Abbiamo già parlato della Schefflera come di una pianta che "scappa di casa", con riferimento in particolare alla notissima Schefflera arboricola, compagna di salotto ma anche, sempre più spesso, di giardino.
Il post a cui mi riferisco (post del 3/4/11) era in realtà dedicato soprattutto ad un'altra specie di Schefflera, la Schefflera actinophylla, più grande e meglio predisposta per la vita all'aria aperta.
Ebbene, oggi vi voglio presentare un terzo tipo di Schefflera presente in città, ancora più propensa alla vita esterna e con le foglie ancora più grandi: la Schefflera veitchii.
Ecco un esemplare, in verità non molto appariscente, dell'Orto botanico; non è bellissimo, ma mi è servito per identificarne compiutamente un altro, cittadino e molto più bello, che si trova nel viale Poetto, in un giardino privato proprio di fronte alla caserma Villasanta.
Ecco qui sotto la Schefflera di cui parliamo.
Come si vede questo è un vero alberello, ed è forse l'esemplare più grande della città; l'avevo individuato già da molto come genere, appunto Schefflera, ma mi mancava la specie; ora, con la partecipazione dell'Orto botanico (ah, l'importanza delle etichette!), l'identificazione è completa.
Aggiungo, per curiosità , che le Schefflere classificate sono più di 500, per cui essere arrivati a 3 non è proprio il massimo, ma noi ci sappiamo accontentare.
Oggi il cesto dei post propone...
Oggi il cesto dei post propone... Le stagioni della Melia
lunedì 29 ottobre 2012
venerdì 26 ottobre 2012
Scorci d'autunno all'Orto Botanico
Lo stentato autunno cagliaritano di quest'anno: molto sole, poca pioggia, niente freddo. E le piante si comportano di conseguenza: perdono qualche foglia senza convinzione, si decolorano ma anche no, chi può fiorisce, alcune per la seconda o terza volta nell'anno.
Allora, una piacevole passeggiata all'Orto botanico può servire a dare conto della situazione.
E comincio, un po' provocatoriamente, con due bruchi che banchettano su un cavolo: siamo nella zona detta "orto dei semplici", dedicata alle piante officinali, in disarmo sia per la stagione sia, penso, per carenza di budget.
Non so dire se questo banchetto sia voluto, tollerato, o semplicemente ignorato dagli addetti: io me ne preoccuperei, data la nota invadenza di questi animaletti.
Per recuperare, ecco allora due fiori: uno di pianta grassa, fra quelle che vivono nella apposita serra, ed uno di un cappero nomade: non so per la pianta grassa, ma per il cappero è evidentemente ancora estate, dato che la fioritura si conclude normalmente molto prima della fine di ottobre.
Adesso solleviamo lo sguardo e, come d'incanto, ci sembra di trovarci in mezzo ad una foresta Cambogiana: mancano solo le scimmie!
Insomma, di spunti di interesse, per uno sguardo curioso, il nostro Orto botanico è pieno; peccato che ormai faccia orari da ufficio ministeriale (vedi anche la conclusione del post 5/9/12 ) e la cura lasci un po' a desiderare. Ribadisco una banalità, e mi scuserete, ma un posto come questo è sempre diverso, per quante siano le volte che ci andiamo: dovrebbe essere un fiore all'occhiello della città, oggetto di visite periodiche dei cittadini, oltre che, come già è, un sito apprezzatissimo dai turisti.
E finisco, per dare piena soddisfazione al titolo, con una immagine decisamente autunnale: sembra il cappello stropicciato di una abat-jour della nonna, ma è in realtà una foglia di Fior di Loto (post del 23/7/11).
Allora, una piacevole passeggiata all'Orto botanico può servire a dare conto della situazione.
E comincio, un po' provocatoriamente, con due bruchi che banchettano su un cavolo: siamo nella zona detta "orto dei semplici", dedicata alle piante officinali, in disarmo sia per la stagione sia, penso, per carenza di budget.
