Sappiamo che in inverno i colori delle piante si spengono, tendono ad unificarsi nel grigio-verde per le sempreverdi, nel marrone-grigio dei rami nudi per le spoglianti, negli strani e deprimenti giallo-bruno per quelle che tardano a spogliarsi e/o lo fanno male.
Ma non per tutte le piante è così, non con il nostro clima e con il nostro sole invernale, che esalta i colori presenti e fa dimenticare quelli assenti; ecco allora due piante, un cespuglio ed un alberello, che spiccano in questo periodo per il colore dei loro frutti, rossi.
A sinistra un ramo di Piracanta carico di bacche; la pianta è stata ripresa al parco di Terramaini, mentre quella dell'anno scorso vegeta ai Giardini Pubblici (post del 25/11/11). Tutti e due i cespugli sono stati lasciati liberi di crescere ed espandersi secondo la loro irregolare vitalità; non costretti dai rigidi angoli e tagli delle siepi squadrate, danno il meglio come produzione di frutti.
A destra invece il Terebinto (post del 7/1/11 ed altri), anch'esso del parco di Terramaini ed anch'esso ricco di bacche rosse.
Questa bella pianta, dal portamento arboreo che la distingue dal fratello Lentisco al quale peraltro assomiglia molto, orna oggi diversi parchi della città, ma fino a venti anni fa era quasi sconosciuta. E' proprio un bell'alberello, meriterebbe di essere utilizzato anche per il verde stradale.
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domenica 30 dicembre 2012
sabato 22 dicembre 2012
L'Orto delle Palme a Monte Claro
Mi scuso innanzitutto con i cagliaritani più "grandi", per i quali l'Orto delle Palme è e rimane quello del cimitero monumentale di Bonaria, con tutto il suo fascino (post del 2/5/12); mi sono preso la libertà di utilizzare questo nome perchè la zona dedicata specificamente alle Palme nel parco di Monte Claro, del quale abbiamo parlato più volte (p.es. post del 19/2/12), è anch'essa molto interessante, e merita una attenzione particolare come sottosistema del Parco.
Ecco qui sopra uno scorcio dell'orto, nel quale notiamo le piacevoli ondulazioni del terreno erboso e la buona varietà di Palme, Washingtonia, Phoenix, Yucca e, guarda guarda, al centro della foto una Dracaena Draco, specie già a noi ben nota (post del 10/6/11).
Avviciniamoci allora, a goderci questo albero dalla strana foggia:
contrariamente alle Dracene matriarche dell'Orto Botanico, questa è cresciuta in altezza con il tronco principale, e mette in evidenza l'improvvisa e particolare esplosione dei rami a raggera, da cui si dipartono poi i ciuffi di foglie.
Una buona varietà di Palme, dicevamo, che soddisfa lo sguardo degli umani ma anche gli appetiti di una ormai numerosa e stanziale colonia di Parrocchetti, qui rappresentati da questo esemplare della foto sotto,che appare in momentaneo riposo prima di riprendere a bisticciare con i fratelli ed a banchettare.
Come avevo già avuto modo di notare (post del 20/4/12) questi uccelli sono voracissimi di germogli e frutti, in quel caso di Ippocastano in questo caso di Palma; al di là della simpatia, forse bisognerebbe cominciare a pensare a qualche intervento per tenerne sotto controllo la consistenza numerica.
Comunque, se non pensiamo all'effetto distruttore del becco affilato, uno spettacolo in più da godere pensando magari di essere in un'isola dei Tropici!
Ecco qui sopra uno scorcio dell'orto, nel quale notiamo le piacevoli ondulazioni del terreno erboso e la buona varietà di Palme, Washingtonia, Phoenix, Yucca e, guarda guarda, al centro della foto una Dracaena Draco, specie già a noi ben nota (post del 10/6/11).
Avviciniamoci allora, a goderci questo albero dalla strana foggia:
contrariamente alle Dracene matriarche dell'Orto Botanico, questa è cresciuta in altezza con il tronco principale, e mette in evidenza l'improvvisa e particolare esplosione dei rami a raggera, da cui si dipartono poi i ciuffi di foglie.
