Uno degli obiettivi del blog, come ho dichiarato nella relativa pagina, è quello di stuzzicare la curiosità dei lettori, con l'intento di creare una rapporto fra cittadini ed alberi di città, che possa crescere e diventare duraturo. Un invito ed uno stimolo a guardare gli alberi, e non confonderli con lo sfondo indifferenziato di strade auto e palazzi che fa da contorno al nostro andare per la città.
A questo riguardo, ho trovato da poco un articolo, pubblicato sul Corriere della Sera, di cui vi voglio riportare alcuni stralci, prima di dirvi l'autore.
"Le città belle sono una delle più straordinarie e complesse invenzioni dell’uomo, veri monumenti allo stratificarsi del tempo. Ma sono gli alberi a scandire il tempo che ha reso belle queste città. Sono loro la finestra aperta sul ciclo della natura, che poi è anche il ciclo non eterno della nostra vita. E ci ricordano che anche noi facciamo parte della natura, con tutte le conseguenze del caso. Per questo guardare un albero in un dialogo silenzioso è una piccola ma profonda seduta di autoanalisi. Un momento di silenzio e di meditazione, una breve pausa dedicata allo spirito. Con gli alberi si stringe un patto di complicità contro il tempo che passa. Si scambiano promesse alla fine di ogni stagione, e ci si dà appuntamento al ritorno di quella successiva."
E ancora:
"Le città sono immobili. Talvolta bellissime, ma immutevoli come le pietre di cui sono fatte: sono i suoni, gli odori, la gente e gli alberi ad animarle. Tutto ciò che è effimero e cambia le rende sempre nuove e inattese, le tiene vive. Mi chiedo cosa sarebbe a Parigi Place des Vosges senza i tigli.
Ci passo sotto tutte le mattine andando in studio, scandiscono il passare del tempo e il susseguirsi delle stagioni: è una delle tante cose che gli alberi fanno in una città. Mi domando se continuerei lo stesso a passarci ogni mattina, oppure se cambierei strada per incontrare altri alberi. Un delicato gioco d’equilibrio, un’alchimia tra durevole e passeggero; forse è questo il segreto di una città felice."
Sapete chi ha scritto queste parole? Non un paesaggista, non un botanico o un sognatore errante per la città, ma un solido architetto abituato a confrontarsi con calcestruzzo e ferro in giro per il mondo: Renzo Piano.
Direi che i pensieri dell'insigne architetto possano essere condivisi: magari noi non voliamo così in alto, non frequentiamo abitualmente i Tigli di Place Des Vosges, ma se magari li sostituiamo con i Bagolari di Buoncammino il concetto non si sposta: gli alberi sono una fortuna, della quale imparare a godere. Mi sembra qualcosa su cui riflettere.
Oggi il cesto dei post propone...
Oggi il cesto dei post propone... Le stagioni della Melia
giovedì 28 aprile 2011
martedì 26 aprile 2011
Risposta a un quesito: l'Acero giapponese
E' opportuna una breve premessa: nei post del 1/11/10 ed in quello del 23/12/10 ho trattato un argomento che mi sta molto a cuore, cioè quello degli alberi non adatti alla nostra città e di quelli comunque non presenti. A questi ultimi dedicavo la conclusione del secondo post, formulando l'auspicio " Pensate, per fare un esempio, se scoprissimo di avere un Acero Giapponese, Acer Palmatum.............sarebbe un bel valore aggiunto per il catalogo del verde di Cagliari!".
Ebbene, comunico con piacere l'esistenza di due esemplari di Acero giapponese, che ho scoperto per una segnalazione fornita da Sara, che ringrazio; Sara infatti mi ha scritto chiedendomi di individuare due splendidi alberelli in vaso piazzati all'ingresso del Cimitero di Bonaria: sono andato e, guardate che spettacolo.
Si tratta appunto di Acer Palmatum Dissectum, cioè una varietà fra le tante ottenute dai giapponesi, grandi estimatori e specialisti nella coltivazione di questi alberi.
Il fatto che siano in vaso non mi impedisce di classificarli nel catalogo del verde di Cagliari, sia perchè sono esemplari grandetti, sia perchè sono in un luogo pubblico nel quale presumo rimangano fissi e godibili ogni volta che si voglia vederli (a meno che nella stagione fredda non vengano spostati all'interno).
Ecco a destra il secondo esemplare.
