Non parlo abitualmente degli alberi cosiddetti "da frutto", perchè la loro classificazione è materia da specialisti, data l'enorme quantità di varietà esistenti per la coltivazione ai fini commerciali; inoltre preferisco parlare degli alberi la cui esistenza non è esclusivamente funzionale alla produzione di frutti.
Peraltro occorre considerare che molti alberi da frutto sono utilizzati a Cagliari, come in tante altre città, solo, o soprattutto, per la valenza estetica, sia nel verde pubblico che nel verde privato: pensiamo solo, nel primo caso, agli Aranci di via Pergolesi (post del 10/9/11) e nel secondo alla enorme quantità di Limoni e Nespoli presenti nei giardini condominiali.
In questo contesto il Mandorlo, Prunus amygdalus, riveste un ruolo di primo piano in Sardegna, se allarghiamo la visuale dalla città alla campagna: pianta comunissima, oggi purtroppo poco curata anche in campagna e lasciata allo stato di specie semi-spontanea, questo alberello vegeta bruttino per gran parte dell'anno, per esplodere nella splendida fioritura bianco rosacea di gennaio/febbraio.
Il Mandorlo, che appartiene alla vastissima famiglia delle Rosacee, era molto presente anche a Cagliari fino alla metà del secolo scorso, soprattutto nelle sue grandi tenute agricole della periferia; parlo di quando anche S.Benedetto era periferia, e via Scano era campagna; oggi il Mandorlo in città è praticamente scomparso.
Quindi non potevo lasciarmi scappare un esemplare in piena fioritura, come da foto a destra, in pieno Quartiere del Sole, e per la precisione in una traversa di via Scirocco; i fiori stanno cominciando a lasciare spazio alle nuove foglioline.
In quest'altra foto un Bombo impollinatore porta avanti il suo compito di raccolta, utile per la sua prole ma anche per il Mandorlo, che è caratterizzato da fecondazione entomofila, cioè appunto tramite insetti.
Pagine
▼
martedì 28 febbraio 2012
venerdì 24 febbraio 2012
La Fitolacca risorta
E' una nostra vecchia conoscenza la Phytolacca dioica, Fitolacca per gli amici: ne abbiamo parlato fino dai primi post (post del 31/10/10), ed in tanti altri a seguire, citando vari esemplari sparsi in giro per la città.
E' un albero, di origine sudamericana, sicuramente importante per Cagliari: simpatico, arruffone ed invadente, si è conquistato alcune posizioni di assoluta evidenza, quali quelle di Porta Cristina e di Piazza Indipendenza; abbiamo anche detto che le caratteristiche citate, unite ad una rapida crescita, impongono una frequente attenzione di modellamento.
Ed è proprio di questo che vi voglio raccontare oggi, riferendomi ad un esemplare che si trova all'angolo fra via Nazario Sauro e viale Trieste, in uno spicchio di terreno collegato al palazzone che fu del Consiglio Regionale ed oggi ospita uffici comunali, dopo un lungo periodo di abbandono.
Fino ai primi anni '90 del secolo scorso, nella fase in cui il palazzo del Consiglio Regionale era stato già abbandonato da tempo ed era in fase di degrado, l'unica cosa viva in quel contesto era questa Fitolacca, enorme e disordinata, spettacolare. Non si poteva non notarla passando in zona, anche in macchina; figuriamoci per me che ho lavorato per diversi anni lì vicino.
Poi all'improvviso, forse in relazione con il passaggio di proprietà del palazzo e con la necessità di effettuare grandi lavori di ristrutturazione, qualcuno decise che la Fitolacca doveva morire: verso la metà del decennio l'albero venne raso al suolo, in senso letterale, dato che rimase solo l'enorme ceppaia, a filo del terreno.
Forse si pensava di aver così concluso l'opera, o forse si aspettavano altre decisioni sull'utilizzo di quello spiazzetto, o forse erano finiti i soldi per i lavori di distruzione: non so, di fatto la ceppaia venne lasciata così, brutta ed esposta al vituperio delle genti, come direbbe il poeta.
