Strano lo è sicuramente questo albero di origine australiana, a cominciare dal nome, Casuarina Cunninghamiana, insieme impegnativo e buffo.
Ma la vera stranezza è che questa pianta, di cui vediamo a sinistra l'esemplare del giardinetto di Piazza Amendola, ha tutto l'aspetto di un Pino, ma con i pini non ha niente a che fare, essendo piuttosto parente dei Faggi e delle Querce.
Infatti quelli che sembrano aghi, si veda il particolare della foto sotto, sono in realtà rametti, che crescono interrotti da nodi simili a quelli delle canne. Le foglie sono ridotte a piccole squame alla base di ogni rametto.
Se poi aggiungiamo che i frutti sembrano delle piccole pigne, delle dimensioni di 1 centimetro o poco più, addensate sui rami, la stranezza è completa.
Nonostante quanto detto però, questo albero non è molto raro a Cagliari; oltre all'esemplare fotografato, ne conosco un altro nel giardinetto del Banco di Sardegna, ed altri sono presenti nel parco dell'ospedale SS.Trinità
Oggi il cesto dei post propone...
Oggi il cesto dei post propone... Le stagioni della Melia
venerdì 31 dicembre 2010
mercoledì 29 dicembre 2010
La rara Tipuana
Non è la prima volta che attribuisco l'aggettivo rara ad una pianta di Cagliari, ma questa, la Tipuana Speciosa, lo è in modo particolare, perchè è pochissimo citata nei testi.
Eppure è una pianta comune nei paesi d'origine, credo in particolare in Argentina, e si trova piuttosto bene anche da noi. Tanto più è strana la sua rarità a Cagliari perchè è bella, e produce una strepitosa fioritura gialla estiva, che mi riprometto di testimoniare a suo tempo.
Ci sono alcuni esemplari in via S.Vetrano, come quello fotografato a destra, nei giardini delle case regionali poste fra via Bacaredda e via Cao di S.Marco; forse il rapporto privilegiato con i vivai dei forestali ha determinato questa messa a dimora.
E' una bella pianta, dicevamo, con foglia pennata, che la fa assomigliare o confondere, se guardata da lontano, con la Robinia (post del 14 dicembre), con la quale condivide anche la famiglia, la grande famiglia delle Leguminose.
Però c'è una differenza enorme, che rende la Tipuana assolutamente unica: il frutto. Infatti da una leguminosa ci si aspetterebbe un legume (pensiamo appunto alla Robinia, al Carrubo, alla Sofora, alla Albizzia......), ed invece la Tipuana, foto a sinistra, ci sorprende con una sorta di seme alato simile alla samara degli Aceri, che tecnicamente si chiama Achenio. E' bello e caratteristico, sembra una farfalla con le ali chiuse, mentre in realtà la parte espansa è l'organo di volo che la natura ha inventato per diffondere al meglio il seme, ai fini riproduttivi.
Eppure è una pianta comune nei paesi d'origine, credo in particolare in Argentina, e si trova piuttosto bene anche da noi. Tanto più è strana la sua rarità a Cagliari perchè è bella, e produce una strepitosa fioritura gialla estiva, che mi riprometto di testimoniare a suo tempo.
Ci sono alcuni esemplari in via S.Vetrano, come quello fotografato a destra, nei giardini delle case regionali poste fra via Bacaredda e via Cao di S.Marco; forse il rapporto privilegiato con i vivai dei forestali ha determinato questa messa a dimora.
E' una bella pianta, dicevamo, con foglia pennata, che la fa assomigliare o confondere, se guardata da lontano, con la Robinia (post del 14 dicembre), con la quale condivide anche la famiglia, la grande famiglia delle Leguminose.
Però c'è una differenza enorme, che rende la Tipuana assolutamente unica: il frutto. Infatti da una leguminosa ci si aspetterebbe un legume (pensiamo appunto alla Robinia, al Carrubo, alla Sofora, alla Albizzia......), ed invece la Tipuana, foto a sinistra, ci sorprende con una sorta di seme alato simile alla samara degli Aceri, che tecnicamente si chiama Achenio. E' bello e caratteristico, sembra una farfalla con le ali chiuse, mentre in realtà la parte espansa è l'organo di volo che la natura ha inventato per diffondere al meglio il seme, ai fini riproduttivi.
lunedì 27 dicembre 2010
Scorci alle falde del Castello
Per la serie "angoli di città", che mi sono ripromesso di alimentare ogni tanto, ho scattato due foto che dimostrano una volta di più che miniera di bellezze botaniche e panorami sia la salita di Viale Regina Elena e lo strapiombo di Castello.
