Non poteva mancare una terza puntata per questo albero, la Chorisia Insignis, che è uno dei miei preferiti, tanto che ha prestato le spine del suo tronco per lo sfondo del blog. Abbiamo già parlato della peculiarità del tronco spinoso ed a forma di bottiglia (post 31/10/10), e dei buffi frutti, fotografati appesi ed integri (post del 26/11/10) su un esemplare di via Sabotino.
Oggi vi parlo ancora dei frutti, che in questo periodo sono esplosi (fino a qualche anno fa questo a Cagliari non accadeva), ed hanno rilasciato i semi avvolti nella particolarissima lanugine bianca.
Se guardate con attenzione il frutto a sinistra, notate anche la presenza di un seme, non ancora caduto, su un albero di via Sabotino/Trincea dei Razzi.
Ecco qui sotto un altro frutto esploso, su una pianta di via Curie.
E' opportuno, perchè se lo merita, dire qualcosa di più sul nome di questa pianta. Innanzitutto, il nome scientifico oggi più usato non è Chorisia, ma Ceiba Insignis o Ceiba speciosa, non so perchè; forse la differenza fra Insignis e Speciosa dipende dal colore del fiore.
Come nome comune, oltre ad Albero Bottiglia che già conosciamo, in Argentina è noto come Palo Borracho, cioè ubriaco, sempre con riferimento al rigonfiamento del tronco. Con riguardo ancora ai frutti ed alla loro lanugine, un altro nome comune è Falso Kapok: assomiglia infatti al vero Kapok, Ceiba Pentandra, la cui lanugine viene (o veniva) utilizzata industrialmente per la produzione di materassi e cuscini di pregio.
Ecco un esemplare, più o meno a figura intera, fra quelli di via Sabotino, che sono secondo me i migliori di Cagliari, come alberi se non come contesto; come contesto, invece, vi segnalo quello della Cittadella dei Musei, bello anche se non è valorizzato al meglio.
Pagine
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martedì 28 giugno 2011
domenica 26 giugno 2011
La terza Mimosa in fiore
Continuando la presentazione degli alberi fioriti in questo periodo, ecco la terza Mimosa, Acacia Horrida, che si fa avanti nella sua splendida modestia.
Perchè la terza Mimosa? Perchè, come forse ricorderanno i lettori più assidui, nel post in cui ho trattato questi alberi (post del 9/1/11) consideravo che questa specie è la terza ed ultima che fiorisce nell'anno, fra quelle da me considerate.
L'esemplare fotografato è lo stesso, fra via del Sole e via dei Tritoni, di cui avevo ripreso le spine, nel post citato; non è facile trovare esemplari di questa Mimosa in città, ma la si incontra spesso in campagna dove, senza alcun tipo di aiuto o innaffiamento, non manca all'appuntamento annuale con la sua copiosa e gradevolissima fioritura.
Perchè la terza Mimosa? Perchè, come forse ricorderanno i lettori più assidui, nel post in cui ho trattato questi alberi (post del 9/1/11) consideravo che questa specie è la terza ed ultima che fiorisce nell'anno, fra quelle da me considerate.
L'esemplare fotografato è lo stesso, fra via del Sole e via dei Tritoni, di cui avevo ripreso le spine, nel post citato; non è facile trovare esemplari di questa Mimosa in città, ma la si incontra spesso in campagna dove, senza alcun tipo di aiuto o innaffiamento, non manca all'appuntamento annuale con la sua copiosa e gradevolissima fioritura.
sabato 25 giugno 2011
La Lagunaria in fiore
Questo albero, la Lagunaria Patersonii, non è fra i miei preferiti, sia per quanto già asserito sui frutti nel precedente post (post del 16/12/10), sia per l'aspetto ed il colore spento del fogliame. Detto questo, bisogna riconoscere che la fioritura, che è esplosa da un paio di settimane, rende l'albero gradevole per la picchiettatura rosa, come ci si può rendere facilmente conto percorrendo la strada a 4 corsie Lungo Saline o, per uno sguardo più attento e senza pericoli, nella litoranea o nel parcheggio del Lido, dove è ripresa la foto sotto.
Il Poetto è luogo di elezione per questa pianta, che è molto resistente al vento ed ai terreni sabbiosi, e questo basta a giustificarne la diffusione, nonostante le riserve fatte.
Ecco qui sotto il fiore, di colore rosa; è gradevole se preso singolarmente, ma si disperde un poco nell'insieme della fioritura.
Il Poetto è luogo di elezione per questa pianta, che è molto resistente al vento ed ai terreni sabbiosi, e questo basta a giustificarne la diffusione, nonostante le riserve fatte.
Ecco qui sotto il fiore, di colore rosa; è gradevole se preso singolarmente, ma si disperde un poco nell'insieme della fioritura.
giovedì 23 giugno 2011
Il Parco dell'Autonomia - Seconda puntata
Quando ho parlato del Parco dell'Autonomia (post del 26/5/11) ho detto che ci sarei tornato sopra, dato l'interesse del luogo, ed eccomi qua.
Cominciamo con questo cespuglio sulla sinistra, invero piuttosto anonimo, circondato da Euphorbie delle Canarie (post 11/3/11): si tratta di una Aberia Caffra, Melo dei Caffri.
Si tratta di una pianta molto rara per Cagliari, nè io la conoscevo prima della visita al Parco: è originaria dell'Africa, dotata di forti spine ed utilizzata per la produzione di marmellate, ottenute dai frutti globosi e commestibili.