Non so dire se questo banchetto sia voluto, tollerato, o semplicemente ignorato dagli addetti: io me ne preoccuperei, data la nota invadenza di questi animaletti.
Per recuperare, ecco allora due fiori: uno di pianta grassa, fra quelle che vivono nella apposita serra, ed uno di un cappero nomade: non so per la pianta grassa, ma per il cappero è evidentemente ancora estate, dato che la fioritura si conclude normalmente molto prima della fine di ottobre.
Adesso solleviamo lo sguardo e, come d'incanto, ci sembra di trovarci in mezzo ad una foresta Cambogiana: mancano solo le scimmie!
Insomma, di spunti di interesse, per uno sguardo curioso, il nostro Orto botanico è pieno; peccato che ormai faccia orari da ufficio ministeriale (vedi anche la conclusione del post 5/9/12 ) e la cura lasci un po' a desiderare. Ribadisco una banalità, e mi scuserete, ma un posto come questo è sempre diverso, per quante siano le volte che ci andiamo: dovrebbe essere un fiore all'occhiello della città, oggetto di visite periodiche dei cittadini, oltre che, come già è, un sito apprezzatissimo dai turisti.
E finisco, per dare piena soddisfazione al titolo, con una immagine decisamente autunnale: sembra il cappello stropicciato di una abat-jour della nonna, ma è in realtà una foglia di Fior di Loto (post del 23/7/11).
lunedì 22 ottobre 2012
Il bosco di Sos Nibberos
Andiamo anche oggi fuori città, ma siamo giustificati sia dalla bellezza che dal fatto che questa specie arborea non si trova a Cagliari, ed in generale al livello del mare.
Vi parlo di un bosco, forse unico in Sardegna e non solo, costituito quasi esclusivamente da una sola specie arborea e cioè il Tasso, Taxus baccata (post del 26/8/11): si tratta del bosco di Sos Nibberos in comune di Bono, area di grande interesse naturalistico.
I motivi di interesse sono diversi:
il Tasso, in quanto Conifera proveniente da lontane epoche geologiche, pianta di lentissimo accrescimento e lunghissima vita, è di per se stesso una rarità da ammirare;
un bosco di Tassi è quasi un controsenso, dato che questi alberi sono normalmente solitari o al più raccolti in piccoli gruppi: qui siamo di fronte a diversi ettari di Tassi;
gli esemplari, tutti targati e controllati, sono spesso pluricentenari, ed alcuni probabilmente millenari.
Per converso, va detto per onestà, le piante viste da dentro il bosco non sono belle, perchè la vicinanza e la competizione per la luce le ha fatte crescere in altezza, ed alla base sono spoglie e non esiste sottobosco; resta il fatto che camminare in questo bosco è di estremo fascino, ed i tronchi sono bellissimi, come si può vedere.
Aggiungo, come curiosità, che il tronco dei Tassi assomiglia a quello del Ginepro rosso (post del 15/11/11), e questo potrebbe aver determinato da parte dei nostri progenitori la confusione del nome: Nibberos sono infatti i Ginepri (Zinnibiri nel nostro dialetto del sud).
Mi accorgo però che le foto sono cupe, richiamano le foreste di Harry Potter; ma Sos Nibberos non è solo così, e ve lo dimostro in chiusura.
Guardate la delicatezza dei rametti con i semi circondati dalla bacca rossa, l'arillo, con la polpa carnosa e dolce, unica parte della pianta non velenosa.
Gli uccelli, ghiotti di queste bacche, inghiottono il tutto, utilizzano la polpa e rifanno tale e quale il seme velenoso, contribuendo così alla diffusione della specie arborea.
Vi parlo di un bosco, forse unico in Sardegna e non solo, costituito quasi esclusivamente da una sola specie arborea e cioè il Tasso, Taxus baccata (post del 26/8/11): si tratta del bosco di Sos Nibberos in comune di Bono, area di grande interesse naturalistico.
