Nel dicembre di un anno fa (post del 17/12/10) avevo parlato in maniera abbastanza diffusa della Araucaria Excelsa, albero che caratterizza in maniera significativa la nostra città, sia da un punto di vista paesaggistico che, vorrei dire, storico. Data la sua importanza, ed il mio personale apprezzamento, gli ho dedicato anche una seconda puntata, riferita al grande esemplare di Castello.
Nel post di dicembre avevo anche citato l'Araucaria del Cile, Araucaria Araucana, senza però poter proporre fotografie; infatti non conosco l'esistenza di esemplari cagliaritani, e non ne capisco il perchè, dato che questo è un albero elegantissimo, come vedrete.
Vi presento infatti un esemplare, fotografato all'interno di un giardino alla periferia di Villanova Strisaili, che mi sembra si dichiari da solo.
Guardate la simmetria ed il portamento di questo alberello, che sembra essersi adattato allo standard dimensionale sardo: nei paesi di origine, Cile ed Argentina, raggiunge i 50 metri! Nè si può dire che sia molto giovane, dato che è già dotato di strobili (coni femminili), che pare non compaiano prima dei 30 anni di vita; ecco qui sotto la dimostrazione.
Si intravvede il cono tondeggiante, sulla destra nella foto, di colore rossastro; si vedono bene qui anche le foglie, formate da squame triangolari sovrapposte una sull'altra (embricate è il termine tecnico), appuntite e spinose.
E, a dimostrazione della spinosità delle foglie e di quanto questa pianta sia suggestiva, ecco nel particolare a destra la cima di un rametto, da cui si nota anche l'inserimento delle foglioline con progressione a spirale.
Insomma, non è nè soffice nè comoda da accarezzare, ma qualche bell'esemplare di Monkey Puzzle ce lo meriteremmo anche a Cagliari!
Oggi il cesto dei post propone...
Oggi il cesto dei post propone... Le stagioni della Melia
venerdì 30 dicembre 2011
lunedì 26 dicembre 2011
Il Ligustro
Vi presento oggi un altro arbusto-albero, cioè una pianta che può assumere la doppia veste a seconda di come viene fatto crescere: il Ligustro. Appartiene alla famiglia delle Oleaceae, ed è presente a Cagliari in 3 o 4 specie, la più nota delle quali è il Ligustrum Lucidum.
Elemento di riconoscimento tipico di questo arbusto sono i frutti, piccole bacche sferiche nere lungamente persistenti sulla pianta, presenti in abbondanza come si nota nel particolare della foto sotto.
Le piante che hanno attirato la mia attenzione, e che vi propongo qui, si trovano a Genneruxi, nello slargo di via Lione, e non appartengono alla specie Lucidum, ma sono un gruppo di Ligustrum Ovalifolium, in una varietà in cui le foglie hanno il margine giallo.
Come si vede dalla foto di insieme del gruppo, si tratta in questo caso di veri e propri alberi, sempreverdi e molto gradevoli: meriterebbero una maggiore diffusione, tenuto anche conto della profumata fioritura estiva, oltre che della resistenza all'inquinamento ed alla siccità.
Il Ligustro può essere, da noi non specialisti, confuso con il Viburno (post del 6/3/11) perchè, a parte il nome consonante che fa confusione di suo, le due piante hanno bacche abbastanza simili; per distinguere l'uno dall'altro, a parte il diverso periodo di fioritura, è utile esaminare la foglia, che nel Ligustro è più liscia e coriacea, ed ha la caratteristica dei lembi orientati verso l'alto, come se le foglie non fossero completamente aperte.
Elemento di riconoscimento tipico di questo arbusto sono i frutti, piccole bacche sferiche nere lungamente persistenti sulla pianta, presenti in abbondanza come si nota nel particolare della foto sotto.
Le piante che hanno attirato la mia attenzione, e che vi propongo qui, si trovano a Genneruxi, nello slargo di via Lione, e non appartengono alla specie Lucidum, ma sono un gruppo di Ligustrum Ovalifolium, in una varietà in cui le foglie hanno il margine giallo.
Come si vede dalla foto di insieme del gruppo, si tratta in questo caso di veri e propri alberi, sempreverdi e molto gradevoli: meriterebbero una maggiore diffusione, tenuto anche conto della profumata fioritura estiva, oltre che della resistenza all'inquinamento ed alla siccità.
Il Ligustro può essere, da noi non specialisti, confuso con il Viburno (post del 6/3/11) perchè, a parte il nome consonante che fa confusione di suo, le due piante hanno bacche abbastanza simili; per distinguere l'uno dall'altro, a parte il diverso periodo di fioritura, è utile esaminare la foglia, che nel Ligustro è più liscia e coriacea, ed ha la caratteristica dei lembi orientati verso l'alto, come se le foglie non fossero completamente aperte.
giovedì 22 dicembre 2011
Olivo, Olivastro e Fillirea
Ho voluto affiancare già nel titolo questi tre alberi, sia perchè appartengono alla stessa famiglia, quella delle Oleaceae, sia perchè sono estremamente rappresentativi della flora sarda.
Quando parliamo di Olivo ci riferiamo normalmente alla pianta coltivata, Olea europaea sativa; al di là delle coltivazioni per la produzione di olio ed olive da tavola, quest'albero ha anche una grande valenza ornamentale, soprattutto quando è ben curato.
A Cagliari l'Olivo era molto presente fino a qualche decennio fa come residuo di coltivazioni agrarie, per esempio alle falde di Monte Urpinu. I miei coetanei ricorderanno l'"Uliveto" per antonomasia, nella zona dove oggi è via Scano; ai più giovani consiglio di percorrere il giardino-scarpata davanti alla chiesa, ai lati della scalinata, dove vivono alcuni esemplari in ottimo stato di salute. Oggi ritroviamo spesso l'Olivo proposto come pianta ornamentale, singola o in piccoli gruppi. Ne abbiamo già parlato nel blog, e vi rimando ai relativi post (18/10/11, ma anche 23/1/11 ).
Devo dire però che gli Olivi più belli, con esemplari plurisecolari e maestosi nei loro tronchi contorti, li ho visti in Puglia; ecco a sinistra un gruppo di piante nella zona di Cisternino, in provincia di Brindisi.
L'Olivastro, o Oleastro, Olea Europea Oleaster, non è ovviamente una pianta cittadina, ma è comune in tutta la campagna sarda; Olivo ed Olivastro sono comunque oggetto di incroci, sia naturali che perseguiti dall'uomo, e danno luogo ad una serie grandissima di sottospecie.
L'Olivastro, essendo una pianta molto frugale, si adatta benissimo ai nostri terreni; essendo longeva e ad accrescimento lento, ha dato luogo ad esemplari strepitosi, noti agli appassionati anche al di fuori della Sardegna.
Cito solo, per non dilungarmi, gli esemplari di S.Maria Navarrese e quelli millenari di Luras sul lago Liscia, uno dei quali è fotografato a destra; spero che la foto renda una minima idea, anche se naturalmente questi alberi meritano una visita, per un pieno apprezzamento.
E, parlando di flora tipica sarda, non possiamo dimenticare la Fillirea, nelle due specie Phillyrea Latifolia e Phillirea Angustifolia, comunissima nelle nostre campagne, specialmente la specie a foglia stretta. Ha soprattutto un assetto arbustivo, e si accompagna alle altre specie tipiche del nostro sottobosco, quali il Mirto, il Lentisco, il Cisto, il Corbezzolo e, appunto, l'Olivastro.
Per vedere begli esemplari di Fillirea (Arrideli in sardo) si può andare per esempio sul monte Linas, sopra Villacidro.
Quando parliamo di Olivo ci riferiamo normalmente alla pianta coltivata, Olea europaea sativa; al di là delle coltivazioni per la produzione di olio ed olive da tavola, quest'albero ha anche una grande valenza ornamentale, soprattutto quando è ben curato.
A Cagliari l'Olivo era molto presente fino a qualche decennio fa come residuo di coltivazioni agrarie, per esempio alle falde di Monte Urpinu. I miei coetanei ricorderanno l'"Uliveto" per antonomasia, nella zona dove oggi è via Scano; ai più giovani consiglio di percorrere il giardino-scarpata davanti alla chiesa, ai lati della scalinata, dove vivono alcuni esemplari in ottimo stato di salute. Oggi ritroviamo spesso l'Olivo proposto come pianta ornamentale, singola o in piccoli gruppi. Ne abbiamo già parlato nel blog, e vi rimando ai relativi post (18/10/11, ma anche 23/1/11 ).
Devo dire però che gli Olivi più belli, con esemplari plurisecolari e maestosi nei loro tronchi contorti, li ho visti in Puglia; ecco a sinistra un gruppo di piante nella zona di Cisternino, in provincia di Brindisi.
