta a noi farci sentire, forte e chiaro!
Il sottotitolo del post dell'altro giorno era: quando la pubblicità offende la bellezza. Bene, quel titolo è superato. Ora possiamo ribaltarlo e dire: la bellezza non offende più la pubblicità , perché la bellezza è scomparsa.
30 giugno 2014 |
4 luglio 2014 |
Avrei potuto incasellare questo post nella serie "Oggi ci siamo, domani......", ma sono troppo arrabbiato per prenderla in maniera scherzosa, e preferisco il sarcasmo.
Faccio notare che il cartellone 3x2 è cambiato, è nuovo, e adesso non viene più disturbato, qualcuno potrebbe dire, da quegli stupidi rami, per di più spinosi!
Possibile che i nostri amministratori della Provincia, dalla quale credo dipendano le scuole superiori per quanto riguarda la manutenzione, non abbiano avuto scrupoli di coscienza nell'eliminare un albero, bello, che mi sembra non desse fastidio a nessuno? Perchè non hanno ragionato sul fatto che questo tipo di Acacia è ormai raro in città e nessuno ne pianta più? Se la causa è il cartellone, possibile che non si potesse percorrere la soluzione alternativa di spostare il cartellone? Se la causa era il pericolo delle spine, non si potevano potare i rami pericolosi? Se esiste una causa credibile, non ce la potrebbero cortesemente comunicare?
Domande inutili, che temo non avranno risposta. Cari concittadini, anche alla luce di quanto scritto in conclusione del post di ieri 3 luglio, questa è una ulteriore dimostrazione che la coscienza verde di chi ci amministra è assolutamente insufficiente: spetta a noi farci sentire, forte e chiaro!
Il sottotitolo del post dell'altro giorno era: quando la pubblicità offende la bellezza. Bene, quel titolo è superato. Ora possiamo ribaltarlo e dire: la bellezza non offende più la pubblicità , perché la bellezza è scomparsa.
giovedì 3 luglio 2014
L'albero sotto casa, questo sconosciuto
Il post di oggi riguarda un articolo che ho letto ieri sul Corriere della Sera, il cui testo è anche riportato nel sito Internet del medesimo giornale, e che riguarda un argomento che a me sta molto a cuore, come voi sapete: l'ignoranza che circonda gli alberi delle nostre città.
E' una battaglia che sto conducendo fin da quando il blog è nato nel 2010, ed infatti la conoscenza degli alberi cagliaritani è nella pagina di testata di Cagliarinverde, fra gli obiettivi che perseguo.
Figuratevi quanto mi fa piacere leggere, e rilanciare, l'articolo di Antonio Pascale che, individuato il problema, si sofferma su alcuni alberi notevoli di Roma e Milano, prima di formulare alcune proposte.
Riporto qui sotto l'ultima parte dell'articolo; se volete leggerlo integralmente, ecco il link. clicca qui
"Mancano database, mancano - a parte rari casi - anche semplici ed economiche targhette illustrative.
Solo per fornire alcuni numeri, a Roma ci sono 300 mila alberi, di cui 150 mila su strade pubbliche, ebbene solo pochi cittadini sono a conoscenza di questo patrimonio pubblico.
Possibile che il ministero, le Regioni, gli enti, gli uffici comunali tra tanti soldi spesi per promuovere sagre paesane e prodotti tipici, non trovino il modo e un po’ di soldi per fotografare e mappare gli alberi della città? Per creare un’applicazione smart, di quelle facili da usare, così che noi possiamo conoscere qualcosa di più del patrimonio boschivo?
Possibile che non si trovino tecnici agrari, botanici, semplici appassionati disposti a mettere su una start-up utile al suddetto obiettivo? È bello parlare di natura, ancora più utile però è conoscerla a fondo, analizzare alcune sue specifiche dinamiche.
