E basta con i Ficus! direte voi che avete magari appena letto il post precedente sui Ficus retusa. In realtà il presente post ha un contenuto ed un tono completamente diverso da quello precedente, anche se ambedue si riferiscono ad alberi appartenenti alla stessa famiglia, quella delle Moracee, famiglia da me definita popolo la prima volta che ne ho parlato (post del 3/11/10).
Voglio parlarvi del Fico per antonomasia, il Ficus carica, l'unico che ha il privilegio di venire identificato in maniera univoca con il nome italiano, almeno nel parlar comune, mentre tutti gli altri vengono indicati con il nome Ficus, con la relativa possibile confusione se non si precisa anche la specie ( si veda quanto detto al riguardo nell'ultima parte della pagina sulla grammatica degli alberi).
Due ragioni mi spingono a parlare del Fico, una nobile ed una plebea: ho trascurato questa specie fino ad ora, ed ho visto un esemplare bello e sano alla Fiera.
Comincio dalla ragione plebea, che vi presento a sinistra, nel pieno del suo sforzo di preparazione dei falsi frutti.
Per fare della facile ironia, potrei dire che questo alberetto è una delle cose più belle della Fiera di quest'anno; è posizionato vicino allo stand degli alimentari, e merita uno sguardo non distratto da parte del visitatore.
Aggiungo, ad onore del vero, che ho trovato ben curate tutte le piante della Fiera, dalle palme vicine all'ingresso principale ai vari pini, ma questo Fico ha qualcosa in più.
Veniamo ora alla ragione nobile: il Ficus carica è una pianta, originaria del medio-oriente, citata più volte nella Bibbia, con un posto importante nella storia e nelle leggende, che cresce spontanea nella nostra Isola, di grande robustezza e rusticità; abbastanza per meritare il nostro massimo rispetto.
In città è ormai poco presente, sia perchè è spesso il residuato di vecchie coltivazioni agrarie spazzate via dall'urbanizzazione, sia perchè per essere una bella pianta (come quella della Fiera) ha bisogno di essere seguita con cure e trattamenti.
Il suo elemento più significativo è naturalmente il frutto, sia per la sua squisitezza sia perchè non è propriamente un frutto, ma l'evoluzione dell'infiorescenza a forma di fiasco (in certe regioni i fichi si chiamano infatti Fioroni), tecnicamente detta Siconio. Quest'ultima è quella che mangiamo, quando matura trasformandosi in infruttescenza, e che contiene all'interno i frutti (acheni), in pratica i semi.
Mi fermo qui, ma ci tenevo a rendere onore a quest'albero (fin qui colpevolmente trascurato), che è parte della nostra cultura di isolani del Mediterraneo.
Pagine
▼
sabato 28 aprile 2012
venerdì 27 aprile 2012
Ficus Retusa: si o no?
Il Ficus retusa ha occupato molto spazio nel Blog: la ricerca con la parola "retusa" ha estratto ben 16 citazioni, dai tempi della sua presentazione (post del 3/11/10) ad oggi.
Abbiamo citato la presenza di questi alberi, forse i più frequenti nel verde pubblico della città, da Sant'Avendrace a Pirri, da piazza Giovanni XXIII al Parco della Musica, da piazza del Carmine a Villanova.
Allora, che altro c'è da dire? Forse qualcosa c'è, dato che la cronaca continua a proporre spunti, legati soprattutto all'invadenza di questi alberi, sia nella parte aerea che in quella sotterranea, per non dire dell'invadenza dei loro abitanti preferiti, gli storni.
Ecco una soluzione all'invadenza aerea ed agli storni, adottata attualmente in una parte di viale Trieste: potatura radicale ed ingabbiamento delle fronde.
Il risultato estetico lo lascio valutare a voi, anche se la foto è un po' cattivella, dato che mette a raffronto una sorta di enorme spaventapasseri con l'eleganza del prospetto dei palazzi retrostanti.