Oggi mi riferisco in particolare all'inizio della salita del Viale, dalla parte dello strapiombo, e precisamente allo sterrato che conduce all'ascensore per il Bastione ed all'ingresso posteriore della Terrazza Coperta. Purtroppo lo sterrato non è propriamente uno sterrato, ma è peggio, perchè è una terra di nessuno con residui di basolati in cemento armato, pericolosi e decisamente brutti: insomma uno spazio che da troppo tempo attende una sistemazione degna della bellezza del luogo.
E allora, dato che siamo qui a parlare di bellezze e non di brutture,
guardate a destra questo vecchio Carrubo (post del 2 dicembre): è splendido non tanto per le fronde e non solo per lo scenario di sfondo, ma per il tronco nodoso e pieno di curve e di anfratti. Ingrandite la fotografia per ammirarlo, è la testimonianza di una vita lunga e combattuta.
La foto di sinistra, ripresa più in basso nello sterrato, è curiosa: al centro troneggia il fusto dritto, alto e buffo, di una palma morta, o che comunque "non sta bene"; alla sua sinistra però la vita rinasce, perchè spuntano alcuni giovani polloni di Fitolacca Dioica (post del 31 ottobre), che è piuttosto comune in questa zona.
Sullo sfondo, abbarbicate alla loro maniera sulle pietre del muraglione, le piantine di cappero, Capparis Spinosa, eleganti anche se prive attualmente dei fascinosi fiori.
Oggi mi riferisco in particolare all'inizio della salita del Viale, dalla parte dello strapiombo, e precisamente allo sterrato che conduce all'ascensore per il Bastione ed all'ingresso posteriore della Terrazza Coperta. Purtroppo lo sterrato non è propriamente uno sterrato, ma è peggio, perchè è una terra di nessuno con residui di basolati in cemento armato, pericolosi e decisamente brutti: insomma uno spazio che da troppo tempo attende una sistemazione degna della bellezza del luogo.
E allora, dato che siamo qui a parlare di bellezze e non di brutture,
guardate a destra questo vecchio Carrubo (post del 2 dicembre): è splendido non tanto per le fronde e non solo per lo scenario di sfondo, ma per il tronco nodoso e pieno di curve e di anfratti. Ingrandite la fotografia per ammirarlo, è la testimonianza di una vita lunga e combattuta.
La foto di sinistra, ripresa più in basso nello sterrato, è curiosa: al centro troneggia il fusto dritto, alto e buffo, di una palma morta, o che comunque "non sta bene"; alla sua sinistra però la vita rinasce, perchè spuntano alcuni giovani polloni di Fitolacca Dioica (post del 31 ottobre), che è piuttosto comune in questa zona.
Sullo sfondo, abbarbicate alla loro maniera sulle pietre del muraglione, le piantine di cappero, Capparis Spinosa, eleganti anche se prive attualmente dei fascinosi fiori.
domenica 26 dicembre 2010
Il raro Platano
Anche questo post, come quello immediatamente precedente, prende le mosse dal post del 1 novembre nel quale, fra gli alberi non adatti alla nostra città, citavo il Platanus Acerifolia, o Platano comune. Non intendo smentire quello che ho scritto, ma segnalare che ho scoperto alcuni altri Platani in città, molto più grandi di quello di Genneruxi.
L'argomento mi interessa, proprio perchè da noi il Platano può considerarsi tanto raro quanto è comune in altre regioni italiane ed in tutta Europa, come dichiara il suo stesso nome. Fino a prova contraria, confermo che la rarità è da attribuirsi alla latitudine, ed alle correlate alte temperature estive; pertanto, questa pianta dovrebbe essere praticamente assente in tutta l'Italia meridionale. Terremo sotto osservazione i nostri esemplari d'estate per verificarne la sofferenza e confermare (o smentire) quanto detto.
Tornando agli esemplari citati, eccoli qui fotografati, ormai completamente spogli, in un terreno privato all'angolo fra via Tempio e via Bosa.
L'immagine invernale non è esaltante, però dà conto di una dimensione ragguardevole di queste piante; per terra c'è un gran numero delle belle foglie palmate a 3 lobi, mentre se ingrandite l'immagine riuscite a vedere i frutti, o meglio le infruttescenze sferiche (acheni) che assomigliano lontanamente a ricci di castagna.
In conclusione, ricacciando indietro l'invidia per i boulevard parigini ed i relativi tappeti autunnali di foglie morte (post del 10 novembre), apprezziamo quei pochi Platani che abbiamo, come una nostra preziosa rarità.
L'argomento mi interessa, proprio perchè da noi il Platano può considerarsi tanto raro quanto è comune in altre regioni italiane ed in tutta Europa, come dichiara il suo stesso nome. Fino a prova contraria, confermo che la rarità è da attribuirsi alla latitudine, ed alle correlate alte temperature estive; pertanto, questa pianta dovrebbe essere praticamente assente in tutta l'Italia meridionale. Terremo sotto osservazione i nostri esemplari d'estate per verificarne la sofferenza e confermare (o smentire) quanto detto.