L'Olivastro, o Oleastro, Olea Europea Oleaster, non è ovviamente una pianta cittadina, ma è comune in tutta la campagna sarda; Olivo ed Olivastro sono comunque oggetto di incroci, sia naturali che perseguiti dall'uomo, e danno luogo ad una serie grandissima di sottospecie.
L'Olivastro, essendo una pianta molto frugale, si adatta benissimo ai nostri terreni; essendo longeva e ad accrescimento lento, ha dato luogo ad esemplari strepitosi, noti agli appassionati anche al di fuori della Sardegna.
Cito solo, per non dilungarmi, gli esemplari di S.Maria Navarrese e quelli millenari di Luras sul lago Liscia, uno dei quali è fotografato a destra; spero che la foto renda una minima idea, anche se naturalmente questi alberi meritano una visita, per un pieno apprezzamento.
E, parlando di flora tipica sarda, non possiamo dimenticare la Fillirea, nelle due specie Phillyrea Latifolia e Phillirea Angustifolia, comunissima nelle nostre campagne, specialmente la specie a foglia stretta. Ha soprattutto un assetto arbustivo, e si accompagna alle altre specie tipiche del nostro sottobosco, quali il Mirto, il Lentisco, il Cisto, il Corbezzolo e, appunto, l'Olivastro.
Per vedere begli esemplari di Fillirea (Arrideli in sardo) si può andare per esempio sul monte Linas, sopra Villacidro.
lunedì 19 dicembre 2011
Il parco dell'ex Vetreria di Pirri
Non è certo il più grande, nè il più bello, nè il più alberato fra i parchi della città, ma è comunque un gradevole giardino, che svolge fra l'altro un ruolo fondamentale di sfogo verde, immerso come è nel centro di Pirri, in una delle zone più intasate di auto di Cagliari e del circondario.
Il cuore del parco è costituito da un fabbricato della ex vetreria, completamente ristrutturato e adibito a mostre e manifestazioni culturali; elemento centrale della foto a sinistra è un bell'esemplare di Ficus Retusa, probabilmente una vecchia pianta trapiantata con buon esito.
Il parco è dotato di ampi prati verdi, ben tenuti, e di alcune zone a destinazione definita (parco giochi, zona cani, anfiteatro).
Nella foto a destra, vicino all'ingresso su via Italia, un "cespuglione" di
Carrubo; sullo sfondo uno dei palazzi in costruzione attorno al perimetro del parco, che soffocherà purtroppo con la sua altezza la vista d'insieme.
Ecco a sinistra un altro punto di vista, che consente di apprezzare il prato, e dove si riconosce un Terebinto (post del 7/1/11) ed alcuni Lecci sulla sinistra.
Infine, vi presento uno dei due alberetti scultura che ci sono di fronte all'ingresso della palazzina: non li ho saputi riconoscere dal tronco e dai rami, dato che sono completamente spogli; so però che sono molto piacevoli alla vista anche così.
Il cuore del parco è costituito da un fabbricato della ex vetreria, completamente ristrutturato e adibito a mostre e manifestazioni culturali; elemento centrale della foto a sinistra è un bell'esemplare di Ficus Retusa, probabilmente una vecchia pianta trapiantata con buon esito.
Il parco è dotato di ampi prati verdi, ben tenuti, e di alcune zone a destinazione definita (parco giochi, zona cani, anfiteatro).
Nella foto a destra, vicino all'ingresso su via Italia, un "cespuglione" di
Carrubo; sullo sfondo uno dei palazzi in costruzione attorno al perimetro del parco, che soffocherà purtroppo con la sua altezza la vista d'insieme.
Ecco a sinistra un altro punto di vista, che consente di apprezzare il prato, e dove si riconosce un Terebinto (post del 7/1/11) ed alcuni Lecci sulla sinistra.
Infine, vi presento uno dei due alberetti scultura che ci sono di fronte all'ingresso della palazzina: non li ho saputi riconoscere dal tronco e dai rami, dato che sono completamente spogli; so però che sono molto piacevoli alla vista anche così.
lunedì 12 dicembre 2011
I Cedri - Seconda puntata
A distanza di quasi un anno da quando ho parlato dei Cedri per la prima volta (post del 20/12/10), mi sembra doveroso dedicare un altro post a questo albero di grande fascino, anche se il clima e l'altitudine di Cagliari non sono quelli più adatti.
Per questo motivo i Cedri sono molto più presenti nel verde privato, dove la voglia di bellezza travalica spesso le scelte razionali, che nel verde pubblico.
Ecco un bell'esemplare che svetta in un condominio di via Canepa; dovrebbe trattarsi di un Cedro dell'Atlante, Cedrus Atlantica, che è la specie più comune in Sardegna, presente anche con esemplari molto grandi nelle zone collinose e montane, come vedremo.
Ho usato il condizionale per l'identificazione perchè, nonostante la migliore buona volontà, non riesco a distinguere con certezza questa specie da quella Himalayana, Cedrus Deodara, pure presente a Cagliari (Piazza Trento, ingresso Giardini Pubblici).
La terza specie più conosciuta di Cedro, quello del Libano Cedrus Libani, forse a Cagliari non è presente, anche perchè alle citate difficoltà di clima si aggiungono le caratteristiche di crescita, che portano questa specie ad occupare grandi superfici, per via dei rami che nei palchi inferiori assumono la forma a candelabro; infatti questa specie si trova bene soprattutto nei grandi parchi, dove si trovano esemplari strepitosi, da rimanere a bocca aperta.
Dopo questo breve excursus, torniamo al nostro esemplare cittadino di via
Canepa, del quale possiamo apprezzare anche i coni (la struttura riproduttiva, chiamata anche impropriamente fiore) maschili nella foto a sinistra, che ancora stanno liberando il polline.
I coni femminili, posti sullo stesso albero (il Cedro è infatti una pianta monoica) sono i classici strobili-pigne, erette ed a forma di barile; non sono riuscito a fotografarli nel nostro albero, perchè sono molto in alto.
Volendovi mostrare anche le pigne, ecco allora un altro esemplare che ci viene in aiuto: è un albero che si trova nella casermetta della forestale sul Monte Linas e, dato che lì siamo in quota e in spazio libero, è un esemplare molto più grande di quello cittadino.
Guardate la bellezza di questo gruppo di pigne; se esaminiamo con attenzione la fotografia, oltre alle pigne chiuse possiamo individuare anche una pigna arrivata a maturità (più scura al centro della foto) e gli assi di sostegno, residuo di altre pigne che hanno già perso squame e semi.
Per questo motivo i Cedri sono molto più presenti nel verde privato, dove la voglia di bellezza travalica spesso le scelte razionali, che nel verde pubblico.
Ecco un bell'esemplare che svetta in un condominio di via Canepa; dovrebbe trattarsi di un Cedro dell'Atlante, Cedrus Atlantica, che è la specie più comune in Sardegna, presente anche con esemplari molto grandi nelle zone collinose e montane, come vedremo.
Ho usato il condizionale per l'identificazione perchè, nonostante la migliore buona volontà, non riesco a distinguere con certezza questa specie da quella Himalayana, Cedrus Deodara, pure presente a Cagliari (Piazza Trento, ingresso Giardini Pubblici).
La terza specie più conosciuta di Cedro, quello del Libano Cedrus Libani, forse a Cagliari non è presente, anche perchè alle citate difficoltà di clima si aggiungono le caratteristiche di crescita, che portano questa specie ad occupare grandi superfici, per via dei rami che nei palchi inferiori assumono la forma a candelabro; infatti questa specie si trova bene soprattutto nei grandi parchi, dove si trovano esemplari strepitosi, da rimanere a bocca aperta.
Dopo questo breve excursus, torniamo al nostro esemplare cittadino di via
Canepa, del quale possiamo apprezzare anche i coni (la struttura riproduttiva, chiamata anche impropriamente fiore) maschili nella foto a sinistra, che ancora stanno liberando il polline.
I coni femminili, posti sullo stesso albero (il Cedro è infatti una pianta monoica) sono i classici strobili-pigne, erette ed a forma di barile; non sono riuscito a fotografarli nel nostro albero, perchè sono molto in alto.
Volendovi mostrare anche le pigne, ecco allora un altro esemplare che ci viene in aiuto: è un albero che si trova nella casermetta della forestale sul Monte Linas e, dato che lì siamo in quota e in spazio libero, è un esemplare molto più grande di quello cittadino.
