Mi scrive Antonietta, che ringrazio anche per la costanza nel seguire il blog, per pormi una domanda, diciamo così visto che il termine è di moda, tecnica: come si possono distinguere le due principali palme del genere Phoenix, cioè la Phoenix canariensis e la Phoenix dactilifera.
Avevo già fornito alcuni elementi di distinzione quando ho trattato le Palme per la prima volta (post del 28/11/10); oggi cercherò di dire qualcosa di più, sempre dal punto di vista del curioso e non dello specialista.
Ho pensato che sarebbe stato utile trovare le due cugine affiancate, in modo che Antonietta o chiunque altro interessato possa rendersi conto di persona delle differenze; le ho trovate, anche se non in un posto comodissimo, in viale Marconi a sinistra andando verso Quartu, nello spiazzo antistante il New York outlet.
Da questa foto già si notano i principali elementi di distinzione: la Palma da datteri è normalmente più alta e slanciata, ha il tronco più sottile e spesso più scuro, le foglie normalmente più strette e meno eleganti di quelle della Palma delle Canarie, che sono più larghe e ordinate.
Sia l'altezza inferiore che la foglia meglio espansa ha fatto si che negli anni, a Cagliari, il numero delle Canariensis abbia di gran lunga superato quello delle Dactilifere.
Un'altra differenza notevole fra le due cugine è nei frutti, non solo per la edibilità del dattero e la non edibilità della bacca, ma anche per la diversa forma. Ecco sotto i frutti dei due esemplari all'esame.
La bacca della Palma delle Canarie, a sinistra, è di forma sub-rotonda, mente il dattero è nettamente ellissoidale, come ben lo conosciamo nella sua elaborazione mangereccia.
Tornando all'estetica, la Phoenix canariensis è sicuramente più bella, soprattutto se curata, ma la Phoenix dactilifera ha il fascino dei suoi legami religiosi con il cristianesimo (è nota anche come Palma santa, e in un presepio non può che esserci lei!) e dell'altezza, soprattutto per gli esemplari isolati, come per esempio quello di piazza S.Cosimo (post del 23/1/11).
Oggi il cesto dei post propone...
Oggi il cesto dei post propone... Le stagioni della Melia
mercoledì 28 novembre 2012
domenica 25 novembre 2012
Il Nespolo in fiore
Come sapete, non amo parlare degli alberi da frutto, a meno che non posseggano qualità che li fanno notare a prescindere dalla edibilità del frutto; mi riferisco per esempio al Mandorlo (post del 28/2/12) ed al suo splendido fiore, o al Kaki (post del 8/10/12) , con il suo bell'aspetto d'insieme e la valenza estetica del suo frutto.
Pertanto non dovrei parlare del Nespolo il quale, ancorchè sia una pianta comunissima in città, non mi pare che abbia talenti da offrire: ha spesso un aspetto opaco, trasandato e non curato (con la scusa che tanto è robusto ...), è normalmente relegato nei posti meno belli dei giardini condominiali o privati, e non mi risulta che i proprietari lo coltivino per consumarne i frutti. Insomma, proprio un reietto della famiglia arborea!
Però, una qualità la possiede: fiorisce adesso, quando la concorrenza è pochissima. Questo fatto, unito al sole limpido di questi giorni ed all'atmosfera prenatalizia che ci induce ad essere buoni, mi ha convinto a portarlo a bordo, ed eccolo qua.
Si notano le infiorescenze a pannocchia e le grandi foglie, molto segnate e pelose nella pagina inferiore (tomentose).
Come dicevo, il Nespolo è così comune in città che non è importante nemmeno focalizzare un determinato esemplare; comunque quello fotografato si trova in una traversa di via Palestrina.
Mi pare che dalle foto traspaia che questo è il periodo dell'anno in cui quest'alberello ha il migliore aspetto; poi, essendo sempreverde, può servire per dare colore all'inverno spoglio di un paese montano, come dicevo nell'unica mia precedente citazione del nostro, ripreso peraltro in compagnia di un Kaki (post del 10/1/12).
Poscritto: a me le nespole di giardino piacciono, anche se sono piccole e tutte semi!
Pertanto non dovrei parlare del Nespolo il quale, ancorchè sia una pianta comunissima in città, non mi pare che abbia talenti da offrire: ha spesso un aspetto opaco, trasandato e non curato (con la scusa che tanto è robusto ...), è normalmente relegato nei posti meno belli dei giardini condominiali o privati, e non mi risulta che i proprietari lo coltivino per consumarne i frutti. Insomma, proprio un reietto della famiglia arborea!