Questi Aceri hanno la foglia rossastra lunga e stretta, con lobi profondi e margine frastagliato; sono molto diversi dagli Aceri presenti in Sardegna (ma che io sappia non a Cagliari, purtroppo), di cui per esempio ho visto esemplari splendidi nella foresta di Montarbu, ma anche sul Supramonte di Orgosolo.
Un altro elemento che differenzia gli Aceri delle varie specie, oltre alla foglia, sono i frutti, che per gli Aceri sono "farfalline", cioè samare alate che contengono il seme, che attraverso questa invenzione della natura può essere trasportato lontano dal vento.
Le samare, dicevo, costituiscono un buon elemento di differenziazione fra le varie specie di Acero, sia nella forma (lunghezza dell'ala, simmetria o meno fra le due ali), sia per l'angolo formato fra le ali (angolo acuto, angolo ottuso, angolo piatto).
Ecco qui sotto lo splendido frutto portato dai nostri esemplari:
Ebbene, comunico con piacere l'esistenza di due esemplari di Acero giapponese, che ho scoperto per una segnalazione fornita da Sara, che ringrazio; Sara infatti mi ha scritto chiedendomi di individuare due splendidi alberelli in vaso piazzati all'ingresso del Cimitero di Bonaria: sono andato e, guardate che spettacolo.
Si tratta appunto di Acer Palmatum Dissectum, cioè una varietà fra le tante ottenute dai giapponesi, grandi estimatori e specialisti nella coltivazione di questi alberi.
Il fatto che siano in vaso non mi impedisce di classificarli nel catalogo del verde di Cagliari, sia perchè sono esemplari grandetti, sia perchè sono in un luogo pubblico nel quale presumo rimangano fissi e godibili ogni volta che si voglia vederli (a meno che nella stagione fredda non vengano spostati all'interno).
Ecco a destra il secondo esemplare.
Questi Aceri hanno la foglia rossastra lunga e stretta, con lobi profondi e margine frastagliato; sono molto diversi dagli Aceri presenti in Sardegna (ma che io sappia non a Cagliari, purtroppo), di cui per esempio ho visto esemplari splendidi nella foresta di Montarbu, ma anche sul Supramonte di Orgosolo.
Un altro elemento che differenzia gli Aceri delle varie specie, oltre alla foglia, sono i frutti, che per gli Aceri sono "farfalline", cioè samare alate che contengono il seme, che attraverso questa invenzione della natura può essere trasportato lontano dal vento.
Le samare, dicevo, costituiscono un buon elemento di differenziazione fra le varie specie di Acero, sia nella forma (lunghezza dell'ala, simmetria o meno fra le due ali), sia per l'angolo formato fra le ali (angolo acuto, angolo ottuso, angolo piatto).
Ecco qui sotto lo splendido frutto portato dai nostri esemplari:
domenica 24 aprile 2011
La Robinia fiorita
Ho riletto il post nel quale presentavo la Robinia Pseudoacacia (post del 14/12/10) ed ho rilevato che, a parte la tristezza della fotografia allegata, quell'esemplare è stato potato di recente, per cui quest'anno la sua fioritura non è godibile.
Devo dunque un risarcimento alla Robinia ed ai lettori, e ve lo offro qui, con questi esemplari che si trovano in via Tuveri nello spiazzo di fronte a via Puccini,
dove è stato costruito un nuovo palazzo qualche anno fa , utilizzando un terreno alberato che circondava una vecchia villa patrizia.
Per motivi che non conosco questo angolo del terreno non è stato toccato, consentendo così alle Robinie di sopravvivere ed offrirci il loro spettacolo primaverile di racemi penduli carichi di fiori bianchi .
Devo dunque un risarcimento alla Robinia ed ai lettori, e ve lo offro qui, con questi esemplari che si trovano in via Tuveri nello spiazzo di fronte a via Puccini,
dove è stato costruito un nuovo palazzo qualche anno fa , utilizzando un terreno alberato che circondava una vecchia villa patrizia.
Per motivi che non conosco questo angolo del terreno non è stato toccato, consentendo così alle Robinie di sopravvivere ed offrirci il loro spettacolo primaverile di racemi penduli carichi di fiori bianchi .
giovedì 21 aprile 2011
Il Gelso Bianco
L'albero che vi presento oggi è un albero raro, perlomeno in città: si tratta del Gelso Bianco, il Morus Alba.
La coltivazione del Gelso, molto comune nei secoli passati anche in Sardegna per l'allevamento dei bachi da seta, è stata progressivamente abbandonata, e gli esemplari che oggi si trovano in città sono spesso residui di verde agricolo successivamente urbanizzato.
