Questo parco, situato fra via dei Donoratico e via Figari, è stato riaperto recentemente dopo essere stato a lungo chiuso. A parte il nome (anche se mi pare di aver letto che debba essere cambiato), è un'area molto gradevole, in leggero declivio, con ampi prati e molti alberi.
Io sono entrato da via dei Donoratico (di fronte alla GBC); subito sulla destra si incontrano molti Ficus Retusa che, come si vede dalla foto, sono molto più anziani del parco. Infatti sono alberi che erano in via Amat, prima della realizzazione del parcheggio interrato, ed il cui spostamento aveva fatto tanto discutere, come ricorderanno i lettori non giovanissimi. Devo dire che molti di loro sono in ottime condizioni.
Sempre vicino all'ingresso ci sono alcune Jacarande, Palme, Siliquastri e Sofore in gruppetto, con i loro simpatici baccelli strozzati.
Sulla destra, slargo dello stradello pedonale con diversi Carrubi; si arriva poi alla zona del parco giochi, che ha l'onore di ospitare, al centro della zona dove si tengono le feste per i piccoli, un bell'esemplare di Fitolacca Dioica, da me trattato più volte, a partire dall'inizio di questo blog (post del 31/10/10 ed altri). Eccolo qui sotto, nella sua eleganza d'insieme e nel particolare
della base.
Faccio notare la cura che gli viene dedicata dai gestori del parco-giochi, che provvedono a tagliare i polloni lasciando solo dei ciuffetti di foglie, ed evitando il disordine che spesso caratterizza la crescita di questi splendidi alberi.
Insomma, una mascotte; suggerisco ai curatori, con l'aiuto del botanico che segue il parco, di inserire una scheda di identificazione ai piedi dell'albero, e di presentarlo ai piccoli ospiti.
Dalla parte di via Figari la vegetazione è diversa, ci sono Cipressi, anziani ma in buone condizioni, Pini da pinoli, begli Olivi e Tamerici.
Nella parte più alta c'è il bar ristorante circondato dal laghetto, piuttosto ampio ma spoglio; bisognerebbe pensare a come valorizzarlo.
E voglio chiudere con una spiritosa curiosità; nel parco è stato realizzato anche un recinto per cani, e questo ha comportato l'eliminazione di un simpatico cartello, posto all'ingresso del parco "versione" precedente, che intendeva disciplinare appunto la circolazione dei cani, con esiti esilaranti.
Oggi il cesto dei post propone...
Oggi il cesto dei post propone... Le stagioni della Melia
venerdì 30 settembre 2011
lunedì 26 settembre 2011
Idee per valorizzare il parterre
Mi scrive Mauro, che ringrazio per le gentili parole, con riferimento al parterre di piazza Matteotti ed ai suoi problemi, da me accennati nel post precedente.
Mauro propone la chiusura al traffico veicolare nel tratto di fronte alle stazioni, per dare respiro e continuità al giardino, e lo spostamento del traffico verso via S.Paolo e viale Trieste.
L’idea è bella e suggestiva, ma temo di grande difficoltà pratica, dal punto di vista degli effetti di un tale intervento nel sistema dei trasporti cagliaritano e nei suoi flussi in entrata ed in uscita. Il nodo di piazza Matteotti è strategico, su di lui si sono esercitati i nostri migliori specialisti in materia di traffico e territorio, nel corso degli ultimi decenni; alla fine, di fronte all’enormità dell’impresa, ed alle sue ricadute di tipo politico, non è stato fatto alcun passo avanti.
Io temo che il problema della pedonalizzazione parziale di piazza Matteotti sia in relazione sistemica con un tale garbuglio di altre tematiche (pensiamo solo al tram-metropolitana, al futuro di via Roma e del Porto…….) che pensare di affrontarlo solo con l’obiettivo del miglioramento della piazza sia utopistico.
Si potrebbe pensare a soluzioni sotterranee, per i pedoni che devono passare oltre la piazza, che verrebbe destinata essenzialmente ai pedoni “stanziali” e migliorata in questa logica; sono forse soluzioni più semplici da affrontare ma non prive di grossi problemi, non ultimo quello di mantenere il decoro e la pulizia dei tunnel.
E, parlando fra il serio ed il faceto, visto che non va bene la soluzione di terra né quella sottoterra, perché non valutiamo una soluzione aerea? Potremmo promuovere un concorso di idee per una serie di passerelle leggere, magari in acciaio e vetro stile Calatrava, che colleghino il tutto senza toccare quasi niente. Un ragno, o meglio una stella marina, con il corpo al centro della piazza, costituito da una leggiadra rotonda a 5 o 6 metri di altezza, e le braccia che scendono all’ARST, alle Ferrovie, nei portici del Municipio, su via Roma lato porto…….