Ma l'albero si è preso la sua rivincita: zitto zitto, anno dopo anno, pollone dopo pollone, è risorto ed eccolo qui, come si presenta oggi. Certo non è bellissimo, ma non si poteva pretendere anche una bella silhouette, dopo quello che gli hanno fatto!
Nel particolare dell'immagine a destra si notano i polloni spuntati dalla ceppaia, e le foglie sofferenti per l'inverno (la Fitolacca, con il nostro clima, è semi-spogliante).
Quale sarà il suo futuro? Non lo so, ma mi auguro che non debba subire altri affronti e che venga lasciata vivere la sua seconda vita, magari con interventi di modellamento e potatura ma, vi prego, meno drastici della volta scorsa!
E' un albero, di origine sudamericana, sicuramente importante per Cagliari: simpatico, arruffone ed invadente, si è conquistato alcune posizioni di assoluta evidenza, quali quelle di Porta Cristina e di Piazza Indipendenza; abbiamo anche detto che le caratteristiche citate, unite ad una rapida crescita, impongono una frequente attenzione di modellamento.
Ed è proprio di questo che vi voglio raccontare oggi, riferendomi ad un esemplare che si trova all'angolo fra via Nazario Sauro e viale Trieste, in uno spicchio di terreno collegato al palazzone che fu del Consiglio Regionale ed oggi ospita uffici comunali, dopo un lungo periodo di abbandono.
Fino ai primi anni '90 del secolo scorso, nella fase in cui il palazzo del Consiglio Regionale era stato già abbandonato da tempo ed era in fase di degrado, l'unica cosa viva in quel contesto era questa Fitolacca, enorme e disordinata, spettacolare. Non si poteva non notarla passando in zona, anche in macchina; figuriamoci per me che ho lavorato per diversi anni lì vicino.
Poi all'improvviso, forse in relazione con il passaggio di proprietà del palazzo e con la necessità di effettuare grandi lavori di ristrutturazione, qualcuno decise che la Fitolacca doveva morire: verso la metà del decennio l'albero venne raso al suolo, in senso letterale, dato che rimase solo l'enorme ceppaia, a filo del terreno.
Forse si pensava di aver così concluso l'opera, o forse si aspettavano altre decisioni sull'utilizzo di quello spiazzetto, o forse erano finiti i soldi per i lavori di distruzione: non so, di fatto la ceppaia venne lasciata così, brutta ed esposta al vituperio delle genti, come direbbe il poeta.
Ma l'albero si è preso la sua rivincita: zitto zitto, anno dopo anno, pollone dopo pollone, è risorto ed eccolo qui, come si presenta oggi. Certo non è bellissimo, ma non si poteva pretendere anche una bella silhouette, dopo quello che gli hanno fatto!
Nel particolare dell'immagine a destra si notano i polloni spuntati dalla ceppaia, e le foglie sofferenti per l'inverno (la Fitolacca, con il nostro clima, è semi-spogliante).
Quale sarà il suo futuro? Non lo so, ma mi auguro che non debba subire altri affronti e che venga lasciata vivere la sua seconda vita, magari con interventi di modellamento e potatura ma, vi prego, meno drastici della volta scorsa!
venerdì 17 febbraio 2012
Le foglie morte
Cagliari non ha un buon rapporto con le foglie morte: lo sappiamo, ne abbiamo già parlato più volte. La nostra città non ha alberi spoglianti, delle specie adatte, in numero e posizione tale da formare i meravigliosi tappeti colorati nelle tonalità dal giallo al marrone, che hanno ispirato tanti poeti come Prevert ed interpreti musicali come Montand.
Inoltre, il nostro autunno è troppo tiepido, il nostro inverno spesso non si decide ad arrivare, e le foglie rimangono sulla pianta ad intristirsi, impedendo o ritardando lo spettacolo affascinante dello scheletro nudo (post del 5/2/12).