Per questo l'esemplare che ho fotografato è ancora più peculiare: è posizionato in pieno centro, in un giardino condominiale sito in una traversa di via Tuveri, mi pare il vicolo 3°, che sfocia con un passaggio pedonale in via Palomba.
Il Gelso è un bell'albero, non molto alto, con foglie ovoidali a margine seghettato, in questi giorni carico di caratteristiche infiorescenze femminili a forma di piccole pigne, come si può apprezzare dal
particolare a sinistra. I frutti estivi, detti more (che niente hanno a che fare con la squisita mora di rovo), sono bianchi, da cui il nome della pianta, e dolciastri; sono eduli ma non molto apprezzati.
Un altro esemplare di Gelso si trova nella passeggiata pedonale che, scendendo in via Genneruxi, costeggia a destra i binari del metrotram.
La coltivazione del Gelso, molto comune nei secoli passati anche in Sardegna per l'allevamento dei bachi da seta, è stata progressivamente abbandonata, e gli esemplari che oggi si trovano in città sono spesso residui di verde agricolo successivamente urbanizzato.
Per questo l'esemplare che ho fotografato è ancora più peculiare: è posizionato in pieno centro, in un giardino condominiale sito in una traversa di via Tuveri, mi pare il vicolo 3°, che sfocia con un passaggio pedonale in via Palomba.
Il Gelso è un bell'albero, non molto alto, con foglie ovoidali a margine seghettato, in questi giorni carico di caratteristiche infiorescenze femminili a forma di piccole pigne, come si può apprezzare dal
particolare a sinistra. I frutti estivi, detti more (che niente hanno a che fare con la squisita mora di rovo), sono bianchi, da cui il nome della pianta, e dolciastri; sono eduli ma non molto apprezzati.
Un altro esemplare di Gelso si trova nella passeggiata pedonale che, scendendo in via Genneruxi, costeggia a destra i binari del metrotram.
domenica 17 aprile 2011
La Tamerice, non solo salmastra ed arsa
Ecco un'altra pianta portatrice di luoghi comuni, anche di origine letteraria; così come i cimiteri per i Cipressi (vedi post del 4/12/10), anche le Tamerici sono strettamente legate ad una immagine di litorale marino, di intrico di cespugli sgraziati e spesso, purtroppo, ricettacolo di spazzatura prodotta da umani che viene trattenuta dai loro rami cadenti.
Per fortuna la Tamerice, sia essa Tamarix Gallica o Tamarix Africana, le due specie più comuni in Sardegna, oggi non è più solo un cespuglio sfigato, ma spesso un bell'alberello con gradevolissima fioritura primaverile. Già molti anni fa avevo notato in Spagna, e per la precisione a San Sebastian nei Paesi Baschi, bellissimi filari di alberi di Tamerice sulle passeggiate lungomare e mi ero chiesto: perchè da noi no? In realtà mi sbagliavo, perchè c'erano anche da noi, semplicemente molto meno diffuse; guardate questo esemplare di Tamarix Gallica di fronte al palazzo della Regione.
Altri esemplari che cominciano ad avere la dignità di alberi sono sul Lungomare Saline. Particolarità della Tamerice, lo vedete dalla foto, sono i rametti lunghi, sottili e ricadenti, con foglioline a squame (come le Tuie o i Cipressi, per intenderci), ed infiorescenze bianche o rosa che esplodono in questo periodo, come si nota bene dal particolare della foto sotto.
Naturalmente non voglio con queste note snobbare la Tamerice tradizionale, quella cespugliosa salmastra ed arsa, che svolge anzi spesso un ruolo importantissimo come barriera per evitare lo spostamento delle dune; voglio anzi far notare come una pianta umile come questa, che chiede veramente pochissimo per esistere, possa svolgere sia un ruolo funzionale che un ruolo estetico e ornamentale.
Per fortuna la Tamerice, sia essa Tamarix Gallica o Tamarix Africana, le due specie più comuni in Sardegna, oggi non è più solo un cespuglio sfigato, ma spesso un bell'alberello con gradevolissima fioritura primaverile. Già molti anni fa avevo notato in Spagna, e per la precisione a San Sebastian nei Paesi Baschi, bellissimi filari di alberi di Tamerice sulle passeggiate lungomare e mi ero chiesto: perchè da noi no? In realtà mi sbagliavo, perchè c'erano anche da noi, semplicemente molto meno diffuse; guardate questo esemplare di Tamarix Gallica di fronte al palazzo della Regione.