Mi fermo, per non andare troppo fuori tema rispetto al blog; dico solo, pro domo mea, che questa soluzione consentirebbe di ammirare e vivere, dall’interno, la bellezza dei Patriarchi verdi della piazza, in linea con quanto fatto in altre parti del mondo, per esempio ai Kew Gardens di Londra, come si vede dalla foto sotto.
Tornando con i piedi per terra, come è proprio il caso di dire, suggerisco a Mauro di visitare L’ideario per Cagliari, http://oratoccaanoi.ideascale.com/, che è il posto giusto per trattare questi argomenti, ed infatti ci sono idee anche per piazza Matteotti.
sabato 24 settembre 2011
Il parterre di piazza Matteotti
Il titolo magniloquente del post nasce dal nome con il quale veniva chiamato questo giardino, fino alla prima metà del secolo scorso; e precisamente il parterre era nato come propaggine della stazione delle Ferrovie Reali, alla fine del 1800. E' importante questo riferimento storico, perchè alcune delle piante tuttora presenti risalgono all'epoca, per cui sono da considerare veri e propri monumenti arborei.
L'idea di parlarvi di piazza Matteotti mi è venuta da una bella fotografia aerea pubblicata sull'Unione Sarda alcuni giorni fa, che riporto qui sotto:
E' la foto ideale per il nostro scopo, che ci consente di identificare subito i principali alberi che abitano questa piazza; la vista dall'alto evita fra l'altro la confusione che invece si è creata a livello del terreno, a causa soprattutto della mastodontica dimensione dei Ficus Magnolioides (post del 3/11/10).
Infatti questi Ficus, in numero di 3 (due in basso al centro della foto, uno in alto a sinistra), identificabili anche dal colore più cupo del fogliame, si sono "mangiati" una serie di palme, delle quali passando nel giardino si vede solo il tronco.
Allo stesso modo quasi scompare, vista da terra, l'unica Araucaria rimasta, che peraltro è quasi invisibile anche nella foto dall'alto, perchè si sovrappone con un'altra pianta.
Oltre ai dominanti Ficus Magnolioides sono da segnalare alcuni esemplari di Ficus Retusa (post citato), sui lati che guardano via Roma ed il Palazzo Comunale e, in basso a sinistra nella foto, uno splendido esemplare di Ficus Bellengeri, un'altra specie di Ficus molto rara in città. E' così maestoso che potrebbe quasi essere confuso con un Magnolioides, se non fosse per le foglie più piccole ed allungate.
E' emozionante pensare che questi alberi risalgono alla fine del 1800, più di cento anni fa; aggiungo come curiosità che i Magnolioides arrivarono in città dalla Sicilia, ad opera dell'agronomo civico di allora, appunto siciliano.
Dopo aver trattato con il dovuto rispetto ed ammirazione gli alberi di questa piazza, non posso però trascurare alcuni aspetti negativi, dal punto di vista del pedone e non dei fortunati che possono godere la vista degli alberi dall'alto, per esempio dalle finestre del Comune.
L'aspetto delle piante dal basso è, come detto, confuso, quasi di costrizione; questa sensazione si aggiunge alla confusione indotta dal traffico tutto intorno e dal suo rumore. Inoltre, dato il posizionamento, la piazza viene utilizzata come un corridoio di passaggio fra le stazioni di treni ed autobus e la zona di via Roma e del Largo.
Il pavimento, come si vede dalla foto a sinistra, è stato in molti punti distrutto dalle poderose radici tabulari. E ancora, la presenza di alcune auto e furgoni di titolari di bancarelle all'interno della piazza non aiuta il decoro dell'insieme.
Insomma, anche se le dimensioni del traffico veicolare e pedonale della zona rendono delicato e molto difficoltoso qualsiasi intervento, ritengo che qualcosa si potrebbe fare per restituire a questa piazza il senso dello "stare", oggi assolutamente prevaricato da quello del "passare".
Gli alberi di piazza Matteotti meritano qualcosa di più.
L'idea di parlarvi di piazza Matteotti mi è venuta da una bella fotografia aerea pubblicata sull'Unione Sarda alcuni giorni fa, che riporto qui sotto:
E' la foto ideale per il nostro scopo, che ci consente di identificare subito i principali alberi che abitano questa piazza; la vista dall'alto evita fra l'altro la confusione che invece si è creata a livello del terreno, a causa soprattutto della mastodontica dimensione dei Ficus Magnolioides (post del 3/11/10).
Infatti questi Ficus, in numero di 3 (due in basso al centro della foto, uno in alto a sinistra), identificabili anche dal colore più cupo del fogliame, si sono "mangiati" una serie di palme, delle quali passando nel giardino si vede solo il tronco.
Allo stesso modo quasi scompare, vista da terra, l'unica Araucaria rimasta, che peraltro è quasi invisibile anche nella foto dall'alto, perchè si sovrappone con un'altra pianta.