E a proposito di spine, ecco un giovane esemplare di Acacia Horrida (post del 9/1/11), con sullo sfondo un anziano e maestoso Falso Pepe.
Ricordo che questa specie di Acacia fiorisce in questo periodo, ed ho già visto i capolini occhieggiare in alcuni esemplari spontanei sulla statale per Pula.
Infine, visto che questo post è incentrato sulle spine, termino con una Palma le cui foglie non sono certamente spine, ma sono così sottili da ricordarle, ed i margini sono sicuramente spinosi: si tratta del Dasylirion Serratifolium.
In realtà non è propriamente una palma ma una Yucca (vedi post del 29/1/11), quindi una sorta di Agave, di aspetto però molto più affascinante dell'Agave che siamo abituati a considerare.
Originaria del Messico, a Cagliari è piuttosto rara, ma naturalmente presente nella splendida collezione di piante succulente dell'Orto Botanico.
Mi fermo qui, anche se, naturalmente, nel Parco dell'Autonomia c'è molto altro; però non voglio privarvi del piacere di effettuare una visita personale, se continueranno a lasciarlo aperto, come spero.
Cominciamo con questo cespuglio sulla sinistra, invero piuttosto anonimo, circondato da Euphorbie delle Canarie (post 11/3/11): si tratta di una Aberia Caffra, Melo dei Caffri.
Si tratta di una pianta molto rara per Cagliari, nè io la conoscevo prima della visita al Parco: è originaria dell'Africa, dotata di forti spine ed utilizzata per la produzione di marmellate, ottenute dai frutti globosi e commestibili.
E a proposito di spine, ecco un giovane esemplare di Acacia Horrida (post del 9/1/11), con sullo sfondo un anziano e maestoso Falso Pepe.
Ricordo che questa specie di Acacia fiorisce in questo periodo, ed ho già visto i capolini occhieggiare in alcuni esemplari spontanei sulla statale per Pula.
Infine, visto che questo post è incentrato sulle spine, termino con una Palma le cui foglie non sono certamente spine, ma sono così sottili da ricordarle, ed i margini sono sicuramente spinosi: si tratta del Dasylirion Serratifolium.
In realtà non è propriamente una palma ma una Yucca (vedi post del 29/1/11), quindi una sorta di Agave, di aspetto però molto più affascinante dell'Agave che siamo abituati a considerare.
Originaria del Messico, a Cagliari è piuttosto rara, ma naturalmente presente nella splendida collezione di piante succulente dell'Orto Botanico.
Mi fermo qui, anche se, naturalmente, nel Parco dell'Autonomia c'è molto altro; però non voglio privarvi del piacere di effettuare una visita personale, se continueranno a lasciarlo aperto, come spero.
lunedì 20 giugno 2011
La Palma vestita di Bignonia
Oggi vi voglio parlare effettivamente di una Palma, una Phoenix Dactilifera (post del 28/11/10), vestita a festa, anche se non so quanto sia felice di indossare quel vestito. E' la Palma che si trova all'incrocio fra via Dante e via Degioannis, nel giardinetto del Tribunale dei Minori, ed il vestito è costituito da una enorme ed opportunista Bignonia Radicans (post del 7/12/10), che offre a tutti i passanti una fioritura strepitosa.
Devo dire che la vanità del cespuglio rampicante è qui pienamente soddisfatta, dato che la visibilità di questo luogo è veramente eccezionale, soprattutto con una tale estensione in verticale; guardate quest'altra foto sotto, ripresa dal basso.
Lo spettacolo può essere ammirato anche dall'auto, se fermi all'incrocio, tanto che il post sarebbe anche potuto stare a buon diritto nella serie "Il verde del semaforo"; purtroppo lo sfondo "minimalista" del Tribunale non aiuta l'estetica, ma bisogna sapersi accontentare.
Dicevo all'inizio della poco probabile felicità della Palma di indossare quest'abito: in effetti, per salvare il tutto, forse bisognerebbe liberare dall'abbraccio l'apparato fogliare della palma, e con l'occasione ripulirlo da qualche vecchia foglia.
Mi rendo conto che è chiedere troppo, ma se consideriamo questa come opera d'arte naturale esposta per il godimento di tutti, forse una giornata di cestello aereo con operatore del verde sarebbe ben spesa.
Devo dire che la vanità del cespuglio rampicante è qui pienamente soddisfatta, dato che la visibilità di questo luogo è veramente eccezionale, soprattutto con una tale estensione in verticale; guardate quest'altra foto sotto, ripresa dal basso.
Lo spettacolo può essere ammirato anche dall'auto, se fermi all'incrocio, tanto che il post sarebbe anche potuto stare a buon diritto nella serie "Il verde del semaforo"; purtroppo lo sfondo "minimalista" del Tribunale non aiuta l'estetica, ma bisogna sapersi accontentare.
Dicevo all'inizio della poco probabile felicità della Palma di indossare quest'abito: in effetti, per salvare il tutto, forse bisognerebbe liberare dall'abbraccio l'apparato fogliare della palma, e con l'occasione ripulirlo da qualche vecchia foglia.
Mi rendo conto che è chiedere troppo, ma se consideriamo questa come opera d'arte naturale esposta per il godimento di tutti, forse una giornata di cestello aereo con operatore del verde sarebbe ben spesa.
sabato 18 giugno 2011
Risposta ad un quesito: perchè quei Ficus?