Tornando agli esemplari citati, eccoli qui fotografati, ormai completamente spogli, in un terreno privato all'angolo fra via Tempio e via Bosa.
L'immagine invernale non è esaltante, però dà conto di una dimensione ragguardevole di queste piante; per terra c'è un gran numero delle belle foglie palmate a 3 lobi, mentre se ingrandite l'immagine riuscite a vedere i frutti, o meglio le infruttescenze sferiche (acheni) che assomigliano lontanamente a ricci di castagna.
In conclusione, ricacciando indietro l'invidia per i boulevard parigini ed i relativi tappeti autunnali di foglie morte (post del 10 novembre), apprezziamo quei pochi Platani che abbiamo, come una nostra preziosa rarità.
giovedì 23 dicembre 2010
Gli alberi non adatti alla nostra città – Seconda puntata
Ho riletto il post del 1 novembre, nel quale trattavo degli alberi che vivono male a Cagliari; l’argomento mi sembra molto interessante, ed ho deciso di riprenderlo con qualche ulteriore riflessione, con la quale spero anche di contagiare i lettori.
La prima riflessione mi porta ad allargare il campo, che nel post citato si limitava ad alberi presenti ma che stentano a vivere bene, per parlare di alberi che non ci sono proprio, o che sono in numero così limitato da poterli considerare rarità.
Mi pongo questa domanda: le categorie già utilizzate (latitudine, altitudine, ambiente) per gli alberi non adatti a Cagliari ma presenti (Tiglio, Ippocastano, Platano), si prestano anche a giustificare gli alberi assenti, o dobbiamo mettere in campo altre motivazioni, quali il caso o la poca fantasia di vivaisti locali e professionisti del verde?
Cito alcuni alberi di cui non conosco presenze in città, anche se penso che potrebbero esserci: l’Olmo, il Frassino, l’Acero, il Tasso.
Spero che qualcuno dei lettori mi segnali la presenza di qualche albero “anomalo” per Cagliari, purché in buono stato di salute (sennò ricadiamo nella schiera dei “fuori posto”), affinché io possa farmene carico ed inserirlo nel blog a pieno titolo.
Pensate, per fare un esempio, se scoprissimo di avere un Acero Giapponese, Acer Palmatum, fra di noi: chi è stato in Giappone, o più semplicemente lo ha visto raffigurato su riviste o in Internet, converrà con me che sarebbe un bel valore aggiunto per il catalogo del verde di Cagliari!
mercoledì 22 dicembre 2010
La vezzosa Albizzia
L'Albizzia Julibrissin è un alberello con foglie composte da tante piccole foglioline, di bell'aspetto ma soprattutto con una splendida fioritura di piumini rosa, da cui l'aggettivo vezzosa. L'aspetto a piumino dei fiori è dato dai lunghi stami, che assomigliano al più conosciuto fiore del cappero (che però, se mi permettete, è più bello).
L'esemplare fotografato in questi giorni, in via Tel Aviv, non rende giustizia a quest'albero, che diventa splendido con la trama delle nuove foglioline primaverili e nel periodo di fioritura estiva.
L'altro nome italiano di quest'albero, oltre che Albizzia, è Gaggia; lo riporto perchè a noi cagliaritani fa sorridere, anche se l'accento sulla "i" gli restituisce la dignità.
E' poco comune a Cagliari, probabilmente perchè è poco longevo e non particolarmente resistente; comunque vi prometto che lo riproporrò, questo o altro esemplare, nel suo periodo migliore.
L'esemplare fotografato in questi giorni, in via Tel Aviv, non rende giustizia a quest'albero, che diventa splendido con la trama delle nuove foglioline primaverili e nel periodo di fioritura estiva.
L'altro nome italiano di quest'albero, oltre che Albizzia, è Gaggia; lo riporto perchè a noi cagliaritani fa sorridere, anche se l'accento sulla "i" gli restituisce la dignità.
E' poco comune a Cagliari, probabilmente perchè è poco longevo e non particolarmente resistente; comunque vi prometto che lo riproporrò, questo o altro esemplare, nel suo periodo migliore.
lunedì 20 dicembre 2010
I Cedri
Ho deciso di trattare i Cedri (naturalmente non parlo dell’albero da frutto Citrus Medica , dal cui frutto si ottiene lo squisito cedro candito) in un unico post sia perché per la nostra città sono alberi residuali in termini numerici, sia perché, in tutta sincerità, non so distinguere bene una specie dall’altra, avendo anche poco materiale da analizzare. Forse avrei dovuto catalogare queste piante nel post di quelle non adatte a Cagliari (post 1 novembre) , ma non me la sono sentita, anche perché alcuni esemplari vegetano benissimo e sono veramente belli anche da noi durante tutto l’anno.