Però, una qualità la possiede: fiorisce adesso, quando la concorrenza è pochissima. Questo fatto, unito al sole limpido di questi giorni ed all'atmosfera prenatalizia che ci induce ad essere buoni, mi ha convinto a portarlo a bordo, ed eccolo qua.
Si notano le infiorescenze a pannocchia e le grandi foglie, molto segnate e pelose nella pagina inferiore (tomentose).
Come dicevo, il Nespolo è così comune in città che non è importante nemmeno focalizzare un determinato esemplare; comunque quello fotografato si trova in una traversa di via Palestrina.
Mi pare che dalle foto traspaia che questo è il periodo dell'anno in cui quest'alberello ha il migliore aspetto; poi, essendo sempreverde, può servire per dare colore all'inverno spoglio di un paese montano, come dicevo nell'unica mia precedente citazione del nostro, ripreso peraltro in compagnia di un Kaki (post del 10/1/12).
Poscritto: a me le nespole di giardino piacciono, anche se sono piccole e tutte semi!
martedì 20 novembre 2012
Lo scrigno dell'Eucalyptus
Lo so, l'Eucalyptus non è una pianta amata, nemmeno da me, sia per sue caratteristiche che per la piantumazione scriteriata che ne è stata fatta in Sardegna nella metà del secolo scorso. Ne abbiamo già parlato diffusamente (post del 14/1/11), e non c'è molto da aggiungere: è un albero che può essere accettato in campagna, in filari frangivento o con boschetti dedicati, ma perde assolutamente ogni confronto con le nostre specie autoctone, quali il Carrubo o il Leccio.
Però L'Eucalyptus non è una brutta pianta, e può anche essere affascinante; di questo vi voglio parlare oggi.
Mi sono imbattuto in gruppi di Eucalyptus, per la precisione Eucalyptus globulus, alle pendici del monte Linas, in comune di Villacidro, nel bellissimo bosco che si percorre seguendo il torrente Leni. E' un bosco essenzialmente costituito da Lecci, però inframmezzato da grandi spiazzi occupati appunto da Eucalyptus.
Sono esemplari enormi, almeno per i nostri parametri; ecco a sinistra un esemplare a tre tronchi, caratterizzati da un bel colore biondo e circondati per terra dalle strisce di corteccia arrotondate; come si vede il terreno circostante è privo di ogni altra vegetazione, data l'invadenza caratteristica di questi alberi.
A destra, la foto dello stesso esemplare ripreso dal basso rende giustizia alla sua altezza, che sarà forse di una ventina di metri. Insomma questi alberi, pur non raggiungendo le enormi altezze del paese d'origine, l'Australia, anche da noi si difendono bene, ed infatti un esemplare di Eucalyptus partecipa alla gara del più grande albero a Cagliari (post del 5/9/12).
Ma, direte voi, che cosa c'entra in tutto questo lo scrigno del titolo? Ecco, la pazienza viene premiata dalla foto sotto.
Ho definito scrigno lo splendido ricettacolo legnoso del fiore di questa pianta, qui ancora chiuso; per fiorire perde la parte di sopra, il coperchio o opercolo, e dallo scrigno si affacciano i ciuffi di stami.
Naturalmente la fotografia è stata preparata, con un ricettacolo raccolto da terra ed appoggiato al tronco per fornirgli contrasto di colore; non avrei peraltro potuto fare altrimenti, non avendo io doti scimmiesche di arrampicata. Non è affascinante? Sembra un fanale di carrozza dell'ottocento, un calice del Santo Graal o quello che la fantasia suggerisce, questa meravigliosa costruzione della natura.
Ed ecco alcuni fiori ancora attaccati ad un rametto, che ci mostrano la particolarità di essere all'incrocio fra rametto e foglia (ascellari), e di non avere picciolo (sessili).
Concludendo, vedete che anche un albero antipatico e invadente può riservare piacevoli sorprese?
Però L'Eucalyptus non è una brutta pianta, e può anche essere affascinante; di questo vi voglio parlare oggi.
Mi sono imbattuto in gruppi di Eucalyptus, per la precisione Eucalyptus globulus, alle pendici del monte Linas, in comune di Villacidro, nel bellissimo bosco che si percorre seguendo il torrente Leni. E' un bosco essenzialmente costituito da Lecci, però inframmezzato da grandi spiazzi occupati appunto da Eucalyptus.