Oltre ai dominanti Ficus Magnolioides sono da segnalare alcuni esemplari di Ficus Retusa (post citato), sui lati che guardano via Roma ed il Palazzo Comunale e, in basso a sinistra nella foto, uno splendido esemplare di Ficus Bellengeri, un'altra specie di Ficus molto rara in città. E' così maestoso che potrebbe quasi essere confuso con un Magnolioides, se non fosse per le foglie più piccole ed allungate.
E' emozionante pensare che questi alberi risalgono alla fine del 1800, più di cento anni fa; aggiungo come curiosità che i Magnolioides arrivarono in città dalla Sicilia, ad opera dell'agronomo civico di allora, appunto siciliano.
Dopo aver trattato con il dovuto rispetto ed ammirazione gli alberi di questa piazza, non posso però trascurare alcuni aspetti negativi, dal punto di vista del pedone e non dei fortunati che possono godere la vista degli alberi dall'alto, per esempio dalle finestre del Comune.
L'aspetto delle piante dal basso è, come detto, confuso, quasi di costrizione; questa sensazione si aggiunge alla confusione indotta dal traffico tutto intorno e dal suo rumore. Inoltre, dato il posizionamento, la piazza viene utilizzata come un corridoio di passaggio fra le stazioni di treni ed autobus e la zona di via Roma e del Largo.
Il pavimento, come si vede dalla foto a sinistra, è stato in molti punti distrutto dalle poderose radici tabulari. E ancora, la presenza di alcune auto e furgoni di titolari di bancarelle all'interno della piazza non aiuta il decoro dell'insieme.
Insomma, anche se le dimensioni del traffico veicolare e pedonale della zona rendono delicato e molto difficoltoso qualsiasi intervento, ritengo che qualcosa si potrebbe fare per restituire a questa piazza il senso dello "stare", oggi assolutamente prevaricato da quello del "passare".
Gli alberi di piazza Matteotti meritano qualcosa di più.
martedì 20 settembre 2011
Le Iacarande di piazza S.Benedetto
Voglio dire la mia sulle 3 Iacarande che saranno espiantate per completare la sistemazione della nuova rotatoria di piazza S.Benedetto.
Premetto che considero la Iacaranda un albero bellissimo, piacevole compagno di vita di tutti i cagliaritani per la grande quantità di esemplari, sani e belli, presenti in tutti i quartieri; è stato fra l'altro uno dei primi ad essere presentato in questo blog (post del 30/10/10). Inoltre, non sono stato tenero con certi interventi sul verde pubblico (vedasi p.es. il post 9/3/11 dedicato alla rotatoria di viale Trento); per contro, ho anche sostenuto che non concordo con i giudizi aprioristici, per i quali qualsiasi albero non può essere toccato.
Tutto ciò premesso, non sono d'accordo con la levata di scudi, secondo quanto si legge sulla stampa, per le 3 Iacarande. Considerato che: parliamo di un albero molto comune e di molto facile crescita; solo in via Dante saranno forse 50 gli esemplari che accompagnano la strada; è stato detto che i 3 alberi saranno riposizionati, forse all'interno della stessa rotatoria; non fanno parte di un giardinetto, per cui la fruizione è sicuramente minore; considerato tutto questo, non mi sembra il caso di incatenarsi per impedire l'espianto.
Perchè invece non si fa qualche proposta in termini di scambio, per esempio per ottenere alcuni alberi nel vicino giardino di via Manzoni, da me trattato nel post che precede questo (post del 18/9/11) ?
Premetto che considero la Iacaranda un albero bellissimo, piacevole compagno di vita di tutti i cagliaritani per la grande quantità di esemplari, sani e belli, presenti in tutti i quartieri; è stato fra l'altro uno dei primi ad essere presentato in questo blog (post del 30/10/10). Inoltre, non sono stato tenero con certi interventi sul verde pubblico (vedasi p.es. il post 9/3/11 dedicato alla rotatoria di viale Trento); per contro, ho anche sostenuto che non concordo con i giudizi aprioristici, per i quali qualsiasi albero non può essere toccato.
Tutto ciò premesso, non sono d'accordo con la levata di scudi, secondo quanto si legge sulla stampa, per le 3 Iacarande. Considerato che: parliamo di un albero molto comune e di molto facile crescita; solo in via Dante saranno forse 50 gli esemplari che accompagnano la strada; è stato detto che i 3 alberi saranno riposizionati, forse all'interno della stessa rotatoria; non fanno parte di un giardinetto, per cui la fruizione è sicuramente minore; considerato tutto questo, non mi sembra il caso di incatenarsi per impedire l'espianto.
Perchè invece non si fa qualche proposta in termini di scambio, per esempio per ottenere alcuni alberi nel vicino giardino di via Manzoni, da me trattato nel post che precede questo (post del 18/9/11) ?
domenica 18 settembre 2011
Un'occasione sprecata: il ritorno
Attraverso questo titolo da sequel cinematografico di serie B voglio riprendere quanto avevo detto in aprile (post del 12/4/11) sul giardino pensile fra via Manzoni e via Carducci. Avevo quasi dimenticato quel post, che mi è tornato bruscamente in mente ieri quando, passando a fine mattina, sono stato colpito da questo piazzale assolato e spoglio, che definire giardino mi sembra azzardato, o quanto meno ottimistico.