Resta il fatto che per vedere Cedri nella piena bellezza e maestosità bisogna oltrepassare il mare.
La causa della loro presenza residuale a Cagliari credo che sia l’altitudine e la calura estiva, che determinano un’alta percentuale di fallimenti delle piante messe a dimora nella nostra città.
Fatta questa premessa, nello specifico la specie più nota fra i Cedri è il Cedrus Libani, Cedro del Libano, che non so se sia presente a Cagliari.
Sicuramente presente è il Cedrus Deodara, Cedro dell’Himalaya, che fa bella mostra di sé all’ingresso dei Giardini Pubblici, e che ho già citato e fotografato parlando del Falso Pepe (post del 29 novembre). Eccolo qui sotto.
Esiste poi il Cedrus Atlantica , presente in giardini privati anche nella varietà Glauca, con aghi grigio-azzurrini di grande effetto estetico.
Tutte le specie di Cedro hanno gli aghi corti riuniti in mazzetti di 40 e più (vedi pagina di grammatica degli alberi) simili ai Larici (assenti da noi in quanto alberi montani), che però sono spoglianti e nei quali gli aghi non sono appuntiti. Possiamo quindi dire che il genere Cedro è facilmente riconoscibile, se non si pretende di specificare anche la Specie.
venerdì 17 dicembre 2010
La signora Araucaria
Non potevo non dare l'appellativo di signora a questo albero, Araucaria Excelsa, sia per il ruolo che ha avuto ed ha nella nostra città, sia per il rispetto dovuto ad una famiglia di piante fra le più antiche della Terra, diffusissime già 150 milioni di anni fa, prima su tutto il Globo emerso, poi solo nell'emisfero meridionale, in seguito al raffreddamento del clima.
La famiglia delle Araucarie appartiene alle conifere, a cui appartengono anche i pini e gli abeti, ed ha la particolarità che le foglie hanno forma di aghi nella specie Excelsa, che è la nostra, e forma di squame triangolari nella specie Araucaria Araucana, che tuttora nei paesi d'origine raggiunge dimensioni mostruose (fino a 50 metri di altezza!). Io personalmente ne ho visto una impressionante, anche per le dimensioni delle squame, nel parco di un castello delle Highlands scozzesi. Gli inglesi la chiamano Monkey Puzzle, rompicapo della scimmia, e si può capire pensando che le squame sono spinose ed hanno i bordi affilati!
Nel nostro piccolo, anche a Cagliari le Araucarie raggiungono altezze ragguardevoli, e l'esemplare storico di via Giardini era l'albero più alto della città. Gli esemplari pubblici oggi non sono molti, mentre pare che lo fossero in passato, risiedendo nei posti più caratteristici della città, come il bastione di S.Remy e piazza Matteotti. Oggi assistiamo ad una ripresa della messa a dimora, e cito il recentissimo inserimento di un giovane esemplare nella rotatoria fra via dell'Abbazia e via dei Conversi.
Invece nel verde privato la Araucaria è sempre molto presente, anche perchè ha dimostrato grandi capacità di adattamento agli spazi anche modesti dei giardini condominiali. Gli esemplari storici, e forse i più grandi, sono al Poetto, e si possono ammirare soprattutto dal mare, nello skyline che si osserva guardando verso terra mentre si fa il bagno.
Ma anche in piena città ci sono tante belle Araucarie; per dar conto della capacità di crescita in spazi angusti, riporto l'esemplare fotografato in via Agostino di Castelvì; per poter crescere si è solo leggermente curvato rispetto alla verticale, ed ha mantenuto le braccia strette, rimanendo tuttora uno splendido ed elegante esemplare.
La famiglia delle Araucarie appartiene alle conifere, a cui appartengono anche i pini e gli abeti, ed ha la particolarità che le foglie hanno forma di aghi nella specie Excelsa, che è la nostra, e forma di squame triangolari nella specie Araucaria Araucana, che tuttora nei paesi d'origine raggiunge dimensioni mostruose (fino a 50 metri di altezza!). Io personalmente ne ho visto una impressionante, anche per le dimensioni delle squame, nel parco di un castello delle Highlands scozzesi. Gli inglesi la chiamano Monkey Puzzle, rompicapo della scimmia, e si può capire pensando che le squame sono spinose ed hanno i bordi affilati!
Nel nostro piccolo, anche a Cagliari le Araucarie raggiungono altezze ragguardevoli, e l'esemplare storico di via Giardini era l'albero più alto della città. Gli esemplari pubblici oggi non sono molti, mentre pare che lo fossero in passato, risiedendo nei posti più caratteristici della città, come il bastione di S.Remy e piazza Matteotti. Oggi assistiamo ad una ripresa della messa a dimora, e cito il recentissimo inserimento di un giovane esemplare nella rotatoria fra via dell'Abbazia e via dei Conversi.