Mi scrive Marco che mi pone un quesito, diciamo così, di tipo tecnico-urbanistico, riguardante gli alberi che sono nell'aiuola spartitraffico di viale Colombo: mi chiede cioè se non stiano diventando troppo ingombranti e pericolosi con le loro radici che cominciano ad invadere la carreggiata, e se non sarebbe opportuno sostituirli con altre essenze.
Innanzitutto ringrazio Marco per i complimenti e gli confermo che gli alberi in questione sono Ficus Retusa, dei quali abbiamo parlato in più occasioni (ricordo al riguardo l'efficacia dello strumento di ricerca del blog per "ripescare" in maniera mirata i post di interesse); richiamo solo in link il post del 3/11/10 nel quale citavo un esemplare di Ficus Retusa cresciuto sulla strada, in barba al manto d'asfalto.
Il Ficus in parola è senz'altro molto invadente con le sue radici, le cui dimensioni peraltro sono motivate (dal suo punto di vista, naturalmente!) dalla chioma fittissima che quest'albero sviluppa crescendo; pensiamo solo alla situazione di viale Merello che in certi tratti, soprattutto se percorso a piedi, fornisce una idea precisa della capacità e della forza di penetrazione delle radici di quest'albero. Se non si presta grande attenzione sono guai, soprattutto per gli anziani, per non dire di passeggini e similari.
Detto questo, per questo motivo ma non solo (pensiamo agli uccelli che nidificano per esempio in piazza Jenne), i Ficus Retusa sono stati e sono spesso oggetto di forti polemiche, che spesso interessano tutta la città anche per la eco che ne fornisce la stampa locale; il loro periodico sfoltimento, fino al taglio radicale dei rami, è un'opera meritoria, oltre che necessaria. Non so dire però se, da un punto di vista tecnico, questi interventi blocchino la crescita delle radici o semplicemente la rallentino; io credo a questa seconda ipotesi, per cui le potature non sono comunque risolutive.
L'unico intervento risolutivo, temo, è l'eliminazione, o il trasferimento in altro sito, azione sperimentata con successo negli ultimi anni, per esempio per le vecchie piante di via Amat ante-parcheggi: questa specie di piante è così robusta che regge indenne anche questa estrema offesa (per lei).
Qui si innestano i discorsi urbanistici ed anche sociali, con aspre battaglie fra fautori e detrattori di interventi radicali, di cui leggiamo quasi tutti i giorni sulla stampa; al di là delle posizioni preconcette, io suggerirei il raziocinio e la valutazione caso per caso, fra enti preposti e popolazione interessata, anche in funzione del "valore" del tipo di pianta. Per esemplificare, e credo di essermi già espresso in tal senso, meglio rinunciare ad un Ficus, di facile crescita e del quale abbiamo centinaia di esemplari, che ad una augusta Araucaria, magari con valore anche simbolico. Per fare un altro esempio non trovo scandaloso, valutati tutti i pro ed i contro, che si proceda ad eliminare alcuni dei Ficus di piazza Garibaldi; ho trovato invece scandaloso che si sia consentita l'eliminazione di una splendida Phitolacca Dioica, anche se all'interno di un cantiere privato, che viveva all'interno dell'ex Istituto Biochimico fra via Dante e via De Gioannis.
Mamma mia quanto mi sono dilungato, senza rispondere a Marco e senza neanche l'alleggerimento di una foto! Chiudo allora affermando che il caso specifico di viale Colombo, temo, sarà uno di quelli sui quali si dovrà obbligatoriamente intervenire, ma credo altresì che le priorità ed i pochi fondi a disposizione (gli espianti di questi alberi sono sicuramente molto costosi) faranno procrastinare molto a lungo l'intervento, salvo situazioni di vero pericolo per la circolazione.
Innanzitutto ringrazio Marco per i complimenti e gli confermo che gli alberi in questione sono Ficus Retusa, dei quali abbiamo parlato in più occasioni (ricordo al riguardo l'efficacia dello strumento di ricerca del blog per "ripescare" in maniera mirata i post di interesse); richiamo solo in link il post del 3/11/10 nel quale citavo un esemplare di Ficus Retusa cresciuto sulla strada, in barba al manto d'asfalto.
Il Ficus in parola è senz'altro molto invadente con le sue radici, le cui dimensioni peraltro sono motivate (dal suo punto di vista, naturalmente!) dalla chioma fittissima che quest'albero sviluppa crescendo; pensiamo solo alla situazione di viale Merello che in certi tratti, soprattutto se percorso a piedi, fornisce una idea precisa della capacità e della forza di penetrazione delle radici di quest'albero. Se non si presta grande attenzione sono guai, soprattutto per gli anziani, per non dire di passeggini e similari.
Detto questo, per questo motivo ma non solo (pensiamo agli uccelli che nidificano per esempio in piazza Jenne), i Ficus Retusa sono stati e sono spesso oggetto di forti polemiche, che spesso interessano tutta la città anche per la eco che ne fornisce la stampa locale; il loro periodico sfoltimento, fino al taglio radicale dei rami, è un'opera meritoria, oltre che necessaria. Non so dire però se, da un punto di vista tecnico, questi interventi blocchino la crescita delle radici o semplicemente la rallentino; io credo a questa seconda ipotesi, per cui le potature non sono comunque risolutive.