Guardate la bellezza di questo gruppo di pigne; se esaminiamo con attenzione la fotografia, oltre alle pigne chiuse possiamo individuare anche una pigna arrivata a maturità (più scura al centro della foto) e gli assi di sostegno, residuo di altre pigne che hanno già perso squame e semi.
giovedì 8 dicembre 2011
Un altro albero di Natale
Siamo oramai entrati in pieno nell’atmosfera natalizia, ed anch’io voglio dare il mio contributo, cercando però di stare in linea con lo spirito del blog e quindi, per usare una parola oggi molto di moda, in maniera sobria.
Non dirò quindi niente che possa sollecitare i consumi; questo compito lo lascio agli addobbi presenti nelle vie commerciali della nostra città, nei negozi e soprattutto nelle città mercato. In questi luoghi, a fronte di qualche buon risultato, esplode in molti casi purtroppo una fiera del finto, di cose luccicanti e di valenza estetica meno che mediocre.
Però fra gli addobbi delle vetrine, e spesso sono prorpio loro i più gradevoli ed allegri, spiccano i rami di Agrifoglio, una delle piante simbolo del nostro Natale, in uno con le omonime Stelle (post del 11/3/11) e naturalmente con Abeti e Pini da vestire a festa.
Allora, io vi presento “formalmente” l’Agrifoglio, Ilex Aquifolium, con un esemplare vivo e vegeto già vestito a festa da Madre Natura. Purtroppo questo splendido esemplare non è a Cagliari, dato che l'Agrifoglio necessita di altitudine e non sopporta la siccità estiva; si trova infatti a Villanova Strisaili, alle pendici del Gennargentu.
L'Agrifoglio (attenzione a non confonderlo con una Quercia, per via del nome Ilex; appartengono a famiglie diverse, anche se spesso splendidamente conviventi) si presenta in forma di albero o arbusto, o in forma intermedia come nel caso del nostro esemplare.
E' un albero sempreverde con belle foglie lucide e spinose (anche se a volte le foglie perdono questa caratteristica), un apprezzabile portamento d'insieme, ma soprattutto una fruttificazione strepitosa di fine estate che persiste per tutto l'inverno, rallegrando lo spirito di chiunque si imbatta in una di queste piante.
Ecco a sinistra un gruppo di piccole drupe rosso-scarlatte; l'aspetto è così gradevole che viene da consolarsi a pensare che gli addobbi di Agrifoglio sono quasi tutti "finti", sennò sarebbe un bel guaio per le nostre splendide campagne d'Ogliastra!
Per fortuna queste piante vengono facilmente coltivate, e si trovano nei vivai anche varietà con portamento e fogliame modificato, con effetti estetici veramente notevoli.
Non dirò quindi niente che possa sollecitare i consumi; questo compito lo lascio agli addobbi presenti nelle vie commerciali della nostra città, nei negozi e soprattutto nelle città mercato. In questi luoghi, a fronte di qualche buon risultato, esplode in molti casi purtroppo una fiera del finto, di cose luccicanti e di valenza estetica meno che mediocre.
Però fra gli addobbi delle vetrine, e spesso sono prorpio loro i più gradevoli ed allegri, spiccano i rami di Agrifoglio, una delle piante simbolo del nostro Natale, in uno con le omonime Stelle (post del 11/3/11) e naturalmente con Abeti e Pini da vestire a festa.
Allora, io vi presento “formalmente” l’Agrifoglio, Ilex Aquifolium, con un esemplare vivo e vegeto già vestito a festa da Madre Natura. Purtroppo questo splendido esemplare non è a Cagliari, dato che l'Agrifoglio necessita di altitudine e non sopporta la siccità estiva; si trova infatti a Villanova Strisaili, alle pendici del Gennargentu.
L'Agrifoglio (attenzione a non confonderlo con una Quercia, per via del nome Ilex; appartengono a famiglie diverse, anche se spesso splendidamente conviventi) si presenta in forma di albero o arbusto, o in forma intermedia come nel caso del nostro esemplare.
E' un albero sempreverde con belle foglie lucide e spinose (anche se a volte le foglie perdono questa caratteristica), un apprezzabile portamento d'insieme, ma soprattutto una fruttificazione strepitosa di fine estate che persiste per tutto l'inverno, rallegrando lo spirito di chiunque si imbatta in una di queste piante.
Ecco a sinistra un gruppo di piccole drupe rosso-scarlatte; l'aspetto è così gradevole che viene da consolarsi a pensare che gli addobbi di Agrifoglio sono quasi tutti "finti", sennò sarebbe un bel guaio per le nostre splendide campagne d'Ogliastra!
Per fortuna queste piante vengono facilmente coltivate, e si trovano nei vivai anche varietà con portamento e fogliame modificato, con effetti estetici veramente notevoli.
martedì 6 dicembre 2011
Le etichette di riconoscimento
Ne ho parlato più volte, ma non demordo. Ogni tanto, tornando in qualche bel posto ricco di specie arboree in città, sento il bisogno di parlarne, almeno come sfogo personale. L'argomento, lo avrete colto dal titolo, è quello delle etichette di riconoscimento, da mettere ai piedi delle piante.
Ne ho parlato in positivo per il Parco dell'Autonomia (post del 26/5/11), unico dotato di etichette oltre all'Orto Botanico, ma anche per le Chorisie di Barcellona (post del 5/9/11) e per il Parco di Terramaini (post del 11/1/11), e forse anche qualche altra volta.
Orbene, io non capisco perchè non si dia corso a questo vero e proprio incremento di valore della cosa pubblica, partendo dai luoghi più frequentati e/o più dotati di varietà arboree, per esempio proprio il parco di Terramaini, che confermo essere uno dei posti più gradevoli della città nel quale passare qualche ora, frequentato fra l'altro da persone che appaiono felici di esserci.
Provo a smontare le principali obiezioni che si possono opporre.
E' costoso: non è vero, perchè le piante dei parchi sono tutte conosciute e catalogate, ed all'inserimento e manutenzione delle etichette potrebbero provvedere gli stessi giardinieri che si fanno carico di gestire il parco, ma anche il personale di guardia, almeno dopo il primo avvio. Il costo della singola etichetta può essere ridotto all'osso, usando supporti di plastica, etichette autoadesive e pennarelli.
Le etichette vengono strappate/rubate: qui siamo al gatto che si morde la coda. Occorre insistere, e contemporaneamente vigilare (e questo è normale in un parco) e diffondere cultura di civiltà. Mettendo etichette economiche si smontano gli appetiti dei raccoglitori di souvenirs, e se sono semplici da fare queste etichette possono essere facilmente riprodotte e ripristinate in loco.
Alle persone non importa niente dei nomi delle piante: non credo che sia vero, almeno per la mia esperienza personale, e comunque si può fare cultura, come per esempio all'Orto Botanico, installando dei cartelloni esplicativi agli ingressi del parco; l'interesse ha bisogno di essere stimolato, e poi da cosa nasce cosa!
Insomma, spero di aver privato gli amministratori del verde pubblico di qualche motivo di inazione; io comunque non mi arrendo.
Ne ho parlato in positivo per il Parco dell'Autonomia (post del 26/5/11), unico dotato di etichette oltre all'Orto Botanico, ma anche per le Chorisie di Barcellona (post del 5/9/11) e per il Parco di Terramaini (post del 11/1/11), e forse anche qualche altra volta.
Orbene, io non capisco perchè non si dia corso a questo vero e proprio incremento di valore della cosa pubblica, partendo dai luoghi più frequentati e/o più dotati di varietà arboree, per esempio proprio il parco di Terramaini, che confermo essere uno dei posti più gradevoli della città nel quale passare qualche ora, frequentato fra l'altro da persone che appaiono felici di esserci.
Provo a smontare le principali obiezioni che si possono opporre.
E' costoso: non è vero, perchè le piante dei parchi sono tutte conosciute e catalogate, ed all'inserimento e manutenzione delle etichette potrebbero provvedere gli stessi giardinieri che si fanno carico di gestire il parco, ma anche il personale di guardia, almeno dopo il primo avvio. Il costo della singola etichetta può essere ridotto all'osso, usando supporti di plastica, etichette autoadesive e pennarelli.
Le etichette vengono strappate/rubate: qui siamo al gatto che si morde la coda. Occorre insistere, e contemporaneamente vigilare (e questo è normale in un parco) e diffondere cultura di civiltà. Mettendo etichette economiche si smontano gli appetiti dei raccoglitori di souvenirs, e se sono semplici da fare queste etichette possono essere facilmente riprodotte e ripristinate in loco.
Alle persone non importa niente dei nomi delle piante: non credo che sia vero, almeno per la mia esperienza personale, e comunque si può fare cultura, come per esempio all'Orto Botanico, installando dei cartelloni esplicativi agli ingressi del parco; l'interesse ha bisogno di essere stimolato, e poi da cosa nasce cosa!