Invece nel verde privato la Araucaria è sempre molto presente, anche perchè ha dimostrato grandi capacità di adattamento agli spazi anche modesti dei giardini condominiali. Gli esemplari storici, e forse i più grandi, sono al Poetto, e si possono ammirare soprattutto dal mare, nello skyline che si osserva guardando verso terra mentre si fa il bagno.
Ma anche in piena città ci sono tante belle Araucarie; per dar conto della capacità di crescita in spazi angusti, riporto l'esemplare fotografato in via Agostino di Castelvì; per poter crescere si è solo leggermente curvato rispetto alla verticale, ed ha mantenuto le braccia strette, rimanendo tuttora uno splendido ed elegante esemplare.
giovedì 16 dicembre 2010
La Lagunaria
La Lagunaria Patersonii, originaria dell'Australia, è un albero grande (per i nostri standard) a portamento piramidale (ma se ha spazio si espande, e l'aspetto ne guadagna), che ha trovato un ottimo habitat al Poetto; per esempio molti esemplari si trovano nel parcheggio davanti al Lido, ma anche vicino al vecchio Ospedale Marino o in molte ville sul litorale: infatti risulta molto resistente al terreno sabbioso ed alla salsedine.
E' una pianta sempreverde, con fiori estivi a calice rosa o lilla e come frutto una capsula tondeggiante che, oltre ai semi, contiene peli sottilissimi simili a quelli del fico d'india, che si conficcano nella pelle: quindi attenzione se vi "punge vaghezza" di ispezionarne un frutto!
I resti dei frutti permangono sulla pianta e diventano neri, rendendo l'aspetto estetico dell'albero non molto gradevole, almeno in certi periodi dell'anno.
In questo periodo però la Lagunaria ha una sua dignità, che si può apprezzare nei tre esemplari che ho fotografato nello slargo stradale che da Su Siccu conduce alla Fiera.
E' una pianta sempreverde, con fiori estivi a calice rosa o lilla e come frutto una capsula tondeggiante che, oltre ai semi, contiene peli sottilissimi simili a quelli del fico d'india, che si conficcano nella pelle: quindi attenzione se vi "punge vaghezza" di ispezionarne un frutto!
I resti dei frutti permangono sulla pianta e diventano neri, rendendo l'aspetto estetico dell'albero non molto gradevole, almeno in certi periodi dell'anno.
In questo periodo però la Lagunaria ha una sua dignità, che si può apprezzare nei tre esemplari che ho fotografato nello slargo stradale che da Su Siccu conduce alla Fiera.
martedì 14 dicembre 2010
La Robinia
La Robinia Pseudoacacia è un albero piuttosto comune a Cagliari, ma non quanto la sua elevata competitività farebbe credere; forse i nostri terreni non sono molto adatti alla sua riproduzione, sennò il suo comportamento da infestante le farebbe fare concorrenza all'Ailanto (vedi post del 23 novembre).
Fa parte della grande famiglia (Carrubo, Gleditsia, Sofora, per citarne solo alcune) delle leguminose, ha foglie composte, spine e bei fiori bianchi riuniti in infiorescenze a grappolo. La fioritura è molto gradevole e profumata, e da qui suggono le api per produrre il miele di acacia. E' un albero spogliante, ed a parte la primavera non è molto valido esteticamente.
La Robinia viene spesso utilizzata, in campagna, per costituire siepi o per rinsaldare scarpate, dato anche il suo rapido accrescimento; per questo gruppi di Robinie si incontrano anche lungo le strade statali ed allora, se si ha la fortuna di transitare durante la fioritura, costituiscono veramente un bello spettacolo.
L'esemplare qui a fianco, abbastanza anziano, lo ho fotografato all'inizio di via Marini; è un po' triste perchè si sta spogliando, ma in questo periodo bisogna accontentarsi.
Fa parte della grande famiglia (Carrubo, Gleditsia, Sofora, per citarne solo alcune) delle leguminose, ha foglie composte, spine e bei fiori bianchi riuniti in infiorescenze a grappolo. La fioritura è molto gradevole e profumata, e da qui suggono le api per produrre il miele di acacia. E' un albero spogliante, ed a parte la primavera non è molto valido esteticamente.
La Robinia viene spesso utilizzata, in campagna, per costituire siepi o per rinsaldare scarpate, dato anche il suo rapido accrescimento; per questo gruppi di Robinie si incontrano anche lungo le strade statali ed allora, se si ha la fortuna di transitare durante la fioritura, costituiscono veramente un bello spettacolo.