L'unico intervento risolutivo, temo, è l'eliminazione, o il trasferimento in altro sito, azione sperimentata con successo negli ultimi anni, per esempio per le vecchie piante di via Amat ante-parcheggi: questa specie di piante è così robusta che regge indenne anche questa estrema offesa (per lei).
Qui si innestano i discorsi urbanistici ed anche sociali, con aspre battaglie fra fautori e detrattori di interventi radicali, di cui leggiamo quasi tutti i giorni sulla stampa; al di là delle posizioni preconcette, io suggerirei il raziocinio e la valutazione caso per caso, fra enti preposti e popolazione interessata, anche in funzione del "valore" del tipo di pianta. Per esemplificare, e credo di essermi già espresso in tal senso, meglio rinunciare ad un Ficus, di facile crescita e del quale abbiamo centinaia di esemplari, che ad una augusta Araucaria, magari con valore anche simbolico. Per fare un altro esempio non trovo scandaloso, valutati tutti i pro ed i contro, che si proceda ad eliminare alcuni dei Ficus di piazza Garibaldi; ho trovato invece scandaloso che si sia consentita l'eliminazione di una splendida Phitolacca Dioica, anche se all'interno di un cantiere privato, che viveva all'interno dell'ex Istituto Biochimico fra via Dante e via De Gioannis.
Mamma mia quanto mi sono dilungato, senza rispondere a Marco e senza neanche l'alleggerimento di una foto! Chiudo allora affermando che il caso specifico di viale Colombo, temo, sarà uno di quelli sui quali si dovrà obbligatoriamente intervenire, ma credo altresì che le priorità ed i pochi fondi a disposizione (gli espianti di questi alberi sono sicuramente molto costosi) faranno procrastinare molto a lungo l'intervento, salvo situazioni di vero pericolo per la circolazione.
venerdì 17 giugno 2011
L'Erythrina fiorita
Nel precedente post in cui ho parlato di Erythrine (31/3/11) ero stato fortemente pessimista sullo splendido esemplare di via Boccaccio, in quanto capitozzato brutalmente, ed avevo ipotizzato che non sarebbe tornato a fiorire se non fra qualche anno.
Ebbene, avevo fatto male i conti con la velocità di ri-crescita di questa pianta, e con lo stato di salute nel quale si trova lo specifico albero di cui parliamo: nel giro di 3 mesi infatti, oltre ad aver gettato rami in quantità ed aver ripreso l'aspetto di albero, ha incominciato a fiorire, e come!
Caratteristica del fiore di questa papilionacea è che i due petali piccoli sono qui scomparsi, per cui si nota solo il grande petalo in basso ed il vessillo che avvolge gli stami: un bel vedere, non c'è che dire!
Noto come curiosità che il nome comune americano "Coral Tree" (peraltro usato anche per la specie Caffra, post del 31/3 già citato) non è molto usato da noi.Quelli che la conoscono la chiamano normalmente Eritrina, anche se è un nome che ricorda più un antibiotico che una bellissima pianta.
Ricordo infine che in questo periodo si assiste alla fioritura degli Oleandri, che caratterizzano particolarmente via Boccaccio, in forma di alberi e quasi come presenza esclusiva; un motivo di più per visitare questa bella e piccola strada.
Ebbene, avevo fatto male i conti con la velocità di ri-crescita di questa pianta, e con lo stato di salute nel quale si trova lo specifico albero di cui parliamo: nel giro di 3 mesi infatti, oltre ad aver gettato rami in quantità ed aver ripreso l'aspetto di albero, ha incominciato a fiorire, e come!
Caratteristica del fiore di questa papilionacea è che i due petali piccoli sono qui scomparsi, per cui si nota solo il grande petalo in basso ed il vessillo che avvolge gli stami: un bel vedere, non c'è che dire!
Noto come curiosità che il nome comune americano "Coral Tree" (peraltro usato anche per la specie Caffra, post del 31/3 già citato) non è molto usato da noi.Quelli che la conoscono la chiamano normalmente Eritrina, anche se è un nome che ricorda più un antibiotico che una bellissima pianta.
Ricordo infine che in questo periodo si assiste alla fioritura degli Oleandri, che caratterizzano particolarmente via Boccaccio, in forma di alberi e quasi come presenza esclusiva; un motivo di più per visitare questa bella e piccola strada.
martedì 14 giugno 2011
Risposta a un quesito: Albizzia o non Albizzia?
Mi scrive Anna, che ringrazio per i complimenti e perchè mi indica come emulatore del grande Siro Vannelli.
Anna mi fa notare che nell'ultimo post in cui ho parlato della Albizzia Julibrissin (21/5/11) ho preso un clamoroso sfondone.
Anna naturalmente non ha usato questo termine, anzi è stata molto gentile, ipotizzando che avessi sbagliato inserendo le foto, ma io devo essere netto: ho preso uno sfondone.
Infatti le piante del post citato, situate nella piazza Efisio Puddu, non sono affatto Albizzie, ma esemplari di arbusto Cesalpinia Gilliesii, come correttamente individuate da Anna; a mia parziale giustificazione adduco la mia poca dimestichezza con gli arbusti, la somiglianza della foglia fra le due piante, l'astinenza annuale dalla vista del fiore di Albizzia, la frustrazione nel trovare, alla data, l'albero di via Tel Aviv ancora molto indietro nella preparazione dei fiori........