Insomma, spero di aver privato gli amministratori del verde pubblico di qualche motivo di inazione; io comunque non mi arrendo.
domenica 4 dicembre 2011
Il parco del Castello di S.Michele
Ecco un altro grande parco della città, di cui non avevamo ancora parlato. Credo che sia uno dei parchi meno frequentati, forse è fuori mano, forse non ha particolari attrattive, forse il terreno è troppo scosceso; non lo so, dal punto di vista che ci interessa io noto che non c'è grande varietà di specie arboree, ed in molti tratti il terreno è proprio privo di alberi.
Però, detto quello che non attrae, vediamo quello che invece attrae: intanto il Castello di S.Michele, molto avvincente, con una storia importante e sede di interessanti mostre; poi il panorama strepitoso che va dal monte Serpeddì al Poetto al Porto Canale, sorvolando su ampi tratti della città.
Per quanto riguarda il terreno, come si coglie dalla foto a destra, proprio in cima la parziale assenza di alberi è compensata dal tipico aspetto delle colline calcaree, con zone ricoperte dai piccoli cespugli nostrani alternate ad affioramenti di calcare completamente glabri; devo dire che ha un suo fascino, simile per esempio a quello del colle di S.Elia.
Per quanto riguarda gli alberi, dicevamo che non ci sono molte specie: è vero, ma quelle che ci sono sono sane e rigogliose: ecco qui sotto un doppio filare di Lecci (Quercus Ilex), giovani e sani,
che in questo periodo stanno perdendo le ghiande.
Gli alberi di questo parco ci fanno rappacificare con i Lecci cittadini e con quanto avevamo detto a suo tempo (post del 4/11/10).
Anche i Pini da pinoli (Pinus Pinea) sono molto presenti, anch'essi sani, ben tenuti e senza tanti rami secchi.
Perfino i Cipressi (post del 4/12/10 ed altri), notoriamente facili al decadimento, appaiono qui sani e pieni di galbuli (i loro frutti), come si vede dalla foto sotto che ho volutamente affiancato ad una del boschetto cimiteriale, presa dalla cima del colle.
Infine, ma non certo ultimo per importanza, ho ammirato alcuni esemplari del notissimo Corbezzolo, Arbutus Unedo, che siamo abituati ad apprezzare soprattutto in campagna, ma gli esemplari di questo Parco sicuramente non sfigurano, come si può vedere dalla foto sotto.
Il Corbezzolo, oltre al noto frutto edule, produce bellissimi grappoli di fiori bianchi con corolla a campanella, che si intravvedono nella foto (anche se le recenti piogge li hanno fatti cadere quasi tutti), e che appunto coesistono con i frutti; in campagna possiamo assistere a strepitose macchie dei tre colori della nostra bandiera.
Chiudo con una curiosità: pare che il Corbezzolo non ami i terreni calcarei; forse all'esemplare del Parco non glielo hanno spiegato!
Però, detto quello che non attrae, vediamo quello che invece attrae: intanto il Castello di S.Michele, molto avvincente, con una storia importante e sede di interessanti mostre; poi il panorama strepitoso che va dal monte Serpeddì al Poetto al Porto Canale, sorvolando su ampi tratti della città.
Per quanto riguarda il terreno, come si coglie dalla foto a destra, proprio in cima la parziale assenza di alberi è compensata dal tipico aspetto delle colline calcaree, con zone ricoperte dai piccoli cespugli nostrani alternate ad affioramenti di calcare completamente glabri; devo dire che ha un suo fascino, simile per esempio a quello del colle di S.Elia.
Per quanto riguarda gli alberi, dicevamo che non ci sono molte specie: è vero, ma quelle che ci sono sono sane e rigogliose: ecco qui sotto un doppio filare di Lecci (Quercus Ilex), giovani e sani,
che in questo periodo stanno perdendo le ghiande.
Gli alberi di questo parco ci fanno rappacificare con i Lecci cittadini e con quanto avevamo detto a suo tempo (post del 4/11/10).
Anche i Pini da pinoli (Pinus Pinea) sono molto presenti, anch'essi sani, ben tenuti e senza tanti rami secchi.
Perfino i Cipressi (post del 4/12/10 ed altri), notoriamente facili al decadimento, appaiono qui sani e pieni di galbuli (i loro frutti), come si vede dalla foto sotto che ho volutamente affiancato ad una del boschetto cimiteriale, presa dalla cima del colle.
Infine, ma non certo ultimo per importanza, ho ammirato alcuni esemplari del notissimo Corbezzolo, Arbutus Unedo, che siamo abituati ad apprezzare soprattutto in campagna, ma gli esemplari di questo Parco sicuramente non sfigurano, come si può vedere dalla foto sotto.
Il Corbezzolo, oltre al noto frutto edule, produce bellissimi grappoli di fiori bianchi con corolla a campanella, che si intravvedono nella foto (anche se le recenti piogge li hanno fatti cadere quasi tutti), e che appunto coesistono con i frutti; in campagna possiamo assistere a strepitose macchie dei tre colori della nostra bandiera.
Chiudo con una curiosità: pare che il Corbezzolo non ami i terreni calcarei; forse all'esemplare del Parco non glielo hanno spiegato!
mercoledì 30 novembre 2011
I frutti di Terramaini
Torno volentieri a parlare di questo parco, che ho descritto quasi un anno fa (post del 11/1/11), perchè è proprio piacevole e ricco di varietà di alberi e cespugli. Continua ad essere ben tenuto, ed anche gli alberi lo apprezzano, crescendo e vivendo al meglio le loro stagioni.
Oggi, proprio per contrastare la stagione del riposo vegetale (anche se con questo caldo .....), parliamo di frutti, che ho trovato lungo il percorso interno che collega i due ingressi estremi, parallelamente alla strada asfaltata.
Ecco i frutti di un arbusto che merita assolutamente di essere conosciuto, la Duranta Plumieri (o Repens per altri), che sfoggia un bellissimo piccolo frutto giallo sferico, quasi un palloncino; e la fruttificazione segue ad una fioritura estiva altrettanto bella, costituita da piccoli e delicati fiori lilla, raggruppati in racemi molto scenografici.
Ed ecco a destra i frutti di una bella e sana pianta di Ricino, Ricinus Communis (post del 12/2/11 ed altri), costituiti da un gruppo di capsule spinose che contengono i famigerati semi. Da ammirare anche le foglie multilobate con il margine seghettato.
Infine, ecco a sinistra un giovane esemplare di Falso Pepe, Schinus Molle, albero del quale abbiamo parlato più volte, carico dei suoi frutti, le piccole drupe rossastre che danno il nome italiano.
Come vedete, se abbiamo voglia di guardarci attorno, altro che stagione "morta"!
Oggi, proprio per contrastare la stagione del riposo vegetale (anche se con questo caldo .....), parliamo di frutti, che ho trovato lungo il percorso interno che collega i due ingressi estremi, parallelamente alla strada asfaltata.
Ecco i frutti di un arbusto che merita assolutamente di essere conosciuto, la Duranta Plumieri (o Repens per altri), che sfoggia un bellissimo piccolo frutto giallo sferico, quasi un palloncino; e la fruttificazione segue ad una fioritura estiva altrettanto bella, costituita da piccoli e delicati fiori lilla, raggruppati in racemi molto scenografici.
Ed ecco a destra i frutti di una bella e sana pianta di Ricino, Ricinus Communis (post del 12/2/11 ed altri), costituiti da un gruppo di capsule spinose che contengono i famigerati semi. Da ammirare anche le foglie multilobate con il margine seghettato.
Infine, ecco a sinistra un giovane esemplare di Falso Pepe, Schinus Molle, albero del quale abbiamo parlato più volte, carico dei suoi frutti, le piccole drupe rossastre che danno il nome italiano.
Come vedete, se abbiamo voglia di guardarci attorno, altro che stagione "morta"!
venerdì 25 novembre 2011
L'umile e ravvivante Piracanta
Nel periodo in cui le piante entrano nella fase di riposo invernale, e sono quasi tutte tristi nell'aspetto e povere nei colori, non possiamo che onorare quelle che offrono colori vivi ed invitano al buon umore.
E' questo il caso della Piracanta, Pyracantha Coccinea, di cui ammiriamo un gruppo di bacche rosse che danno origine al nome, che unisce il colore del fuoco con le spine dei rami giovani.
La Piracanta merita di essere citata proprio perchè è un umile cespuglio senza pretese, normalmente ridotto a bordura e spesso trascurato, ma che si prende la rivincita nel tardo autunno; è infatti in questo periodo che si riempie di bacche rosse (ma esistono anche varietà con frutti gialli o arancio) in gruppi densi e persistenti, che inducono allegria negli esseri umani ed appetito nei merli.
