Pagine

mercoledì 31 agosto 2011

Il Parco Martiri delle Foibe

Ho già parlato di questo bel giardino pubblico, che corre lungo via San Lucifero, dalla facciata della omonima chiesa fino al Parco della Rimembranza, soprattutto per vantare la bellezza del grande esemplare di  Ficus Religiosa che lo adorna (post del 25/1/11).

In questa occasione sono stato spinto ad occuparmi di nuovo di questo giardino, battezzato Parco Martiri delle Foibe, da alcuni trafiletti apparsi recentemente, ad alcuni giorni di distanza l'uno dall'altro, sull'Unione Sarda; in questi articoli si segnalavono il disagio e le lamentele degli abitanti della zona per gli schiamazzi di alcuni gruppi di giovani che frequentano il parco di notte,  per la spazzatura, le scritte, le offese alle strutture del parco stesso.

Siccome sono molto affezionato a questo giardino, che trovo bello e soprattutto ornato da bellissimi alberi, sono andato, come si dice, a toccare con mano. Ho trovato una situazione migliore di quanto temessi, anche se le offese ci sono, eccome!
Il parco è soprattutto deturpato da scritte, come si può vedere.



Gli arredi, i cordoli, le panchine, perfino la facciata della chiesa hanno subito l'onta degli sgorbi con la vernice; inoltre alcune lastre di travertino sono rotte o staccate. Insomma i danni ci sono, ma il parco resta bellissimo, ed ancora pienamente godibile.











Qualche danno, ad onore di verità, è provocato dalle piante, come nel caso rappresentato a destra;  ma la colpa non è della Sofora, ma di chi la ha sistemata senza prevedere gli sviluppi.





Comunque, non è questa la sede nè io ho l'autorità per suggerire rimedi atti a fermare gli sfregi di chi non è dotato di senso civico; l'unica cosa che ha sicuramente effetto, almeno fino a notte, è quella di frequentare il parco, non per inorridire per gli sfregi con lo sguardo basso, ma per godere del verde con lo sguardo alto.

Passeggiare, sedersi su una panchina e riconoscere le specie arboree, che sono diverse, tutte trattate nel blog: a parte il già celebrato Ficus, ci sono Carrubi, Olivi, Sofore con i legumi strozzati, Ginepri, Cipressi, Sterculie, Palme. Come vedete, un bel parterre, e di piante sane e rigogliose.

Per finire in bellezza, al confine con il parco della Rimembranza, c'è poi la Prosopis Torquata (post del 10/11/10)  della quale vi offro l'immagine di un piccolo legume falciforme.


venerdì 26 agosto 2011

Tassi in città ?

Maria Rosaria mi chiede se sono a conoscenza della presenza di Tassi, Taxus Baccata, in città o nelle vicinanze.
No, non ne sono a conoscenza, tanto è vero che avevo citato anche il Tasso fra le specie per le quali mi ponevo dubbi sulla presenza in città (post del 23/12/10).

Il Tasso è una aghifoglia piuttosto comune in Europa, coltivata a scopo ornamentale sia in forma di albero che di cespuglio, dato che sopporta bene  le potature ripetute; moltissimi esemplari abbelliscono, per esempio, i giardini dei castelli scozzesi, dove sono spesso tenuti perfettamente squadrati o in forme geometriche particolari. Questa pianta è nota anche come Albero della Morte, in relazione alla tossicità dei semi e delle altre parti della pianta, con esclusione del frutto (che è tecnicamente un arillo, di aspetto gradevole, assomiglia ad una oliva snocciolata rossastra).

In Sardegna il Tasso è una pianta autoctona, e poichè predilige le zone fresche si trova male nel sud dell'Isola; troviamo invece splendidi esemplari sul Gennargentu e sul Limbara. Io ho fotografato un vecchissimo esemplare, forse millenario, a Badde Salighes: eccolo.

Purtroppo le foto non sono belle, ma consentono di farsi un'idea della maestosità di quest'albero, anche solo ammirando la circonferenza del tronco.

Su Internet si trovano comunque tante belle fotografie, anche se, naturalmente, toccare con mano è un'altra cosa!