Comunque, dopo questo lavacro della coscienza, devo effettivamente riparare: sono tornato dunque in via Tel Aviv e la Albizzia, finalmente, sta iniziando a fiorire.
Come si vede, a parte la dimensione della pianta, il fiore a piumino è profondamente diverso da quello della Cesalpinia.
La fioritura, come dicevo, sta esplodendo, vedete a destra le pannocchie di capolini pronte ad aprirsi.
A breve, finalmente, ci sarà un bello spettacolo che spero ci godremo in molti.
Anna mi fa notare che nell'ultimo post in cui ho parlato della Albizzia Julibrissin (21/5/11) ho preso un clamoroso sfondone.
Anna naturalmente non ha usato questo termine, anzi è stata molto gentile, ipotizzando che avessi sbagliato inserendo le foto, ma io devo essere netto: ho preso uno sfondone.
Infatti le piante del post citato, situate nella piazza Efisio Puddu, non sono affatto Albizzie, ma esemplari di arbusto Cesalpinia Gilliesii, come correttamente individuate da Anna; a mia parziale giustificazione adduco la mia poca dimestichezza con gli arbusti, la somiglianza della foglia fra le due piante, l'astinenza annuale dalla vista del fiore di Albizzia, la frustrazione nel trovare, alla data, l'albero di via Tel Aviv ancora molto indietro nella preparazione dei fiori........
Comunque, dopo questo lavacro della coscienza, devo effettivamente riparare: sono tornato dunque in via Tel Aviv e la Albizzia, finalmente, sta iniziando a fiorire.
Come si vede, a parte la dimensione della pianta, il fiore a piumino è profondamente diverso da quello della Cesalpinia.
La fioritura, come dicevo, sta esplodendo, vedete a destra le pannocchie di capolini pronte ad aprirsi.
A breve, finalmente, ci sarà un bello spettacolo che spero ci godremo in molti.
domenica 12 giugno 2011
La fioritura della Tipuana
Quando ho parlato di questo albero rarissimo per Cagliari, la Tipuana Speciosa (post del 29/12/10), mi sono azzardato a definire strepitosa la fioritura estiva. Ebbene, mi sono sbagliato; non perchè non sia strepitosa la fioritura, come vedrete, ma perchè non è estiva ma tardo primaverile.
Infatti le fotografie che ho fatto oggi testimoniano la sfioritura già iniziata, e per fortuna che mi sono ricordato! Spero che mi perdonerete anche perchè per noi cagliaritani, se non vogliamo essere "pibinchi", l'estate inizia con giugno, senza stare a precisare la data.
Dunque, ecco la Tipuana fiorita:
Si vede ai piedi dell'albero un bel tappeto di fiorellini, di un meraviglioso giallo arancio con macchia di porpora al centro.
Come si vede dal fiore, questa pianta appartiene alla sottofamiglia delle Papilionacee, per la vaga somiglianza del fiore ad una farfalla (vedi post, dedicato ad una Ginestra, del 6/2/11 ); notate la delicatezza dell'aspetto stropicciato dei petali, in particolare dei due uniti fra loro.
Come vi avevo già detto, questa pianta è confondibile, per aspetto di insieme e fogliame, con la Robinia Pseudoacacia, dalla quale si differenzia però profondamente per i fiori e per i frutti; guardate il frutto nel precedente post oppure, se volete, questo residuo in basso a sinistra, che ho fotografato oggi.
Volendo, si può fare un raffronto in tempo reale, dato che sempre in via S.Vetrano, dirimpetto rispetto a via Giudicessa Vera, vive un bell'esemplare di Robinia che, come si vede dalla foto sotto a destra, ha già terminato da molto la sua bellissima fioritura (post del 24/4/11).
Infatti le fotografie che ho fatto oggi testimoniano la sfioritura già iniziata, e per fortuna che mi sono ricordato! Spero che mi perdonerete anche perchè per noi cagliaritani, se non vogliamo essere "pibinchi", l'estate inizia con giugno, senza stare a precisare la data.
Dunque, ecco la Tipuana fiorita:
Si vede ai piedi dell'albero un bel tappeto di fiorellini, di un meraviglioso giallo arancio con macchia di porpora al centro.
Come si vede dal fiore, questa pianta appartiene alla sottofamiglia delle Papilionacee, per la vaga somiglianza del fiore ad una farfalla (vedi post, dedicato ad una Ginestra, del 6/2/11 ); notate la delicatezza dell'aspetto stropicciato dei petali, in particolare dei due uniti fra loro.
Come vi avevo già detto, questa pianta è confondibile, per aspetto di insieme e fogliame, con la Robinia Pseudoacacia, dalla quale si differenzia però profondamente per i fiori e per i frutti; guardate il frutto nel precedente post oppure, se volete, questo residuo in basso a sinistra, che ho fotografato oggi.
Volendo, si può fare un raffronto in tempo reale, dato che sempre in via S.Vetrano, dirimpetto rispetto a via Giudicessa Vera, vive un bell'esemplare di Robinia che, come si vede dalla foto sotto a destra, ha già terminato da molto la sua bellissima fioritura (post del 24/4/11).
venerdì 10 giugno 2011
La Dracena monstre
La Dracena è una pianta d'appartamento conosciuta da tutti, anche con il nome di Tronchetto della Felicità. Come molte piante d'appartamento, è in realtà costituita da una famiglia piuttosto vasta, che comprende forse 150 specie e, all'interno di ogni specie, una miriade di varietà.
