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sabato 31 agosto 2013

Le stelle di Terramaini

Non mi riferisco ad una visita notturna al parco di Terramaini, che pure credo potrebbe essere affascinante, ma a una più prosaica ideale assegnazione di stelle al merito, alla maniera dei ristoranti, a questo luogo.

Infatti mi fa piacere confermare a Terramaini le stelle che idealmente gli ho assegnato (post 11/1/11) e che ho confermato in momenti successivi. Sappiamo infatti quanto sia difficile, in Italia, la gestione corrente delle belle cose che vengono realizzate; si parte bene, si investe tanto in ingegno e soldi per realizzazioni che ci onorano e riempiono di orgoglio, poi si abbandona l'opera, più o meno lentamente, ad un destino di trascuratezza e degrado.

Ebbene, questo non è successo al parco in questione, che è sempre molto gradevole, ben tenuto, amato e frequentato senza essere affollato; anche l'inserimento del parco giochi con i gonfiabili è stato fatto con discrezione. In più, la gran parte degli alberi sta crescendo bene e, al di là della valenza estetica, comincia a fornire angoli di ombra.

 Ne dà conto, in maniera emblematica, la foto a sinistra, dove un bellissimo esemplare di Ficus rubiginosa (visibilmente cresciuto rispetto a 30 mesi fa, vedi foto nel post citato) offre riparo ad una mamma con bambino.



Anche i fiori fanno la loro parte, come si vede dalle foto sotto, relative a cespugli o alberelli già citati dal blog e richiamati in didascalia.


Lagerstroemia indica
Russelia equisetiformis










Unica pecca significativa del parco, comune peraltro a tutti i parchi cittadini, la mancanza completa di etichette o altre forme di segnalazione dei nomi delle piante; avevo notato un inizio di nuovo corso ai Giardini Pubblici nei mesi scorsi, ma temo che sia già finito. Come ho fatto ormai tante volte, non mi stanco di segnalarlo, e continuo ad insistere.

sabato 24 agosto 2013

Chi sta bene e chi sta male

..... e chi sta come gli par, avrebbe concluso Renato Rascel nel suo famosissimo motivo E' arrivata la bufera. Naturalmente non è di Rascel e delle sue spassose canzoni che vi voglio parlare, ma della salute degli alberi cittadini nel cuore dell'estate, dopo alcuni mesi di sole implacabile e mancanza di pioggia.

E' questo un argomento che mi sta a cuore, e che ho già affrontato in altre occasioni, anche da un punto di vista delle tecniche poste in atto dagli alberi per difendersi dal caldo (post del 22/8/11); oggi vi voglio fornire una piccola mappa di situazioni cittadine, esemplificando appunto, come dice il titolo, chi sta bene e chi sta male.

Per capirci, basta percorrere via Dante verso piazza Giovanni XXIII e via Castiglione da Piazza Giovanni verso Pirri: ecco un esempio degli alberi che troviamo.


   










Le Jacaranda mimosaefolia che abbelliscono via Dante, come l'esemplare della foto a sinistra, sono in condizioni splendide; hanno tardato ad uscire dall'inverno ma adesso non le ferma nessuno, tanto meno il caldo, e si cominciano a preparare per la seconda fioritura di ottobre.
Guardate invece il povero Ippocastano, Aesculus hippocastanum, della foto a destra, che anzi non è fra i peggiori di via Castiglione: triste ed abbattuto, con le foglie semibruciate dal sole ed orlate di marrone. E' offensivo nei confronti di un albero bello e nobile come l'Ippocastano.

Possiamo citare altri casi: fra chi sta bene, le Magnolie, per esempio quelle di via Copernico, che soffrono per altri motivi ma non per il caldo, i Ficus di tutte le specie a cominciare dagli onnipresenti Ficus retusa, naturalmente i Carrubi (p.es. piazza Garibaldi ma anche piazza Marco Polo e zone limitrofe) e gli Olivi (p.es la scarpata davanti alla chiesa di via Scano, ma anche davanti alla chiesa di Bonaria).

Fra chi sta male possiamo citare gli Olmi (per esempio in viale Marconi), i Tigli (sulla strada che conduce da viale Marconi a Selargius, ma anche su quella che porta agli  ingressi del parco di Terramaini), gli Aranci di via Pergolesi, che con il caldo si ammalano e macchiano tutto il marciapiede (post del 10/9/11).

Termino con una precisazione, anche se deducibile dal testo: abbiamo trattato essenzialmente di alberi pubblici, di strada o di piazza, che sono quelli destinati purtroppo a soffrire di più la siccità, per mancanza di cure adeguate a cominciare dall'innaffiamento. E' chiaro che in un giardino privato anche un albero non adatto al nostro clima può vivere egregiamente (un esempio per tutti, i Cedri), anche se resta la forzatura alle leggi naturali.


domenica 18 agosto 2013

La Gleditsia ed i suoi baccelli

La Gleditsia triacanthos, Spino di Giuda, è stato uno dei primi alberi ad essere classificato nel blog (post del 13/11/10); albero piuttosto raro in città, ma assolutamente riconoscibile per la presenza dei grossi baccelli/legumi/silique che lo contraddistinguono. E' parente sia della Robinia che del Carrubo.

Questo albero merita la nostra attenzione anche perchè un suo rappresentante, forse un ibrido,  è un vecchio  Patriarca che vive ai Giardini Pubblici, ultracentenario ma ancora in grado di fruttificare.

Ecco infatti alcuni baccelli della produzione 2013, ripresi nel luglio scorso; fra l'altro questo esemplare ha una circonferenza del tronco superiore ai due metri e mezzo, che per questa specie è assolutamente eccezionale.

