Quando ho parlato del Ricino, Ricinus Communis (post del 12/2/11), ho avuto la sensazione di lasciare le cose a metà. Infatti la pianta oggetto di quel post, indicatami dal lettore Giuseppe, è così peculiare, nella sua abnorme dimensione di albero cittadino, da non rappresentare la categoria, lo standard cagliaritano del Ricino.
Presento lo standard cagliaritano, qui a destra: dimensione di cespuglio arruffato e ripetitivo, distribuito spesso ai lati delle strade di periferia, in zone incolte e degradate, invisibile agli occhi degli automobilisti frettolosi. Eppure qui siamo ad un passo dal centro, in via dei Conversi.
Ecco perchè, ribadisco quanto già detto nel precedente post, questa bella pianta per essere apprezzata deve essere estratta dal contesto di terreno abbandonato, ed immaginata magari in mezzo ad un prato verde, curata e tenuta a freno rispetto alle sue ansie di colonizzazione del terreno circostante. Il particolare della foto di sinistra le rende giustizia, con il colore rosso ruggine delle foglie e l'apparire dell'infiorescenza, che darà luogo ai bei fiori stellati nei mesi venturi.
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venerdì 25 febbraio 2011
sabato 19 febbraio 2011
Monte Claro
Il Monte Claro è un enorme (per le dimensioni di Cagliari) spazio verde, suddiviso in due parti non comunicanti, altrettanto interessanti per gli amanti del verde e delle passeggiate: il poco noto ex manicomio di Villa Clara, oggi Cittadella della salute in gestione alla ASL, con ingresso da viale Ciusa/via Romagna, ed il notissimo Parco di Monte Claro, meta apprezzata dai cagliaritani da circa un decennio o poco più, attiguo alla cittadella ma con ingresso dal lato opposto del colle, da via Cadello.
La cittadella della salute merita di essere visitata anche da chi non abbia, anzi soprattutto da chi non abbia, esigenze sanitarie da soddisfare, per il solo piacere di percorrere i grandi spazi verdi ed apprezzare i bei padiglioni ristrutturati. La strada interna sale fino alla villa Clara, che però “appartiene” al parco dirimpettaio, e si snoda fra vecchi e ancora sani Pini d’Aleppo e macchia mediterranea, alternati con Carrubi. Ci sono anche alcune Fitolacche, piuttosto brutte per aver subito in passato potature scriteriate.
Nella parte bassa ci sono diversi mandorli, ora a fine fioritura, come si nota dalla foto qui sotto.
Il parco di Monte Claro, invece, è noto a tutti i cagliaritani, per cui non mi dilungherò a descriverlo; posso solo dire che quando sarà completata la ristrutturazione di Villa Clara, tuttora in corso, ed il suo utilizzo come Biblioteca Provinciale, sarà veramente un bel complesso. Naturalmente, e non sarà facile con questi chiari di luna, speriamo che si riesca a garantire il dovuto livello di manutenzione e di cura del verde.
Molti alberi del parco, piantati in occasione della sua preparazione, cominciano ad essere di notevoli dimensioni ed a caratterizzarne le zone in maniera netta; mi voglio riferire in particolare alla zona delle Palme, ben sistemata dagli architetti del verde, ed al buon numero di Sterculie, che si stanno adattando splendidamente. Ricordo a questo proposito la bellissima fioritura fotografata l’estate scorsa (post del 1/11/2010).
Ecco qui sotto alcuni esemplari di Archontophoenix Alexandrae (post del 29/1/2011) nella zona delle palme, ed un esemplare di Sterculia che dichiara il suo stato di ottima salute.
lunedì 14 febbraio 2011
La (ex) passeggiata alberata di via Roma
Premessa: questo è un post dedicato alla nostalgia del passato, come si evince già dal titolo; prometto, soprattutto ai giovani, che non lo farò spesso.
La passeggiata pavimentata di cui parlo era quella che oggi è un parcheggio asfaltato, compresa fra i giardinetti della darsena, di fronte al palazzo del Consiglio Regionale, ed il semaforo di fronte alla Rinascente. Oggi nessuno oserebbe andare a passeggiare lì, e ben altri sono gli interessi per chi ci entra a cercare parcheggio che apprezzare gli alberi che abitano quella striscia di asfalto.