I motivi di interesse sono diversi:
il Tasso, in quanto Conifera proveniente da lontane epoche geologiche, pianta di lentissimo accrescimento e lunghissima vita, è di per se stesso una rarità da ammirare;
un bosco di Tassi è quasi un controsenso, dato che questi alberi sono normalmente solitari o al più raccolti in piccoli gruppi: qui siamo di fronte a diversi ettari di Tassi;
gli esemplari, tutti targati e controllati, sono spesso pluricentenari, ed alcuni probabilmente millenari.
Per converso, va detto per onestà, le piante viste da dentro il bosco non sono belle, perchè la vicinanza e la competizione per la luce le ha fatte crescere in altezza, ed alla base sono spoglie e non esiste sottobosco; resta il fatto che camminare in questo bosco è di estremo fascino, ed i tronchi sono bellissimi, come si può vedere.
Aggiungo, come curiosità, che il tronco dei Tassi assomiglia a quello del Ginepro rosso (post del 15/11/11), e questo potrebbe aver determinato da parte dei nostri progenitori la confusione del nome: Nibberos sono infatti i Ginepri (Zinnibiri nel nostro dialetto del sud).
Mi accorgo però che le foto sono cupe, richiamano le foreste di Harry Potter; ma Sos Nibberos non è solo così, e ve lo dimostro in chiusura.
Guardate la delicatezza dei rametti con i semi circondati dalla bacca rossa, l'arillo, con la polpa carnosa e dolce, unica parte della pianta non velenosa.
Gli uccelli, ghiotti di queste bacche, inghiottono il tutto, utilizzano la polpa e rifanno tale e quale il seme velenoso, contribuendo così alla diffusione della specie arborea.
venerdì 19 ottobre 2012
L'albero più grande: due nuovi concorrenti
Mi riferisco alla terza categoria di grandi alberi cittadini, come individuata nel post del 5/9/12; quella categoria cioè che comprende, semplificando, gli alberi "notevoli" come dimensioni, che non hanno ambizioni di massima altezza o larghezza, ma che si accontentano di farsi, appunto, notare.
Ecco allora il primo, che si fa sicuramente notare, non fosse altro che per la posizione, aperta e solitaria:
è una Fitolacca dioica, nostra vecchia conoscenza (post del 31/10/10 ed altri successivi) che domina lo sterrato di Marina Piccola.
E' impossibile non notare ed apprezzare questo grande albero, percorrendo il viale Poetto verso il mare, soprattutto in questo periodo che lo sterrato è vuoto; d'estate, quando lo sterrato si riempie di auto di bagnanti, la vista è molto meno gradevole, ma la Fitolacca non se ne cura ed offre generosamente il suo riparo ai più mattinieri fruitori del parcheggio.
Il secondo concorrente di oggi è una Casuarina cunninghamiana che si trova nel piccolo parco a valle della clinica Macciotta di via Porcell. La Casuarina, come abbiamo avuto modo di dire (post del 31/12/10), è un albero di origine australiana molto strano: sembra una conifera ma delle conifere non è nemmeno lontano parente; non ha foglie ne aghi, ma rametti che sembrano piccole canne, ed i rametti terminano con una sorta di codino che ricorda quello di un serpente a sonagli.
Insomma una pianta molto interessante da un punto di vista botanico, quasi sconosciuta in campo nazionale ma abbastanza presente a Cagliari; l'esemplare più grande (in realtà sono due che si fanno concorrenza in altezza) della città si trova appunto nella clinica Macciotta, anche se per ammirarlo bisogna entrare nel "fosso" della ex-clinica Aresu (oggi Facoltà di Lingue e dintorni).
Ecco a sinistra una vista d'insieme delle grandi Casuarine accompagnate da uno Schinus molle, ed a destra l'esemplare più grande. Sarà alto una ventina di metri, che per Cagliari è una misura assolutamente ragguardevole.
Faccio notare che il colore giallastro-bruno non è dovuto a secchezza, ma anzi alla fioritura in corso, che rende in questo periodo l'albero "femmina" di aspetto molto diverso dall'albero "maschio", come si nota nella foto a sinistra.