Detto questo, mi fermo qui con le Dracene d'appartamento, perchè non ne so molto di più ed andrei fuori tema rispetto al blog; vi voglio invece presentare una Dracena che non è sicuramente d'appartamento, non fosse altro che per le dimensioni: la Dracaena Draco.
Guardate la dimensione di questa pianta, confrontandola magari con la palmetta in vaso sulla destra, è veramente enorme! Mi direte: non vale, sarà stata fotografata in Marocco o ancora più giù, essendo pianta tipicamente sub-tropicale; e invece no, è a Cagliari, e precisamente all'Orto Botanico.
Fa bella mostra di sè, insieme alla sorella disposta simmetricamente, nel parterre della palazzina direzionale del Dipartimento di Scienze Botaniche, che si trova nella parte alta, a sinistra entrando, dell'Orto botanico, da dove si gode una bellissima vista sia dei giardini sottostanti che della città di fronte. Bisogna salire un po' di gradini per arrivarci (siamo sul fronte di viale S.Ignazio), ma ne vale veramente la pena.
Ecco la sorella, ripresa per mettere in evidenza tronco e rami.
Questi due esemplari, orgoglio dell'Orto e di tutta la città, hanno una età di un centinaio d'anni, poco rispetto alle centinaia d'anni (pare fino a mille e più!) degli esemplari nell'isola di Tenerife, ma comunque tanto da incutere ammirazione e rispetto.
Se poi consideriamo che il nome comune di questo albero è Sangue di Drago, dal colore del denso liquido secreto dal tronco e dalle foglie, una resina che veniva utilizzata dagli alchimisti per le loro pozioni magiche, la magia è completa.
Poi dicono che a Cagliari non ci sono cose belle da vedere!
Detto questo, mi fermo qui con le Dracene d'appartamento, perchè non ne so molto di più ed andrei fuori tema rispetto al blog; vi voglio invece presentare una Dracena che non è sicuramente d'appartamento, non fosse altro che per le dimensioni: la Dracaena Draco.
Guardate la dimensione di questa pianta, confrontandola magari con la palmetta in vaso sulla destra, è veramente enorme! Mi direte: non vale, sarà stata fotografata in Marocco o ancora più giù, essendo pianta tipicamente sub-tropicale; e invece no, è a Cagliari, e precisamente all'Orto Botanico.
Fa bella mostra di sè, insieme alla sorella disposta simmetricamente, nel parterre della palazzina direzionale del Dipartimento di Scienze Botaniche, che si trova nella parte alta, a sinistra entrando, dell'Orto botanico, da dove si gode una bellissima vista sia dei giardini sottostanti che della città di fronte. Bisogna salire un po' di gradini per arrivarci (siamo sul fronte di viale S.Ignazio), ma ne vale veramente la pena.
Ecco la sorella, ripresa per mettere in evidenza tronco e rami.
Questi due esemplari, orgoglio dell'Orto e di tutta la città, hanno una età di un centinaio d'anni, poco rispetto alle centinaia d'anni (pare fino a mille e più!) degli esemplari nell'isola di Tenerife, ma comunque tanto da incutere ammirazione e rispetto.
Se poi consideriamo che il nome comune di questo albero è Sangue di Drago, dal colore del denso liquido secreto dal tronco e dalle foglie, una resina che veniva utilizzata dagli alchimisti per le loro pozioni magiche, la magia è completa.
Poi dicono che a Cagliari non ci sono cose belle da vedere!
martedì 7 giugno 2011
Le Sterculie
Non basta. No, non può bastare averle richiamate in evidenza nella home page. Le Sterculie sono troppo importanti per Cagliari per non dedicare loro un altro post, ed eccoci qua.
Ne dobbiamo riparlare anche perchè, mi sono accorto riguardando le precedenti citazioni, finora ho sempre parlato di Sterculia Diversifolia, trascurando altre specie assolutamente meritevoli. Il primo post dedicato alla Sterculia (post del 1/11/10), la pianta dai frutti lampadario, citava esemplari di Genneruxi, via Curie, Monte Claro, viale Regina Elena.
Successivamente (post del 31/1/11) segnalavo la presenza di begli esemplari nella sconosciuta piazza Generale Basso, nella zona di via Fracastoro e via Fleming; effettivamente questa piazza (in realtà un ampio giardino allungato, aperto da un solo lato) può essere definita, parafrasando il nome di molti esercizi commerciali, il Paradiso delle Sterculie. Ci saranno forse 30 esemplari (oltre ad alcuni Lecci), che adesso sono in splendida fioritura; guardate che spettacolo, su questa pianta ed ai suoi piedi:
In un altro post ancora, dell'11/12/10, con riferimento alla bella piazzetta di via S.Domenico, adombravo l'esistenza di un'altra specie di Sterculia, la Balangas. In realtà la Sterculia di S.Domenico è probabilmente una Sterculia Bidwillii, come ho potuto verificare meglio attraverso altri esemplari che si trovano nel parco di Monte Claro.
Il fiore della Sterculia Bidwillii è diverso da quello della cugina Diversifolia, come si vede dalla foto a sinistra, così come sono diverse le foglie, non ovali ma a lobi con profonde incisioni fra un lobo e l'altro, ed i frutti, che sono più chiari e pelosetti.