Per concludere, anche se a Cagliari i Tassi non sono presenti, ce ne facciamo facilmente una ragione pensando che li possiamo ammirare, e di quale bellezza, semplicemente organizzando una gita all'interno della nostra Isola.

mercoledì 24 agosto 2011

Le Grevillee di Selargius

Maria Rosaria mi chiede di individuare le piante che in filare abbelliscono la via che collega Monserrato a Selargius, precisamente via Trieste. Mi sembrava di ricordare che fossero Grevillee, ma per scrupolo sono ripassato di là e posso confermare che sono esemplari di  Grevillea Robusta, già trattata nel blog sia in versione invernale che primaverile (post del 1/12/2010 e del 30/5/11 ).

Confermo che la Grevillea è un bell'albero, e che in termini relativi è molto più presente a Selargius che a Cagliari. Infatti oltre a questi esemplari di via Trieste, ed a quello di via Montanaru del post primaverile citato, altri esemplari si trovano di fronte al Cimitero, sulla strada che conduce alla 554. Insomma, dobbiamo dare atto agli amministratori del verde di questo comune alle porte di Cagliari di aver dato alla Grevillea l'importanza che merita.

Aggiungo che a Selargius ho visto anche begli esemplari, e ben tenuti, di Schinus Molle, ed in generale una cura del verde pubblico non comune nei paesi del circondario.
Insomma questo paese merita una passeggiata da parte degli amanti del verde, e ringrazio Maria Rosaria per l'opportunità che ci ha offerto di metterlo in evidenza.

lunedì 22 agosto 2011

Le piante e il caldo

Mi sembra appropriato, in questi giorni di grande caldo a Cagliari che mettono a dura prova il metabolismo di tutti gli esseri viventi, dire qualcosa sul comportamento delle nostre piante quando il sole picchia forte.

Una distinzione fondamentale da farsi è fra le piante che hanno messo in atto, nel tempo e nei paesi di origine, meccanismi di adattamento al caldo, e quelle che non lo hanno fatto, non avendone bisogno: le prime quasi non si accorgono di queste giornate torride, le altre le soffrono, fino a morirne.

Fra le piante resistenti possiamo citare le varie specie di Ficus, più volte trattate nel nostro blog, che hanno origine nelle regioni tropicali, o nel medio oriente come il Ficus Carica; sopportano benissimo il caldo.
Altro esempio, il Carrubo, Ceratonia Siliqua, anch'esso già trattato (post del 2/12/10); guardate la bellezza e la dignità dell'esemplare di piazza Garibaldi, fotografato oggi nelle ore del grande caldo

Le piante di cui stiamo parlando, dette anche piante termofile, posseggono una serie di meccanismi per resistere anche a situazioni estreme di calore; per esempio, se c'è disponibilità idrica, aumentano i processi di traspirazione (in modo simile all'uomo!) in modo che l'evaporazione dell'acqua sottragga calore alla pianta. Se non c'è disponibilità idrica, i meccanismi di resistenza sono altri e più drastici, come la perdita calcolata dei frutti magari dopo averne risucchiato i liquidi, a vantaggio della sopravvivenza dell'albero.

Più in generale, dove c'è poca acqua vivono piante che hanno sviluppato meccanismi di protezione a livello di morfologia e fisiologia; pensiamo per esempio alla quercia da sughero, Quercus Suber, che riveste il tronco con una corteccia che limita lo scambio termico, la corteccia di sughero che noi sardi conosciamo bene. 
La materia è interessante ed amplissima, non è qui il caso di addentrarci oltre.

Le piante invece che non sono attrezzate per affrontare il caldo, poverine, lo soffrono; anche di loro abbiamo parlato in precedenti post, per esempio il 1/11/10. Ho ripreso stamattina gli effetti del caldo su un Ippocastano di via Castiglione.

Come si vede, le foglie vengono addirittura bruciate dal sole.
Un effetto simile avviene per i Tigli, anch'essi nominati nel citato post del novembre scorso.

Per fortuna che nella gran parte dei casi non si arriva all'evento estremo della morte dell'albero, ma certo l'estetica ne risente molto.




lunedì 15 agosto 2011

Il giardino verticale di Piazza Maxia

E’ un fosso poco accessibile e poco visibile, e non mi piace. Con queste poche parole, che esprimono sia dati oggettivi che una valutazione soggettiva, sintetizzo il mio pensiero sul rifacimento di piazza Maxia nel suo insieme, così posso parlare dell’aspetto specifico che mi interessa, evitando di essere frainteso sulle valutazioni positive che farò.