Molti, ma molti anni fa, quella era la passeggiata per eccellenza dei cagliaritani, e contendeva il primato al viale Buoncammino; io bambino ci andavo con mio padre, che lavorava all’ENEL (allora SES), la sera tardi, a seconda delle stagioni con il buio o al tramonto, che si apprezzava particolarmente. Mentre mio padre passeggiava, chiacchierando con colleghi, io vivevo inconsapevolmente con gli alberi, toccandoli e giocandoci assieme: c’erano sicuramente già le palme delle Canarie (post del 28/11/10) e c’erano oleandri, forse non ancora gli attuali Siliquastri (post del 8/11/10): era la fine degli anni 50, ed era bello.
Il secondo ricordo è di una decina di anni dopo: da liceale prima, da universitario poi, mi trovavo con gli amici a “fare vasche” in via Roma , vasche che venivano da noi preferite come abitudine a quelle in via Dante; mi piace credere che fosse per via degli alberi, anche se in realtà degli alberi non ce ne fregava niente, perché altri erano i nostri pensieri di ventenni.
Dopodiché, decenni di saltuaria frequentazione, il lavoro, la famiglia, l'abitare lontano; però ogni volta che ci passavo, apprezzavo e dicevo a me stesso: ci devo venire più spesso.
Poi è successa la trasformazione, e oggi la (ex) passeggiata è così:
Gli alberi continuano ad essere belli, nel periodo di fioritura per quanto riguarda i siliquastri, e in ogni periodo per quanto riguarda le palme, con il loro fascino discreto ed elegante; ma chi riesce più ad apprezzare, nel mare di asfalto e di auto? Chi va a godersi un tramonto da lì ? Cosa rispondiamo ai turisti quando ci chiedono come noi cagliaritani permettiamo il permanere di questo obbrobrio?
Io non voglio porre questioni politiche, ma sono molto arrabbiato con gli amministratori cittadini che hanno deciso di cancellare la passeggiata (ci avevano anche fatto credere che fosse una soluzione provvisoria, molti e molti anni fa ……), e con quelli che, successivamente e fino ad oggi, non hanno deciso di restituirla ai pedoni.
Forse oggi, formulo un pensiero cattivo, a qualcuno farebbe piacere che le palme venissero uccise da quel maledetto insetto infestante che sta prendendo piede anche da noi, il Punteruolo rosso, per facilitare il processo di ridisegno urbano della zona; di questo processo troppi e per troppo tempo si sono riempiti la bocca, perché possiamo avere fiducia in una sua prossima realizzazione.
Perché allora, intanto che aspettiamo questo futuro che non vuole arrivare, non ripristiniamo questo spazio pedonale, che sarebbe fra l’altro una cosa molto semplice da farsi ?
Finisco qui, con un’altra immagine rappresentata dall’infilata di alberi senza le auto (fatta con le braccia in alto e successivamente ritagliata, per riuscirci); lascio ai lettori il confronto.
sabato 12 febbraio 2011
Il Ricino
Ricevo una e-mail da Giuseppe che, abitando nella zona di via Nuoro, incontra tutti i giorni un albero che mi chiede di riconoscere; mi dice anche che è facile individuarlo, perchè è l'unico albero della via.
Con queste informazioni sono andato in via Nuoro e, poichè effettivamente non ci sono altri alberi, credo che non ci sia da sbagliare: parliamo di un Ricino, Ricinus Communis.
Si trova a metà circa della strada, all'interno di una proprietà diroccata e completamente abbandonata, ad occhio e croce, da decenni.
Il Ricino è molto conosciuto, sia per il terribile utilizzo che è stato fatto nel periodo del fascismo con l'olio estratto dai semi, sia perchè è piuttosto diffuso soprattutto nei terreni periferici abbandonati ed incolti, avendo carattere infestante. Devo dire che, proprio per quanto detto, l'esemplare in esame è peculiare, sia perchè siamo in pieno centro città, sia per le ragguardevoli dimensioni, come si vede confrontandolo con la palazzina a fianco. Normalmente in Italia ha le caratteristiche di un arbusto, basso e quasi privo di tronco, salvo nelle regioni africane tropicali di origine, dove raggiunge i 10 metri; questo conferma certe particolarità del nostro clima alle quali abbiamo già accennato.
Il Ricino è una bella pianta, con grande foglia palmato/lobata (tipo quella dell'Acero o del Platano) come si può apprezzare nella foto in controluce a fianco. Oggi, che l'utilizzo degli olii estratti dai semi è molto diminuito, sono state costituite molte varietà ornamentali con colori di foglie, fiori e costolature che le rendono molto attraenti.