Il risultato che si voleva ottenere, un freno all'invadenza aerea ed agli storni, è stato raggiunto, ma il costo è alto, sia in euro che, appunto, in valenza estetica. La sensazione sgradevole che lasciano queste operazioni è quella della provvisorietà, e per di più molto costosa. Deduco altresì che, con questi chiari di luna, le casse comunali difficilmente potranno reggere molti interventi, e per di più ripetuti negli anni, di questo genere.
Potremmo fare tanti altri esempi di situazioni di disagio per la popolazione cagliaritana legate alla presenza in città di questi alberi (e parliamo di centinaia di esemplari), ma non mi sembra il caso, dato che il problema è chiaro: sono le soluzioni che sono oscure!
Che fare? Fra gli estremi di chi vorrebbe semplicemente eliminare tutti i Ficus retusa dalla città (!), soluzione proposta recentemente da un cittadino sulla stampa locale, e di chi vorrebbe che non si toccasse nemmeno una foglia dei Ficus di piazza Garibaldi, esiste tutta una gamma di soluzioni intermedie, quale quella che vi ho presentato. Forse il problema è proprio questo: quale soluzione scegliere ed in quale caso, come ottenere la condivisione della cittadinanza, come reperire le risorse, come inquadrare il singolo intervento in un piano integrato pluriennale..........
Io mi auguro soltanto che un piano integrato ci sia o venga predisposto, onde evitare gli interventi in emergenza, che non sono quasi mai soddisfacenti.
Abbiamo citato la presenza di questi alberi, forse i più frequenti nel verde pubblico della città, da Sant'Avendrace a Pirri, da piazza Giovanni XXIII al Parco della Musica, da piazza del Carmine a Villanova.
Allora, che altro c'è da dire? Forse qualcosa c'è, dato che la cronaca continua a proporre spunti, legati soprattutto all'invadenza di questi alberi, sia nella parte aerea che in quella sotterranea, per non dire dell'invadenza dei loro abitanti preferiti, gli storni.
Ecco una soluzione all'invadenza aerea ed agli storni, adottata attualmente in una parte di viale Trieste: potatura radicale ed ingabbiamento delle fronde.
Il risultato estetico lo lascio valutare a voi, anche se la foto è un po' cattivella, dato che mette a raffronto una sorta di enorme spaventapasseri con l'eleganza del prospetto dei palazzi retrostanti.
Il risultato che si voleva ottenere, un freno all'invadenza aerea ed agli storni, è stato raggiunto, ma il costo è alto, sia in euro che, appunto, in valenza estetica. La sensazione sgradevole che lasciano queste operazioni è quella della provvisorietà, e per di più molto costosa. Deduco altresì che, con questi chiari di luna, le casse comunali difficilmente potranno reggere molti interventi, e per di più ripetuti negli anni, di questo genere.
Potremmo fare tanti altri esempi di situazioni di disagio per la popolazione cagliaritana legate alla presenza in città di questi alberi (e parliamo di centinaia di esemplari), ma non mi sembra il caso, dato che il problema è chiaro: sono le soluzioni che sono oscure!
Che fare? Fra gli estremi di chi vorrebbe semplicemente eliminare tutti i Ficus retusa dalla città (!), soluzione proposta recentemente da un cittadino sulla stampa locale, e di chi vorrebbe che non si toccasse nemmeno una foglia dei Ficus di piazza Garibaldi, esiste tutta una gamma di soluzioni intermedie, quale quella che vi ho presentato. Forse il problema è proprio questo: quale soluzione scegliere ed in quale caso, come ottenere la condivisione della cittadinanza, come reperire le risorse, come inquadrare il singolo intervento in un piano integrato pluriennale..........
Io mi auguro soltanto che un piano integrato ci sia o venga predisposto, onde evitare gli interventi in emergenza, che non sono quasi mai soddisfacenti.
lunedì 23 aprile 2012
I fiori della Paulonia
In un post dell'autunno scorso (post del 20/10/11) vi avevo presentato la Paulownia tomentosa di via Santa Gilla, albero rarissimo nella nostra Regione e forse unico a Cagliari. Mi ero altresì ripromesso di aspettarlo al varco per la fioritura, ed eccomi qui.