Il fosso della ex clinica Aresu merita una visita, sia per le piante (oltre a quelle citate si fanno notare una grande Robinia ed una Fitolacca seminascosta con un "piede" enorme) che per la suggestione del luogo, che consente fra l'altro di ammirare da una prospettiva inusuale la sommità di Buoncammino e la torre di S.Pancrazio.
Ecco allora il primo, che si fa sicuramente notare, non fosse altro che per la posizione, aperta e solitaria:
è una Fitolacca dioica, nostra vecchia conoscenza (post del 31/10/10 ed altri successivi) che domina lo sterrato di Marina Piccola.
E' impossibile non notare ed apprezzare questo grande albero, percorrendo il viale Poetto verso il mare, soprattutto in questo periodo che lo sterrato è vuoto; d'estate, quando lo sterrato si riempie di auto di bagnanti, la vista è molto meno gradevole, ma la Fitolacca non se ne cura ed offre generosamente il suo riparo ai più mattinieri fruitori del parcheggio.
Il secondo concorrente di oggi è una Casuarina cunninghamiana che si trova nel piccolo parco a valle della clinica Macciotta di via Porcell. La Casuarina, come abbiamo avuto modo di dire (post del 31/12/10), è un albero di origine australiana molto strano: sembra una conifera ma delle conifere non è nemmeno lontano parente; non ha foglie ne aghi, ma rametti che sembrano piccole canne, ed i rametti terminano con una sorta di codino che ricorda quello di un serpente a sonagli.
Insomma una pianta molto interessante da un punto di vista botanico, quasi sconosciuta in campo nazionale ma abbastanza presente a Cagliari; l'esemplare più grande (in realtà sono due che si fanno concorrenza in altezza) della città si trova appunto nella clinica Macciotta, anche se per ammirarlo bisogna entrare nel "fosso" della ex-clinica Aresu (oggi Facoltà di Lingue e dintorni).
Ecco a sinistra una vista d'insieme delle grandi Casuarine accompagnate da uno Schinus molle, ed a destra l'esemplare più grande. Sarà alto una ventina di metri, che per Cagliari è una misura assolutamente ragguardevole.
Faccio notare che il colore giallastro-bruno non è dovuto a secchezza, ma anzi alla fioritura in corso, che rende in questo periodo l'albero "femmina" di aspetto molto diverso dall'albero "maschio", come si nota nella foto a sinistra.
Il fosso della ex clinica Aresu merita una visita, sia per le piante (oltre a quelle citate si fanno notare una grande Robinia ed una Fitolacca seminascosta con un "piede" enorme) che per la suggestione del luogo, che consente fra l'altro di ammirare da una prospettiva inusuale la sommità di Buoncammino e la torre di S.Pancrazio.
lunedì 15 ottobre 2012
Il Foliage nel Goceano
Abbiamo parlato del Foliage in un precedente post scritto più o meno negli stessi giorni di un anno fa (post del 31/10/11), ma l'argomento era stato già affrontato due anni fa citando la difficile arte di spogliarsi (post del 9/12/10), arte che riconoscevo in quella sede allo splendido giallo dei Ginkgo biloba.
Ambedue i post erano comunque permeati dal rammarico di non avere il clima adatto al pieno godimento di questo spettacolo di colori; anche per questo sono orgoglioso di aver trovato qualcosa anche quest'anno, ancorchè fuori città, e di presentarvela.
Una delle famiglie più interessate al fenomeno è quella degli Aceri; in Sardegna abbiamo come pianta spontanea, ed anche piuttosto rara, solo l'Acero minore, che già dal nome si caratterizza come adatto alle nostre terre, essendo il più piccolo della famiglia. Si chiama anche trilobo, con riferimento alla caratteristica forma della foglia, come si vede nella foto sotto, mentre il nome scientifico è Acer monospessulanum.