Una buona varietà di Palme, dicevamo, che soddisfa lo sguardo degli umani ma anche gli appetiti di una ormai numerosa e stanziale colonia di Parrocchetti, qui rappresentati da questo esemplare della foto sotto,che appare in momentaneo riposo prima di riprendere a bisticciare con i fratelli ed a banchettare.
Come avevo già avuto modo di notare (post del 20/4/12) questi uccelli sono voracissimi di germogli e frutti, in quel caso di Ippocastano in questo caso di Palma; al di là della simpatia, forse bisognerebbe cominciare a pensare a qualche intervento per tenerne sotto controllo la consistenza numerica.
Comunque, se non pensiamo all'effetto distruttore del becco affilato, uno spettacolo in più da godere pensando magari di essere in un'isola dei Tropici!
martedì 18 dicembre 2012
Il regalo di Natale dei colli cagliaritani
Alcuni colli cagliaritani offrono in questo periodo ai visitatori uno splendido spettacolo, costituito dalla fioritura degli Iris planifolia, o Giglio bulboso, in grande quantità.
Mi riferisco in particolare ai colli di S.Elia, S.Michele, Monte Claro, dove li ho visti e fotografati personalmente, e dove chiunque, in questo periodo, può recarsi ad ammirarli.
Ecco sopra un esemplare ripreso l'altro giorno sul colle di S.Michele; è bello, è a due passi da casa, è raro e vegeta quasi solo a Cagliari, che cosa vogliamo di più?
Il nostro Iris è un fiore molto grande in termini relativi, assolutamente non confondibile con altri, e che si sa mettere in evidenza, dato che cresce su uno stelo esile e normalmente supera in altezza le sue foglie; la foto a sinistra evidenzia bene queste caratteristiche.
Sembra quasi che ogni piantina abbia 3 fiori uniti assieme, ma è uno solo, con una struttura piuttosto complessa e tipica delle bulbose, che non vi so spiegare: la cosa più evidente sono i tre petali (in realtà il termine corretto è tepali) azzurri macchiettati di bianco con la nervatura giallo intenso, una meraviglia.
Un altro Iris, a destra, mostra un'ape che esce in maniera un poco maldestra, forse per la quantità di polline acquisita o forse per la profondità del tubo che ha dovuto percorrere.
Insomma questi fiori sono un bel regalo di Natale; oltretutto si "regalano" offrendosi al nostro apprezzamento senza chiedere niente in cambio, se non di essere rispettati!
Mi riferisco in particolare ai colli di S.Elia, S.Michele, Monte Claro, dove li ho visti e fotografati personalmente, e dove chiunque, in questo periodo, può recarsi ad ammirarli.
Ecco sopra un esemplare ripreso l'altro giorno sul colle di S.Michele; è bello, è a due passi da casa, è raro e vegeta quasi solo a Cagliari, che cosa vogliamo di più?
Il nostro Iris è un fiore molto grande in termini relativi, assolutamente non confondibile con altri, e che si sa mettere in evidenza, dato che cresce su uno stelo esile e normalmente supera in altezza le sue foglie; la foto a sinistra evidenzia bene queste caratteristiche.
Sembra quasi che ogni piantina abbia 3 fiori uniti assieme, ma è uno solo, con una struttura piuttosto complessa e tipica delle bulbose, che non vi so spiegare: la cosa più evidente sono i tre petali (in realtà il termine corretto è tepali) azzurri macchiettati di bianco con la nervatura giallo intenso, una meraviglia.
Un altro Iris, a destra, mostra un'ape che esce in maniera un poco maldestra, forse per la quantità di polline acquisita o forse per la profondità del tubo che ha dovuto percorrere.
Insomma questi fiori sono un bel regalo di Natale; oltretutto si "regalano" offrendosi al nostro apprezzamento senza chiedere niente in cambio, se non di essere rispettati!
giovedì 13 dicembre 2012
Una nuova Quercia
Oggi do il benvenuto ad una nuova specie di Quercia che vive a Cagliari; è un benvenuto molto sentito, dato che oltre al Leccio, molto diffuso in città ma non particolarmente brillante per bellezza (post del 4/11/10), possiamo annoverare poche altre specie di Quercia, e con numeri modestissimi.
Ringrazio quindi Enrico, affezionato lettore del blog, che con la sua richiesta fa entrare di diritto la Quercia spinosa, Quercus coccifera, nel novero.