Non una persona sostava sul piazzale, e vorrei vedere! Nè vale come giustificazione l'orario: provate a passare a quell'ora ai giardinetti di Genneruxi, e verificate la differenza!
Pensate a quanto sarebbe diverso il piazzale di cui parliamo se avesse una "terza dimensione"; diventerebbe immediatamente attrattivo non solo per chi abita nei palazzi di contorno, ma per tutti quelli che passano nelle vie limitrofe, che godrebbero delle chiome degli alberi, in una zona così bisognosa di verde pubblico!
Mi si potrebbe obiettare: che senso ha, adesso, piangere sul latte versato? Certo che ha un senso, perchè si potrebbe fare ancora molto, e con poca spesa, almeno per assicurare un po' d'ombra. Ho già detto dei gazebo, ma si potrebbero mettere anche degli alberi in tinozze, per esempio Agrumi ma anche Ulivi, abbiamo mille esempi. Forse si potrebbe anche inserire, con piccole modifiche, qualche albero "leggero" nelle aiuole attuali. Come minimo, volendo proprio spendere poco, stendiamo qualche telone bianco per l'estate, come fanno gli Andalusi addirittura per proteggere le strade e le piazze.
Mi rivolgo ai concittadini che vivono in zona, che hanno lavorato in modo efficace per ottenere la riduzione della dimensione del parcheggio: perchè non riprendete in mano la cosa, per chiedere il superamento di questa situazione, che ha tanto il sapore di un'incompiuta (o, a pensare male, di una ripicca)?
Non una persona sostava sul piazzale, e vorrei vedere! Nè vale come giustificazione l'orario: provate a passare a quell'ora ai giardinetti di Genneruxi, e verificate la differenza!
Pensate a quanto sarebbe diverso il piazzale di cui parliamo se avesse una "terza dimensione"; diventerebbe immediatamente attrattivo non solo per chi abita nei palazzi di contorno, ma per tutti quelli che passano nelle vie limitrofe, che godrebbero delle chiome degli alberi, in una zona così bisognosa di verde pubblico!
Mi si potrebbe obiettare: che senso ha, adesso, piangere sul latte versato? Certo che ha un senso, perchè si potrebbe fare ancora molto, e con poca spesa, almeno per assicurare un po' d'ombra. Ho già detto dei gazebo, ma si potrebbero mettere anche degli alberi in tinozze, per esempio Agrumi ma anche Ulivi, abbiamo mille esempi. Forse si potrebbe anche inserire, con piccole modifiche, qualche albero "leggero" nelle aiuole attuali. Come minimo, volendo proprio spendere poco, stendiamo qualche telone bianco per l'estate, come fanno gli Andalusi addirittura per proteggere le strade e le piazze.
Mi rivolgo ai concittadini che vivono in zona, che hanno lavorato in modo efficace per ottenere la riduzione della dimensione del parcheggio: perchè non riprendete in mano la cosa, per chiedere il superamento di questa situazione, che ha tanto il sapore di un'incompiuta (o, a pensare male, di una ripicca)?
giovedì 15 settembre 2011
Su Tabaccu Burdu
Non ho resistito; normalmente non indico le piante con il nome in dialetto, perchè il dialetto non è il mio forte, ma questa volta non ho resistito alla schiettezza del sardo.Infatti il nome indica che questo cespuglio appartiene alla stessa famiglia, le Solanacee, del Tabacco che si fuma, solo che questo è bastardo, e non si fuma.
Il nome scientifico è Nicotiana Glauca (mentre il nome del tabacco da fumo è Nicotiana Tabacum) ed è un arbusto selvatico (anche se esiste pure come pianta ornamentale) che si appropria con grande facilità dei luoghi abbandonati, orizzontali o verticali, purchè ci siano residui organici e/o accumulo di azoto; fuori città lo troviamo nei bordi incolti di strade e, in città, si trova bene nel quartiere di Castello, nel quale purtroppo il degrado non manca.
Ed in Castello io sono andato a fotografarlo, e vi presento un esemplare che si trova alla fine di via Genovesi angolo vico Martini: è un arbusto con molti anni di età, che fuoriesce da una finestra del piano terra di una palazzina!
Il Tabacco Burdo non è un brutto cespuglio, anche se ha un andamento molto disordinato; è soprattutto gradevole la fioritura gialla, attualmente in atto, con corolle costituite da tubuli lunghi che terminano con una sorta di orlo. I fiori durano a lungo sulla pianta.