Dicevamo che la Piracanta è normalmente tenuta bassa e squadrata, ma se lasciata libera cresce fino a 4-6 metri di altezza in modo irregolare, come l'esemplare a fianco, fotografato ai Giardini Pubblici.
Esemplari squadrati possono essere visti un po' dappertutto; penso per esempio a via Amat, dietro il palazzo di Giustizia, dove i cespugli hanno sostituito i gloriosi Ficus espiantati per realizzare il parcheggio interrato.
E' questo il caso della Piracanta, Pyracantha Coccinea, di cui ammiriamo un gruppo di bacche rosse che danno origine al nome, che unisce il colore del fuoco con le spine dei rami giovani.
La Piracanta merita di essere citata proprio perchè è un umile cespuglio senza pretese, normalmente ridotto a bordura e spesso trascurato, ma che si prende la rivincita nel tardo autunno; è infatti in questo periodo che si riempie di bacche rosse (ma esistono anche varietà con frutti gialli o arancio) in gruppi densi e persistenti, che inducono allegria negli esseri umani ed appetito nei merli.
Dicevamo che la Piracanta è normalmente tenuta bassa e squadrata, ma se lasciata libera cresce fino a 4-6 metri di altezza in modo irregolare, come l'esemplare a fianco, fotografato ai Giardini Pubblici.
Esemplari squadrati possono essere visti un po' dappertutto; penso per esempio a via Amat, dietro il palazzo di Giustizia, dove i cespugli hanno sostituito i gloriosi Ficus espiantati per realizzare il parcheggio interrato.
martedì 22 novembre 2011
La trombetta vergognosa
Le trombette di cui al titolo del post sono gli strani fiori di un arbusto poco frequente a Cagliari, e dal nome pochissimo conosciuto: Datura Arborea. Però, se lo guardate in fotografia, sono certo che lo riconoscete, per la particolarità di queste trombette bianche, che poi tanto "ette" non sono, essendo lunghe anche più di 20 centimetri. Eccolo qua sotto, fotografato in via Canepa, traversa di via Palestrina.
Come vedete, sembra che questi fiori si vergognino di farsi vedere, perchè sono tutti rigorosamente rivolti verso il basso; e non è questa l'unica particolarità, dato che sono aperti di notte e semichiusi di giorno.
In realtà, questa postura deriva dall'esigenza di facilitare l'impollinazione, che avviene attraverso farfalle notturne.
Il fiore è anche bello, come si può vedere da quello appena sbocciato della fotografia a destra, che mette in mostra i petali saldati fra loro ed appuntiti. La fioritura è copiosa e dura molto tempo.
Come curiosità vi racconto che cosa ha suscitato la mia attenzione, nonostante il modesto interesse e competenza per gli arbusti: è stata la somiglianza straordinaria della pianta descritta con un altro arbusto della stessa famiglia, sicuramente più sinistramente noto, e cioè lo Stramonio (Datura Stramonium), citato nel libro di Ballero-Appendino di cui vi ho parlato (post del 18/11/11).
Lo Stramonio è una pianta molto velenosa per la presenza di alcaloidi allucinogeni nei semi, che venivano utilizzati nel passato per rituali magico-spirituali (lo Stramonio si chiamava anche "erba delle streghe"); oggi purtroppo i semi sono ancora utilizzati volontariamente per effettuare "viaggi" da parte di perfetti incoscienti. Infatti, al di là della follia di qualunque droga, il dosaggio del principio attivo in questi semi è variabile, per cui pare che non sia difficile assumerne dosi mortali.
Ho letto alcune esperienze descritte su Internet che fanno rabbrividire.
Sono contento quindi di aver preso un abbaglio, confondendo la cugina buona e vergognosa con quella cattiva e infida.
Come vedete, sembra che questi fiori si vergognino di farsi vedere, perchè sono tutti rigorosamente rivolti verso il basso; e non è questa l'unica particolarità, dato che sono aperti di notte e semichiusi di giorno.
In realtà, questa postura deriva dall'esigenza di facilitare l'impollinazione, che avviene attraverso farfalle notturne.
Il fiore è anche bello, come si può vedere da quello appena sbocciato della fotografia a destra, che mette in mostra i petali saldati fra loro ed appuntiti. La fioritura è copiosa e dura molto tempo.
Come curiosità vi racconto che cosa ha suscitato la mia attenzione, nonostante il modesto interesse e competenza per gli arbusti: è stata la somiglianza straordinaria della pianta descritta con un altro arbusto della stessa famiglia, sicuramente più sinistramente noto, e cioè lo Stramonio (Datura Stramonium), citato nel libro di Ballero-Appendino di cui vi ho parlato (post del 18/11/11).
Lo Stramonio è una pianta molto velenosa per la presenza di alcaloidi allucinogeni nei semi, che venivano utilizzati nel passato per rituali magico-spirituali (lo Stramonio si chiamava anche "erba delle streghe"); oggi purtroppo i semi sono ancora utilizzati volontariamente per effettuare "viaggi" da parte di perfetti incoscienti. Infatti, al di là della follia di qualunque droga, il dosaggio del principio attivo in questi semi è variabile, per cui pare che non sia difficile assumerne dosi mortali.
Ho letto alcune esperienze descritte su Internet che fanno rabbrividire.
Sono contento quindi di aver preso un abbaglio, confondendo la cugina buona e vergognosa con quella cattiva e infida.
domenica 20 novembre 2011
Le moderne tecniche di potatura
Mi scrive Giorgio e, facendo riferimento ad una mia affermazione sul blog, chiede se conosco ditte che si occupino con competenza di potatura di alberi di alto fusto, escludendo la capitozzatura.
Premesso che delle tecniche di potatura conosco veramente poco, effettivamente nel post del 16/10/11 avevo citato quanto esposto in maniera molto convincente da un arboricoltore specializzato; questo signore tendeva ad escludere, salvo casi molto particolari, gli interventi di capitozzatura, per favorire invece interventi di riduzione e diradamento delle superfici fogliari, almeno quando l'esigenza principale è tenere sotto controllo la crescita, indirizzandola ed eliminando i pericoli di caduta rami.
Con queste tecniche, fra l'altro, non si perde ma anzi spesso si migliora da subito la valenza estetica della pianta, mentre tutti sappiamo quanto sia lungo il processo di ripresa dalla capitozzatura.
Il rovescio della medaglia è che questi interventi, almeno per molti alberi, non possono essere fatti dal cestello, ma "pretendono" che i tecnici si arrampichino sulla pianta per lavorare dall'interno; questo richiede specializzazione e capacità particolari.
Detto questo, non so se a Cagliari ci siano ditte che effettuano la tipologia di interventi qui descritta; per aiutare Giorgio ed altri eventualmente interessati, posso suggerire il sito che presenta le tecniche e chi se ne occupa, sito che può essere almeno un punto di partenza.
http://www.treeworkers.it/
Premesso che delle tecniche di potatura conosco veramente poco, effettivamente nel post del 16/10/11 avevo citato quanto esposto in maniera molto convincente da un arboricoltore specializzato; questo signore tendeva ad escludere, salvo casi molto particolari, gli interventi di capitozzatura, per favorire invece interventi di riduzione e diradamento delle superfici fogliari, almeno quando l'esigenza principale è tenere sotto controllo la crescita, indirizzandola ed eliminando i pericoli di caduta rami.
Con queste tecniche, fra l'altro, non si perde ma anzi spesso si migliora da subito la valenza estetica della pianta, mentre tutti sappiamo quanto sia lungo il processo di ripresa dalla capitozzatura.
Il rovescio della medaglia è che questi interventi, almeno per molti alberi, non possono essere fatti dal cestello, ma "pretendono" che i tecnici si arrampichino sulla pianta per lavorare dall'interno; questo richiede specializzazione e capacità particolari.
Detto questo, non so se a Cagliari ci siano ditte che effettuano la tipologia di interventi qui descritta; per aiutare Giorgio ed altri eventualmente interessati, posso suggerire il sito che presenta le tecniche e chi se ne occupa, sito che può essere almeno un punto di partenza.
http://www.treeworkers.it/
Le Tipuane del Parco della Musica
Ho voluto scrivere questo aggiornamento al post dedicato al bel parco del quartiere Fonsarda (post del 15/5/11) per segnalare la presenza di un certo numero di Tipuane (Tipuana Speciosa, post del 29/12/10 e del 12/6/11) nel vialetto principale, come da foto.
Probabilmente, trattandosi di esemplari molto giovani, a maggio scorso non le avevo riconosciute, ma adesso che hanno fatto i frutti sono assolutamente inconfondibili.
Il riconoscimento di questi alberi è importante anche perchè ci consente di eliminare l'attributo di rarità che avevo assegnato agli splendidi esemplari di via S.Vetrano, fra l'altro molto vicini in linea d'aria a quelli del parco. Mi fa piacere segnalare che un albero così bello, dopo tanti anni di isolamento e di presenza solo nel verde privato (un altro meraviglioso vecchio esemplare si trova in viale Trento) si stia moltiplicando nel verde pubblico.