La segnalazione di Enrico riguarda una serie di esemplari di questa Quercia, che si trovano, frammisti con Lecci, alla fine di via Vidal, poco prima dell'incrocio con il viale Europa; per uno in particolare, Enrico ipotizza che possa trattarsi di una Quercus calliprinos, Quercia della Palestina.
In realtà le due specie, la Quercia della Palestina e la Quercia spinosa, sono molto simili e spesso confondibili, ma tendo a confermare che ci troviamo di fronte ad esemplari di Quercia spinosa, dato che l'altra specie pare che in Sardegna sia assente.
Eccole qui allora le Querce spinose di via Vidal; come vedete nella foto a sinistra queste Querce sono a portamento arbustivo, sia per il tipo di tronco, diviso e ramificato fin dalla base, che per l'altezza, che raramente supera i 3 metri.
Siamo così abituati a considerare la Quercia nella sua maestosità di albero, che stenteremmo ad indicare queste di via Vidal come tali, se non fosse che il frutto ci toglie ogni dubbio, come possiamo apprezzare dalle foto sottostanti.
Da queste foto ammiriamo anche le foglioline con il margine spinoso, ed in quella di destra, inviatami da Enrico, notiamo che anche la cupola delle ghiande ha squame spinescenti.
Un'ultima curiosità: questa specie di Quercia produce una galla (post del 13/2/12) dalla quale veniva estratto, anche in Sardegna, un pregiato colorante di rosso per i tessuti.
Ringrazio quindi Enrico, affezionato lettore del blog, che con la sua richiesta fa entrare di diritto la Quercia spinosa, Quercus coccifera, nel novero.
La segnalazione di Enrico riguarda una serie di esemplari di questa Quercia, che si trovano, frammisti con Lecci, alla fine di via Vidal, poco prima dell'incrocio con il viale Europa; per uno in particolare, Enrico ipotizza che possa trattarsi di una Quercus calliprinos, Quercia della Palestina.
In realtà le due specie, la Quercia della Palestina e la Quercia spinosa, sono molto simili e spesso confondibili, ma tendo a confermare che ci troviamo di fronte ad esemplari di Quercia spinosa, dato che l'altra specie pare che in Sardegna sia assente.
Eccole qui allora le Querce spinose di via Vidal; come vedete nella foto a sinistra queste Querce sono a portamento arbustivo, sia per il tipo di tronco, diviso e ramificato fin dalla base, che per l'altezza, che raramente supera i 3 metri.
Da queste foto ammiriamo anche le foglioline con il margine spinoso, ed in quella di destra, inviatami da Enrico, notiamo che anche la cupola delle ghiande ha squame spinescenti.
Un'ultima curiosità: questa specie di Quercia produce una galla (post del 13/2/12) dalla quale veniva estratto, anche in Sardegna, un pregiato colorante di rosso per i tessuti.
lunedì 10 dicembre 2012
Viva viva i tre color
Il titolo di questo post, un po' buffo e un po' bizzarro, è l'ultimo verso di una famosa canzone patriottica risorgimentale (La bandiera dei tre colori), dedicata alla nostra bandiera in odio a quella austriaca gialla e nera.
E' una canzone che gli over cinquanta sicuramente conoscono, sia per averla studiata e cantata tale e quale negli anni dell'infanzia, sia per averla ritrovata da adulti, soprattutto in cori urlati, nelle molte versioni basate sulla musica, ma con parole completamente diverse. Io per esempio ricordo bene la versione da soldato, utilizzata come una delle canzoni dei congedanti.
Bene, chiedendo venia per questa digressione, il titolo vuole richiamare un cespuglio, molto caro a noi sardi, che in questo periodo è vestito appunto dei tre colori della bandiera, contemporaneamente presenti: il verde delle foglie, il bianco dei fiori, il rosso dei frutti. Sto parlando, molti di voi l'avranno già capito, del Corbezzolo, Arbutus unedo.
Ed eccoli i Corbezzoli, a sinistra in versione cittadina del parco di S.Michele (post del 4/12/11), ed a destra nella versione più ricca di un esemplare nelle campagne di Pula. L'esemplare cittadino è lo stesso già fotografato l'anno scorso per il post citato, rileggendo il quale mi è tornato in mente l'aggancio con la bandiera italiana.