Sono esemplari enormi, almeno per i nostri parametri; ecco a sinistra un esemplare a tre tronchi, caratterizzati da un bel colore biondo e circondati per terra dalle strisce di corteccia arrotondate; come si vede il terreno circostante è privo di ogni altra vegetazione, data l'invadenza caratteristica di questi alberi.
A destra, la foto dello stesso esemplare ripreso dal basso rende giustizia alla sua altezza, che sarà forse di una ventina di metri. Insomma questi alberi, pur non raggiungendo le enormi altezze del paese d'origine, l'Australia, anche da noi si difendono bene, ed infatti un esemplare di Eucalyptus partecipa alla gara del più grande albero a Cagliari (post del 5/9/12).
Ma, direte voi, che cosa c'entra in tutto questo lo scrigno del titolo? Ecco, la pazienza viene premiata dalla foto sotto.
Ho definito scrigno lo splendido ricettacolo legnoso del fiore di questa pianta, qui ancora chiuso; per fiorire perde la parte di sopra, il coperchio o opercolo, e dallo scrigno si affacciano i ciuffi di stami.
Naturalmente la fotografia è stata preparata, con un ricettacolo raccolto da terra ed appoggiato al tronco per fornirgli contrasto di colore; non avrei peraltro potuto fare altrimenti, non avendo io doti scimmiesche di arrampicata. Non è affascinante? Sembra un fanale di carrozza dell'ottocento, un calice del Santo Graal o quello che la fantasia suggerisce, questa meravigliosa costruzione della natura.
Ed ecco alcuni fiori ancora attaccati ad un rametto, che ci mostrano la particolarità di essere all'incrocio fra rametto e foglia (ascellari), e di non avere picciolo (sessili).
Concludendo, vedete che anche un albero antipatico e invadente può riservare piacevoli sorprese?
giovedì 15 novembre 2012
Aperta campagna, o no?
Un bellissimo esemplare di Olivo, Olea europaea sativa (post del 22/12/11 ed altri), nobilita la campagna con la sua chioma espansa e compatta, baciato dal sole al centro di un prato rinfrescato dalle recenti piogge.
La descrizione precedente, nella sua pomposità forzata che vuole indurre una visione bucolica e lontana da ogni affanno cittadino, contiene un piccolo ma fondamentale errore: l'Olivo non è in campagna ma in piena città, a venti metri da via Vidal, all'interno del parco di Monte Urpinu.
Ho già avuto modo, in alcune precedenti occasioni, di vantare il nuovo corso del nostro parco storico (cito fra gli altri il post del 27/9/12), soprattutto nelle zone di via Garavetti ed appunto di via Vidal; questa foto ne è una ulteriore conferma, e pazienza se il prato è alimentato dall'innaffiamento artificiale oltre che dalle recenti piogge.
Faccio notare la particolarità di questo esemplare di Olivo, costituito da 6 o 7 tronchi, probabilmente ricacci da una vecchia ceppaia; ci racconta di una precedente esistenza, forse troncata dall'uomo o forse dal fulmine; pensiamo a come la Natura ha saputo riprendersi il suo spazio aereo, e di quale dimensione e bellezza, partendo dal solo apparato radicale!
lunedì 12 novembre 2012
Un piacevole camminamento
Non si può definirlo proprio un giardino, quello che vi voglio presentare oggi, ma piuttosto un largo camminamento pubblico sistemato a verde, fra la fine di via Caboni e via Ravenna.
E' una sistemazione molto recente, che probabilmente il Comune ha deciso di eseguire per completare gli spazi pubblici di contorno agli eleganti palazzi recentemente costruiti appunto alla fine di via Caboni.
Ecco a sinistra l'ingresso su via Caboni, con il prato ben curato ed il marciapiede contornato da piantine di Lavanda, forse Lavandula pedunculata. Sulla sinistra nella foto, fra la Palma delle Canarie e la Palma Alexandra (post del 28/11/10 e del 29/1/11) si intravvede la testata terminale dei palazzi.
A destra invece l'ingresso da via Ravenna; faccio notare a sinistra uno scorcio di una Sophora japonica, poi un grande Pino d'Aleppo e, sullo sfondo la scarpata che costituisce il confine retrostante dei palazzi, anch'essa rifinita con piantumazione di Ulivi ed altre essenze.