Come vedete, la nostra Paulonia non ha tradito, e presenta in questi giorni le sue meravigliose pannocchie cariche di fiori tubulosi di colore violetto chiaro, picchiettati all'interno di blu.
La bellezza dei fiori merita un altro primo piano, ed eccolo qui a sinistra.
Purtroppo alla bellezza dei fiori non corrisponde un aspetto congruente della pianta nel suo insieme; anzi il nostro albero è abbastanza sgraziato, oltre ad apparire in cattive condizioni, come si vede dalla foto sotto.
Dato che mi risulta che questa pianta sia molto usata nel nord Italia a scopo ornamentale, penso che si potrebbe intervenire per migliorare questo esemplare, magari eliminando l'edera che lo soffoca ed operando una ragionevole potatura.
Non vado oltre con i suggerimenti, non ne capisco e non vorrei dire stupidaggini, ritengo solo che un esemplare così raro meriterebbe qualche attenzione.
Concludo con una curiosità: la Paulonia appartiene alla famiglia delle Scrophulariacee, che include migliaia di specie anche molto conosciute come la Digitale, il Verbasco, la Russelia, la Bocca di Leone (post del 22/3/12); piante che sono tutte erbacee, al più arbustive. Un ulteriore elemento di rarità per questa pianta, che un'erba non lo è sicuramente.
Come vedete, la nostra Paulonia non ha tradito, e presenta in questi giorni le sue meravigliose pannocchie cariche di fiori tubulosi di colore violetto chiaro, picchiettati all'interno di blu.
La bellezza dei fiori merita un altro primo piano, ed eccolo qui a sinistra.
Purtroppo alla bellezza dei fiori non corrisponde un aspetto congruente della pianta nel suo insieme; anzi il nostro albero è abbastanza sgraziato, oltre ad apparire in cattive condizioni, come si vede dalla foto sotto.
Dato che mi risulta che questa pianta sia molto usata nel nord Italia a scopo ornamentale, penso che si potrebbe intervenire per migliorare questo esemplare, magari eliminando l'edera che lo soffoca ed operando una ragionevole potatura.
Non vado oltre con i suggerimenti, non ne capisco e non vorrei dire stupidaggini, ritengo solo che un esemplare così raro meriterebbe qualche attenzione.
Concludo con una curiosità: la Paulonia appartiene alla famiglia delle Scrophulariacee, che include migliaia di specie anche molto conosciute come la Digitale, il Verbasco, la Russelia, la Bocca di Leone (post del 22/3/12); piante che sono tutte erbacee, al più arbustive. Un ulteriore elemento di rarità per questa pianta, che un'erba non lo è sicuramente.
domenica 22 aprile 2012
Gli Olmi, ed una straordinaria coincidenza
Parlando degli alberi non adatti o non presenti a Cagliari, nell'ormai lontano dicembre 2010 (post del 23/12/10 e precedente del 1 novembre), citavo fra gli altri l'Olmo, ed auspicavo che qualche vostra segnalazione mi consentisse di censire anche questa importante essenza in città.
Per una straordinaria coincidenza, stasera ho ricevuto una segnalazione della presenza di Olmi in viale Marconi da parte di Matteo, dopo che in mattinata avevo "scovato" e fotografato un Olmo del quale vi parlerò.
Do doverosamente la precedenza alla mail di Matteo, che ringrazio molto per i complimenti e per l'attenzione con la quale dimostra di seguire il blog, nonchè per la segnalazione: ho consultato in merito quanto scrive il Maestro Vannelli, e quelli di viale Marconi sono effettivamente Olmi, dichiarati in cattive condizioni già dagli anni 80.
Dovrebbero essere Ulmus montana, Olmo montano, mescolati con Ulmus minor, Olmo campestre.