Il fiore femminile è bello anche nella specie più comune, con pannocchie rosse e stami che si dipartono a stella dal
singolo fiore; i frutti, che vediamo aperti nella foto a sinistra del nostro esemplare, sono capsule con tre semi, che assomigliano a fagioli e sono molto velenosi. Poichè il seme ha anche un aspetto gradevole, raccomando a genitori e nonni che passano in via Nuoro di stare attenti ai propri bambini piccoli!
Ringrazio Giuseppe per avermi dato l'opportunità di trattare questo interessante albero che, fra l'altro, non avevo ancora trattato.
Con queste informazioni sono andato in via Nuoro e, poichè effettivamente non ci sono altri alberi, credo che non ci sia da sbagliare: parliamo di un Ricino, Ricinus Communis.
Si trova a metà circa della strada, all'interno di una proprietà diroccata e completamente abbandonata, ad occhio e croce, da decenni.
Il Ricino è molto conosciuto, sia per il terribile utilizzo che è stato fatto nel periodo del fascismo con l'olio estratto dai semi, sia perchè è piuttosto diffuso soprattutto nei terreni periferici abbandonati ed incolti, avendo carattere infestante. Devo dire che, proprio per quanto detto, l'esemplare in esame è peculiare, sia perchè siamo in pieno centro città, sia per le ragguardevoli dimensioni, come si vede confrontandolo con la palazzina a fianco. Normalmente in Italia ha le caratteristiche di un arbusto, basso e quasi privo di tronco, salvo nelle regioni africane tropicali di origine, dove raggiunge i 10 metri; questo conferma certe particolarità del nostro clima alle quali abbiamo già accennato.
Il Ricino è una bella pianta, con grande foglia palmato/lobata (tipo quella dell'Acero o del Platano) come si può apprezzare nella foto in controluce a fianco. Oggi, che l'utilizzo degli olii estratti dai semi è molto diminuito, sono state costituite molte varietà ornamentali con colori di foglie, fiori e costolature che le rendono molto attraenti.
Il fiore femminile è bello anche nella specie più comune, con pannocchie rosse e stami che si dipartono a stella dal
singolo fiore; i frutti, che vediamo aperti nella foto a sinistra del nostro esemplare, sono capsule con tre semi, che assomigliano a fagioli e sono molto velenosi. Poichè il seme ha anche un aspetto gradevole, raccomando a genitori e nonni che passano in via Nuoro di stare attenti ai propri bambini piccoli!
Ringrazio Giuseppe per avermi dato l'opportunità di trattare questo interessante albero che, fra l'altro, non avevo ancora trattato.
giovedì 10 febbraio 2011
Piazza del Carmine
Per la serie "angoli di città" parliamo oggi di piazza del Carmine, che non è propriamente un angolo, avendo una superficie, rettangolare, di circa 5000 mq. E' infatti una delle piazze più grandi di Cagliari, ma soprattutto è una delle poche vere piazze, essendo stata progettata e realizzata come tale nell'800; questo la rende ancora più apprezzabile da parte dei cagliaritani, che la frequentano molto anche per il mercatino domenicale.
Fatta questa brevissima premessa urbanistica, veniamo al nostro interesse primario, e cioè alla descrizione delle piante che la abitano: come si vede dalla vista d'insieme a destra,
la piazza è circondata, in tutti i 4 lati, da maestosi Ficus Retusa (post del 3/11/2010), che la caratterizzano in maniera indissolubile, e la cui presenza prosegue poi lungo il viale Trieste.
All'interno del perimetro di piazza costituito dal primo filare c'è poi un secondo filare, costituito anch'esso da Ficus però alternati con altre essenze.
Gli unici altri alberi di alto fusto sono alcuni esemplari di Washingtonia Filifera (post del 28/11/2010), come si vede nella foto a sinistra; nella stessa foto, a destra della palma, si nota un esemplare di Callystemon (post del 19/11/2010), adesso piuttosto spento, che si fa compagnia con diversi altri esemplari della stessa specie. Ancora più a destra, se ingrandite la foto, riconoscete un esemplare di palma nana (post del 28/11/2010) ed un cespuglio di Aloe Vera, cugina di quella del post del 31/1/2011.