Altri esemplari che cominciano ad avere la dignità di alberi sono sul Lungomare Saline. Particolarità della Tamerice, lo vedete dalla foto, sono i rametti lunghi, sottili e ricadenti, con foglioline a squame (come le Tuie o i Cipressi, per intenderci), ed infiorescenze bianche o rosa che esplodono in questo periodo, come si nota bene dal particolare della foto sotto.
Naturalmente non voglio con queste note snobbare la Tamerice tradizionale, quella cespugliosa salmastra ed arsa, che svolge anzi spesso un ruolo importantissimo come barriera per evitare lo spostamento delle dune; voglio anzi far notare come una pianta umile come questa, che chiede veramente pochissimo per esistere, possa svolgere sia un ruolo funzionale che un ruolo estetico e ornamentale.
venerdì 15 aprile 2011
Risposta a un quesito: bianco, grigio o nero?
Mi scrive Giorgio, che mi presenta un albero in via Genneruxi, adiacente ai binari del metro tram, ipotizzando che sia un Pioppo Canescente.
Prima di rispondere a Giorgio, ricordo che l’identificazione dei Pioppi è materia difficile, come ho espresso nel post del 14/11/10, alla cui lettura vi rimando; non a caso proprio su un Pioppo ho fatto una scivolata (una delle poche, per fortuna), scambiando un Populus Canadensis con un Ficus Religiosa (post del 25/1/11).
Detto questo, sono andato a visionare l’albero in questione, che vi presento in fotografia qui sotto: è un bell’esemplare (spero di aver capito bene a quale pianta si riferisce Giorgio) condominiale, importante ed alto almeno 15 metri; essendo in area privata non ho potuto prendere una fogliolina per farmi aiutare nell’identificazione.
La mia ipotesi identificativa riposa anche sul fatto che questa sottospecie, il Cipressino, è molto utilizzata a Cagliari, per la caratteristica della crescita “ordinata”, sia nelle alberature stradali (asse mediano) che nei parchi, per esempio a Terramaini (post 20/1/11), ma anche nell’edilizia privata, come in questo caso.
Un'ultima notazione: vicino all'esemplare di cui stiamo trattando, sempre in ambito condominiale, ci sono diversi altri Pioppi, di cui almeno uno sta già perdendo i piumini contenenti i semi, che stamattina volteggiavano in grande quantità nell'aria.
Ringrazio Giorgio e ribadisco che, almeno per i Pioppi, spesso per noi semplici appassionati è già un risultato ottimale fermarsi all’identificazione del genere.
mercoledì 13 aprile 2011
Il Biancospino
Il nome dice tutto: fiori bianchi, abbondantissimi, che ricoprono la pianta, e rami spinosi. Se questo non bastasse per riconoscerlo subito, ci pensa la particolarità della foglia ad aiutare; è profondamente lobata ed incisa, assomiglia a quella del prezzemolo.
Questo bellissimo cespuglio è endemico in Sardegna e piuttosto comune nelle radure o ai margini delle strade, per rallegrare il viaggio degli automobilisti in questa stagione; il suo nome scientifico è Crataegus Monogyna, nome duro che non gli rende merito.
Temevo di non trovarlo in città, e non mi sarei occupato di lui perchè fuori tema rispetto al blog: invece ieri ne ho scoperto casualmente alcuni splendidi esemplari nel pieno della fioritura, e mi affretto a presentarveli. Queste piante segnano il confine della scuola materna di Genneruxi, e sono perfettamente visibili dal sentiero pedonale che, lungo i binari del metrotram, conduce da via Genneruxi a via Berna. Guardate che spettacolo:
Si può notare l'abbondanza della fioritura, che praticamente impedisce la visione delle foglie e dei rami; nella foto qui sotto i vari elementi sono in migliore evidenza, e si intravvedono anche i frutti dell'anno scorso, piccoli pomi rossi. I testi dicono che il fiore del Biancospino è anche profumato; io non mi sono accorto, lascio a voi la valutazione se esista questo ulteriore valore. Comunque uno spettacolo da non perdere.
Questo bellissimo cespuglio è endemico in Sardegna e piuttosto comune nelle radure o ai margini delle strade, per rallegrare il viaggio degli automobilisti in questa stagione; il suo nome scientifico è Crataegus Monogyna, nome duro che non gli rende merito.