In questo periodo, come molti suoi fratelli, l'acero trilobo comincia a cambiare colore, e mentre molte foglie sono ancora verdi come quelle di sinistra, altre sono già diventate rosse, come quelle della foto sotto,
che come si vede riguardano un arbusto. Non si creda però che, per quanto "minore", questo tipo di Acero non sappia crescere: per rendercene conto basta guardare l'esemplare di sotto.
Questo vecchio esemplare, come gli altri delle foto precedenti, si trova nel Goceano, nelle splendide zone comprese fra Badde Salighes e Foresta Burgos.
Invece proprio a Foresta Burgos, all'interno del centro di allevamento militare di cavalli, si trova il secondo albero oggetto della nostra attenzione odierna per il Foliage, in quanto splendidamente cangiante in giallo vivo.
Parliamo di un filare di Frassini, precisamente Fraxinus ornus, detto anche comunemente Orniello.
Anche in questo caso, come vedete, non tutti gli alberi trascolorano contemporaneamente, e si passa dal tutto giallo al tutto ancora verde, attraverso una gamma di colori intermedi; comunque uno spettacolo meraviglioso.
Per chi volesse approfondire l'argomento, suggerisco questo link
Ambedue i post erano comunque permeati dal rammarico di non avere il clima adatto al pieno godimento di questo spettacolo di colori; anche per questo sono orgoglioso di aver trovato qualcosa anche quest'anno, ancorchè fuori città, e di presentarvela.
Una delle famiglie più interessate al fenomeno è quella degli Aceri; in Sardegna abbiamo come pianta spontanea, ed anche piuttosto rara, solo l'Acero minore, che già dal nome si caratterizza come adatto alle nostre terre, essendo il più piccolo della famiglia. Si chiama anche trilobo, con riferimento alla caratteristica forma della foglia, come si vede nella foto sotto, mentre il nome scientifico è Acer monospessulanum.
In questo periodo, come molti suoi fratelli, l'acero trilobo comincia a cambiare colore, e mentre molte foglie sono ancora verdi come quelle di sinistra, altre sono già diventate rosse, come quelle della foto sotto,
che come si vede riguardano un arbusto. Non si creda però che, per quanto "minore", questo tipo di Acero non sappia crescere: per rendercene conto basta guardare l'esemplare di sotto.
Questo vecchio esemplare, come gli altri delle foto precedenti, si trova nel Goceano, nelle splendide zone comprese fra Badde Salighes e Foresta Burgos.
Invece proprio a Foresta Burgos, all'interno del centro di allevamento militare di cavalli, si trova il secondo albero oggetto della nostra attenzione odierna per il Foliage, in quanto splendidamente cangiante in giallo vivo.
Parliamo di un filare di Frassini, precisamente Fraxinus ornus, detto anche comunemente Orniello.
Anche in questo caso, come vedete, non tutti gli alberi trascolorano contemporaneamente, e si passa dal tutto giallo al tutto ancora verde, attraverso una gamma di colori intermedi; comunque uno spettacolo meraviglioso.
Per chi volesse approfondire l'argomento, suggerisco questo link
mercoledì 10 ottobre 2012
I fiori bianchi della Chorisia
Lo sapete, non fosse altro che per lo sfondo del blog, che la Chorisia insignis è uno degli alberi che preferisco, ed anche questa volta non ho saputo resistere alla fioritura degli esemplari di via Sabotino/Trincea dei Razzi (post del 26/11/10 ed altri). Pertanto, non pago di avervela segnalata nell' "evidenza", vi voglio presentare due foto di una di quelle piante fiorite.
La scusa, per non sembrare ripetitivo, è che questa volta vi presento l'esemplare dai fiori bianchi, l'unico che io ricordi a Cagliari. Eccolo qui sotto, in tutto il suo splendore.
Ed ecco a destra un particolare dei fiori; nella foto si può notare un ulteriore elemento di bellezza, costituito dal bocciolo sferico e lucido, dal quale si prepara ad esplodere il fiore.