Non ho peraltro inventato niente, dato che tale aggancio era stato evidenziato già dal Vannelli, che segnalava l'ottimo secondo piazzamento del Corbezzolo in un concorso su scala nazionale degli anni '70 per l'identificazione dell'albero meglio rappresentativo della Nazione.
Al di là del conosciutissimo ed apprezzato frutto, voglio segnalare la bellezza e delicatezza dei grappoli penduli di fiorellini con corolla orceolata, cioè a forma di piccolo orcio con bocca stretta e pancia gonfia.
Purtroppo i fiori sono poco resistenti, nel senso che basta una pioggia battente per farne strage, trasformandoli in un bianco tappeto ai piedi del cespuglio: bello il tappeto, ma irrimediabilmente perduto l'effetto bandiera!
E' una canzone che gli over cinquanta sicuramente conoscono, sia per averla studiata e cantata tale e quale negli anni dell'infanzia, sia per averla ritrovata da adulti, soprattutto in cori urlati, nelle molte versioni basate sulla musica, ma con parole completamente diverse. Io per esempio ricordo bene la versione da soldato, utilizzata come una delle canzoni dei congedanti.
Bene, chiedendo venia per questa digressione, il titolo vuole richiamare un cespuglio, molto caro a noi sardi, che in questo periodo è vestito appunto dei tre colori della bandiera, contemporaneamente presenti: il verde delle foglie, il bianco dei fiori, il rosso dei frutti. Sto parlando, molti di voi l'avranno già capito, del Corbezzolo, Arbutus unedo.
Ed eccoli i Corbezzoli, a sinistra in versione cittadina del parco di S.Michele (post del 4/12/11), ed a destra nella versione più ricca di un esemplare nelle campagne di Pula. L'esemplare cittadino è lo stesso già fotografato l'anno scorso per il post citato, rileggendo il quale mi è tornato in mente l'aggancio con la bandiera italiana.
Non ho peraltro inventato niente, dato che tale aggancio era stato evidenziato già dal Vannelli, che segnalava l'ottimo secondo piazzamento del Corbezzolo in un concorso su scala nazionale degli anni '70 per l'identificazione dell'albero meglio rappresentativo della Nazione.
Al di là del conosciutissimo ed apprezzato frutto, voglio segnalare la bellezza e delicatezza dei grappoli penduli di fiorellini con corolla orceolata, cioè a forma di piccolo orcio con bocca stretta e pancia gonfia.
Purtroppo i fiori sono poco resistenti, nel senso che basta una pioggia battente per farne strage, trasformandoli in un bianco tappeto ai piedi del cespuglio: bello il tappeto, ma irrimediabilmente perduto l'effetto bandiera!
giovedì 6 dicembre 2012
I misteriosi alberi di via Mameli
In realtà non sono gli alberi ad essere misteriosi, ma il modo nel quale sono stati inseriti, ed il luogo.
Sto parlando infatti di una decina di esemplari di Olivo, belli e piuttosto anziani, che sono stati trapiantati, o meglio per ora accomodati, sul terreno antistante il chiostro della chiesa di S.Francesco di Stampace, in via Mameli.
La chiesa di S.Francesco faceva parte di un complesso conventuale, attivo fino alla seconda metà del 1800, che si estendeva fra il Corso Vittorio Emanuele ed appunto via Mameli. Subì poi un progressivo degrado, il campanile venne colpito da un fulmine, e l'insieme finì per crollare, in gran parte, o essere inglobato nelle costruzioni abitative. Oggi residuano alcuni soffitti di cappelle, che fanno bella mostra di sè in locali commerciali sul corso Vittorio, ed appunto una parte del chiostro prospiciente la via Mameli.
Questo meraviglioso spazio è tuttora proprietà di privati (ma sotto lo sguardo attento della Sopraintendenza), inutilizzato o utilizzato in maniera impropria rispetto al recupero al quale meriterebbe di essere sottoposto; se ne parla da decenni, ma nulla si era mosso fino a qualche settimana fa, quando sono comparsi gli Olivi.
Ecco la situazione attuale.