Temevo di non trovarlo in città, e non mi sarei occupato di lui perchè fuori tema rispetto al blog: invece ieri ne ho scoperto casualmente alcuni splendidi esemplari nel pieno della fioritura, e mi affretto a presentarveli. Queste piante segnano il confine della scuola materna di Genneruxi, e sono perfettamente visibili dal sentiero pedonale che, lungo i binari del metrotram, conduce da via Genneruxi a via Berna. Guardate che spettacolo:
Si può notare l'abbondanza della fioritura, che praticamente impedisce la visione delle foglie e dei rami; nella foto qui sotto i vari elementi sono in migliore evidenza, e si intravvedono anche i frutti dell'anno scorso, piccoli pomi rossi. I testi dicono che il fiore del Biancospino è anche profumato; io non mi sono accorto, lascio a voi la valutazione se esista questo ulteriore valore. Comunque uno spettacolo da non perdere.
martedì 12 aprile 2011
Un'occasione sprecata
E' sicuramente un'occasione sprecata il giardino pensile fra via Manzoni e via Carducci, almeno dal punto di vista del verde della nostra città.
Guardate la foto: piatto, triste, troppo pavimento e poco verde e, soprattutto, senza un albero!
Naturalmente, molto meglio così che con le auto parcheggiate, come era stato originariamente previsto; ricorderete i mesi di polemiche e di battaglie per evitare i due piani fuori terra di parcheggi. Da questo punto di vista sicuramente una vittoria per la città ed i cittadini, soprattutto quelli della zona , non certamente ricca di verde: ma a maggior ragione, che cosa costava spendere qualcosa di più per dimensionare il solaio e predisporlo a ricevere qualche albero, che so un paio di olivi o di lecci o di Jacarande?
Non mi si dica che sarebbe stato troppo complicato, perchè i giardini pensili, anche con piante maestose, sono ormai dappertutto, anche in piccole terrazze private! Invece, mancanza completa di lungimiranza o, peggio, una sorta di ripicca nei confronti della popolazione che aveva sconfitto il progetto originario dedicato esclusivamente alle auto.
Possibile che nessuno abbia considerato che cosa significa frequentare un giardino privo di qualsiasi ombreggiatura con le temperature dell'estate cagliaritana?? E invece niente: un poco di prato, nemmeno tanto curato, qualche Ibiscus, Gelsomini non ancora fioriti e poco altro.
L'unico fiore presente ad oggi nel giardino pensile, e lo riporto per dare una nota
di colore a questo post, è questo umile ed abusivo fiore di campo; quasi una specie di simbolo per la miopia dei nostri amministratori.
I quali amministratori, se volessero riparare almeno in parte al mal fatto, potrebbero almeno fare installare qualche tenda gazebo, per evitare che il giardino sia inutilizzabile per molte ore al giorno e per molti mesi all'anno.
Guardate la foto: piatto, triste, troppo pavimento e poco verde e, soprattutto, senza un albero!
Naturalmente, molto meglio così che con le auto parcheggiate, come era stato originariamente previsto; ricorderete i mesi di polemiche e di battaglie per evitare i due piani fuori terra di parcheggi. Da questo punto di vista sicuramente una vittoria per la città ed i cittadini, soprattutto quelli della zona , non certamente ricca di verde: ma a maggior ragione, che cosa costava spendere qualcosa di più per dimensionare il solaio e predisporlo a ricevere qualche albero, che so un paio di olivi o di lecci o di Jacarande?
Non mi si dica che sarebbe stato troppo complicato, perchè i giardini pensili, anche con piante maestose, sono ormai dappertutto, anche in piccole terrazze private! Invece, mancanza completa di lungimiranza o, peggio, una sorta di ripicca nei confronti della popolazione che aveva sconfitto il progetto originario dedicato esclusivamente alle auto.
Possibile che nessuno abbia considerato che cosa significa frequentare un giardino privo di qualsiasi ombreggiatura con le temperature dell'estate cagliaritana?? E invece niente: un poco di prato, nemmeno tanto curato, qualche Ibiscus, Gelsomini non ancora fioriti e poco altro.
L'unico fiore presente ad oggi nel giardino pensile, e lo riporto per dare una nota
di colore a questo post, è questo umile ed abusivo fiore di campo; quasi una specie di simbolo per la miopia dei nostri amministratori.