Sul rifacimento, sui costi e sui modi, si è detto fra l’altro praticamente tutto, ed ora non resta che farsi carico della realtà, e cercare semmai di migliorarla, per quanto possibile, evitando naturalmente il ripetersi di casi simili.

L’aspetto che mi interessa affrontare invece è il giardino verticale, forse il primo a Cagliari almeno di queste dimensioni e con tecnologie moderne: mi riferisco alla copertura di tutta la parete lungo via Della Pineta (o prolungamento di via De Gioannis, per capirci) e di quella che confina con lo stradello di collegamento.

                                                               
Il giardino verticale moderno, tecnologico, è stato inventato, o almeno perfezionato  e reso famoso, dal botanico francese Patrick Blanc, che ha studiato a lungo i comportamenti della flora del sottobosco tropicale, imitandoli poi nei giardini verticali di città.  Ormai ci sono molte realizzazioni, più o meno grandi, di giardini verticali in giro per il mondo, e naturalmente soprattutto a Parigi, dove da diversi anni una realizzazione copre e contorna una parete vetrata, da 800 metri quadri, di un museo .
Io ho fotografato, e la riporto qui sotto, una piccola ma significativa realizzazione di una trentina di metri quadri a Berlino, che funge da sfondo al logo pubblicitario delle Galeries Lafayette della città.


Pensate che per alimentare e far vivere le piante in queste installazioni non viene usata terra, e che tutto è automatizzato e privo, se la realizzazione è ben fatta, di qualsiasi problema di umidità per la retrostante parete.

La bellezza di queste pareti è indiscutibile, anche perché possono essere usate decine di specie diverse di piante, che hanno possibilità di adattarsi facilmente alle loro specifiche esigenze, e convivere fianco a fianco con specie con le quali in natura la vicinanza sarebbe improponibile.

Tornando alla parete nostrana di piazza Maxia, anche qui abbiamo molte specie, dalla Dipladenia al Filodendro, dal Gelsomino alla Bougainvillea, dall’Edera alla Lantana, dalla Russelia al Plumbago. Per non dire delle nostre erbette selvatiche profumate, dalla Cineraria al Rosmarino, dalla Salvia all’Elicriso ed all’Erica.
Non continuo per non annoiarvi, e perché non sono bravo a riconoscere i cespugli; comunque questa parete è tuttora uno spettacolo (e sono ormai passati molti mesi dall’inaugurazione), per il quale vale la pena di visitare la piazza e sul quale vale la pena di soffermarsi, passeggiando lungo la parete ed ammirando le diversità.
                      
    







Per quanto riguarda la vivibilità della piazza, suggerisco alcuni Gazebo di aggregazione e riparo dal sole, intanto che aspettiamo la crescita dei Pruni; suggerisco inoltre l’installazione di un cartellone guida per la parete verticale, per invogliare le persone a guardare, capire ed apprezzare e, forse, perdonare.

sabato 13 agosto 2011

Gli alberi di Piazza Giovanni XXIII

L'occasione per parlare di piazza Giovanni, come è nota a livello colloquiale la piazza Giovanni XXIII, mi è data da una domanda di Liliana, a cui degli amici continentali hanno chiesto di conoscere quali alberi vivono in questa piazza.
Innanzitutto ringrazio Liliana per le gentili parole rivolte al Blog, e mi accingo a tentare una risposta, che si presenta complicata per la dimensione  e poca compattezza della piazza medesima.

Infatti piazza Giovanni, almeno per il mio modo di vedere, non è propriamente una piazza, casomai è una piazza sul fronte della chiesa più tre slarghi alberati sui fianchi e sul retro della chiesa medesima; non c'è un punto di aggregazione, i vari luoghi hanno vita autonoma e separata. Devo dire però che l'insieme di questi spazi interconnessi è un ottimo (e grande!) circuito per le biciclette dei bambini, soprattutto ora che è stata risistemata la pavimentazione, nonchè per le passeggiate degli anziani.

Detto quanto sopra, provo a soddisfare la curiosità di Liliana, precisando che parliamo di alberi abbastanza comuni e già trattati nel blog, per cui non metto il richiamo al relativo post, che può essere sempre estratto effettuando una semplice ricerca.