Il nome scientifico è Nicotiana Glauca (mentre il nome del tabacco da fumo è Nicotiana Tabacum) ed è un arbusto selvatico (anche se esiste pure come pianta ornamentale) che si appropria con grande facilità dei luoghi abbandonati, orizzontali o verticali, purchè ci siano residui organici e/o accumulo di azoto; fuori città lo troviamo nei bordi incolti di strade e, in città, si trova bene nel quartiere di Castello, nel quale purtroppo il degrado non manca.
Ed in Castello io sono andato a fotografarlo, e vi presento un esemplare che si trova alla fine di via Genovesi angolo vico Martini: è un arbusto con molti anni di età, che fuoriesce da una finestra del piano terra di una palazzina!
Il Tabacco Burdo non è un brutto cespuglio, anche se ha un andamento molto disordinato; è soprattutto gradevole la fioritura gialla, attualmente in atto, con corolle costituite da tubuli lunghi che terminano con una sorta di orlo. I fiori durano a lungo sulla pianta.
lunedì 12 settembre 2011
Alla ricerca del seme
Sistemare un seme nella terra, accudirlo ed aspettare che nasca una piantina, magari destinata a diventare un grande albero, è una cosa meravigliosa, che ci rende partecipi del ciclo della vita. E' una attività che, a livello di appassionati, coinvolge un gran numero di persone, e consente di ottenere grandi soddisfazioni anche con poco impegno.
Ho fatto questa premessa per introdurre la richiesta di Bruno, appunto appassionato "generatore" di nuova vita vegetale, che mi chiede come procurarsi semi della Chorisia Insignis - Ceiba Speciosa, prodotti dalle piante cagliaritane. Mi dice di averli cercati nelle piante del giardinetto pubblico in fondo a via Curie (post del 31/10/10), senza successo perchè i frutti sono troppo in alto e trattengono i semi in mezzo alla lanugine all'interno del frutto aperto.
In realtà io credo che il problema sia solo quello di aspettare il momento giusto, affinché la lanugine contenuta nel frutto aperto cada con il vento, secondo quanto previsto dalla natura; a quel punto, raccogliendo la lanugine vicino alla pianta, non è difficile trovare i semi ancora appiccicati alla lanugine, che spiccano per il colore scuro (post del 28/6/11), ancorché siano molto piccoli. Il tutto dovrebbe avvenire, a Cagliari, nel mese di giugno; non escludo però che i semi si possano trovare ancora.
Suggerisco a Bruno di allargare le sue ricerche anche alle piante di via Sabotino/Trincea dei Razzi, le più grandi della città.
E, per chiudere in bellezza, ecco la foto di un'altra Chorisia che ho scoperto tempo fa e fotografato oggi in un giardino privato in via Dei Conversi.
Il proprietario mi ha detto che la pulizia del terreno sottostante la pianta è piuttosto impegnativa, dato che le fioriture annuali sono due, ma che è naturalmente più che orgoglioso di avere quest'albero.
Ho fatto questa premessa per introdurre la richiesta di Bruno, appunto appassionato "generatore" di nuova vita vegetale, che mi chiede come procurarsi semi della Chorisia Insignis - Ceiba Speciosa, prodotti dalle piante cagliaritane. Mi dice di averli cercati nelle piante del giardinetto pubblico in fondo a via Curie (post del 31/10/10), senza successo perchè i frutti sono troppo in alto e trattengono i semi in mezzo alla lanugine all'interno del frutto aperto.
In realtà io credo che il problema sia solo quello di aspettare il momento giusto, affinché la lanugine contenuta nel frutto aperto cada con il vento, secondo quanto previsto dalla natura; a quel punto, raccogliendo la lanugine vicino alla pianta, non è difficile trovare i semi ancora appiccicati alla lanugine, che spiccano per il colore scuro (post del 28/6/11), ancorché siano molto piccoli. Il tutto dovrebbe avvenire, a Cagliari, nel mese di giugno; non escludo però che i semi si possano trovare ancora.
Suggerisco a Bruno di allargare le sue ricerche anche alle piante di via Sabotino/Trincea dei Razzi, le più grandi della città.
E, per chiudere in bellezza, ecco la foto di un'altra Chorisia che ho scoperto tempo fa e fotografato oggi in un giardino privato in via Dei Conversi.
Il proprietario mi ha detto che la pulizia del terreno sottostante la pianta è piuttosto impegnativa, dato che le fioriture annuali sono due, ma che è naturalmente più che orgoglioso di avere quest'albero.
sabato 10 settembre 2011
Gli Aranci di via Pergolesi
Sono stato a lungo indeciso sulla scrittura di questo post, sia per la poca attrattività dell'Arancio rispetto agli obiettivi del blog, in quanto pianta nota a tutti, sia perchè devo parlare di alberi malati e brutti, che non è una cosa gradevole.
Poi il dovere di cronaca, e la convinzione che quelle piante possano essere ancora salvate e riportate all'antico splendore, hanno avuto il sopravvento sulle remore, ed eccomi qua.