Ecco a destra un altra Tipuana del parco, con in evidenza gli acheni alati; certo questi giovani esemplari non possono ancora competere con i vecchi zii di via S.Vetrano e viale Trento, ma sono certo che cresceranno in fretta. Intanto li aspettiamo alla fioritura del giugno prossimo!
Probabilmente, trattandosi di esemplari molto giovani, a maggio scorso non le avevo riconosciute, ma adesso che hanno fatto i frutti sono assolutamente inconfondibili.
Il riconoscimento di questi alberi è importante anche perchè ci consente di eliminare l'attributo di rarità che avevo assegnato agli splendidi esemplari di via S.Vetrano, fra l'altro molto vicini in linea d'aria a quelli del parco. Mi fa piacere segnalare che un albero così bello, dopo tanti anni di isolamento e di presenza solo nel verde privato (un altro meraviglioso vecchio esemplare si trova in viale Trento) si stia moltiplicando nel verde pubblico.
Ecco a destra un altra Tipuana del parco, con in evidenza gli acheni alati; certo questi giovani esemplari non possono ancora competere con i vecchi zii di via S.Vetrano e viale Trento, ma sono certo che cresceranno in fretta. Intanto li aspettiamo alla fioritura del giugno prossimo!
venerdì 18 novembre 2011
Gli alberi velenosi : informazioni e curiosità
Oggi voglio riprendere un argomento che ho appena sfiorato parlando del Ricino (post del 12/2/11), perché mi sembra interessante ed affascinante, oltre che socialmente utile; il veleno è fra l’altro una caratteristica delle piante che ha profondamente segnato la storia del nostro popolo, fatta di convivenza con gli animali da carne, da latte, da lavoro, e prime vittime delle piante velenose.
Pensiamo soltanto al ruolo degli umili asini nella vita rurale della nostra terra, ed a cosa poteva significare per una famiglia perdere l’asino, magari fra atroci sofferenze, perché la bestia si era cibata di una pianta velenosa.
Sono stato stimolato su questo argomento da un libro, molto interessante e di piacevole lettura, scritto dal prof. Ballero (con il prof. Appendino), fra l’altro direttore del nostro Orto Botanico, che si intitola appunto “Le piante velenose della Sardegna”; io mi limiterò in questa sede al nostro ambito cagliaritano, con riferimento essenzialmente alle piante di cui abbiamo già parlato nel blog, anche se la maggioranza dei veleni risiedono in erbe ed arbusti campestri.
Pensiamo soltanto al ruolo degli umili asini nella vita rurale della nostra terra, ed a cosa poteva significare per una famiglia perdere l’asino, magari fra atroci sofferenze, perché la bestia si era cibata di una pianta velenosa.
Sono stato stimolato su questo argomento da un libro, molto interessante e di piacevole lettura, scritto dal prof. Ballero (con il prof. Appendino), fra l’altro direttore del nostro Orto Botanico, che si intitola appunto “Le piante velenose della Sardegna”; io mi limiterò in questa sede al nostro ambito cagliaritano, con riferimento essenzialmente alle piante di cui abbiamo già parlato nel blog, anche se la maggioranza dei veleni risiedono in erbe ed arbusti campestri.
- Il citato Ricino, Ricinus Communis, per esempio, può essere un pericolo per i bambini piccoli, che possono essere attratti dai semi rossi e lucenti, fortemente tossici; fra i sintomi conseguenti all’ingestione ci sono forti intossicazioni gastrointestinali emorragiche, ed il nome sardo della pianta, Cagamengia, è fortemente evocativo.
- Nel Tasso invece, Taxus Baccata (post del 26/8/11) la parte rossa che circonda il seme, cioè il frutto (un arillo), che è la cosa più attraente della pianta, è anche l’unica non velenosa. Scherzi della Natura.
- L’Oleandro, Nerium Oleander (post del 30/10/10), è anch’esso molto velenoso; Ballero racconta nel suo libro che diversi soldati napoleonici morirono per aver usato spiedi di oleandro per cuocere carni alla brace.
- La Phitolacca Dioica (post del 31/10/10 e altri successivi) non so se sia velenosa; lo è sicuramente la cugina arbustiva Fitolacca Americana, i cui frutti assomigliano molto a quelli della nostra; meglio dunque tenerli lontani dalla bocca!
- Anche la conosciutissima Edera, da noi citata nel post del 15/8/11 su piazzetta Maxia, ha i frutti velenosi, così come è velenosa la Ginestra (Spartium Junceum, post del 10/4/11 ).
- Infine i semi dell’Ippocastano (post del 1/11/10 e altri) sono velenosi, e comunque pare che venissero utilizzati per assicurare stabilità comportamentale dei cavalli; da questo infatti deriva il nome.
martedì 15 novembre 2011
Una scappatella meravigliosa
Lo sapete, che ogni tanto mi faccio prendere la mano ed esco dai confini cagliaritani. Lo ho fatto per i Faggi del Cansiglio, per gli Abeti ed i Larici della conca Ampezzana, per una Chorisia di Barcellona e qualche altra volta.
Queste scappatelle mi portano senz'altro fuori dalla mission del blog, ma le ritengo giustificate se sono in numero esiguo rispetto ai post "cagliaritani" e se danno valore aggiunto presentando alberi non presenti o esemplari particolari.
Fatta questa autoassoluzione, vi presento oggi uno spettacolo, per me unico, di alberi che ho fotografato nella zona del lago dell'Alto Flumendosa, complice una giornata meravigliosa. Questi esemplari vivono lungo un tratturo di 6-7 kilometri che, partendo appunto dal lago, sfocia presso la ex Cantoniera di Pira 'e Onni, sulla vecchia statale Lanusei-Fonni.
Si tratta di tre sole specie di alberi, con presenze solitarie o di piccoli gruppi: il Ginepro Rosso, Juniperus Oxycedrus, la Roverella, Quercus Pubescens, il Leccio, Quercus Ilex. Come vedete, alberi che hanno poco a che fare con Cagliari (ad esclusione del Leccio, post del 4/11/10), ma moltissimo con la campagna sarda.
Non dico altro, e lascio parlare le immagini.
Queste scappatelle mi portano senz'altro fuori dalla mission del blog, ma le ritengo giustificate se sono in numero esiguo rispetto ai post "cagliaritani" e se danno valore aggiunto presentando alberi non presenti o esemplari particolari.
Fatta questa autoassoluzione, vi presento oggi uno spettacolo, per me unico, di alberi che ho fotografato nella zona del lago dell'Alto Flumendosa, complice una giornata meravigliosa. Questi esemplari vivono lungo un tratturo di 6-7 kilometri che, partendo appunto dal lago, sfocia presso la ex Cantoniera di Pira 'e Onni, sulla vecchia statale Lanusei-Fonni.
Si tratta di tre sole specie di alberi, con presenze solitarie o di piccoli gruppi: il Ginepro Rosso, Juniperus Oxycedrus, la Roverella, Quercus Pubescens, il Leccio, Quercus Ilex. Come vedete, alberi che hanno poco a che fare con Cagliari (ad esclusione del Leccio, post del 4/11/10), ma moltissimo con la campagna sarda.
Non dico altro, e lascio parlare le immagini.
Roverella percorsa dal fulmine |
Grande Ginepro Rosso |
Ginepri vicini e lontani |
Leccio patriarca con le radici esposte |
Gruppo di Roverelle inizia il "foliage" |
Ginepro piegato e Perda Liana, verso sud |
giovedì 10 novembre 2011
Lo scenografico parco di Bonaria
Problema ipotetico: dove accompagnare una persona che non ha mai visto Cagliari, per farle godere un panorama ad effetto?
Suggerimento pratico: fra le opzioni alternative, inserire il parco di Bonaria. Non tanto per le piante, peraltro bellissime e delle quali parleremo fra poco, ma appunto per il panorama, che si apre improvviso alla fine della piacevole piccola salita che si affronta da dietro la Basilica, vicino all'ingresso superiore dell'omonimo cimitero.
L'immagine di destra è solo un esempio di ciò che si ammira, dato che il panorama copre più di 180 gradi, dal mare a sinistra verso il porto e Macchiareddu, a viale Bonaria e via Roma al centro, fino a San Benedetto ed alla skyline di Castello, che sembra ergersi sopra la coltre verde del cimitero.
Direi quindi che l'aggettivo del titolo è giustificato.
Se poi la persona che accompagnate ha voglia di fare due passi in più, arrivati in cima scendete senza tornare indietro verso piazza Cimitero, attraverso un sentiero di piccoli tornanti e nuovi interessanti scorci di panorama (oltre che resti archeologici).