Ed infine, una fotografia dello slargo interno ai due camminamenti, che si estende anche molto a destra della immagine qui ripresa. Come si può apprezzare, è molto interessante l'accostamento del verde con la roccia calcarea, e più in generale con il contorno di verde che si inerpica fino alla Casa provinciale delle suore, sul piccolo colle dirimpetto a quello di Bonaria.
Insomma, può essere una passeggiata nuova, diversa dai soliti parchi o giardini pubblici nei quali andiamo a sgranchirci le gambe o ad accompagnare cani e bambini; mi piace presentare questi posti perchè Cagliari ha molti di questi angoli rilassanti, e può essere una esperienza piacevole, conoscendoli, cambiare continuamente i propri luoghi di passeggio.
Fra l'altro, essendo questa realizzazione molto recente, è ancora molto linda e ben curata: come sarà fra qualche anno? Non siamo autorizzati ad essere ottimisti; l'unica salvezza è la frequentazione da parte di molte persone, interessate a godersi il luogo ed a preservarlo come bene di tutti.
E' una sistemazione molto recente, che probabilmente il Comune ha deciso di eseguire per completare gli spazi pubblici di contorno agli eleganti palazzi recentemente costruiti appunto alla fine di via Caboni.
Ecco a sinistra l'ingresso su via Caboni, con il prato ben curato ed il marciapiede contornato da piantine di Lavanda, forse Lavandula pedunculata. Sulla sinistra nella foto, fra la Palma delle Canarie e la Palma Alexandra (post del 28/11/10 e del 29/1/11) si intravvede la testata terminale dei palazzi.
A destra invece l'ingresso da via Ravenna; faccio notare a sinistra uno scorcio di una Sophora japonica, poi un grande Pino d'Aleppo e, sullo sfondo la scarpata che costituisce il confine retrostante dei palazzi, anch'essa rifinita con piantumazione di Ulivi ed altre essenze.
Ed infine, una fotografia dello slargo interno ai due camminamenti, che si estende anche molto a destra della immagine qui ripresa. Come si può apprezzare, è molto interessante l'accostamento del verde con la roccia calcarea, e più in generale con il contorno di verde che si inerpica fino alla Casa provinciale delle suore, sul piccolo colle dirimpetto a quello di Bonaria.
Insomma, può essere una passeggiata nuova, diversa dai soliti parchi o giardini pubblici nei quali andiamo a sgranchirci le gambe o ad accompagnare cani e bambini; mi piace presentare questi posti perchè Cagliari ha molti di questi angoli rilassanti, e può essere una esperienza piacevole, conoscendoli, cambiare continuamente i propri luoghi di passeggio.
Fra l'altro, essendo questa realizzazione molto recente, è ancora molto linda e ben curata: come sarà fra qualche anno? Non siamo autorizzati ad essere ottimisti; l'unica salvezza è la frequentazione da parte di molte persone, interessate a godersi il luogo ed a preservarlo come bene di tutti.
mercoledì 7 novembre 2012
Ligustro o Viburno?
Mi scrive Carlo, che ringrazio, per pormi il quesito di cui al titolo del post, riguardante un albero di cui acclude alcune foto.
Devo dire che distinguere le piante di questi due generi, rappresentati essenzialmente dal Ligustrum lucidum e dal Viburnum tinus, come ho già detto nei post nei quali ho parlato di loro (post del 26/12/11 e del 6/3/11), non è facile, almeno per noi non specialisti: hanno un aspetto d'insieme spesso simile, foglia dello stesso tipo, frutto dello stesso tipo, insomma un guaio se non siamo in periodo di fioritura!
Comunque, non mi sono tirato indietro, ed ho approfondito l'argomento. Intanto, ecco una foto mandatami da Carlo che riprende i frutti e le foglie. E procediamo con l'analisi.
Intanto le bacche della pianta all'esame non sono ancora completamente mature, perchè il colore non è nero, e questo è un indizio: infatti nel Ligustro le bacche, con il nostro clima, sono ancora verdi (quelle della foto sono più avanti nella maturazione, perchè la pianta si trova nel nord Italia); maturano compiutamente a dicembre, mentre quelle del Viburno sono già mature da un mesetto.
Secondo indizio: l'albero di cui parla Carlo è alto una decina di metri, e questa altezza può essere raggiunta dal Ligustro, mentre il Viburno non supera i 3 metri.