Ho anche scoperto, attraverso questo approfondimento, due motivi della rarità di questi alberi in città: una malattia determinata da un fungo, la grafiosi, che ne determina spesso la morte repentina, e l'invadenza dell'apparato radicale, che ha suggerito a molte amministrazioni comunali (fra cui evidentemente Cagliari) di abbandonare l'utilizzo di tale pianta, un tempo piuttosto diffusa. A questo aggiungiamo che il nostro clima impedisce agli Olmi di mostrare lo splendido vestito giallo autunnale, godibile invece nelle zone montane.
Detto tutto questo, vediamo adesso la mia scoperta odierna:
si tratta di un bell'esemplare piuttosto anziano, forse di Olmo campestre, che si trova in una proprietà privata e che aggetta sulla strada all'incrocio fra via Tempio e via Bosa.
L'alto muro di cinta e la ristrettezza degli spazi ne impedisce purtroppo la vista completa e l'esame delle foglie, ma gli ammassi dei frutti prodotti in questi giorni, che si ammucchiano sulle stradine citate, rendono l'identificazione immediata.
Nel particolare della fotografia a destra vediamo appunto i frutti, leggerissime samare alate di colore bruno chiaro con il seme al centro, pronte ad essere rilasciate dall'albero ed affidate al vento.
In conclusione, vi segnalo un'altra curiosa coincidenza: l'Olmo di questo post si trova nello stesso giardino nel quale avevo individuato a suo tempo alcuni grandi Platani (post del 26/12/10).
Per una straordinaria coincidenza, stasera ho ricevuto una segnalazione della presenza di Olmi in viale Marconi da parte di Matteo, dopo che in mattinata avevo "scovato" e fotografato un Olmo del quale vi parlerò.
Do doverosamente la precedenza alla mail di Matteo, che ringrazio molto per i complimenti e per l'attenzione con la quale dimostra di seguire il blog, nonchè per la segnalazione: ho consultato in merito quanto scrive il Maestro Vannelli, e quelli di viale Marconi sono effettivamente Olmi, dichiarati in cattive condizioni già dagli anni 80.
Dovrebbero essere Ulmus montana, Olmo montano, mescolati con Ulmus minor, Olmo campestre.
Ho anche scoperto, attraverso questo approfondimento, due motivi della rarità di questi alberi in città: una malattia determinata da un fungo, la grafiosi, che ne determina spesso la morte repentina, e l'invadenza dell'apparato radicale, che ha suggerito a molte amministrazioni comunali (fra cui evidentemente Cagliari) di abbandonare l'utilizzo di tale pianta, un tempo piuttosto diffusa. A questo aggiungiamo che il nostro clima impedisce agli Olmi di mostrare lo splendido vestito giallo autunnale, godibile invece nelle zone montane.
Detto tutto questo, vediamo adesso la mia scoperta odierna:
si tratta di un bell'esemplare piuttosto anziano, forse di Olmo campestre, che si trova in una proprietà privata e che aggetta sulla strada all'incrocio fra via Tempio e via Bosa.
L'alto muro di cinta e la ristrettezza degli spazi ne impedisce purtroppo la vista completa e l'esame delle foglie, ma gli ammassi dei frutti prodotti in questi giorni, che si ammucchiano sulle stradine citate, rendono l'identificazione immediata.
Nel particolare della fotografia a destra vediamo appunto i frutti, leggerissime samare alate di colore bruno chiaro con il seme al centro, pronte ad essere rilasciate dall'albero ed affidate al vento.
In conclusione, vi segnalo un'altra curiosa coincidenza: l'Olmo di questo post si trova nello stesso giardino nel quale avevo individuato a suo tempo alcuni grandi Platani (post del 26/12/10).
venerdì 20 aprile 2012
Un mistero buffo
Vi è mai capitato di assistere ad una pioggia, improvvisa e copiosa, di germogli da un grande Ippocastano ad inizio primavera? A me è capitato, e vi assicuro che i primi attimi di questa misteriosa caduta mi hanno lasciato stupefatto. I ciuffi di foglioline cadevano a terra, senza motivo apparente, da quell'albero sotto il quale stavo transitando.