Ci sono poi, vedi anche la foto a destra, molte altre palme ed assimilate, diverse Cycas purtroppo malmesse (credo perchè maltrattate dalla inciviltà degli umani), alcune Dracaene ed alcune altre che non ho classificato.Altre palme, infine, nell'aiuola centrale, a fare da corona al piedistallo della statua.
Insomma una bella piazza anche dal punto di vista delle piante, se solo le aiuole fossero un po' più rispettate.
Fatta questa brevissima premessa urbanistica, veniamo al nostro interesse primario, e cioè alla descrizione delle piante che la abitano: come si vede dalla vista d'insieme a destra,
la piazza è circondata, in tutti i 4 lati, da maestosi Ficus Retusa (post del 3/11/2010), che la caratterizzano in maniera indissolubile, e la cui presenza prosegue poi lungo il viale Trieste.
All'interno del perimetro di piazza costituito dal primo filare c'è poi un secondo filare, costituito anch'esso da Ficus però alternati con altre essenze.
Gli unici altri alberi di alto fusto sono alcuni esemplari di Washingtonia Filifera (post del 28/11/2010), come si vede nella foto a sinistra; nella stessa foto, a destra della palma, si nota un esemplare di Callystemon (post del 19/11/2010), adesso piuttosto spento, che si fa compagnia con diversi altri esemplari della stessa specie. Ancora più a destra, se ingrandite la foto, riconoscete un esemplare di palma nana (post del 28/11/2010) ed un cespuglio di Aloe Vera, cugina di quella del post del 31/1/2011.
Ci sono poi, vedi anche la foto a destra, molte altre palme ed assimilate, diverse Cycas purtroppo malmesse (credo perchè maltrattate dalla inciviltà degli umani), alcune Dracaene ed alcune altre che non ho classificato.Altre palme, infine, nell'aiuola centrale, a fare da corona al piedistallo della statua.
Insomma una bella piazza anche dal punto di vista delle piante, se solo le aiuole fossero un po' più rispettate.
domenica 6 febbraio 2011
L'inebriante Cytiso
Ci sono ricascato. Anche oggi i miei proponimenti di non occuparmi di cespugli, per ignoranza e predilezione per gli alberi, vengono meno, di fronte al bellissimo esemplare di cui vi voglio parlare.
Alcuni giorni fa passavo per via Ponchielli (prolungamento di via Pergolesi dopo attraversato largo Gennari) e sono stato colpito da un profumo bellissimo, prima ancora che dalla vista della pianta; sono tornato con la macchina fotografica, ed ecco qua:
Si tratta di un alberetto, più che di un cespuglio, a riprova che con il nostro clima il confine è spesso labile (vedi il Terebinto, post del 7/1/11); comunque, dopo aver esaminato un suo rametto fiorito, ed aver ancora apprezzato il suo splendido profumo, lo ho identificato in un Cytisus Albus (o, come ipotesi alternativa, Genista Monosperma, cioè una Ginestra, con la quale alcuni Citisi sono somigliantissimi).
Questo arbusto appartiene, tanto per gradire, alla famiglia delle Leguminose, e precisamente alla sottofamiglia delle Papilionacee, caratterizzata dai fiori che ricordano le farfalle. E' cugino, per citare solo alcune specie già trattate, della Robinia e della Sophora, per non dire della notissima Ginestra, tutte con i fiorellini papilionacei e profumati.
Ecco a destra un particolare che ci fa apprezzare l'esplosione dei fiorellini; questi ultimi sono formati, ed è una caratteristica di tutte le papilionacee, da un petalo più grande, eretto, da due petali uniti fra loro, e da altri due petali laterali divergenti.
La particolarità dell'esemplare esaminato, tornando a guardare la foto grande, è che ha un aspetto più di albero che di cespuglio, con un tronco formato e ben distinto dai rami. Le piante che hanno queste caratteristiche vengono indicate dai tecnici come suffrutici, con tronco breve e rami erbacei che si rigenerano, così come le foglie, da un anno all'altro.
Alcuni giorni fa passavo per via Ponchielli (prolungamento di via Pergolesi dopo attraversato largo Gennari) e sono stato colpito da un profumo bellissimo, prima ancora che dalla vista della pianta; sono tornato con la macchina fotografica, ed ecco qua:
Si tratta di un alberetto, più che di un cespuglio, a riprova che con il nostro clima il confine è spesso labile (vedi il Terebinto, post del 7/1/11); comunque, dopo aver esaminato un suo rametto fiorito, ed aver ancora apprezzato il suo splendido profumo, lo ho identificato in un Cytisus Albus (o, come ipotesi alternativa, Genista Monosperma, cioè una Ginestra, con la quale alcuni Citisi sono somigliantissimi).