L'esemplare qui a fianco, abbastanza anziano, lo ho fotografato all'inizio di via Marini; è un po' triste perchè si sta spogliando, ma in questo periodo bisogna accontentarsi.
lunedì 13 dicembre 2010
Il Pino delle Canarie
Il Pinus Canariensis, appunto Pino delle Canarie, è la terza specie di pini che affrontiamo, dopo il Pino d'Aleppo ed il Pino Domestico; credo che queste tre specie rappresentino abbastanza compiutamente la presenza della famiglia Pinacee a Cagliari.
E' alto, elegante, con andamento regolare a forma di piramide; gli aghi sono riuniti a fascetti di 3, e sono molto lunghi, fino a superare i 30 cm. La lunghezza degli aghi conferisce a questa pianta un aspetto più morbido rispetto agli altri pini; le pigne sono allungate da giovani, poi più tondeggianti.
Data la sua eleganza, lo troviamo sia nel verde pubblico che in quello privato: nel verde pubblico posso citare un gruppo di esemplari a Genneruxi, in via Oslo e poi nella piazzetta verso via Stoccolma, ma gli esemplari che rendono meglio sono quelli singoli, per esempio in Piazza Garibaldi e Via Scano.
In via Scano due grandi esemplari fanno da sentinella alle estremità del piacevole giardino che costituisce la scarpata della Chiesa dei Santi Giorgio e Caterina; ecco qui sotto ritratto uno dei due.
E' alto, elegante, con andamento regolare a forma di piramide; gli aghi sono riuniti a fascetti di 3, e sono molto lunghi, fino a superare i 30 cm. La lunghezza degli aghi conferisce a questa pianta un aspetto più morbido rispetto agli altri pini; le pigne sono allungate da giovani, poi più tondeggianti.
Data la sua eleganza, lo troviamo sia nel verde pubblico che in quello privato: nel verde pubblico posso citare un gruppo di esemplari a Genneruxi, in via Oslo e poi nella piazzetta verso via Stoccolma, ma gli esemplari che rendono meglio sono quelli singoli, per esempio in Piazza Garibaldi e Via Scano.
In via Scano due grandi esemplari fanno da sentinella alle estremità del piacevole giardino che costituisce la scarpata della Chiesa dei Santi Giorgio e Caterina; ecco qui sotto ritratto uno dei due.
sabato 11 dicembre 2010
Una piacevole piazzetta
Tutti sappiamo che Cagliari non ha, purtroppo, molte piazze degne di questo nome, ma più spesso slarghi o incroci stradali, o addirittura parcheggi incautamente definiti piazza. Orbene, c'è invece una piazza, o meglio piazzetta, più che meritevole, che invece il nome non lo ha, e che viene ridotta al rango di slargo della via S.Domenico, quando incrocia via XXIV Maggio, a due passi da via Garibaldi.
In realtà mi è stato detto da un abitante del luogo che si chiamerebbe piazza Orrù, ma non c'è nessun riscontro.
Comunque, a prescindere dalla toponomastica, piazza proprio bellina, anche in ragione degli alberi che la ornano.
Ho deciso pertanto di presentarla, memore anche del suggerimento di Renato (post del 21 novembre), attraverso alcuni scorci che comprendono le piante. Qui a sinistra vediamo prima un Ficus Retusa (post del 3 novembre) poi uno splendido esemplare di Sterculia Diversifolia (o Balangas), vedi post del 1 novembre, di cui qui sotto a destra apprezziamo un particolare con foglie e frutti.
E ancora, a sinistra, due Washingtonie Filifere (post 28 novembre)
Infine, per chiudere in bellezza, una vista di infilata rallegrata dalla merce del fruttivendolo.
In realtà mi è stato detto da un abitante del luogo che si chiamerebbe piazza Orrù, ma non c'è nessun riscontro.
Comunque, a prescindere dalla toponomastica, piazza proprio bellina, anche in ragione degli alberi che la ornano.
Ho deciso pertanto di presentarla, memore anche del suggerimento di Renato (post del 21 novembre), attraverso alcuni scorci che comprendono le piante. Qui a sinistra vediamo prima un Ficus Retusa (post del 3 novembre) poi uno splendido esemplare di Sterculia Diversifolia (o Balangas), vedi post del 1 novembre, di cui qui sotto a destra apprezziamo un particolare con foglie e frutti.
E ancora, a sinistra, due Washingtonie Filifere (post 28 novembre)
Infine, per chiudere in bellezza, una vista di infilata rallegrata dalla merce del fruttivendolo.
venerdì 10 dicembre 2010
Il Pino Domestico
Ecco un altro albero noto a tutti, il Pino Domestico o da pinoli, Pinus Pinea. Ha la chioma globosa, a ombrello, gli aghi riuniti in gruppi di due e le pigne larghe, ad apice arrotondato. Non mi dilungo, proprio perchè è noto a tutti, anche se a Cagliari non è frequentissimo, e molti di noi lo associano piuttosto alla pineta di S.Margherita di Pula.