Solo guardando in alto, con attenzione, si poteva scoprire la causa di tale scempio: una coppia di Parrocchetti aveva deciso di banchettare con i germogli, e lo faceva saltando con frenesia da un ramo all'altro, tagliando ogni germoglio alla base con il becco e lasciando cadere quello che non era di interesse alimentare.
Ecco a sinistra uno dei due divoratori in azione, in cima al povero albero.
L'episodio non si è svolto a Cagliari, ma nella spianata dell'Ippodromo ad Istanbul: tuttavia si sarebbe potuto tranquillamente svolgere anche da noi, dato che abbiamo sia gli Ippocastani (post 1/11/10 ed altri), sia i Parrocchetti, oramai in diverse colonie.
Una delle colonie di questi simpatici e voraci uccelli, per esempio, staziona spesso nella zona del parco di Monte Claro: speriamo che non imparino dai cugini turchi ad ingollare i germogli dei nostri alberi!
Solo guardando in alto, con attenzione, si poteva scoprire la causa di tale scempio: una coppia di Parrocchetti aveva deciso di banchettare con i germogli, e lo faceva saltando con frenesia da un ramo all'altro, tagliando ogni germoglio alla base con il becco e lasciando cadere quello che non era di interesse alimentare.
Ecco a sinistra uno dei due divoratori in azione, in cima al povero albero.
L'episodio non si è svolto a Cagliari, ma nella spianata dell'Ippodromo ad Istanbul: tuttavia si sarebbe potuto tranquillamente svolgere anche da noi, dato che abbiamo sia gli Ippocastani (post 1/11/10 ed altri), sia i Parrocchetti, oramai in diverse colonie.
Una delle colonie di questi simpatici e voraci uccelli, per esempio, staziona spesso nella zona del parco di Monte Claro: speriamo che non imparino dai cugini turchi ad ingollare i germogli dei nostri alberi!
martedì 17 aprile 2012
I Gelsi dell'ex Istituto Agrario
Mi piace chiamare ancora Istituto Agrario il luogo dove andiamo oggi, anche se tale Istituto non è più lì ormai da diversi decenni; mi piace perchè ci aiuta ad andare indietro nel tempo, e parlare di alberi che facevano parte di quella realtà.
Allora, dobbiamo immaginare che per entrare all'Agrario, passando da via Bacaredda, si doveva percorrere il lungo doppio filare di Ficus Retusa che oggi ornano la strada di servizio del parcheggio a pagamento (vedi post del 15/5/11). Percorso questo lungo viale si sfociava nel bello spiazzo, cuore di quello che oggi rimane del complesso di villa Muscas, e che ospita il Centro della Cultura Contadina, mentre allora era la sede della Presidenza della scuola. Pensate che la scuola arrivò a comprendere 20 ettari di terreno per le sue attività.
Dallo spiazzo si può accedere al cortile posteriore, che si affaccia sul Parco della Musica ed è a questo collegato, anche se il passaggio è tuttora chiuso.
E finalmente scopriamo l'oggetto del nostro post, cioè i 3 vecchi Gelsi, Morus alba (post del 21/4/11), che credo siano i più anziani in città, probabilmente ultracentenari. Nella foto a sinistra sono ripresi, attraverso le grate, dal
parco, mentre la foto a destra è ripresa dal cortile posteriore di villa Muscas. Si possono notare le rugosità dei vecchi tronchi contorti ed i nuovi rami cresciuti in maniera disordinata; le piante saranno a breve ripulite e potate, per restituire loro la dignità che meritano.
Mi piace immaginare come queste piante, tanti anni fa, saranno state utilizzate dai tecnici dell'Agrario per effettuare esperimenti di bachicoltura, e definire modalità di allevamento da trasferire agli agricoltori.