Nella foto a destra, sempre di un esemplare di Monte Claro, si notano sia la foglia, che il fiore, che alcuni frutti. Un'altra particolarità che si nota nella foto è il progressivo disseccamento delle foglie, che cadranno tutte in un breve volgere di tempo, perchè la pianta concentra tutte le sue energie nella produzione dei fiori.Questi alberi diventeranno rossi di fiori e senza più foglie.
Non fornisco altri dettagli tecnici di questi alberi per non essere pedante, ed anche perchè la famiglia delle Sterculiacee è stata trattata dagli stessi specialisti in maniera un po' confusa; pensate che molte specie di questa famiglia non sono chiamate Sterculie ma Brachychiton, di cui la Sterculia è, più o meno, sinonimo.
Ultima notazione, prometto, riguarda le Sterculie dell'Orto Botanico, ed in particolare il Brachychiton Acerifolius, detto Albero Fiamma: ecco qui sotto un giovane esemplare.
E' abbastanza simile al Bidwillii, ma la foglia è più grande ed incisa ancora più profondamente, quasi palmata. Questo albero, forse ne avrete sentito parlare, fiorisce solo ogni 4 anni, tante sono le energie necessarie per la fioritura.
Per ulteriori informazioni vi suggerisco il sito dell'Orto Botanico.
Finalmente non mi sento più in colpa con le Sterculie e con la loro bellezza!
Ne dobbiamo riparlare anche perchè, mi sono accorto riguardando le precedenti citazioni, finora ho sempre parlato di Sterculia Diversifolia, trascurando altre specie assolutamente meritevoli. Il primo post dedicato alla Sterculia (post del 1/11/10), la pianta dai frutti lampadario, citava esemplari di Genneruxi, via Curie, Monte Claro, viale Regina Elena.
Successivamente (post del 31/1/11) segnalavo la presenza di begli esemplari nella sconosciuta piazza Generale Basso, nella zona di via Fracastoro e via Fleming; effettivamente questa piazza (in realtà un ampio giardino allungato, aperto da un solo lato) può essere definita, parafrasando il nome di molti esercizi commerciali, il Paradiso delle Sterculie. Ci saranno forse 30 esemplari (oltre ad alcuni Lecci), che adesso sono in splendida fioritura; guardate che spettacolo, su questa pianta ed ai suoi piedi:
In un altro post ancora, dell'11/12/10, con riferimento alla bella piazzetta di via S.Domenico, adombravo l'esistenza di un'altra specie di Sterculia, la Balangas. In realtà la Sterculia di S.Domenico è probabilmente una Sterculia Bidwillii, come ho potuto verificare meglio attraverso altri esemplari che si trovano nel parco di Monte Claro.
Il fiore della Sterculia Bidwillii è diverso da quello della cugina Diversifolia, come si vede dalla foto a sinistra, così come sono diverse le foglie, non ovali ma a lobi con profonde incisioni fra un lobo e l'altro, ed i frutti, che sono più chiari e pelosetti.
Nella foto a destra, sempre di un esemplare di Monte Claro, si notano sia la foglia, che il fiore, che alcuni frutti. Un'altra particolarità che si nota nella foto è il progressivo disseccamento delle foglie, che cadranno tutte in un breve volgere di tempo, perchè la pianta concentra tutte le sue energie nella produzione dei fiori.Questi alberi diventeranno rossi di fiori e senza più foglie.
Non fornisco altri dettagli tecnici di questi alberi per non essere pedante, ed anche perchè la famiglia delle Sterculiacee è stata trattata dagli stessi specialisti in maniera un po' confusa; pensate che molte specie di questa famiglia non sono chiamate Sterculie ma Brachychiton, di cui la Sterculia è, più o meno, sinonimo.
Ultima notazione, prometto, riguarda le Sterculie dell'Orto Botanico, ed in particolare il Brachychiton Acerifolius, detto Albero Fiamma: ecco qui sotto un giovane esemplare.
E' abbastanza simile al Bidwillii, ma la foglia è più grande ed incisa ancora più profondamente, quasi palmata. Questo albero, forse ne avrete sentito parlare, fiorisce solo ogni 4 anni, tante sono le energie necessarie per la fioritura.
Per ulteriori informazioni vi suggerisco il sito dell'Orto Botanico.
Finalmente non mi sento più in colpa con le Sterculie e con la loro bellezza!
sabato 4 giugno 2011
Una digressione familiare
Sì, questa è una digressione rispetto al nostro normale percorso, sia perchè vi presento una pianta di terrazzo, e più precisamente del terrazzo di casa mia, sia perchè si tratta di una pianta succulenta, e le piante succulente non fanno parte del mio bagaglio culturale, e la loro precisa identificazione è molto difficile.
Vi presento quindi una pianta di cui non conosco nemmeno il nome, anche se mi fa compagnia da più di 40 anni: eccola qui.
Questa pianta ogni anno, in un giorno compreso fra il primo ed il 10 giugno, esprime così la sua vitalità, con queste splendide e lunghe trombette bianco-rosa; i fiori restano aperti circa 24 ore, poi appassiscono, e la pianta si mette tranquilla ad aspettare il giugno dell'anno successivo, senza chiedere niente.
L'innaffiamento, quando c'è lo prende, se non c'è va bene lo stesso, se cade la pioggia OK, se non cade pazienza; il concime non sa che cosa sia, l'esito è identico. Ogni anno, quiescenza per 355 giorni, preparazione e fioritura per 10 giorni.