Gli Olivi sono poco più che scheletri, ma immaginatevi che valore di bellezza aggiungeranno; purtroppo il contesto attuale non aiuta, dal terribile muro perimetrale in blocchetti di calcestruzzo al degrado che domina tutto il sito.
A che cosa preluda questo inserimento degli alberi è un mistero: nessun articolo sulla stampa, nessuna indicazione on-line, almeno che io abbia trovato, nessuna informazione in possesso dei commercianti della zona; per il momento è buio completo.
Non ci resta che godere, per ora, di questo scorcio di verde, del quale fra l'altro via Mameli era completamente priva, ed attendere gli eventi; la mancanza assoluta di informazioni non è un buon segno per il futuro, ma vogliamo essere ottimisti, e pensare: se il primo passo è l'inserimento di Olivi secolari, figuriamoci che meraviglie ci riserveranno i passi successivi!
Sto parlando infatti di una decina di esemplari di Olivo, belli e piuttosto anziani, che sono stati trapiantati, o meglio per ora accomodati, sul terreno antistante il chiostro della chiesa di S.Francesco di Stampace, in via Mameli.
La chiesa di S.Francesco faceva parte di un complesso conventuale, attivo fino alla seconda metà del 1800, che si estendeva fra il Corso Vittorio Emanuele ed appunto via Mameli. Subì poi un progressivo degrado, il campanile venne colpito da un fulmine, e l'insieme finì per crollare, in gran parte, o essere inglobato nelle costruzioni abitative. Oggi residuano alcuni soffitti di cappelle, che fanno bella mostra di sè in locali commerciali sul corso Vittorio, ed appunto una parte del chiostro prospiciente la via Mameli.
Questo meraviglioso spazio è tuttora proprietà di privati (ma sotto lo sguardo attento della Sopraintendenza), inutilizzato o utilizzato in maniera impropria rispetto al recupero al quale meriterebbe di essere sottoposto; se ne parla da decenni, ma nulla si era mosso fino a qualche settimana fa, quando sono comparsi gli Olivi.
Ecco la situazione attuale.
Gli Olivi sono poco più che scheletri, ma immaginatevi che valore di bellezza aggiungeranno; purtroppo il contesto attuale non aiuta, dal terribile muro perimetrale in blocchetti di calcestruzzo al degrado che domina tutto il sito.
A che cosa preluda questo inserimento degli alberi è un mistero: nessun articolo sulla stampa, nessuna indicazione on-line, almeno che io abbia trovato, nessuna informazione in possesso dei commercianti della zona; per il momento è buio completo.
Non ci resta che godere, per ora, di questo scorcio di verde, del quale fra l'altro via Mameli era completamente priva, ed attendere gli eventi; la mancanza assoluta di informazioni non è un buon segno per il futuro, ma vogliamo essere ottimisti, e pensare: se il primo passo è l'inserimento di Olivi secolari, figuriamoci che meraviglie ci riserveranno i passi successivi!
martedì 4 dicembre 2012
Povere Palme disgraziate!
Rimaniamo in tema di Palme, alle quali era dedicato il precedente post, per riparlare dell'assedio che questi alberi, ed in particolare la Phoenix canariensis, stanno subendo da parte del Punteruolo rosso, subdolo coleottero che le uccide quasi senza scampo, almeno fino a pochi mesi fa.
Ne abbiamo parlato un anno fa circa, con un post dal titolo forse altisonante e militaresco ( Onore e lunga vita alle Palme, post del 3/11/11 ), ma adeguato all'importanza che questi alberi hanno nel contesto del paesaggio urbano e di quello campagnolo.
Oggi le valutazioni degli specialisti sulla sopravvivenza di un albero sotto attacco sono meno pessimiste, ma certo non inducono a cantare vittoria, anche perchè le cure sono lunghe e costose e richiedono di essere estese, rispetto alla Palma interessata, perlomeno al raggio d'azione dei coleotteri.
Mi pare già un risultato che non tutti gli specialisti parlino solo di abbattimento e bruciatura degli esemplari malati, parole che ricordano tanto, per rimanere a casa nostra, i trattamenti per la peste suina; si parla anche di prevenzione e cura, e di ripresa di esemplari già ridotti al solo tronco.