Piazza anteriore:
nella parte fronte strada, contornata da aiuole, c'è un prima fila di grossi Ficus Retusa, potati di recente ma già in netta ripresa, ed una seconda fila di Carrubi; più avanti, già nella zona lastricata, c'è una terza fila di Lecci.
Sulla sinistra, sempre spalle a via Dante, alcuni esemplari di Iacaranda, ed il piccolo, elegante Ginkgo Biloba al quale ho dedicato una foto autunnale trattando dell'arte di spogliarsi (post del 9/12/10).

Slargo di sinistra:
ancora Iacarande all'estremità sinistra dello slargo, poi due filari di Pini (Pinus Pinea e forse qualche Pinus Halepensis) sotto ai quali è stata realizzata una copertura che agevola il passaggio.

Slargo posteriore:
Iacarande sul fronte della strada, Pini all'interno, ma questa volta della specie Pinus Canariensis, riconoscibile dalla forma più slanciata, a tronco di cono. L'oratorio della chiesa, che costituisce confine verso l'interno, è bordato da Cipressi, un po' malconci.

Slargo di destra:
Ficus Retusa all'esterno e Pini su due filari, fino a riconnettersi con la piazza anteriore.



giovedì 11 agosto 2011

La fioritura dell'Albero del Destino

Nel novembre dell'anno scorso (post del 24/11/2010) vi avevo parlato di questo alberello dal nome aulico e fortemente simbolico, il  Clerodendrum Trichotomum, da me italianizzato (traducendo letteralmente) in Albero del Destino che,  in piena sintonia con il simbolismo del nome, vegeta brillantemente nel Cimitero di Bonaria, sulla sinistra appena superato l'ingresso inferiore.
Eccolo nel pieno della sua fioritura, in data odierna.

Clerodendrum Trichotomum a Bonaria
E' un alberello assolutamente peculiare, per vari motivi. Innanzitutto il posizionamento, come detto; poi la rarità, dato che non mi risultano altri esemplari a Cagliari, almeno nel verde pubblico. Ancora è peculiare per la bellezza dei fiori, come potete vedere, che sono riuniti in infiorescenze terminali profumate; hanno una qualche somiglianza con i fiori del Gelsomino, anch'essi fra l'altro profumati.

Anche la foglia è bella, grande e con apice pronunciato; ma la cosa più interessante sono i frutti, che vi avevo presentato l'anno scorso con la foto mandata da Mercedes, e che seguono i fiori quasi senza soluzione di continuità, cambiando però aspetto e colori. I petali infatti diventano rossi  (in realtà sono sepali) e la bacca centrale è blu.
Uno spettacolo che va in onda ininterrottamente da fine luglio a novembre!

Spero più avanti di presentarvi qualche ulteriore foto dei frutti; intanto do atto al guardiano del Cimitero dell'amorevole cura con la quale segue questa pianta, in uno con gli Aceri Giapponesi dei quali vi ho già parlato (post del 26/4/11) e di una serie di Ficus Benjamina posti ai lati dell'androne di ingresso.

Insomma, abbiamo un motivo in più per visitare il Cimitero Monumentale di Bonaria.

domenica 7 agosto 2011

Preparazione alla dolcezza

Questo post non riguarda un albero, non riguarda Cagliari, non riguarda un cespuglio bello ma anzi piuttosto brutto ed anche antipatico; e allora, direte voi, che c'azzecca con il Blog? Il fatto è che di fronte agli elementi di negatività citati, il cespuglio di oggi ne ha uno che li sovrasta tutti, la bontà del frutto.

E allora, diciamo che questo post più che di informazione è di avviso: stanno per arrivare a maturazione i frutti del Rubus Fruticosus, nome comune Rovo o, nome ancora più comune per andare al sodo, Mora.
Cespuglio di more nella campagna di Burcei
Il cespuglio non è bello, dicevamo, ed è dotato di robuste spine ad uncino; inoltre, essendo invadente, si appropria spesso di aree degradate, per cui è molto meglio che in città non se ne vedano; in campagna invece, e nelle nostre campagne sarde in particolare, è comunissimo, per cui non credo di dovervi dare altre informazioni di riconoscimento. L'unico elemento significativo è il frutto, tecnicamente una drupa composta, che a maturazione diventa nero lucido (dopo esser stato verde prima e  rosso poi) e si lascia staccare facilmente dal ramo.



 
Il frutto, la mora matura, è bellissimo, come si vede dal particolare sopra, dolce e gustoso: tale e quale, con il gelato, con lo sciroppo, con le creme, ridotto a marmellata, è comunque una prelibatezza. Non vado oltre con le tematiche di preparazione per il consumo della mora, allora sì che andrei fuori tema, e poi non ne sarei assolutamente capace.