Mi sembra che questi tre Gelsi stiano proprio bene nell'ambito di un museo della Cultura contadina, potendo vantare, rispetto a macchinari, arnesi ed oggetti ivi conservati, qualcosa in più: sono vivi!
Allora, dobbiamo immaginare che per entrare all'Agrario, passando da via Bacaredda, si doveva percorrere il lungo doppio filare di Ficus Retusa che oggi ornano la strada di servizio del parcheggio a pagamento (vedi post del 15/5/11). Percorso questo lungo viale si sfociava nel bello spiazzo, cuore di quello che oggi rimane del complesso di villa Muscas, e che ospita il Centro della Cultura Contadina, mentre allora era la sede della Presidenza della scuola. Pensate che la scuola arrivò a comprendere 20 ettari di terreno per le sue attività.
Dallo spiazzo si può accedere al cortile posteriore, che si affaccia sul Parco della Musica ed è a questo collegato, anche se il passaggio è tuttora chiuso.
E finalmente scopriamo l'oggetto del nostro post, cioè i 3 vecchi Gelsi, Morus alba (post del 21/4/11), che credo siano i più anziani in città, probabilmente ultracentenari. Nella foto a sinistra sono ripresi, attraverso le grate, dal
parco, mentre la foto a destra è ripresa dal cortile posteriore di villa Muscas. Si possono notare le rugosità dei vecchi tronchi contorti ed i nuovi rami cresciuti in maniera disordinata; le piante saranno a breve ripulite e potate, per restituire loro la dignità che meritano.
Mi piace immaginare come queste piante, tanti anni fa, saranno state utilizzate dai tecnici dell'Agrario per effettuare esperimenti di bachicoltura, e definire modalità di allevamento da trasferire agli agricoltori.
Mi sembra che questi tre Gelsi stiano proprio bene nell'ambito di un museo della Cultura contadina, potendo vantare, rispetto a macchinari, arnesi ed oggetti ivi conservati, qualcosa in più: sono vivi!
venerdì 13 aprile 2012
I Pioppi del Parco in fiore
Parliamo del Parco della Musica (post del 15/5/11) e del bel filare di Pioppi bianchi, Populus alba, che possiamo considerare come facenti parte del parco, anche se formalmente appartengono alla scuola; ve li avevo presentati e fotografati nel post citato, già con il fogliame completamente sviluppato.
Oggi ve li presento nella fase della fioritura, come si vede nella foto a destra;
quelle che sembrano foglie sono infatti infiorescenze, dato che questa pianta ha la caratteristica che la fioritura avviene prima dell'emissione delle foglie.
I fiori sono abbastanza insignificanti, e sono portati appunto in infiorescenze cilindriche dette amenti, una sorta di serpentelli attaccati ai rami, come si vede nel particolare delle foto sotto.
Nella foto di destra si notano anche le prime foglioline, di colore rossastro.
Fra un mese o poco più avremo poi, dalle infiorescenze trasformate in infruttescenze, la liberazione dei semi piumosi, già fotografati in altro post (post 1/5/11)
Oggi ve li presento nella fase della fioritura, come si vede nella foto a destra;
quelle che sembrano foglie sono infatti infiorescenze, dato che questa pianta ha la caratteristica che la fioritura avviene prima dell'emissione delle foglie.
I fiori sono abbastanza insignificanti, e sono portati appunto in infiorescenze cilindriche dette amenti, una sorta di serpentelli attaccati ai rami, come si vede nel particolare delle foto sotto.
Nella foto di destra si notano anche le prime foglioline, di colore rossastro.
Fra un mese o poco più avremo poi, dalle infiorescenze trasformate in infruttescenze, la liberazione dei semi piumosi, già fotografati in altro post (post 1/5/11)
martedì 10 aprile 2012
Splendidi fiori di campo
In questo post andiamo completamente fuori dal seminato, inteso come terreno delle mie competenze ed obiettivi del blog; però non ho saputo resistere, e capirete perchè.