Terzo indizio: le bacche del Ligustro sono sferiche, e quelle della pianta in foto lo sono, mentre quelle del Viburno sono leggermente ovoidali e terminano quasi a punta.
Quarto indizio, che avevo già segnalato nel post del 26 dicembre dell'anno scorso, le foglie del Ligustro sono più lisce, ed i lembi tendono ad orientarsi verso l'alto, e quelle in foto così appaiono; le foglie del Viburno sono più rugose ed hanno le nervature in evidenza.
E infine, Carlo mi segnala che le foglie del suo albero hanno delle piccolissime stipole all'attaccatura delle foglie, e questa è una caratteristica del Ligustro, non del Viburno.
Mi pare che ce ne sia abbastanza per sciogliere ogni dubbio: anche il tribunale più scalcagnato, di fronte a questi indizi, riconoscerebbe il colpevole: è lui, il Ligustro!
E, d'ora in poi, nessuno dica più, io per primo, che queste due piante sono uguali!
Devo dire che distinguere le piante di questi due generi, rappresentati essenzialmente dal Ligustrum lucidum e dal Viburnum tinus, come ho già detto nei post nei quali ho parlato di loro (post del 26/12/11 e del 6/3/11), non è facile, almeno per noi non specialisti: hanno un aspetto d'insieme spesso simile, foglia dello stesso tipo, frutto dello stesso tipo, insomma un guaio se non siamo in periodo di fioritura!
Comunque, non mi sono tirato indietro, ed ho approfondito l'argomento. Intanto, ecco una foto mandatami da Carlo che riprende i frutti e le foglie. E procediamo con l'analisi.
Intanto le bacche della pianta all'esame non sono ancora completamente mature, perchè il colore non è nero, e questo è un indizio: infatti nel Ligustro le bacche, con il nostro clima, sono ancora verdi (quelle della foto sono più avanti nella maturazione, perchè la pianta si trova nel nord Italia); maturano compiutamente a dicembre, mentre quelle del Viburno sono già mature da un mesetto.
Secondo indizio: l'albero di cui parla Carlo è alto una decina di metri, e questa altezza può essere raggiunta dal Ligustro, mentre il Viburno non supera i 3 metri.
Terzo indizio: le bacche del Ligustro sono sferiche, e quelle della pianta in foto lo sono, mentre quelle del Viburno sono leggermente ovoidali e terminano quasi a punta.
Quarto indizio, che avevo già segnalato nel post del 26 dicembre dell'anno scorso, le foglie del Ligustro sono più lisce, ed i lembi tendono ad orientarsi verso l'alto, e quelle in foto così appaiono; le foglie del Viburno sono più rugose ed hanno le nervature in evidenza.
E infine, Carlo mi segnala che le foglie del suo albero hanno delle piccolissime stipole all'attaccatura delle foglie, e questa è una caratteristica del Ligustro, non del Viburno.
Mi pare che ce ne sia abbastanza per sciogliere ogni dubbio: anche il tribunale più scalcagnato, di fronte a questi indizi, riconoscerebbe il colpevole: è lui, il Ligustro!
E, d'ora in poi, nessuno dica più, io per primo, che queste due piante sono uguali!
martedì 6 novembre 2012
L'umile, e meraviglioso, Foliage
Riprendo un argomento già affrontato anche recentemente (post del 15/10/12) perchè il tema è affascinante, e presenta spunti di interesse continui, anche per noi che il vero foliage non ce lo "possiamo permettere".
Abbiamo già detto che la realtà citttadina, le principali essenze presenti a Cagliari, il clima con il suo lento passaggio dal caldo al freddo, impediscono le splendide viste d'insieme che il foliage può determinare, con la presenza contemporanea di tutta la gamma dei caldi colori dell'autunno, dal giallo all'arancio, al rosso ed al marrone.
Su questo fenomeno si è detto e scritto di tutto e di più; i colori dell'autunno hanno ispirato poeti e pittori, e non sarò certo io ad aggiungere nuovi elementi. Rammento soltanto, per chi fosse interessato agli aspetti tecnici del fenomeno, il link che ho inserito nel post del 15 ottobre; per il resto, le riviste, Internet, i libri possono soddisfare qualsiasi esigenza.