Parliamo allora dei due filari di Aranci, Citrus Aurantium, che sono stati piantati una decina di anni fa lungo tutta via Pergolesi, in sostituzione del nulla o di vecchi e malandati Prunum Pissardii preesistenti. La piantumazione di questi alberelli, unita al rifacimento della pavimentazione dei marciapiedi e dell'impianto di illuminazione, hanno ribaltato l'aspetto di questa strada, una delle principali del quartiere di S.Benedetto.
Da una strada oggettivamente brutta, troppo trafficata di auto, popolosa ed assolata, via Pergolesi è stata trasformata in una strada gradevole, bella per il transito pedonale ed addirittura per il passeggio. Questo a dire, una volta di più, quanto le piante possano influenzare l'aspetto delle città (vedi, fra gli altri, il post del 28/4/11).
Gli Aranci, nel giro di un paio di anni, sono cresciuti bene e si sono riempiti di frutti: che spettacolo, per non dire del profumo di zagare in primavera; sembrava quasi di essere a Siviglia!
Ebbene, oggi tutto questo non c'è più: le piante, non tutte per fortuna ma molte, sono malate, seriamente malate: oramai da molto, forse un anno, forse più, sono assalite dalla Cocciniglia, dalla Fumaggine, non so da che cosa altro anche perchè non ne capisco molto. Insomma, sono in stato precomatoso, e, per dirla in breve ed in modo rozzo, fanno schifo.
Ecco a sinistra uno scorcio di via Pergolesi: viste così le piante sembrano normali, ma proviamo ad avvicinare l'obiettivo, ed ecco che cosa vediamo.
Uno sfacelo. Fra l'altro, per effetto di questa situazione, anche il marciapiede sottostante viene sporcato in maniera quasi indelebile.
La domanda sorge spontanea: perchè queste piante non vengono curate? A me risulta che il recupero sia assolutamente possibile, e nemmeno molto costoso; ci vuole tempo, pazienza e reiterati interventi, ma è possibile. Occorre solo volerlo.
E allora? Purtroppo qui ricadiamo su un difetto di tutte le amministrazioni pubbliche, soprattutto in Italia: la progettazione e realizzazione di nuove opere pubbliche, di qualsiasi dimensione esse siano, viene curata con perizia ed efficienza (quando non c'è di mezzo il malaffare); quando poi si tratta di passare alla gestione ordinaria (che non dà ritorni di immagine e di voti.......), alla manutenzione quotidiana, comincia il dramma.
Abbiamo tutti in mente decine di esempi di questo modo perverso di agire, che spreca i soldi dei contribuenti e rischia continuamente di perdere la battaglia contro il degrado. In questo caso, non ci sono nemmeno eventi esterni da incolpare, non ci sono vandali nè eventi naturali nefasti: cari amministratori del verde cagliaritano, è a voi che sto parlando!
Aggiornamento del 13 /9
Mi scrive Pierpaolo, che lavora nel verde pubblico, per comunicarmi che gli risulta l'effettuazione di un intervento di manutenzione recente da parte di suoi colleghi: ne prendo volentieri atto, e ringrazio Pierpaolo. Naturalmente la piena soddisfazione l'avremo quando le piante saranno risanate, e temo che ci vorranno diversi interventi. Vedremo.
Poi il dovere di cronaca, e la convinzione che quelle piante possano essere ancora salvate e riportate all'antico splendore, hanno avuto il sopravvento sulle remore, ed eccomi qua.
Parliamo allora dei due filari di Aranci, Citrus Aurantium, che sono stati piantati una decina di anni fa lungo tutta via Pergolesi, in sostituzione del nulla o di vecchi e malandati Prunum Pissardii preesistenti. La piantumazione di questi alberelli, unita al rifacimento della pavimentazione dei marciapiedi e dell'impianto di illuminazione, hanno ribaltato l'aspetto di questa strada, una delle principali del quartiere di S.Benedetto.
Da una strada oggettivamente brutta, troppo trafficata di auto, popolosa ed assolata, via Pergolesi è stata trasformata in una strada gradevole, bella per il transito pedonale ed addirittura per il passeggio. Questo a dire, una volta di più, quanto le piante possano influenzare l'aspetto delle città (vedi, fra gli altri, il post del 28/4/11).
Gli Aranci, nel giro di un paio di anni, sono cresciuti bene e si sono riempiti di frutti: che spettacolo, per non dire del profumo di zagare in primavera; sembrava quasi di essere a Siviglia!
Ebbene, oggi tutto questo non c'è più: le piante, non tutte per fortuna ma molte, sono malate, seriamente malate: oramai da molto, forse un anno, forse più, sono assalite dalla Cocciniglia, dalla Fumaggine, non so da che cosa altro anche perchè non ne capisco molto. Insomma, sono in stato precomatoso, e, per dirla in breve ed in modo rozzo, fanno schifo.
Ecco a sinistra uno scorcio di via Pergolesi: viste così le piante sembrano normali, ma proviamo ad avvicinare l'obiettivo, ed ecco che cosa vediamo.