Parliamo di fiorellini, che la natura ci regala soprattutto in questo periodo; piccoli e da guardare con attenzione, in qualche caso con la lente, ma che ci ripagano con forme e colori strepitosi, spesso mutevoli anche sulla stessa pianta.
Il riconoscimento di questi fiori è difficile, per l'estrema varietà (migliaia) di specie esistenti, anche per gli specialisti: io che specialista certo non sono, e tanto meno di fiori, mi sono fatto aiutare per l'identificazione dagli ottimi volumi de La Flora della Sardegna, editi dall'Unione Sarda. Avrei potuto presentare le fotografie senza identificazione, ma sarei venuto meno ad uno dei principi che mi sono dato, cioè quello di presentare ogni pianta con nome e luogo di avvistamento, che costituiscono il vero valore aggiunto di questo blog.
Ed ora, bando alle ciance e spazio alle immagini, che vengono tutte e tre dalle campagne di Pula, e precisamente da terreni a monte della statale fra il km. 32 ed il km 36.
Anacamptis papilionacea grandiflora,
Orchide farfalla
Famiglia delle Orchidacee
Pisum sativum elatius,
Pisello selvatico
Famiglia delle Leguminose
Ophris annae,
Ofride calabrone
Famiglia delle Orchidacee
Parliamo di fiorellini, che la natura ci regala soprattutto in questo periodo; piccoli e da guardare con attenzione, in qualche caso con la lente, ma che ci ripagano con forme e colori strepitosi, spesso mutevoli anche sulla stessa pianta.
Il riconoscimento di questi fiori è difficile, per l'estrema varietà (migliaia) di specie esistenti, anche per gli specialisti: io che specialista certo non sono, e tanto meno di fiori, mi sono fatto aiutare per l'identificazione dagli ottimi volumi de La Flora della Sardegna, editi dall'Unione Sarda. Avrei potuto presentare le fotografie senza identificazione, ma sarei venuto meno ad uno dei principi che mi sono dato, cioè quello di presentare ogni pianta con nome e luogo di avvistamento, che costituiscono il vero valore aggiunto di questo blog.
Ed ora, bando alle ciance e spazio alle immagini, che vengono tutte e tre dalle campagne di Pula, e precisamente da terreni a monte della statale fra il km. 32 ed il km 36.
Anacamptis papilionacea grandiflora,
Orchide farfalla
Famiglia delle Orchidacee
Pisum sativum elatius,
Pisello selvatico
Famiglia delle Leguminose
Ophris annae,
Ofride calabrone
Famiglia delle Orchidacee
venerdì 6 aprile 2012
La Jacaranda con le nacchere
E' l'ultimo albero con il vestito invernale che vi presento quest'anno, dato che ormai la primavera sta avendo la meglio anche sulle specie arboree più lente ad uscire dal letargo.
Ve la presento perchè è buffa, questa Jacaranda Mimosaefolia (post del 30/10/10), nuda ma con le capsule ancora appese a guisa di nacchere.
A Cagliari, a seconda dell'esposizione e dell'età, spesso le Jacarande non si spogliano completamente delle foglie durante l'inverno, tanto che le possiamo definire semispoglianti; non così quest'anno, a causa delle due settimane di freddo peculiare, e questo esemplare dei Giardini Pubblici ne è un esempio.
La bellezza di queste creature, come abbiamo già considerato, passa anche attraverso questo modo di presentarsi.
Ve la presento perchè è buffa, questa Jacaranda Mimosaefolia (post del 30/10/10), nuda ma con le capsule ancora appese a guisa di nacchere.
A Cagliari, a seconda dell'esposizione e dell'età, spesso le Jacarande non si spogliano completamente delle foglie durante l'inverno, tanto che le possiamo definire semispoglianti; non così quest'anno, a causa delle due settimane di freddo peculiare, e questo esemplare dei Giardini Pubblici ne è un esempio.
La bellezza di queste creature, come abbiamo già considerato, passa anche attraverso questo modo di presentarsi.