A Cagliari avevamo un grosso insediamento in viale Colombo, ormai smantellato da molti anni dopo un lungo periodo di sopravvivenza stentata e malaticcia; merita invece di essere segnalato l'impianto pubblico di via Verdi, in San Benedetto, l'unico che io conosca come sistemazione a filare stradale cittadino. Gli alberi di via Verdi hanno più di trent'anni, e molti di loro stanno tuttora benissimo, anche se creano qualche problema con le radici.
A Cagliari avevamo un grosso insediamento in viale Colombo, ormai smantellato da molti anni dopo un lungo periodo di sopravvivenza stentata e malaticcia; merita invece di essere segnalato l'impianto pubblico di via Verdi, in San Benedetto, l'unico che io conosca come sistemazione a filare stradale cittadino. Gli alberi di via Verdi hanno più di trent'anni, e molti di loro stanno tuttora benissimo, anche se creano qualche problema con le radici.
giovedì 9 dicembre 2010
La difficile arte di spogliarsi
Ce ne sono poche che praticano bene quest'arte, soprattutto in una città come Cagliari, dove mancano i posti per esibirsi e la stagione è quella che è. Non sto parlando di spogliarelli umani, ovviamente, ma del modo di perdere le foglie che hanno le piante spoglianti.
Infatti Cagliari, lo abbiamo già detto, non ha i viali di Platani, o di Aceri, o di Tigli che diano luogo all'annuale splendido spettacolo che si riscontra, per esempio, nelle città del Canada, a Parigi o a Milano; le nostre piante spoglianti sono "poche e disunite", e le temperature che non ne vogliono sapere di abbassarsi non aiutano.
Però, però, abbiamo le eccezioni che, proprio perchè tali, vanno godute: mi riferisco per esempio al Ginkgo Biloba, già citato nel primo post del 30 ottobre. Guardate lo spettacolo che offre questo giovane esemplare sulla sinistra, residente in Piazza Giovanni XXIII; sta cominiciando a spogliarsi, si intravvedono le foglie per terra, che si staccano con tutto il picciolo senza perdere la loro forma ed il loro splendido colore giallo.
Oppure ammirate gli esemplari di Piazza Repubblica, molto più grandi e maestosi.
Se confrontiamo questo spettacolo con quello di altri alberi, le cui foglie si macchiano e si arricciano sulla pianta, e lasciano la pianta mezzo vestita malamente e mezzo nuda, possiamo dare pieno significato al titolo di questo post.
Lo spettacolo dei Ginkgo replicherà solo per pochi giorni, soprattutto se arriva il maestrale; per goderlo, e per raccogliere le foglie senza farle macerare, occorre sbrigarsi.
E, visto che siamo in argomento, vi propongo una foto del micro-boulevard di Bagolari, di cui al post del 10 novembre .
Infatti Cagliari, lo abbiamo già detto, non ha i viali di Platani, o di Aceri, o di Tigli che diano luogo all'annuale splendido spettacolo che si riscontra, per esempio, nelle città del Canada, a Parigi o a Milano; le nostre piante spoglianti sono "poche e disunite", e le temperature che non ne vogliono sapere di abbassarsi non aiutano.
Però, però, abbiamo le eccezioni che, proprio perchè tali, vanno godute: mi riferisco per esempio al Ginkgo Biloba, già citato nel primo post del 30 ottobre. Guardate lo spettacolo che offre questo giovane esemplare sulla sinistra, residente in Piazza Giovanni XXIII; sta cominiciando a spogliarsi, si intravvedono le foglie per terra, che si staccano con tutto il picciolo senza perdere la loro forma ed il loro splendido colore giallo.
Oppure ammirate gli esemplari di Piazza Repubblica, molto più grandi e maestosi.
Se confrontiamo questo spettacolo con quello di altri alberi, le cui foglie si macchiano e si arricciano sulla pianta, e lasciano la pianta mezzo vestita malamente e mezzo nuda, possiamo dare pieno significato al titolo di questo post.
Lo spettacolo dei Ginkgo replicherà solo per pochi giorni, soprattutto se arriva il maestrale; per goderlo, e per raccogliere le foglie senza farle macerare, occorre sbrigarsi.
E, visto che siamo in argomento, vi propongo una foto del micro-boulevard di Bagolari, di cui al post del 10 novembre .
mercoledì 8 dicembre 2010
Risposta a un quesito
Mercedes mi manda la fotografia di un bell'albero ripreso nel viale di Marina Piccola, e mi chiede se si tratti di Pepe Rosa o Pibiri Burdu. La pianta, che vediamo sulla destra, è uno Schinus Molle,
o Falso Pepe o Pibiri Burdu (vedi post del 29 novembre). In realtà anche il nome Pepe Rosa è usato spesso come sinonimo, dato anche il colore dei frutti, come documentato dal particolare della foto sotto.