Uno sfacelo. Fra l'altro, per effetto di questa situazione, anche il marciapiede sottostante viene sporcato in maniera quasi indelebile.
La domanda sorge spontanea: perchè queste piante non vengono curate? A me risulta che il recupero sia assolutamente possibile, e nemmeno molto costoso; ci vuole tempo, pazienza e reiterati interventi, ma è possibile. Occorre solo volerlo.
E allora? Purtroppo qui ricadiamo su un difetto di tutte le amministrazioni pubbliche, soprattutto in Italia: la progettazione e realizzazione di nuove opere pubbliche, di qualsiasi dimensione esse siano, viene curata con perizia ed efficienza (quando non c'è di mezzo il malaffare); quando poi si tratta di passare alla gestione ordinaria (che non dà ritorni di immagine e di voti.......), alla manutenzione quotidiana, comincia il dramma.
Abbiamo tutti in mente decine di esempi di questo modo perverso di agire, che spreca i soldi dei contribuenti e rischia continuamente di perdere la battaglia contro il degrado. In questo caso, non ci sono nemmeno eventi esterni da incolpare, non ci sono vandali nè eventi naturali nefasti: cari amministratori del verde cagliaritano, è a voi che sto parlando!
Aggiornamento del 13 /9
Mi scrive Pierpaolo, che lavora nel verde pubblico, per comunicarmi che gli risulta l'effettuazione di un intervento di manutenzione recente da parte di suoi colleghi: ne prendo volentieri atto, e ringrazio Pierpaolo. Naturalmente la piena soddisfazione l'avremo quando le piante saranno risanate, e temo che ci vorranno diversi interventi. Vedremo.
lunedì 5 settembre 2011
El Palo Borracho
Il nome del titolo, con il quale la Chorisia Insignis è comunemente nota nei paesi di lingua spagnola, è motivato dal fatto che vi voglio presentare alcuni esemplari residenti a Barcellona.
Avevo già citato questo nome nel precedente post dedicato alla Chorisia (post del 28/6/11) perchè è molto simpatico, e rende bene l'idea del rigonfiamento del tronco da cui il nome deriva. Poichè però negli alberi cagliaritani il rigonfiamento non è molto evidente, ecco un esemplare di Barcellona che compensa la mancanza.
Guardate quanto è "grassottello" l'esemplare a sinistra.
Come sapete, questo albero è uno dei miei preferiti, tanto che ho utilizzato le sue spine per lo sfondo del blog: sono belli i fiori, il tronco ed i frutti, e nell'insieme è un albero che mette allegria. Mi sembra che il nome scientifico originario, che richiama il coro, renda perfettamente questo insieme di elementi positivi, ed infatti io continuo a preferirlo all'attuale nome scientifico che cito per correttezza, Ceiba Speciosa.
Tornando a Barcellona, ecco un altro esemplare in piena fioritura agostana, inserito in un gruppo di consimili. Devo anche segnalare un'altra caratteristica positiva che contraddistingue gli alberi pubblici dei nostri cugini Catalani, e cioè quella di avere una etichetta di riconoscimento con il nome della pianta, scientifico e comune, ed altre indicazioni utili. Perchè da noi no? Ho già parlato di questa mancanza, per esempio nel post dedicato al parco di Terramaini (post del 11/1/11). Si potrebbe cominciare dai parchi, e poi proseguire con le strade, almeno le più turistiche.
E invece? Se escludiamo l'Orto Botanico (e vorrei vedere che non ci fossero i nomi!) ed il Parco dell'Autonomia (post del 26/5/11), il deserto. Anche nell'ultimo parco inaugurato, quello della Musica, per il quale certamente non si è lavorato al risparmio, niente.
Mi rivolgo sommessamente all'Amministrazione Comunale: pur nell'ambito della marea di problemi ben più importanti ed urgenti da affrontare, perchè non infilare anche questo, che costa poco e può render molto, anche in termini di immagine che i cittadini hanno degli amministratori? Grazie
Avevo già citato questo nome nel precedente post dedicato alla Chorisia (post del 28/6/11) perchè è molto simpatico, e rende bene l'idea del rigonfiamento del tronco da cui il nome deriva. Poichè però negli alberi cagliaritani il rigonfiamento non è molto evidente, ecco un esemplare di Barcellona che compensa la mancanza.
Guardate quanto è "grassottello" l'esemplare a sinistra.
Come sapete, questo albero è uno dei miei preferiti, tanto che ho utilizzato le sue spine per lo sfondo del blog: sono belli i fiori, il tronco ed i frutti, e nell'insieme è un albero che mette allegria. Mi sembra che il nome scientifico originario, che richiama il coro, renda perfettamente questo insieme di elementi positivi, ed infatti io continuo a preferirlo all'attuale nome scientifico che cito per correttezza, Ceiba Speciosa.