Che altro dire: se io fossi la signora che abita al secondo piano di via Trincea dei Razzi, proprio di fronte a questo esemplare, metterei un cartello di invito per i passanti, per goderne a pagamento la vista dalla mia finestra: un bel modo per arrotondare gli introiti mensili!
La scusa, per non sembrare ripetitivo, è che questa volta vi presento l'esemplare dai fiori bianchi, l'unico che io ricordi a Cagliari. Eccolo qui sotto, in tutto il suo splendore.
Ed ecco a destra un particolare dei fiori; nella foto si può notare un ulteriore elemento di bellezza, costituito dal bocciolo sferico e lucido, dal quale si prepara ad esplodere il fiore.
Che altro dire: se io fossi la signora che abita al secondo piano di via Trincea dei Razzi, proprio di fronte a questo esemplare, metterei un cartello di invito per i passanti, per goderne a pagamento la vista dalla mia finestra: un bel modo per arrotondare gli introiti mensili!
lunedì 8 ottobre 2012
L'albero che non ti aspetti
Mi ci sono imbattuto per caso, in uno dei miei giri a caccia di novità, ed è stata una piacevole sorpresa, anche perchè il Kaki, Diospyros kaki, è assolutamente raro in città, almeno per quanto ne so io.
Eccolo qua a sinistra, il Kaki con i frutti che cominciano ad arrossare, ma ancora pienamente fogliato, in versione estiva: proprio una pianta di gradevole aspetto, che vive in un condominio in via Col D'Echele, traversa di via Is Maglias.
Vi avevo già presentato il Kaki, in versione invernale (post del 10/1/12), ed in quella sede avevo vantato la valenza estetica delle bacche sferiche colore arancio appese sulla pianta completamente priva delle foglie.
Mi chiedo, e spero di ricordarmi di verificare a suo tempo, se la pianta cagliaritana saprà spogliarsi bene come sa fare la sorella di Sadali, ed in generale fanno tutte quelle che si trovano in quota; se così fosse, non capisco perchè questa specie sia così rara a Cagliari, data l'assoluta valenza come pianta ornamenale, sia d'estate che d'inverno. Fra l'altro il Kaki ha anche una bella foglia ovoidale, lucida e scura.
Nel particolare della foto a destra vediamo i frutti, dal verde all'arancio; non credo comunque che questi kaki, anche se dovessero arrivare a maturazione piena, potrebbero avere interesse alimentare, dato che i frutti commestibili provengono ormai tutti da piante trattate per la produzione di frutti senza semi, non fecondati (tecnica della cosiddetta partenocarpia).
Comunque, in questa sede l'aspetto della commestibilità ci interessa poco, l'aspetto estetico basta ed avanza!
Eccolo qua a sinistra, il Kaki con i frutti che cominciano ad arrossare, ma ancora pienamente fogliato, in versione estiva: proprio una pianta di gradevole aspetto, che vive in un condominio in via Col D'Echele, traversa di via Is Maglias.
Vi avevo già presentato il Kaki, in versione invernale (post del 10/1/12), ed in quella sede avevo vantato la valenza estetica delle bacche sferiche colore arancio appese sulla pianta completamente priva delle foglie.
Mi chiedo, e spero di ricordarmi di verificare a suo tempo, se la pianta cagliaritana saprà spogliarsi bene come sa fare la sorella di Sadali, ed in generale fanno tutte quelle che si trovano in quota; se così fosse, non capisco perchè questa specie sia così rara a Cagliari, data l'assoluta valenza come pianta ornamenale, sia d'estate che d'inverno. Fra l'altro il Kaki ha anche una bella foglia ovoidale, lucida e scura.
Nel particolare della foto a destra vediamo i frutti, dal verde all'arancio; non credo comunque che questi kaki, anche se dovessero arrivare a maturazione piena, potrebbero avere interesse alimentare, dato che i frutti commestibili provengono ormai tutti da piante trattate per la produzione di frutti senza semi, non fecondati (tecnica della cosiddetta partenocarpia).
