Pensiamo soltanto al ruolo degli umili asini nella vita rurale della nostra terra, ed a cosa poteva significare per una famiglia perdere l’asino, magari fra atroci sofferenze, perché la bestia si era cibata di una pianta velenosa.
Sono stato stimolato su questo argomento da un libro, molto interessante e di piacevole lettura, scritto dal prof. Ballero (con il prof. Appendino), fra l’altro direttore del nostro Orto Botanico, che si intitola appunto “Le piante velenose della Sardegna”; io mi limiterò in questa sede al nostro ambito cagliaritano, con riferimento essenzialmente alle piante di cui abbiamo già parlato nel blog, anche se la maggioranza dei veleni risiedono in erbe ed arbusti campestri.
- Il citato Ricino, Ricinus Communis, per esempio, può essere un pericolo per i bambini piccoli, che possono essere attratti dai semi rossi e lucenti, fortemente tossici; fra i sintomi conseguenti all’ingestione ci sono forti intossicazioni gastrointestinali emorragiche, ed il nome sardo della pianta, Cagamengia, è fortemente evocativo.
- Nel Tasso invece, Taxus Baccata (post del 26/8/11) la parte rossa che circonda il seme, cioè il frutto (un arillo), che è la cosa più attraente della pianta, è anche l’unica non velenosa. Scherzi della Natura.
- L’Oleandro, Nerium Oleander (post del 30/10/10), è anch’esso molto velenoso; Ballero racconta nel suo libro che diversi soldati napoleonici morirono per aver usato spiedi di oleandro per cuocere carni alla brace.
- La Phitolacca Dioica (post del 31/10/10 e altri successivi) non so se sia velenosa; lo è sicuramente la cugina arbustiva Fitolacca Americana, i cui frutti assomigliano molto a quelli della nostra; meglio dunque tenerli lontani dalla bocca!
- Anche la conosciutissima Edera, da noi citata nel post del 15/8/11 su piazzetta Maxia, ha i frutti velenosi, così come è velenosa la Ginestra (Spartium Junceum, post del 10/4/11 ).
- Infine i semi dell’Ippocastano (post del 1/11/10 e altri) sono velenosi, e comunque pare che venissero utilizzati per assicurare stabilità comportamentale dei cavalli; da questo infatti deriva il nome.