Tornando a Barcellona, ecco un altro esemplare in piena fioritura agostana, inserito in un gruppo di consimili. Devo anche segnalare un'altra caratteristica positiva che contraddistingue gli alberi pubblici dei nostri cugini Catalani, e cioè quella di avere una etichetta di riconoscimento con il nome della pianta, scientifico e comune, ed altre indicazioni utili. Perchè da noi no? Ho già parlato di questa mancanza, per esempio nel post dedicato al parco di Terramaini (post del 11/1/11). Si potrebbe cominciare dai parchi, e poi proseguire con le strade, almeno le più turistiche.
E invece? Se escludiamo l'Orto Botanico (e vorrei vedere che non ci fossero i nomi!) ed il Parco dell'Autonomia (post del 26/5/11), il deserto. Anche nell'ultimo parco inaugurato, quello della Musica, per il quale certamente non si è lavorato al risparmio, niente.
Mi rivolgo sommessamente all'Amministrazione Comunale: pur nell'ambito della marea di problemi ben più importanti ed urgenti da affrontare, perchè non infilare anche questo, che costa poco e può render molto, anche in termini di immagine che i cittadini hanno degli amministratori? Grazie
giovedì 1 settembre 2011
L'eleganza del riccio
Sì, è proprio elegante il riccio, anche quello vegetale di cui parliamo in questa sede. Il riccio vegetale per antonomasia è quello che ricopre e protegge la castagna, il frutto del meraviglioso albero che è la Castanea Sativa, appunto il Castagno.
Il Castagno fa parte della nobile famiglia delle Fagacee, alla quale appartengono anche le querce, ed avrebbe meritato di essere trattato ben prima dal nostro blog, se non fosse che appartiene alla categoria delle piante non adatte alla nostra città. Infatti a Cagliari non è presente, perchè ha bisogno di un areale collinare o montano.
Ma è presente, eccome, in Sardegna, per cui come ho fatto altre volte esco dall'abitato cittadino e ne vado a cogliere la bellezza nel suo ambiente. Questo albero è bello e maestoso come aspetto d'insieme, ed ha una grande foglia seghettata, di colore verde intenso e lucido. Ma la cosa più bella è per me il frutto, quando matura ed è ancora sulla pianta, cioè in questo periodo.
Guardate la bellezza di questa pallina spinosa, colore verde chiaro, dalla quale si affacciano due infiorescenze maschili non ancora cadute.
E veramente un bello spettacolo, anche se più inusuale di quello di novembre, pur bellissimo, quando i ricci si aprono, cadono e liberano le castagne, che costituiscono un ulteriore elemento di bellezza (oltre che di bontà).
L'immagine di destra, più allargata, mette in evidenza l'effetto visivo delle centinaia di ricci che trapuntano la pianta.
La zona più famosa per i Castagni è Aritzo, ma naturalmente non è la sola; per esempio queste foto sono state scattate in zona di Pattada, ad una altitudine di quasi 1000 metri, dove ci sono alberi di dimensioni veramente ragguardevoli.
Insomma, il Castagno è una pianta che merita una gita adesso, il che non esclude di ripeterla quando è il momento di raccogliere i frutti; sono gite diverse, tese a soddisfare sensi diversi!
Il Castagno fa parte della nobile famiglia delle Fagacee, alla quale appartengono anche le querce, ed avrebbe meritato di essere trattato ben prima dal nostro blog, se non fosse che appartiene alla categoria delle piante non adatte alla nostra città. Infatti a Cagliari non è presente, perchè ha bisogno di un areale collinare o montano.
Ma è presente, eccome, in Sardegna, per cui come ho fatto altre volte esco dall'abitato cittadino e ne vado a cogliere la bellezza nel suo ambiente. Questo albero è bello e maestoso come aspetto d'insieme, ed ha una grande foglia seghettata, di colore verde intenso e lucido. Ma la cosa più bella è per me il frutto, quando matura ed è ancora sulla pianta, cioè in questo periodo.
Guardate la bellezza di questa pallina spinosa, colore verde chiaro, dalla quale si affacciano due infiorescenze maschili non ancora cadute.
E veramente un bello spettacolo, anche se più inusuale di quello di novembre, pur bellissimo, quando i ricci si aprono, cadono e liberano le castagne, che costituiscono un ulteriore elemento di bellezza (oltre che di bontà).
L'immagine di destra, più allargata, mette in evidenza l'effetto visivo delle centinaia di ricci che trapuntano la pianta.
La zona più famosa per i Castagni è Aritzo, ma naturalmente non è la sola; per esempio queste foto sono state scattate in zona di Pattada, ad una altitudine di quasi 1000 metri, dove ci sono alberi di dimensioni veramente ragguardevoli.
Insomma, il Castagno è una pianta che merita una gita adesso, il che non esclude di ripeterla quando è il momento di raccogliere i frutti; sono gite diverse, tese a soddisfare sensi diversi!
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