Basta, prendiamone atto senza ulteriori rimuginamenti: a Cagliari abbiamo mille spettacoli meravigliosi, non quello degli alberi spoglianti nelle stagioni fredde.
E, per uscire da questa atmosfera di tristezza, mi faccio perdonare con due suggerimenti in positivo.
Per godere di maestosi scheletri di Roverelle, Quercus Pubescens, ripuliti dalle ultime settimane di freddo, basta andare per esempio nella zona di Nurri o Orroli: nudi, ma magari già carichi di gemme, spettacolari.
Per i tappeti di foglie morte, suggerisco il parco di Laconi (post del 5/1/12), del quale fanno (facevano) parte le foglie della foto sotto.
Sono foglie di Platano comune, Platanus Hybrida, quelle più scure, e di Acero riccio, Acer Platanoides, quelle più chiare; l'immagine è da obitorio, ma l'arte della natura emerge comunque.
Inoltre, il nostro autunno è troppo tiepido, il nostro inverno spesso non si decide ad arrivare, e le foglie rimangono sulla pianta ad intristirsi, impedendo o ritardando lo spettacolo affascinante dello scheletro nudo (post del 5/2/12).
Basta, prendiamone atto senza ulteriori rimuginamenti: a Cagliari abbiamo mille spettacoli meravigliosi, non quello degli alberi spoglianti nelle stagioni fredde.
E, per uscire da questa atmosfera di tristezza, mi faccio perdonare con due suggerimenti in positivo.
Per godere di maestosi scheletri di Roverelle, Quercus Pubescens, ripuliti dalle ultime settimane di freddo, basta andare per esempio nella zona di Nurri o Orroli: nudi, ma magari già carichi di gemme, spettacolari.
Per i tappeti di foglie morte, suggerisco il parco di Laconi (post del 5/1/12), del quale fanno (facevano) parte le foglie della foto sotto.
Sono foglie di Platano comune, Platanus Hybrida, quelle più scure, e di Acero riccio, Acer Platanoides, quelle più chiare; l'immagine è da obitorio, ma l'arte della natura emerge comunque.
lunedì 13 febbraio 2012
Le Querce, le Galle, i Cinipidi
Il titolo è astruso, ma la storia che unisce i tre oggetti citati è semplice ed affascinante, e racconta della generosità della Quercia, un'altra dote di questo meraviglioso albero, così comune ed importante per la nostra Sardegna.
Tutto nasce da una foto, che ho fatto ieri in zona di Nurri e che vedete qui a destra, appunto di una galla; la galla è una costruzione, dalle fogge più strane ed affascinanti, che la Quercia realizza sotto lo stimolo chimico delle larve di Cinipide, famiglia di insetti imenotteri (come le vespe).
La Quercia di solito non viene danneggiata dalle galle, ma nemmeno ne trae beneficio: diciamo che nel corso dei millenni si è ben adattata ad ospitare le larve di questi insetti, che vivono e si sviluppano nelle galle, nelle quali sono anche protette da intemperie e parassiti, come se fossero dentro una casa.
Quando la larva diventa insetto adulto, abbandona la galla e va da un'altra parte della stessa pianta, o di altra pianta, a deporre le uova, dando origine ad un'altra galla; il ciclo si ripete così all'infinito.
Naturalmente le galle non sono tutte uguali, dato che ogni specie di Cinipidi induce la quercia a produrre case diverse per la vita e la protezione delle larve: abbiamo così palline, ricci, vasi spinosi e tante altre, in una varietà di grande fascino.
Ecco un'altra foto della galla dove, oltre alla strana forma dell'oggetto in questione, si nota ancora appesa una vecchia fogliolina della Quercus Pubescens e, sulla sinistra, i nuovi germogli, che resistono al freddo pungente di questi ultimi giorni.