I quali amministratori, se volessero riparare almeno in parte al mal fatto, potrebbero almeno fare installare qualche tenda gazebo, per evitare che il giardino sia inutilizzabile per molte ore al giorno e per molti mesi all'anno.
domenica 10 aprile 2011
La Ginestra dell'Etna
Le Ginestre appartengono alla famiglia delle Leguminose e sono ben note a tutti noi per la loro presenza diffusa in Sardegna, dove costituiscono un elemento caratteristico della macchia mediterranea. Tutti abbiamo in mente le bellissime macchie di giallo dei mesi di marzo, aprile e maggio ed il delicato profumo della Ginestra selvatica, Spartium Junceum.
Il termine Junceum dichiara la somiglianza di questi arbusti con i giunchi: i rami sono infatti lunghi e flessibili e sono loro a svolgere la funzione clorofilliana, sostituendo le foglie che infatti sono assenti o sono comunque poche, piccolissime e precocemente caduche. Queste piante sono strette parenti del Cytiso, di cui abbiamo già parlato (post del 6/2/11).
Detto quanto sopra, voglio però parlarvi di una specie specifica, la Ginestra dell'Etna, Genista Aetnensis.
Questo albero, perchè di albero si tratta e non di cespuglio, è originario, pensate, della nostra Isola, dove cresce spontaneamente nelle zone montane, in particolare del versante orientale. Io personalmente ne ho visto bellissimi esemplari poco a sud di Tempio Pausania, con una fioritura meravigliosa in pieno agosto.
Voi direte: si, ma Cagliari? Eccolo qua, un esemplare di Cagliari: non è bellissimo, ma c'è. Mi consente fra
l'altro di parlare di questo simpatico giardinetto, che si sviluppa alla fine di via Della Pineta fino all'incrocio con via Cagna. Come vedete ha la particolarità del fondo che è stato lasciato roccioso al naturale, con un tono di rusticità molto gradevole. Oltre alla Ginestra sono presenti Carrubi e Parkinsonie.
La Ginestra in questione sta iniziando adesso la fioritura, una giusta via di mezzo temporale fra la ginestra selvatica, la cui fioritura è pienamente esplosa, e le sue sorelle di montagna, la cui fioritura comincia a giugno.
Guardate la delicatezza del fiorellino nella foto sotto, che mette in evidenza fra l'altro l'attacco diretto al ramo.
Insomma, un altro "prodotto" locale di cui andare fieri.
Il termine Junceum dichiara la somiglianza di questi arbusti con i giunchi: i rami sono infatti lunghi e flessibili e sono loro a svolgere la funzione clorofilliana, sostituendo le foglie che infatti sono assenti o sono comunque poche, piccolissime e precocemente caduche. Queste piante sono strette parenti del Cytiso, di cui abbiamo già parlato (post del 6/2/11).
Detto quanto sopra, voglio però parlarvi di una specie specifica, la Ginestra dell'Etna, Genista Aetnensis.
Questo albero, perchè di albero si tratta e non di cespuglio, è originario, pensate, della nostra Isola, dove cresce spontaneamente nelle zone montane, in particolare del versante orientale. Io personalmente ne ho visto bellissimi esemplari poco a sud di Tempio Pausania, con una fioritura meravigliosa in pieno agosto.
Voi direte: si, ma Cagliari? Eccolo qua, un esemplare di Cagliari: non è bellissimo, ma c'è. Mi consente fra
l'altro di parlare di questo simpatico giardinetto, che si sviluppa alla fine di via Della Pineta fino all'incrocio con via Cagna. Come vedete ha la particolarità del fondo che è stato lasciato roccioso al naturale, con un tono di rusticità molto gradevole. Oltre alla Ginestra sono presenti Carrubi e Parkinsonie.
La Ginestra in questione sta iniziando adesso la fioritura, una giusta via di mezzo temporale fra la ginestra selvatica, la cui fioritura è pienamente esplosa, e le sue sorelle di montagna, la cui fioritura comincia a giugno.
Guardate la delicatezza del fiorellino nella foto sotto, che mette in evidenza fra l'altro l'attacco diretto al ramo.
Insomma, un altro "prodotto" locale di cui andare fieri.
venerdì 8 aprile 2011
Il verde del semaforo - Terza puntata, l'Ippocastano
Questa terza puntata del verde semaforico è dedicata ad un determinato albero, che si trova in cima a via Sarpi, all'incrocio con via Castiglione. Vi presento subito l'albero in questione, in questi giorni con il suo vestito migliore:
Guardate con quale orgoglio questo Ippocastano, Aesculus Hippocastanum, mostra le sue pannocchie erette di fiorellini agli automobilisti fermi al semaforo! Questo esemplare isolato è in realtà un pioniere, che preannuncia il doppio filare di suoi fratelli che risiedono lungo via Castiglione.