Comunque, in questa sede l'aspetto della commestibilità ci interessa poco, l'aspetto estetico basta ed avanza!
martedì 2 ottobre 2012
Le Agavi in Sella
Oggi parliamo di una pianta, l'Agave americana, conosciutissima ma poco amata, anzi spesso proprio disprezzata. Di fatto questo cespuglio di origine messicana non è bello, è spinoso, è spesso invadente, insomma non ha qualità (a meno di essere distillatori di Tequila!).
Però, escludendo pure il suo uso in giardini domestici, l'Agave può essere affascinante in un contesto di spazio libero, soprattutto quando "erige" il fusto della sua infiorescenza a pannocchia, che diventa alta anche diversi metri. L'infiorescenza si fa apprezzare per altezza e per conformazione, e diventa l'unica parte significativa della pianta; resta in piedi per diversi mesi, mente la pianta generatrice lentamente muore, per lasciare il posto ai nuovi germogli basali.
Quindi una pianta che dà il meglio se inserita in un opportuno scenario: quale scenario migliore, allora, della Sella del Diavolo, luogo simbolico ed icona della nostra città?
Eccole allora, in una serie che vista dal basso di Marina Piccola sembra composta da piante allineate sul crinale; in realtà sono sparse in tutta la zona, come si vede dalla foto sotto che ne cattura molte vicino alla Sella.
La foto è stata scattata qualche anno fa, quando la zona era percorribile dai visitatori, due dei quali si vedono piuttosto interessati a ciò che li circonda; a questo proposito, mi sembra incredibile che oggi si voglia impedire l'accesso alla zona, a causa dei pericoli per crolli e smottamenti.
Io non contesto la presenza dei pericoli, ma parto da una constatazione di fatto: non saranno mai completamente eliminabili, ed allora dobbiamo impedire per sempre l'accesso a questo luogo meraviglioso, che fra l'altro fa parte della nostra cagliaritanità? Segnalateli, i pericoli più evidenti, e che ognuno si assuma le proprie responsabilità!
E passi per le Agavi, che in fin dei conti possono essere godute, per fare un esempio, anche dalla passeggiata di Viale Regina Elena: ma si sta pensando di impedire per sempre il godimento di un panorama come questo??
Però, escludendo pure il suo uso in giardini domestici, l'Agave può essere affascinante in un contesto di spazio libero, soprattutto quando "erige" il fusto della sua infiorescenza a pannocchia, che diventa alta anche diversi metri. L'infiorescenza si fa apprezzare per altezza e per conformazione, e diventa l'unica parte significativa della pianta; resta in piedi per diversi mesi, mente la pianta generatrice lentamente muore, per lasciare il posto ai nuovi germogli basali.
Quindi una pianta che dà il meglio se inserita in un opportuno scenario: quale scenario migliore, allora, della Sella del Diavolo, luogo simbolico ed icona della nostra città?
Eccole allora, in una serie che vista dal basso di Marina Piccola sembra composta da piante allineate sul crinale; in realtà sono sparse in tutta la zona, come si vede dalla foto sotto che ne cattura molte vicino alla Sella.
La foto è stata scattata qualche anno fa, quando la zona era percorribile dai visitatori, due dei quali si vedono piuttosto interessati a ciò che li circonda; a questo proposito, mi sembra incredibile che oggi si voglia impedire l'accesso alla zona, a causa dei pericoli per crolli e smottamenti.
Io non contesto la presenza dei pericoli, ma parto da una constatazione di fatto: non saranno mai completamente eliminabili, ed allora dobbiamo impedire per sempre l'accesso a questo luogo meraviglioso, che fra l'altro fa parte della nostra cagliaritanità? Segnalateli, i pericoli più evidenti, e che ognuno si assuma le proprie responsabilità!
E passi per le Agavi, che in fin dei conti possono essere godute, per fare un esempio, anche dalla passeggiata di Viale Regina Elena: ma si sta pensando di impedire per sempre il godimento di un panorama come questo??
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