Riprendo invece l'avviso, sia per chi già si diletta, sia per chi si vuole cimentare con la raccolta delle more: fra una quindicina di giorni (non vi fate ingannare dalla foto sopra, ripresa oggi: anche se sono nere, le more di inizio agosto non sono zuccherine nè saporite, almeno nel cagliaritano), fra una quindicina di giorni dicevo, le more saranno pronte da cogliere, gratis per tutti ed in grande quantità: basta trovare il posto adatto (zone collinari o anche montane, margini di viottoli, separazione fra terreni agricoli....)  ed armarsi di pazienza, delicatezza e colpo d'occhio, il bottino è assicurato. Il recipiente di plastica come contenitore è assolutamente da preferirsi a qualsiasi tipo di busta.

Altro che gli anonimi e costosi frutti di bosco venduti al market: non esiste confronto!

mercoledì 3 agosto 2011

La Bougainvillea "albina"

Cominciamo dal nome. La Bougainvillea Glabra, pianta rampicante comunissima a Cagliari, non ha purtroppo un nome italiano più facile da pronunciare del nome scientifico, ma solo leggermente semplificato, Buganvillea; noi sardi siamo riusciti a semplificarlo un altro pochino, e la chiamiamo "Buganvill".

Dicevamo che è una pianta comunissima, tanto che sono stato indeciso se presentarvela, poi ho deciso di sì, considerando che spesso di molte piante, proprio perchè comuni, ignoriamo aspetti interessanti; inoltre anche le piante più comuni hanno spesso ibridi rari, come quello oggetto della nostra attenzione odierna.

L'aspetto più interessante di questa pianta è il fiore, o meglio quello che noi chiamiamo fiore, che è in realtà l'insieme del fiore propriamente detto (piccoli tubuli bianchi disposti in gruppi di 3) e delle brattee fogliari, sempre in gruppi di 3, che abbracciano i fiorellini e determinano, con il loro colore, l'insieme della splendida fioritura estiva della Buganvillea.

Insomma la natura, poichè i fiorellini della Buganvillea sono insignificanti e poco attraenti per gli insetti "pronubi", ha provveduto a modificare le foglie circostanti, dando loro l'aspetto di petali colorati ed attraenti, cioè attribuendo a queste foglie speciali quella che i tecnici chiamano funzione vessillare: che meraviglia! 

Veniamo ora all'esemplare odierno:

si trova in via La Vega, e le brattee hanno un brillante colore bianco (da cui il titolo), così diverso dai tradizionali colori viola o rosso.

Questa pianta fa parte di un giardino privato, ma deborda con una enorme e disordinata spalliera sulla via, proprio di fronte alla clinica S.Anna; non è possibile non ammirarla, anche solo passando in auto.
Come si vede, la fioritura è più tarda rispetto alla specie viola, che sta già perdendo le brattee; qui siamo ancora in piena esplosione, come possiamo apprezzare anche dal  primo piano sottostante, nel quale si nota che molti fiorellini-tubuli non si sono ancora aperti.
Ultima considerazione: la Buganvillea, così comune da noi, è una rarità nei climi più freddi, dove riescono solo a coltivarla in vaso. I turisti nordici, olandesi, tedeschi, inglesi etc. vanno in visibilio per le nostre fioriture di Buganvillee, così come di Oleandri: facciamocene un vanto, almeno per gli aspetti per cui possiamo!

lunedì 1 agosto 2011

La Melanzana antropomorfa

Un break ironico è quello che ci vuole, per inaugurare agosto, mese dell'alleggerimento della mente per definizione. Allora, non ho saputo resistere alla tentazione di presentarvi questa signora, attempata e sovrappeso, con un gran nasone, i capelli appiccicati ed in disordine, ma anche uno splendido vestito scuro e lucido e, soprattutto, un aspetto ancora appetitoso.

Si tratta della signora Solanum Melongena, per gli amici Melanzana; la ho raccolta ieri  personalmente da una amica (che ringrazio: grazie Mariella), in agro di Decimo, insieme a molte altre sorelle. Mi dispiaceva ridurre a tocchetti questo miracolo della natura, senza prima averle dato un attimo di celebrità, ed ecco fatto.