Guardate per esempio che cosa ho fotografato a S.Margherita di Pula:
Questa immagine sarebbe buffa, se non fosse tragica: otto tronchi che arrivano al capitello e svettano nudi verso il cielo, completamente privati delle foglie ed avvolti stretti come salsicce; è quello che attualmente rimane di uno splendido giardino di grandi Palme che si affacciava sul lungomare fino a due anni fa.
Quale è lo scopo dell'insaccatura? Evitare che si diffondano i coleotteri presenti nei tronchi e colpiscano altre Palme? Evitare che i tronchi, dopo averli disinfestati, siano attaccati da nuovi coleotteri ? Tenere la piante vive, in attesa che la scienza scopra rimedi efficaci, per restituire nuova vita a questi monconi (come gli esseri umani che si fanno ibernare...)? Sinceramente non lo so, ma direi che, quale che sia lo scopo dell'intervento, il titolo del post si giustifica pienamente.
A proposito, ho letto sulla stampa locale che durante le vacanze di Natale dovrebbero essere effettuati interventi di prevenzione sulle Palme della ex passeggiata di via Roma, della quale abbiamo già parlato (post del 14/2/11) con toni molto arrabbiati, soprattutto per il permanere del terribile parcheggio: a causa di questi programmati interventi non è stato consentito l'allestimento in loco del mercatino di Natale.
Orbene, io non sono un patito del mercatino di Natale, ma almeno quella era una occasione per restituire per un po' ai pedoni quello che è stato loro proditoriamente tolto; ora aspettiamo i nostri amministratori al varco per la salvaguardia delle Palme, ma come intervento prodromico alla restituzione della passeggiata alla cittadinanza.
Ne abbiamo parlato un anno fa circa, con un post dal titolo forse altisonante e militaresco ( Onore e lunga vita alle Palme, post del 3/11/11 ), ma adeguato all'importanza che questi alberi hanno nel contesto del paesaggio urbano e di quello campagnolo.
Oggi le valutazioni degli specialisti sulla sopravvivenza di un albero sotto attacco sono meno pessimiste, ma certo non inducono a cantare vittoria, anche perchè le cure sono lunghe e costose e richiedono di essere estese, rispetto alla Palma interessata, perlomeno al raggio d'azione dei coleotteri.
Mi pare già un risultato che non tutti gli specialisti parlino solo di abbattimento e bruciatura degli esemplari malati, parole che ricordano tanto, per rimanere a casa nostra, i trattamenti per la peste suina; si parla anche di prevenzione e cura, e di ripresa di esemplari già ridotti al solo tronco.
Guardate per esempio che cosa ho fotografato a S.Margherita di Pula:
Questa immagine sarebbe buffa, se non fosse tragica: otto tronchi che arrivano al capitello e svettano nudi verso il cielo, completamente privati delle foglie ed avvolti stretti come salsicce; è quello che attualmente rimane di uno splendido giardino di grandi Palme che si affacciava sul lungomare fino a due anni fa.
Quale è lo scopo dell'insaccatura? Evitare che si diffondano i coleotteri presenti nei tronchi e colpiscano altre Palme? Evitare che i tronchi, dopo averli disinfestati, siano attaccati da nuovi coleotteri ? Tenere la piante vive, in attesa che la scienza scopra rimedi efficaci, per restituire nuova vita a questi monconi (come gli esseri umani che si fanno ibernare...)? Sinceramente non lo so, ma direi che, quale che sia lo scopo dell'intervento, il titolo del post si giustifica pienamente.
A proposito, ho letto sulla stampa locale che durante le vacanze di Natale dovrebbero essere effettuati interventi di prevenzione sulle Palme della ex passeggiata di via Roma, della quale abbiamo già parlato (post del 14/2/11) con toni molto arrabbiati, soprattutto per il permanere del terribile parcheggio: a causa di questi programmati interventi non è stato consentito l'allestimento in loco del mercatino di Natale.
Orbene, io non sono un patito del mercatino di Natale, ma almeno quella era una occasione per restituire per un po' ai pedoni quello che è stato loro proditoriamente tolto; ora aspettiamo i nostri amministratori al varco per la salvaguardia delle Palme, ma come intervento prodromico alla restituzione della passeggiata alla cittadinanza.