Ho ritenuto di rendere omaggio a tutte le piante grasse-succulente utilizzando questo piccolo esempio casalingo; un omaggio dovuto per il miracolo di umiltà, capacità di adattamento e generosità che la natura ci offre, una volta di più.
Vi presento quindi una pianta di cui non conosco nemmeno il nome, anche se mi fa compagnia da più di 40 anni: eccola qui.
Questa pianta ogni anno, in un giorno compreso fra il primo ed il 10 giugno, esprime così la sua vitalità, con queste splendide e lunghe trombette bianco-rosa; i fiori restano aperti circa 24 ore, poi appassiscono, e la pianta si mette tranquilla ad aspettare il giugno dell'anno successivo, senza chiedere niente.
L'innaffiamento, quando c'è lo prende, se non c'è va bene lo stesso, se cade la pioggia OK, se non cade pazienza; il concime non sa che cosa sia, l'esito è identico. Ogni anno, quiescenza per 355 giorni, preparazione e fioritura per 10 giorni.
Ho ritenuto di rendere omaggio a tutte le piante grasse-succulente utilizzando questo piccolo esempio casalingo; un omaggio dovuto per il miracolo di umiltà, capacità di adattamento e generosità che la natura ci offre, una volta di più.
mercoledì 1 giugno 2011
La Quercia dell'EXMA'
Sono molto contento di aver trovato una quercia diversa dai soliti lecci cittadini, per avere l'occasione di riparlare di questi alberi. Era infatti dal novembre dell'anno scorso (post del 4/11/10) che non parlavo più di querce: ma come, uno dei generi più importanti di tutto il regno vegetale trascurato in questo modo?
La ragione principale è semplice, e la ho già fornita nel post di novembre: la quercia non è un albero che si trovi bene in città, almeno non a Cagliari; il confronto con gli esemplari di campagna, per tutte le specie più comuni da noi (Leccio, Sughera, Roverella) è improponibile. Forse proprio per questo in città abbiamo pochi esempi di quercia diversa dai Lecci (sulla gran parte dei quali ho espresso le mie riserve nel post citato).
Quindi, ben venga l'esemplare che vi propongo: si tratta, probabilmente, di una Farnia, Quercus Robur.
Questo albero si trova in via S.Lucifero all'interno dell'EXMA', isolato in fondo a sinistra dopo l'ingresso: è un bell'esemplare, anche se in questo momento non ha un aspetto molto brillante.
Ho proceduto alla sua identificazione come Farnia, che è la specie più comune fra tutte le querce presenti in Europa, ma assolutamente rara in Sardegna, sulla base della lunghezza del gambo che porta le ghiande, abbastanza lungo come si vede dalla foto sotto.
Infatti la sua cugina comune da noi, la Roverella (Quercus Pubescens), ha le ghiande praticamente attaccate al ramo (ghianda sessile); le foglie sono invece piuttosto simili, con la caratteristica forma del margine a lobi arrotondati.
Termino con una curiosità: le Farnie, ma anche altre specie di quercia, hanno una diffusione enorme, quasi unica fra gli alberi: pensate che, per dire solo dell'Europa, si trovano bene dal Portogallo alla Gran Bretagna, dalla Scandinavia al Caucaso. E' forse l'albero che ha avuto i maggiori rapporti con gli esseri umani, da sempre, dato che le querce abitano il nostro pianeta da milioni di anni prima della nascita dell'uomo. Insomma un grande essere vivente, che merita tutto il nostro rispetto e considerazione.
La ragione principale è semplice, e la ho già fornita nel post di novembre: la quercia non è un albero che si trovi bene in città, almeno non a Cagliari; il confronto con gli esemplari di campagna, per tutte le specie più comuni da noi (Leccio, Sughera, Roverella) è improponibile. Forse proprio per questo in città abbiamo pochi esempi di quercia diversa dai Lecci (sulla gran parte dei quali ho espresso le mie riserve nel post citato).
Quindi, ben venga l'esemplare che vi propongo: si tratta, probabilmente, di una Farnia, Quercus Robur.
Questo albero si trova in via S.Lucifero all'interno dell'EXMA', isolato in fondo a sinistra dopo l'ingresso: è un bell'esemplare, anche se in questo momento non ha un aspetto molto brillante.
Ho proceduto alla sua identificazione come Farnia, che è la specie più comune fra tutte le querce presenti in Europa, ma assolutamente rara in Sardegna, sulla base della lunghezza del gambo che porta le ghiande, abbastanza lungo come si vede dalla foto sotto.
Infatti la sua cugina comune da noi, la Roverella (Quercus Pubescens), ha le ghiande praticamente attaccate al ramo (ghianda sessile); le foglie sono invece piuttosto simili, con la caratteristica forma del margine a lobi arrotondati.
Termino con una curiosità: le Farnie, ma anche altre specie di quercia, hanno una diffusione enorme, quasi unica fra gli alberi: pensate che, per dire solo dell'Europa, si trovano bene dal Portogallo alla Gran Bretagna, dalla Scandinavia al Caucaso. E' forse l'albero che ha avuto i maggiori rapporti con gli esseri umani, da sempre, dato che le querce abitano il nostro pianeta da milioni di anni prima della nascita dell'uomo. Insomma un grande essere vivente, che merita tutto il nostro rispetto e considerazione.