Spero di essere riuscito ad incuriosirvi almeno un poco con questo quadretto bucolico che vi ho presentato; la raccolta di galle potrebbe essere fra l'altro una idea affascinante ed innovativa per una piccola collezione da esporre in salotto!
Tutto nasce da una foto, che ho fatto ieri in zona di Nurri e che vedete qui a destra, appunto di una galla; la galla è una costruzione, dalle fogge più strane ed affascinanti, che la Quercia realizza sotto lo stimolo chimico delle larve di Cinipide, famiglia di insetti imenotteri (come le vespe).
La Quercia di solito non viene danneggiata dalle galle, ma nemmeno ne trae beneficio: diciamo che nel corso dei millenni si è ben adattata ad ospitare le larve di questi insetti, che vivono e si sviluppano nelle galle, nelle quali sono anche protette da intemperie e parassiti, come se fossero dentro una casa.
Quando la larva diventa insetto adulto, abbandona la galla e va da un'altra parte della stessa pianta, o di altra pianta, a deporre le uova, dando origine ad un'altra galla; il ciclo si ripete così all'infinito.
Naturalmente le galle non sono tutte uguali, dato che ogni specie di Cinipidi induce la quercia a produrre case diverse per la vita e la protezione delle larve: abbiamo così palline, ricci, vasi spinosi e tante altre, in una varietà di grande fascino.
Ecco un'altra foto della galla dove, oltre alla strana forma dell'oggetto in questione, si nota ancora appesa una vecchia fogliolina della Quercus Pubescens e, sulla sinistra, i nuovi germogli, che resistono al freddo pungente di questi ultimi giorni.
Spero di essere riuscito ad incuriosirvi almeno un poco con questo quadretto bucolico che vi ho presentato; la raccolta di galle potrebbe essere fra l'altro una idea affascinante ed innovativa per una piccola collezione da esporre in salotto!
martedì 7 febbraio 2012
Gli alberi di Piazza Abbo
Dove diavolo (mi scuserà Padre Abbo) è? Credo che questo sia il primo pensiero del 99% dei lettori. Allora riproviamo: piazza Is Maglias va meglio? Credo di sì, almeno come zona, dato che via Is Maglias è nota a tutti. Precisiamo ancora: la piazza oggi intitolata a Padre Abbo, alias piazza Is Maglias, si trova alla fine di via Is Maglias, ultima traversa a destra prima di sfociare in piazza S.Michele.
E' una piazza abbastanza nascosta, a meno di non abitare nel quartiere, ma vale la pena di andarci perchè è angolo di città piacevole e dotato di molti alberi.
Ci sono Jacarande, Lecci, Ginepri di varie specie, Olivi, Robinie, Schinus, Grevillee, Oleandri, Sterculie ed altre che sto dimenticando.
Ho trovato particolarmente interessanti due esemplari di Sterculia affiancati, e precisamente una Sterculia Diversifolia ed una Sterculia Bidwillii (post del 7/6/11 ed altri).
Ecco a sinistra i bellissimi frutti, prima della Diversifolia e poi della Bidwillii; la vicinanza consente di verificare comodamente le differenze fra le due specie, e di apprezzare una volta di più la bellezza di queste piante.
Ed ecco a destra un esemplare di Ficus Retusa, sul lato della piazza che affaccia su via Trincea delle Frasche; mi sembra un Ficus trapiantato, a giudicare dalle dimensioni del tronco rispetto alle fronde, magari proviene dalla "vecchia" via Amat.
Naturalmente, se andate a vedere questa piazza, non dimenticate di fare un salto, a due passi da qui, in via Trincea dei Razzi, a godere delle Chorisie (o Ceibe, post del 26/11/10 ed altri), in questo periodo completamente spoglie ma con tantissimi buffi e grossi frutti appesi.
E' una piazza abbastanza nascosta, a meno di non abitare nel quartiere, ma vale la pena di andarci perchè è angolo di città piacevole e dotato di molti alberi.
