Visto che nel post del 4 dicembre, con i cipressi, ho interrotto la serie delle latifoglie, e che ho aggiornato la pagina della grammatica parlando del riconoscimento delle aghifoglie, affrontiamo appunto una di queste, e precisamente il Pinus Halepensis, Pino d'Aleppo.
Il diritto di essere trattato per primo, fra le aghifoglie, gli viene dal numero enorme di esemplari, anche se molto inferiore rispetto al passato: pensate che il botanico Vannelli ne aveva repertato, nel 1985, circa 9.500 esemplari, comprendendo naturalmente anche il parco di Monte Urpinu.
Oggi il parco di Monte Urpinu è stato fortemente riconvertito ad altre specie, ma il "nostro" ha sempre una presenza molto significativa, che credo lo mantenga nell'insieme come n.1, mentre se ci limitiamo alle strade di città probabilmente è stato superato dal Ficus Retusa (post del 3 novembre).
Lasciando perdere le graduatorie, questo albero ad aghi appaiati si trova molto bene nel nostro clima, essendo originario appunto dell'Europa meridionale; nella zona di Porto Pino cresce spontaneamente.
Ha una chioma irregolare, ed anche il tronco tende a storcersi, come si vede dalla foto a sinistra, ripresa nella salita verso la chiesa di Bonaria.
Ma l'aspetto "fuori asse" credo che sia nella memoria di tutti i cagliaritani, basta essere passati in viale Diaz o aver passeggiato a Buoncammino.
A proposito del riconoscimento rispetto ad altre specie di pini, possiamo dire che piuttosto che gli aghi, o le pigne (che sono allungate e permangono sui rami per anni), è proprio il portamento a farceli riconoscere ed a conservarli nella nostra memoria di cagliaritani fin da bambini.