Ho dato la precedenza al panorama, ma gli alberi di questo piccolo e piacevolissimo parco non sono da meno, a cominciare dal giovane esemplare di Ficus Bellengeri (post del 23/10/11), che vive subito a sinistra
dell'ingresso (foto a lato), per seguire con i Pini d'Aleppo e le Palme delle Canarie che vi accompagnano lungo la salita, come da foto sottostante.
Sempre lungo la salita c'è un gruppetto di tre Ficus Magnolioides (post 3/11/10 e altri), anch'essi giovani ma che già formano un'ampia superficie ombrosa.
Ci sono poi dei Pioppi, sia bianchi che neri, sempre lungo la salita, nonchè Lecci, mentre le Iacarande si trovano all'ingresso e si accompagnano con arbusti di Tamerice; ancora troviamo Olivastri, cespugli di Rosmarino e Plumbago, e molto altro lungo la discesa a tornanti, con la faccia al panorama.
Infine, come un grande cippo al centro della rotatoria, un alto ed elegante Pino d'Aleppo racchiude idealmente tutto il parco.
In conclusione: anche se non avete la scusa di accompagnare una persona che non ha mai visto Cagliari, andate lo stesso a godervi questo parco; se poi siete sportivi ed amanti del cardio-fitness, alcuni giri di saliscendi possono darvi ulteriori soddisfazioni.
Suggerimento pratico: fra le opzioni alternative, inserire il parco di Bonaria. Non tanto per le piante, peraltro bellissime e delle quali parleremo fra poco, ma appunto per il panorama, che si apre improvviso alla fine della piacevole piccola salita che si affronta da dietro la Basilica, vicino all'ingresso superiore dell'omonimo cimitero.
L'immagine di destra è solo un esempio di ciò che si ammira, dato che il panorama copre più di 180 gradi, dal mare a sinistra verso il porto e Macchiareddu, a viale Bonaria e via Roma al centro, fino a San Benedetto ed alla skyline di Castello, che sembra ergersi sopra la coltre verde del cimitero.
Direi quindi che l'aggettivo del titolo è giustificato.
Se poi la persona che accompagnate ha voglia di fare due passi in più, arrivati in cima scendete senza tornare indietro verso piazza Cimitero, attraverso un sentiero di piccoli tornanti e nuovi interessanti scorci di panorama (oltre che resti archeologici).
Ho dato la precedenza al panorama, ma gli alberi di questo piccolo e piacevolissimo parco non sono da meno, a cominciare dal giovane esemplare di Ficus Bellengeri (post del 23/10/11), che vive subito a sinistra
dell'ingresso (foto a lato), per seguire con i Pini d'Aleppo e le Palme delle Canarie che vi accompagnano lungo la salita, come da foto sottostante.
Sempre lungo la salita c'è un gruppetto di tre Ficus Magnolioides (post 3/11/10 e altri), anch'essi giovani ma che già formano un'ampia superficie ombrosa.
Ci sono poi dei Pioppi, sia bianchi che neri, sempre lungo la salita, nonchè Lecci, mentre le Iacarande si trovano all'ingresso e si accompagnano con arbusti di Tamerice; ancora troviamo Olivastri, cespugli di Rosmarino e Plumbago, e molto altro lungo la discesa a tornanti, con la faccia al panorama.
Infine, come un grande cippo al centro della rotatoria, un alto ed elegante Pino d'Aleppo racchiude idealmente tutto il parco.
In conclusione: anche se non avete la scusa di accompagnare una persona che non ha mai visto Cagliari, andate lo stesso a godervi questo parco; se poi siete sportivi ed amanti del cardio-fitness, alcuni giri di saliscendi possono darvi ulteriori soddisfazioni.
domenica 6 novembre 2011
Il Carrubo ed i suoi gioielli gastronomici
Il Carrubo, Ceratonia Siliqua, è uno degli alberi che preferisco, come sanno i lettori affezionati. Ne ho parlato in diverse occasioni ( la ricerca sul blog alla parola carrubo mi presenta 10 citazioni ), ma in particolare nel post di presentazione (post del 2/12/10) ed in quello sulla resistenza delle piante al caldo (post del 22/8/11), con allegata la foto dello splendido esemplare di piazza Garibaldi.
Oggi, prima di parlare degli aspetti gastronomici, vi presento, foto a sinistra, un esemplare dell'Orto Botanico nel pieno della fioritura, ripreso una decina di giorni fa; in questo modo parliamo dell'unico possibile difetto di questa pianta, e cioè l'odore sgradevole emanato dai fiori maschili durante una decina di giorni all'anno, appunto alla fine di ottobre.
A me pare una cosa del tutto insignificante, ma mi sembra corretto segnalarlo.
Passiamo ora agli aspetti gastronomici: tutti sappiamo che un tempo il legume del Carrubo, appunto la carruba, veniva mangiato dagli umani, e che oggi si usa solo per gli animali, mentre la farina ottenuta dai semi è usata in pasticceria.
Bene, oggi ho scoperto che c'è qualcuno che non ha mai smesso di (o ha ripreso a) utilizzare le carrube per l'alimentazione umana, ed ai massimi livelli di qualità e gusto. Un famoso gourmet italiano, il giornalista Davide Paolini, ha infatti scritto tempo fa un articolo sul domenicale del Sole 24 Ore, che trovate anche nel suo piacevole sito (http://www.gastronauta.it/), nel quale presenta e vanta la bontà delle preparazioni culinarie ottenute in Sicilia sia dai semi che dai baccelli.
Paolini si sofferma in particolare sui biscotti, preparati a Modica partendo dal semolato (dal quale pare che si ottenga anche ottima pasta fresca), e sui dessert (gelato, bignè, .... ), preparati a Ragusa partendo dalla polpa, dei quali si dichiara estasiato.
Se mi sbaglio mi scuso e farò ammenda, ma a me pare che in Sardegna nessuno stia sfruttando questa idea: che cosa aspettiamo? I nostri meravigliosi Carrubi meritano questa rivalutazione di eccellenza sul territorio, oltre allo sfuttamento per la pasticceria industriale globalizzata!
Oggi, prima di parlare degli aspetti gastronomici, vi presento, foto a sinistra, un esemplare dell'Orto Botanico nel pieno della fioritura, ripreso una decina di giorni fa; in questo modo parliamo dell'unico possibile difetto di questa pianta, e cioè l'odore sgradevole emanato dai fiori maschili durante una decina di giorni all'anno, appunto alla fine di ottobre.
A me pare una cosa del tutto insignificante, ma mi sembra corretto segnalarlo.
Passiamo ora agli aspetti gastronomici: tutti sappiamo che un tempo il legume del Carrubo, appunto la carruba, veniva mangiato dagli umani, e che oggi si usa solo per gli animali, mentre la farina ottenuta dai semi è usata in pasticceria.
Bene, oggi ho scoperto che c'è qualcuno che non ha mai smesso di (o ha ripreso a) utilizzare le carrube per l'alimentazione umana, ed ai massimi livelli di qualità e gusto. Un famoso gourmet italiano, il giornalista Davide Paolini, ha infatti scritto tempo fa un articolo sul domenicale del Sole 24 Ore, che trovate anche nel suo piacevole sito (http://www.gastronauta.it/), nel quale presenta e vanta la bontà delle preparazioni culinarie ottenute in Sicilia sia dai semi che dai baccelli.
Paolini si sofferma in particolare sui biscotti, preparati a Modica partendo dal semolato (dal quale pare che si ottenga anche ottima pasta fresca), e sui dessert (gelato, bignè, .... ), preparati a Ragusa partendo dalla polpa, dei quali si dichiara estasiato.
Se mi sbaglio mi scuso e farò ammenda, ma a me pare che in Sardegna nessuno stia sfruttando questa idea: che cosa aspettiamo? I nostri meravigliosi Carrubi meritano questa rivalutazione di eccellenza sul territorio, oltre allo sfuttamento per la pasticceria industriale globalizzata!
giovedì 3 novembre 2011
Onore e lunga vita alle Palme
La bellezza ed il fascino delle Palme sono per noi cagliaritani attributi indiscussi, che fanno di questi alberi un elemento imprescindibile dei nostri paesaggi urbani.
Siamo così abituati a vederle, soprattutto nei panorami cittadini, che quasi non immaginiamo che possano non esserci.
Guardate queste immagini, che aiutano a chiarire il concetto.