In qualità di pioniere, però, è in leggero anticipo di fioritura, per mostrare quello che sarà la via Castiglione nel giro di qualche settimana.
Degli ippocastani abbiamo già parlato, post del 1/11/2010, in termini non positivi, nel senso che non sono alberi adatti a Cagliari; infatti la bellezza di questo periodo, diciamo di 3 mesi fino ad inizio estate, è compensata dalla sofferenza durante il grande caldo, che li fa rattristare già da luglio-agosto.
A maggior ragione dobbiamo godere di queste piante nel periodo attuale; fra l'altro, sempre per quanto detto, non crescono moltissimo, almeno rispetto ai loro fratelli delle città del centro-nord; questo però è anche un vantaggio per noi, perchè è molto più godibile, per l'essere umano che lo guarda dal basso, un albero di qualche metro di altezza che non un bestione alto 15 o 20 metri.
Certo che con un albero di 20 metri non sarei stato in grado di riprendere la pannocchia fotografata a sinistra!
Pertanto, basta lamentele ed andiamo a goderci i nostri Ippocastani!
Guardate con quale orgoglio questo Ippocastano, Aesculus Hippocastanum, mostra le sue pannocchie erette di fiorellini agli automobilisti fermi al semaforo! Questo esemplare isolato è in realtà un pioniere, che preannuncia il doppio filare di suoi fratelli che risiedono lungo via Castiglione.
In qualità di pioniere, però, è in leggero anticipo di fioritura, per mostrare quello che sarà la via Castiglione nel giro di qualche settimana.
Degli ippocastani abbiamo già parlato, post del 1/11/2010, in termini non positivi, nel senso che non sono alberi adatti a Cagliari; infatti la bellezza di questo periodo, diciamo di 3 mesi fino ad inizio estate, è compensata dalla sofferenza durante il grande caldo, che li fa rattristare già da luglio-agosto.
A maggior ragione dobbiamo godere di queste piante nel periodo attuale; fra l'altro, sempre per quanto detto, non crescono moltissimo, almeno rispetto ai loro fratelli delle città del centro-nord; questo però è anche un vantaggio per noi, perchè è molto più godibile, per l'essere umano che lo guarda dal basso, un albero di qualche metro di altezza che non un bestione alto 15 o 20 metri.
Certo che con un albero di 20 metri non sarei stato in grado di riprendere la pannocchia fotografata a sinistra!
Pertanto, basta lamentele ed andiamo a goderci i nostri Ippocastani!
martedì 5 aprile 2011
Il popolo viola
Non mi riferisco naturalmente ad un movimento politico con il titolo di questo post, ma alla moltitudine di grappoli viola che abbelliscono la città in questi giorni: le piante di Glicine fiorite.
La Wisteria Sinensis, questo è il nome scientifico del Glicine, è una leguminosa rampicante, nota a tutti per la bellezza della fioritura e per l'eleganza della pianta nel suo insieme. E' cugina, fra le altre, del Citiso (post del 6/2/11), ed ha anch'essa i fiori papilionacei, però riuniti in grappoli (racemi).
La specifica pianta di Glicine che mi ha spinto a scrivere di lei è, credo, una delle più grandi di Cagliari, almeno per estensione ed altezza, e si trova in via Canepa, quartiere di San Benedetto.
Come si vede dalle foto, la pianta in questione ricopre una facciata di tre piani, e non disdegna di appendersi anche ai cespugli che le sono attorno.
Purtroppo le fotografie non rendono piena giustizia alla bellezza di questo Glicine, sia perchè la strada è stretta e non consente una piena inquadratura, sia perchè dalle fotografie non si apprezza il profumo! Chi può faccia una passeggiata ad ammirarla, merita.
La Wisteria Sinensis, questo è il nome scientifico del Glicine, è una leguminosa rampicante, nota a tutti per la bellezza della fioritura e per l'eleganza della pianta nel suo insieme. E' cugina, fra le altre, del Citiso (post del 6/2/11), ed ha anch'essa i fiori papilionacei, però riuniti in grappoli (racemi).
La specifica pianta di Glicine che mi ha spinto a scrivere di lei è, credo, una delle più grandi di Cagliari, almeno per estensione ed altezza, e si trova in via Canepa, quartiere di San Benedetto.
