L'abusivo del titolo è l'Ailanthus Altissima, albero al quale avevo affibbiato questo epiteto nel post del 23/11/10, in ragione della sua invadenza e capacità di prevaricare le altre forme di vita vegetale.
Non ho cambiato opinione, e questo albero mi ispira antipatia come una persona arrogante che invada e si appropri di spazi che non le competono; tuttavia, devo obiettivamente ammettere che in questo periodo gli Ailanti possono essere molto belli, quando si riempiono di frutti chiari che contrastano con il colore scuro delle foglie, e che spesso assumono affascinanti colorazioni rosate.
Ecco a sinistra un esemplare in viale Diaz, nell'Istituto Nautico: è un esemplare piuttosto grande e regolare, perchè probabilmente è stato tenuto a bada nella sua crescita tendenzialmente disordinata.
I frutti dell'Ailanto, samare alate lunghe e contorte, con il seme bilanciato al centro, sono in quantità notevolissima e riuniti in grappoli penduli; purtroppo moltissime samare rimangono sulla pianta dopo il breve periodo di splendore, dandole un aspetto brutto e triste.
In queste due foto si evidenziano la quantità e l'aspetto dei frutti.
Una curiosità: questo albero è anche noto come albero del paradiso, dal nome indonesiano; secondo me è un nome assolutamente inappropriato, e fra l'altro sbagliato, se è vero che la traduzione letterale parla di albero "così alto che può raggiungere il cielo".