Questo arbusto appartiene, tanto per gradire, alla famiglia delle Leguminose, e precisamente alla sottofamiglia delle Papilionacee, caratterizzata dai fiori che ricordano le farfalle. E' cugino, per citare solo alcune specie già trattate, della Robinia e della Sophora, per non dire della notissima Ginestra, tutte con i fiorellini papilionacei e profumati.
Ecco a destra un particolare che ci fa apprezzare l'esplosione dei fiorellini; questi ultimi sono formati, ed è una caratteristica di tutte le papilionacee, da un petalo più grande, eretto, da due petali uniti fra loro, e da altri due petali laterali divergenti.
La particolarità dell'esemplare esaminato, tornando a guardare la foto grande, è che ha un aspetto più di albero che di cespuglio, con un tronco formato e ben distinto dai rami. Le piante che hanno queste caratteristiche vengono indicate dai tecnici come suffrutici, con tronco breve e rami erbacei che si rigenerano, così come le foglie, da un anno all'altro.
venerdì 4 febbraio 2011
La signora Araucaria - Seconda puntata
Nel post del 17/12/2010 avevo trattato con tutti gli onori questo albero, ed in particolare la specie Araucaria Excelsa, che fa parte indissolubilmente della città, dal centro storico al litorale del Poetto.
Avevo citato, nel discorso fatto, l'esemplare storico di via Giardini, dicendo che era l'albero più alto della città. Oggi sono stimolato a riprendere il discorso, riguardante questo particolare esemplare, da un bell'articolo di Lello Caravano su L'Unione Sarda di oggi 4 febbraio, di cui riporto lo stralcio che ci interessa:
Avevo citato, nel discorso fatto, l'esemplare storico di via Giardini, dicendo che era l'albero più alto della città. Oggi sono stimolato a riprendere il discorso, riguardante questo particolare esemplare, da un bell'articolo di Lello Caravano su L'Unione Sarda di oggi 4 febbraio, di cui riporto lo stralcio che ci interessa:
"L'ALBERO DI 40 METRI Rina - oggi vedova, sei figli, sei nipoti - è una donna tenace. Mite ma decisa. Quando decide di battersi, non si ferma. Lo fece anni fa per la sua araucaria. Il monumento verde che sfiora i 40 metri d'altezza, un simbolo della città: domina il paesaggio, le radici sono saldamente piantate nel giardino di casa Loi-Congiu, vicolo settimo San Giovanni, a due passi dal convento delle monache Sacramentine. È un albero storico: sopravvissuto al tempo e alle bombe che squassarono Cagliari nel 1943 (e distrussero altri esemplari di questa pianta, come quello sul bastione di Saint Remy, crollato sotto la pioggia di proiettili insieme con l'arco poi ricostruito). A guerra finita, all'ombra dei suoi rami sempre verdi si ballava e si eleggeva miss araucaria. Anni fa, il Comune raccolse il suo appello e intervenne per salvare il patriarca verde un po' malandato. Quattro anni fa il gigante è stato dichiarato esemplare monumentale , il servizio del Verde pubblico ora garantisce cura e manutenzione. Pur di salvare il suo albero, Rina Congiu saliva i gradini e si presentava alla redazione del nostro giornale. L'ha fatto anche alcuni anni fa per sollecitare la realizzazione di un corrimano. E visto che nessuno le dava una risposta, si è rifatta ancora una volta le faticose scale. Come un tempo, lascia in segretaria le sue lettere: Congiu Bonaria (Araucaria) , è la sua firma. E tutti capiscono. Chiede solo che la sua richiesta (definirla protesta sarebbe troppo) arrivi sulla scrivania giusta".
Non voglio aggiungere alcunchè a questo racconto, ma lo porto all'attenzione dei miei lettori sia perchè è una delle poche occasioni in cui ormai i giornali parlano di alberi (che sia anche questo un segno dei tempi?), sia perchè trovo bellissimo, anche nell'assonanza, il modo di firmarsi della signora Bonaria: due signore, Bonaria ed Araucaria, in un sol colpo, il massimo!