Però, anche noi sappiamo offrire qualcosa, per esempio con il meraviglioso giallo che sanno produrre i Ginkgo biloba (post del 9/12/10), per il quale dobbiamo ancora aspettare, o con lo strepitoso rosso delle foglie dell'umile e comunissima Vite canadese, come si vede dalla foto sotto.
Insomma, se le sappiamo guardare, anche le nostre piante ci offrono belle emozioni cromatiche!
Abbiamo già detto che la realtà citttadina, le principali essenze presenti a Cagliari, il clima con il suo lento passaggio dal caldo al freddo, impediscono le splendide viste d'insieme che il foliage può determinare, con la presenza contemporanea di tutta la gamma dei caldi colori dell'autunno, dal giallo all'arancio, al rosso ed al marrone.
Su questo fenomeno si è detto e scritto di tutto e di più; i colori dell'autunno hanno ispirato poeti e pittori, e non sarò certo io ad aggiungere nuovi elementi. Rammento soltanto, per chi fosse interessato agli aspetti tecnici del fenomeno, il link che ho inserito nel post del 15 ottobre; per il resto, le riviste, Internet, i libri possono soddisfare qualsiasi esigenza.
Però, anche noi sappiamo offrire qualcosa, per esempio con il meraviglioso giallo che sanno produrre i Ginkgo biloba (post del 9/12/10), per il quale dobbiamo ancora aspettare, o con lo strepitoso rosso delle foglie dell'umile e comunissima Vite canadese, come si vede dalla foto sotto.
Insomma, se le sappiamo guardare, anche le nostre piante ci offrono belle emozioni cromatiche!
venerdì 2 novembre 2012
Alla ricerca della Melabrina
A proposito di grandi alberi, vi racconto di una passeggiata per incontrare Sa Melabrina, nome con cui è nota la Roverella, Quercus pubescens, più grande della Sardegna (8 metri di circonferenza alla base), immersa come una regina in uno splendido bosco di Lecci ed appunto Roverelle, nel Goceano in zona Foresta Burgos.
Il nome di Sa Melabrina attribuito alla pianta trae origine dal nome
della località nella quale si trova il patriarca in questione, mentre in
senso letterale significa melo selvatico, alberello del quale si
trovano molti esemplari in zona: eccone a sinistra uno ripreso a Foresta Burgos.
Tornando al bosco di Querce, è veramente bellissimo e selvaggio, e gli alberi notevoli si susseguono in quantità: ecco qui sotto due esemplari.
Le fotografie sono scattate un po' di tempo fa, quando permaneva il periodo siccitoso; penso che adesso il bosco sia ancora più godibile.
Non sono più tanti, nella nostra Isola, i boschi grandi e pressocchè incontaminati come questo; tanto più mi fa rabbia la trascuratezza nella quale vengono lasciati i relativi segnali turistici. Alcuni segnali li ho trovati per terra, divelti, altri completamente scoloriti ed illeggibili; allora non è un luogo comune quando si dice che non sappiamo (o non vogliamo?) valorizzare le nostre bellezze paesaggistiche!
Quale che sia la ragione, forse anche per le mie mediocri doti da esploratore, non ho trovato la Melabrina, ma vi assicuro che questo non toglie soddisfazione ad una passeggiata in questo bosco.
In conclusione, ed in mancanza della regina, vi propongo due ghiande a raffronto, di Roverella e di Leccio; per quanto concerne
Melo selvatico, in sardo Melabrina |
Tornando al bosco di Querce, è veramente bellissimo e selvaggio, e gli alberi notevoli si susseguono in quantità: ecco qui sotto due esemplari.
Le fotografie sono scattate un po' di tempo fa, quando permaneva il periodo siccitoso; penso che adesso il bosco sia ancora più godibile.
Non sono più tanti, nella nostra Isola, i boschi grandi e pressocchè incontaminati come questo; tanto più mi fa rabbia la trascuratezza nella quale vengono lasciati i relativi segnali turistici. Alcuni segnali li ho trovati per terra, divelti, altri completamente scoloriti ed illeggibili; allora non è un luogo comune quando si dice che non sappiamo (o non vogliamo?) valorizzare le nostre bellezze paesaggistiche!
Quale che sia la ragione, forse anche per le mie mediocri doti da esploratore, non ho trovato la Melabrina, ma vi assicuro che questo non toglie soddisfazione ad una passeggiata in questo bosco.
In conclusione, ed in mancanza della regina, vi propongo due ghiande a raffronto, di Roverella e di Leccio; per quanto concerne
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