Ci sono Jacarande, Lecci, Ginepri di varie specie, Olivi, Robinie, Schinus, Grevillee, Oleandri, Sterculie ed altre che sto dimenticando.
Ho trovato particolarmente interessanti due esemplari di Sterculia affiancati, e precisamente una Sterculia Diversifolia ed una Sterculia Bidwillii (post del 7/6/11 ed altri).
Ecco a sinistra i bellissimi frutti, prima della Diversifolia e poi della Bidwillii; la vicinanza consente di verificare comodamente le differenze fra le due specie, e di apprezzare una volta di più la bellezza di queste piante.
Ed ecco a destra un esemplare di Ficus Retusa, sul lato della piazza che affaccia su via Trincea delle Frasche; mi sembra un Ficus trapiantato, a giudicare dalle dimensioni del tronco rispetto alle fronde, magari proviene dalla "vecchia" via Amat.
Naturalmente, se andate a vedere questa piazza, non dimenticate di fare un salto, a due passi da qui, in via Trincea dei Razzi, a godere delle Chorisie (o Ceibe, post del 26/11/10 ed altri), in questo periodo completamente spoglie ma con tantissimi buffi e grossi frutti appesi.
domenica 5 febbraio 2012
Il fascino dello scheletro
Il titolo di questo post non sembri irriverente o macabro: gli scheletri delle piante spoglianti sanno essere, quando vogliono, molto affascinanti.
L'albero spoglio ha naturalmente un fascino diverso rispetto a quello che esercita un albero sempreverde, con le forme, i colori ed i volumi quasi inalterati durante tutto l'anno; però è sempre un fascino, che può essere moltiplicato dai vari momenti che vive la pianta. Abbiamo già parlato della difficile arte di spogliarsi (post del 9/12/10) e del fatto che, una volta deciso, meglio comunque spogliarsi completamente che tenersi addosso foglie o frutti poco validi esteticamente (post del 20/1/11).
Quindi, alberi spoglianti sì, ma solo se hanno determinate caratteristiche, soprattutto tenendo conto del clima cagliaritano: ho già citato i Pioppi (post del 20/1/11), oggi voglio citare una Gleditsia Triacanthos, e precisamente un esemplare già descritto nel post dedicato a quest'albero (post del 13/11/10).
Eccolo qui, l'esemplare di Piazza delle Muse a Mulinu Becciu, orgogliosamente nudo! O meglio, come si vede, ha ancora appesi alcuni baccelli falciformi, che vi ho già presentato anch'essi in una natura morta (post del 30/10/10); in questo caso, direi che la presenza di questi pochi frutti residui non sminuisce il fascino, semmai lo accresce!
L'albero spoglio ha naturalmente un fascino diverso rispetto a quello che esercita un albero sempreverde, con le forme, i colori ed i volumi quasi inalterati durante tutto l'anno; però è sempre un fascino, che può essere moltiplicato dai vari momenti che vive la pianta. Abbiamo già parlato della difficile arte di spogliarsi (post del 9/12/10) e del fatto che, una volta deciso, meglio comunque spogliarsi completamente che tenersi addosso foglie o frutti poco validi esteticamente (post del 20/1/11).
Quindi, alberi spoglianti sì, ma solo se hanno determinate caratteristiche, soprattutto tenendo conto del clima cagliaritano: ho già citato i Pioppi (post del 20/1/11), oggi voglio citare una Gleditsia Triacanthos, e precisamente un esemplare già descritto nel post dedicato a quest'albero (post del 13/11/10).
Eccolo qui, l'esemplare di Piazza delle Muse a Mulinu Becciu, orgogliosamente nudo! O meglio, come si vede, ha ancora appesi alcuni baccelli falciformi, che vi ho già presentato anch'essi in una natura morta (post del 30/10/10); in questo caso, direi che la presenza di questi pochi frutti residui non sminuisce il fascino, semmai lo accresce!