E ancora, in linea con le commemorazioni di questi giorni:
Perché la premessa ed il supporto fotografico? Perché, come molti di voi sapranno, le Palme della famiglia Phoenix (post del 28/11/10) e soprattutto gli esemplari maschili della Phoenix Canariensis (ma risultano colpite anche la Phoenix Dactilifera e, pare, anche la nostrana Palma Nana, Chamaerops Humilis) sono sotto attacco da parte di un nemico subdolo ed implacabile: un coleottero, il Punteruolo Rosso, che le uccide senza scampo o quasi, mangiandole dall'interno, sia in forma di adulto che di larva.
In Italia questo insetto è arrivato ormai molti anni fa, ha provocato e tuttora provoca stragi di Palme in Sicilia; è sbarcato in Sardegna, ed ha cominciato il suo terribile sterminio: chi frequenta la zona di Pula sa di che cosa parlo.
Per fortuna, con tutte le ricerche ed i tentativi che sono stati messi in campo, si cominciano a raggiungere dei risultati, e non è più vero che non ci sia nulla da fare, né in termini di prevenzione né in termini di salvataggio delle piante attaccate. Oggi cominciano ad esserci alternative all’abbattimento, triturazione ed incenerimento delle Palme; mi risulta al riguardo che la Regione abbia sviluppato e stia mettendo in atto un piano di intervento piuttosto dettagliato.
Io non entro nel merito delle tecniche di difesa dal Punteruolo, non ne ho la competenza e non rientra nei nostri obiettivi: voglio solo collaborare ad aumentare la sensibilità al problema da parte di tutti noi, affinchè gli dedichiamo la dovuta attenzione.
E' fondamentale, ovviamente, la collaborazione di chi ospita Palme nel proprio giardino; ma è ancora più importante che tutti noi cittadini, che conviviamo con le Palme pubbliche e le apprezziamo spesso senza rendercene conto, tutti noi teniamo dritte le antenne, e facciamo sentire a chi di dovere quanto è importante intervenire, sia in prevenzione che in cura e salvataggio.
Provate a pensare, al di là dei luoghi che ho proposto, che cosa sarebbe la ex passeggiata di via Roma senza le Palme: io nemmeno ci riesco, mentre riesco molto bene ad immaginarla senza le auto parcheggiate (post del 14/2/11) e viceversa con le Palme sane e rigogliose!
Siamo così abituati a vederle, soprattutto nei panorami cittadini, che quasi non immaginiamo che possano non esserci.
Guardate queste immagini, che aiutano a chiarire il concetto.
Parco Terramaini |
Dalla terrazza del museo del Ghetto |
Bonaria, Orto delle Palme |
In Italia questo insetto è arrivato ormai molti anni fa, ha provocato e tuttora provoca stragi di Palme in Sicilia; è sbarcato in Sardegna, ed ha cominciato il suo terribile sterminio: chi frequenta la zona di Pula sa di che cosa parlo.
Per fortuna, con tutte le ricerche ed i tentativi che sono stati messi in campo, si cominciano a raggiungere dei risultati, e non è più vero che non ci sia nulla da fare, né in termini di prevenzione né in termini di salvataggio delle piante attaccate. Oggi cominciano ad esserci alternative all’abbattimento, triturazione ed incenerimento delle Palme; mi risulta al riguardo che la Regione abbia sviluppato e stia mettendo in atto un piano di intervento piuttosto dettagliato.
Io non entro nel merito delle tecniche di difesa dal Punteruolo, non ne ho la competenza e non rientra nei nostri obiettivi: voglio solo collaborare ad aumentare la sensibilità al problema da parte di tutti noi, affinchè gli dedichiamo la dovuta attenzione.
E' fondamentale, ovviamente, la collaborazione di chi ospita Palme nel proprio giardino; ma è ancora più importante che tutti noi cittadini, che conviviamo con le Palme pubbliche e le apprezziamo spesso senza rendercene conto, tutti noi teniamo dritte le antenne, e facciamo sentire a chi di dovere quanto è importante intervenire, sia in prevenzione che in cura e salvataggio.
Provate a pensare, al di là dei luoghi che ho proposto, che cosa sarebbe la ex passeggiata di via Roma senza le Palme: io nemmeno ci riesco, mentre riesco molto bene ad immaginarla senza le auto parcheggiate (post del 14/2/11) e viceversa con le Palme sane e rigogliose!
lunedì 31 ottobre 2011
Il Foliage
Il foliage è il termine colto, nato negli USA (la parola significa letteralmente fogliame), per indicare lo scoloramento e la caduta delle foglie. E' uno spettacolo meraviglioso, che richiama, in questo periodo, migliaia di turisti nei posti giusti. La tavolozza dei colori che la natura sa mettere in campo è indescrivibile.
A Cagliari, purtroppo, non possiamo godere di questo spettacolo, come abbiamo già scritto l'anno scorso (p.es. post del 9/12/10) se non in misura molto ridotta, per esempio per i Ginkgo Biloba, a dicembre quando finalmente arriva il freddo.
Il foliage migliore si ha quando sono presenti varie specie spoglianti nello stesso paesaggio, perchè si accostano vari colori ed infinite sfumature. Fra le spoglianti più note, abbiamo citato gli Aceri, i Platani ed i Tigli; quest'anno aggiungiamo i Faggi, Fagus Sylvatica, bellissimo albero purtroppo non presente in Sardegna, e certamente non a Cagliari.
Vi presento allora due foto, una di un esemplare nel pieno rigoglio della fioritura primaverile (ripreso in Veneto sulla strada verso il Monte Grappa), l'altra di un gruppo ripreso alcuni giorni fa nella foresta del Cansiglio, sempre in Veneto, appunto in piena fase di foliage.
A Cagliari, purtroppo, non possiamo godere di questo spettacolo, come abbiamo già scritto l'anno scorso (p.es. post del 9/12/10) se non in misura molto ridotta, per esempio per i Ginkgo Biloba, a dicembre quando finalmente arriva il freddo.
Il foliage migliore si ha quando sono presenti varie specie spoglianti nello stesso paesaggio, perchè si accostano vari colori ed infinite sfumature. Fra le spoglianti più note, abbiamo citato gli Aceri, i Platani ed i Tigli; quest'anno aggiungiamo i Faggi, Fagus Sylvatica, bellissimo albero purtroppo non presente in Sardegna, e certamente non a Cagliari.
Vi presento allora due foto, una di un esemplare nel pieno rigoglio della fioritura primaverile (ripreso in Veneto sulla strada verso il Monte Grappa), l'altra di un gruppo ripreso alcuni giorni fa nella foresta del Cansiglio, sempre in Veneto, appunto in piena fase di foliage.
venerdì 28 ottobre 2011
Compleanno
Oggi il blog Cagliarinverde compie un anno. Mi sembra una buona occasione per fare alcune riflessioni, condividendole con voi, sui contenuti inseriti in questo primo anno di vita e su come vogliamo proseguire.
Sono andato a rileggere gli obiettivi del blog, e mi sono chiesto se sono stati raggiunti, ed in che misura.
Beh, devo dire che i segnali sono contrastanti, sulla base di due elementi: ottimo riscontro sul numero di lettori, in continua e progressiva crescita nel 2011, ed invece riscontro mediocre sul numero delle e-mail inviate al blog per chiedere il riconoscimento di alberi o per trattare argomenti di carattere generale.
E’ la scoperta dell’acqua calda, dato che quanto accaduto a Cagliarinverde è il destino che accomuna la stragrande maggioranza dei blog, anche dei più famosi; però non nascondo di esserci rimasto un po’ male, come tutti quelli che non riescono a coinvolgere gli altri nella loro passione.
Forse il problema è proprio questo: io scrivo per me stesso prima che per gli altri, e questo non è il modo più efficace per offrire la merce, a meno di non essere come qualche politico di nostra conoscenza …..
Cercherò di migliorare, e sarà possibile perché ormai abbiamo un'ottima base sulla quale costruire: ho posizionato, classificato e presentato un centinaio di specie arboree diverse, per cui sarà più facile soddisfare le vostre curiosità, con gli opportuni rimandi; ho descritto molti angoli di città, definiti dalla relativa etichetta in calce al post, attraverso le piante che li abitano; ho navigato, anche se a volo d’uccello, nei parchi cittadini (Terramaini, Cipla, Monte Claro, dell’Autonomia, della Musica); infine, ma non ultimo per importanza, ho espresso critiche, anche pesanti, e formulato proposte agli amministratori del verde, basandomi esclusivamente sulle mie valutazioni: il blog, essendo frutto della sola passione, e non aspirando a riconoscimenti o prebende, non ha condizionamenti esterni di alcun genere.
Insomma, abbiamo detto molto, soprattutto in relazione al poco tempo da me dedicato, e molto ancora possiamo dire per ampliare la mappatura e la conoscenza degli alberi della nostra città: io non ho perso grinta e passione, voi non perdete, ed anzi magari incrementate, la vostra curiosità.
Grazie
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