Si eviterebbero così quelle fastidiose fallacie, quelle che ci fanno pensare alla natura come una madre mitologica, immobile, cristallizzata, un contenitore di valori ancestrali. Se, per esempio, cominciassimo dagli alberi ci renderemmo conto di come sono diversi, mutevoli, alcuni imponenti, resistenti, altri fragili, malinconici, scortecciati, nudi, esposti alle intemperie e alla inciviltà. Così simili a noi, insomma, alla nostra immagine che talvolta intravediamo - tra cattivi e buoni umori, e quando meno ce l’aspettiamo - tra le fronde degli alberi o le rughe dei tronchi."
La mancanza delle targhette è una delle storiche battaglie che conduciamo (post del 6/12/11, e diversi altri), anche con riferimento ad altre città più avanti di noi, per esempio Barcellona; l'idea del database suggerita da Pascale è molto interessante, e noi per Cagliari ne abbiamo già messo in piedi un pezzetto, con la pagina " Quale albero e dove". Manca però un elemento di stimolo fondamentale, perché accada qualcosa: la spinta dei cittadini, di molti cittadini. Solo così gli enti pubblici citati nell'articolo arriveranno, forse, a finanziare applicazioni informatiche e start up aziendali per fotografare e mappare gli alberi della città.
E' una battaglia che sto conducendo fin da quando il blog è nato nel 2010, ed infatti la conoscenza degli alberi cagliaritani è nella pagina di testata di Cagliarinverde, fra gli obiettivi che perseguo.
Figuratevi quanto mi fa piacere leggere, e rilanciare, l'articolo di Antonio Pascale che, individuato il problema, si sofferma su alcuni alberi notevoli di Roma e Milano, prima di formulare alcune proposte.
Riporto qui sotto l'ultima parte dell'articolo; se volete leggerlo integralmente, ecco il link. clicca qui
"Mancano database, mancano - a parte rari casi - anche semplici ed economiche targhette illustrative.
Solo per fornire alcuni numeri, a Roma ci sono 300 mila alberi, di cui 150 mila su strade pubbliche, ebbene solo pochi cittadini sono a conoscenza di questo patrimonio pubblico.
Possibile che il ministero, le Regioni, gli enti, gli uffici comunali tra tanti soldi spesi per promuovere sagre paesane e prodotti tipici, non trovino il modo e un po’ di soldi per fotografare e mappare gli alberi della città? Per creare un’applicazione smart, di quelle facili da usare, così che noi possiamo conoscere qualcosa di più del patrimonio boschivo?
Possibile che non si trovino tecnici agrari, botanici, semplici appassionati disposti a mettere su una start-up utile al suddetto obiettivo? È bello parlare di natura, ancora più utile però è conoscerla a fondo, analizzare alcune sue specifiche dinamiche.
Si eviterebbero così quelle fastidiose fallacie, quelle che ci fanno pensare alla natura come una madre mitologica, immobile, cristallizzata, un contenitore di valori ancestrali. Se, per esempio, cominciassimo dagli alberi ci renderemmo conto di come sono diversi, mutevoli, alcuni imponenti, resistenti, altri fragili, malinconici, scortecciati, nudi, esposti alle intemperie e alla inciviltà. Così simili a noi, insomma, alla nostra immagine che talvolta intravediamo - tra cattivi e buoni umori, e quando meno ce l’aspettiamo - tra le fronde degli alberi o le rughe dei tronchi."
La mancanza delle targhette è una delle storiche battaglie che conduciamo (post del 6/12/11, e diversi altri), anche con riferimento ad altre città più avanti di noi, per esempio Barcellona; l'idea del database suggerita da Pascale è molto interessante, e noi per Cagliari ne abbiamo già messo in piedi un pezzetto, con la pagina " Quale albero e dove". Manca però un elemento di stimolo fondamentale, perché accada qualcosa: la spinta dei cittadini, di molti cittadini. Solo così gli enti pubblici citati nell'articolo arriveranno, forse, a finanziare applicazioni informatiche e start up aziendali per fotografare e mappare gli alberi della città.
mercoledì 2 luglio 2014
Una nuova Palma, fra la nana ed il gigante
Oggi vi voglio presentare una nuova Palma, che si va ad aggiungere, considerando le Palme più comuni presenti a Cagliari, alle due specie di Phoenix (post del 28/11/10 ed altri successivi), nonché alle due di Washingtonia, ed infine alla gloriosa e nostrana Palma nana (Chamaerops humilis).