Come si vede dalle foto, la pianta in questione ricopre una facciata di tre piani, e non disdegna di appendersi anche ai cespugli che le sono attorno.
Purtroppo le fotografie non rendono piena giustizia alla bellezza di questo Glicine, sia perchè la strada è stretta e non consente una piena inquadratura, sia perchè dalle fotografie non si apprezza il profumo! Chi può faccia una passeggiata ad ammirarla, merita.
domenica 3 aprile 2011
Un'altra pianta che scappa di casa
Questo post nasce, e con piacere, da una richiesta esplicita formulata da Valeria, che mi chiede di individuare alcune piante bellissime viste in un giardino condominiale.
Parliamo delle belle palazzine che sorgono fra via Genneruxi e via S.Benedetto, all'angolo del semaforo: dalla parte di via Genneruxi, di fronte all'edicola, c'è il passo carrabile e, subito all'interno, questo opulento esemplare.
Di che cosa si tratta? Ho fatto le mie ricerche, e credo di non sbagliarmi se dico che quest'albero è stretto parente di una pianta d'appartamento che la gran parte di noi conosce, di fatto se non di nome: è una Schefflera.
Non è una novità assoluta: in realtà, guardando nei giardini, si vedono spesso delle Schefflere, magari non così grandi, magari quelle a foglie piccole e screziate d'appartamento, però se ne vedono sempre di più: ci troviamo dunque a parlare di una famiglia di piante che, come i già citati Ficus Beniamina e Ficus Elastica (post del 3/11/10) stanno provando a scappare di casa, ottenendo anche delle belle soddisfazioni.
Da un punto di vista più scientifico, l'albero in questione è una Schefflera Actinophylla, specie più propensa alla vita all'aperto della cugina pianta d'appartamento Schefflera Arboricola, che però anch'essa mostra, a Cagliari, un sempre maggiore adattamento climatico all'esterno, almeno in giardini riparati dal vento.
Tornando alla Schefflera Actinophylla, il suo nome deriva dalla foglia composta con le foglioline disposte a raggiera (fino a 16 per foglia), come si può apprezzare dal particolare a fianco.
Gli esemplari di via Genneruxi non sono però gli unici in città, anche se non ne ho visto altri così belli; ecco qui a destra un altro esemplare, ripreso in via Machiavelli.
In conclusione, mi rendo conto che un'altro dei presupposti del blog, quello di non parlare di piante d'appartamento, è crollato; per giustificarmi, posso dire che la colpa è delle piante, che non sanno stare al loro posto!
Parliamo delle belle palazzine che sorgono fra via Genneruxi e via S.Benedetto, all'angolo del semaforo: dalla parte di via Genneruxi, di fronte all'edicola, c'è il passo carrabile e, subito all'interno, questo opulento esemplare.
Di che cosa si tratta? Ho fatto le mie ricerche, e credo di non sbagliarmi se dico che quest'albero è stretto parente di una pianta d'appartamento che la gran parte di noi conosce, di fatto se non di nome: è una Schefflera.
Non è una novità assoluta: in realtà, guardando nei giardini, si vedono spesso delle Schefflere, magari non così grandi, magari quelle a foglie piccole e screziate d'appartamento, però se ne vedono sempre di più: ci troviamo dunque a parlare di una famiglia di piante che, come i già citati Ficus Beniamina e Ficus Elastica (post del 3/11/10) stanno provando a scappare di casa, ottenendo anche delle belle soddisfazioni.
Da un punto di vista più scientifico, l'albero in questione è una Schefflera Actinophylla, specie più propensa alla vita all'aperto della cugina pianta d'appartamento Schefflera Arboricola, che però anch'essa mostra, a Cagliari, un sempre maggiore adattamento climatico all'esterno, almeno in giardini riparati dal vento.
Tornando alla Schefflera Actinophylla, il suo nome deriva dalla foglia composta con le foglioline disposte a raggiera (fino a 16 per foglia), come si può apprezzare dal particolare a fianco.
Gli esemplari di via Genneruxi non sono però gli unici in città, anche se non ne ho visto altri così belli; ecco qui a destra un altro esemplare, ripreso in via Machiavelli.
In conclusione, mi rendo conto che un'altro dei presupposti del blog, quello di non parlare di piante d'appartamento, è crollato; per giustificarmi, posso dire che la colpa è delle piante, che non sanno stare al loro posto!
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