Ho doverosamente ceduto il passo al Patriarca, ma oggi vi voglio ripresentare il bellissimo esemplare di piazza delle Muse, a Mulinu Becciu, già fotografato in versione invernale (post del 5/2/12).


Eccolo a destra nel rigoglio della versione estiva, carico di baccelli che hanno già perso l'originale colore verde per assumere  il colore  ambrato con sfumature arancio; i primi piani delle foto sotto consentono di apprezzarne i colori, in piacevole contrasto con il verde delle foglie composte, anch'esse molto gradevoli.




I baccelli, nelle prossime settimane e mesi, continueranno ad offrire il loro spettacolo appesi alla pianta,

mutando colore fino a diventare marrone scuro/bruno, per poi cadere, o rimanere appesi allo scheletro fino alla primavera prossima. 

Curiosità: il nome italiano di questo albero, Spino di Giuda, fa ovvio riferimento religioso alle grosse spine presenti; invece il nome comune americano, da dove questo albero proviene, è Honey locust, e fa  riferimento al gusto zuccherino del frutto. 

lunedì 12 agosto 2013

La Palma blu del Messico

Oggi vi presento una nuova Palma, comunemente nota come Palma blu del Messico, per il colore bluastro che assumono spesso le foglie e per la provenienza della specie.

Mi da l'occasione di parlare di quest'albero Marco, che ringrazio, che mi ha inviato la foto, colpito dalla splendida fioritura. Eccola qui sotto.

  Marco ha ipotizzato che si tratti di una Washingtonia, data la somiglianza delle foglie, ma si tratta appunto di una Palma blu, nome scientifico Brahea armata, come ho potuto appurare chiedendo ai giardinieri di Sgaravatti, dove vegeta questo bellissimo esemplare.

Devo dire che l'impatto estetico di quest'albero è veramente notevole, con le infiorescenze arcuate costituite da innumerevoli fiorellini bianchi, ed un portamento d'insieme molto elegante; il particolare colore delle foglie, che varia dal grigio al blu, deriva da una pruina cerosa che le ricopre.


In quest'altra foto, ripresa più da vicino, le infiorescenze sembrano quasi delle cascate di ghiaccio che brillano al sole.

Naturalmente questo particolare esemplare risente in senso positivo dell'ambiente nel quale cresce e delle cure con le quali è seguito, ma credo che si possa affermare che la fioritura della Palma blu è una delle più belle che la famiglia delle Palme possa offrire.

martedì 6 agosto 2013

Il fossile vivente ed il suo ciclo riproduttivo

In un post pubblicato di recente (post del 9/7/13) ho presentato la Cycas revoluta, ed ho dedicato qualche spazio al suo interessantissimo apparato riproduttivo.

In particolare ho presentato in fotografia lo strobilo ancora chiuso di un esemplare maschio, promettendo che nel giro di qualche giorno si sarebbe allungato ed avrebbe aperto le squame, per affidare al vento il polline alla ricerca di esemplari femmina con i quali assicurare la riproduzione della specie.


Ecco allora, a sinistra, il completamento del processo: le squame sono aperte, il polline è uscito. Il ciclo è completato, almeno per il maschio, e lo strobilo può seccarsi.

venerdì 2 agosto 2013

Mostra permanente all'EXMA'

Molti di noi conoscono l'EXMA', centro polivalente nel pieno centro di Cagliari, fra le vie S.Lucifero e Logudoro, un bellissimo spazio per esposizioni temporanee, mostre, convegni, laboratori didattici, rassegne di film come in questi giorni.

Uno spazio polifunzionale ed eclettico, che trae forza proprio dalla temporaneità delle sue mostre, che gli consentono di rinnovarsi continuamente. Cicli di vita che si misurano in mesi, spesso in giorni; ma c'è qualcosa in mostra permanente il cui ciclo di vita si misura in secoli, e che è di stretto interesse di questo blog: la Quercia dell'EXMA'.

Parliamo della Farnia, Quercus robur, che vi ho già presentato (post del 1/6/11), ma che merita una ripresa, non fosse altro che per la sua rarità, per Cagliari e non solo.

Quercus robur all'EXMA'

Come dicevo, quest'albero è probabilmente un esemplare unico a Cagliari ed uno dei pochi in Sardegna; la nostra Isola, come sappiamo, è invece dotata di innumerevoli esemplari della cugina Roverella (pure rara in città), Quercus pubescens, con cui la Farnia ha buona somiglianza.


C'è poi una terza specie di Quercia, che assomiglia molto alle due citate,  con le quali compone uno splendido trittico: il Rovere, Quercus patraea, raro in Sardegna.




 
Tornando alla nostra Farnia in mostra permanente, ecco a destra un particolare, che mette in mostra le belle foglie a lobi arrotondati e le buone condizioni di salute.

Ed a proposito dell'EXMA', voglio concludere questo post con un curiosità legata all'utilizzo originario di questo luogo, cioè la macellazione dei bovini: vi offro una rara fotografia, fatta da me bambino negli anni 50 del secolo scorso, quando il macello era ancora in pieno esercizio.


Si tratta di una mandria di buoi al passaggio nel viale Colombo (lo spiazzo in primo piano è quello dove sorge attualmente il palazzo dell'Associazione Industriali), mentre veniva condotta appunto al macello di via Logudoro; gli animali, arrivati sulle proprie zampe, sarebbero usciti nel giro di qualche giorno in quarti e mezzene, per essere distribuiti al mercato del Largo Carlo Felice ed alle tante rivendite della città.