Ed è appunto a quest'ultima che mi sono riferito nel titolo di fantasia, intendendo presentare una Palma che ha aspetto simile e dimensioni intermedie fra la quasi strisciante Palma nana e l'altissima e slanciata Washingtonia robusta.
Si tratta del Trachicarpo, Trachicarpus fortunei, di cui vi presento subito alcuni esemplari per capire di che cosa stiamo parlando.
Come vedete è una Palma piuttosto alta, ma con tronco più sottile della Washingtonia ed una chioma decisamente più piccola.
E' bene subito precisare che le fotografie che vi presento non sono state scattate a Cagliari, ma sul lago Maggiore; infatti anche se questa Palma è stata indicata a suo tempo dal Vannelli come una specie presente in città con qualche decina di esemplari, io non sono riuscito a trovarne.
Se ne deduce che, o non sono stato capace io (avendo a scusante il fatto che la somiglianza con la Palma nana, a parte l'altezza, è veramente notevole), o il Trachicarpo ha deciso che il nostro clima subtropicale non gli piaceva, e ci ha abbandonato.
Infatti questa Palma, pur pretendendo come tutte le Palme un clima mite, pare non sopportare il grande caldo, mentre sopporta bene il freddo; ecco perché si trova bene, appunto, sul lago Maggiore, che si avvantaggia di un clima quasi mediterraneo, ed assicura il benessere di moltissime specie arboree.
Ecco allora altre due foto, sempre relative al lago Maggiore, che evidenziano la valenza estetica di queste Palme, se mescolate con altre essenze; in una si notano i tronchi, sottili e perfettamente diritti, e la dimensione intermedia (5-6 metri); nell'altra il ruolo svolto da un gruppetto di Trachicarpi nel contesto degli splendidi giardini di Villa Taranto, a Verbania.
Tornando alla mancanza di questa specie a Cagliari, peccato! Forse gli specialisti potrebbero riprovare a farla acclimatare, a meno che non la ritengano inadatta al clima, come ho ipotizzato in precedenza.
Ed è appunto a quest'ultima che mi sono riferito nel titolo di fantasia, intendendo presentare una Palma che ha aspetto simile e dimensioni intermedie fra la quasi strisciante Palma nana e l'altissima e slanciata Washingtonia robusta.
Si tratta del Trachicarpo, Trachicarpus fortunei, di cui vi presento subito alcuni esemplari per capire di che cosa stiamo parlando.
Come vedete è una Palma piuttosto alta, ma con tronco più sottile della Washingtonia ed una chioma decisamente più piccola.
E' bene subito precisare che le fotografie che vi presento non sono state scattate a Cagliari, ma sul lago Maggiore; infatti anche se questa Palma è stata indicata a suo tempo dal Vannelli come una specie presente in città con qualche decina di esemplari, io non sono riuscito a trovarne.
Se ne deduce che, o non sono stato capace io (avendo a scusante il fatto che la somiglianza con la Palma nana, a parte l'altezza, è veramente notevole), o il Trachicarpo ha deciso che il nostro clima subtropicale non gli piaceva, e ci ha abbandonato.
Infatti questa Palma, pur pretendendo come tutte le Palme un clima mite, pare non sopportare il grande caldo, mentre sopporta bene il freddo; ecco perché si trova bene, appunto, sul lago Maggiore, che si avvantaggia di un clima quasi mediterraneo, ed assicura il benessere di moltissime specie arboree.
Ecco allora altre due foto, sempre relative al lago Maggiore, che evidenziano la valenza estetica di queste Palme, se mescolate con altre essenze; in una si notano i tronchi, sottili e perfettamente diritti, e la dimensione intermedia (5-6 metri); nell'altra il ruolo svolto da un gruppetto di Trachicarpi nel contesto degli splendidi giardini di Villa Taranto, a Verbania.
Tornando alla mancanza di questa specie a Cagliari, peccato! Forse gli specialisti potrebbero riprovare a farla acclimatare, a meno che non la ritengano inadatta al clima, come ho ipotizzato in precedenza.
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