Questo nome può però indurre in errore, poichè lo Schinus, o appunto Pepe Rosa, non ha niente a che vedere con la pianta del Pepe; quest'ultima è un arbusto che appartiene ad un'altra famiglia, dal quale si ricavano il pepe bianco, verde, nero a seconda del trattamento al quale viene sottoposta la bacca.
Il fatto che il frutto dello Schinus assomigli molto al pepe, che sia edule e che spesso venisse usato (o venga ancora usato, come si legge su certe ricette in Internet) come succedaneo del pepe, può aumentare la possibilità di confusione; perciò è meglio non chiamare lo Schinus con il nome Pepe Rosa ma semmai, più nettamente, Pibiri Burdu, che rende bene l'idea.
Invece lo Schinus Molle appartiene alla stessa famiglia, pensate un po', del nostro comune Lentisco, Pistacia Lentiscus, cioè alla famiglia delle Anacardiaceae.
E se pensiamo al frutto del Lentisco, per aspetto e per colore, forse riconosciamo anche la somiglianza. Fra l'altro mi sembra di aver letto che in tempi bui, nei paesi dell'interno Sardegna, questi frutti venivano mangiati, o comunque lavorati per renderli edibili. Se qualche lettore sa qualcosa al riguardo, sarò felice di pubblicarla.
Ringrazio Mercedes per le foto e perchè mi ha consentito di riprendere a parlare di questa bella pianta; le raccomando, visto che lei frequenta la zona di Marina Piccola, di ammirare la Fitolacca Dioica (vedi post del 31 ottobre) che si erge solitaria e rallegra la triste spianata/parcheggio estivo dedicato ai frequentatori delle spiagge del Poetto.
o Falso Pepe o Pibiri Burdu (vedi post del 29 novembre). In realtà anche il nome Pepe Rosa è usato spesso come sinonimo, dato anche il colore dei frutti, come documentato dal particolare della foto sotto.
Questo nome può però indurre in errore, poichè lo Schinus, o appunto Pepe Rosa, non ha niente a che vedere con la pianta del Pepe; quest'ultima è un arbusto che appartiene ad un'altra famiglia, dal quale si ricavano il pepe bianco, verde, nero a seconda del trattamento al quale viene sottoposta la bacca.
Il fatto che il frutto dello Schinus assomigli molto al pepe, che sia edule e che spesso venisse usato (o venga ancora usato, come si legge su certe ricette in Internet) come succedaneo del pepe, può aumentare la possibilità di confusione; perciò è meglio non chiamare lo Schinus con il nome Pepe Rosa ma semmai, più nettamente, Pibiri Burdu, che rende bene l'idea.
Invece lo Schinus Molle appartiene alla stessa famiglia, pensate un po', del nostro comune Lentisco, Pistacia Lentiscus, cioè alla famiglia delle Anacardiaceae.
E se pensiamo al frutto del Lentisco, per aspetto e per colore, forse riconosciamo anche la somiglianza. Fra l'altro mi sembra di aver letto che in tempi bui, nei paesi dell'interno Sardegna, questi frutti venivano mangiati, o comunque lavorati per renderli edibili. Se qualche lettore sa qualcosa al riguardo, sarò felice di pubblicarla.
Ringrazio Mercedes per le foto e perchè mi ha consentito di riprendere a parlare di questa bella pianta; le raccomando, visto che lei frequenta la zona di Marina Piccola, di ammirare la Fitolacca Dioica (vedi post del 31 ottobre) che si erge solitaria e rallegra la triste spianata/parcheggio estivo dedicato ai frequentatori delle spiagge del Poetto.
martedì 7 dicembre 2010
Il cespuglio di Bignonia
Ho deciso di venir meno, ancora una volta, alla mia promessa di non parlare di cespugli, a causa di uno specifico esemplare, che è veramenete meritevole.
La Campsis (Bignonia) Radicans è un cespuglio molto noto e presente in moltissimi terrazzi e giardini, in grado di rallegrare lo sguardo con le sue fioriture di colore rosso arancio. I suoi fiori a "trombetta" compaiono in estate, ma a volte anche in ottobre e, nel caso dell'esemplare che vi presento, anche in dicembre!
A parte questa particolarità, l'esemplare di via Santa Alenixedda (nella ex Scuola Agraria) ne presenta altre due: ha i fiori gialli, appartenendo alla varietà Flava, e non si appoggia, contrariamente alla norma, ad alcun supporto.
Infatti, come si vede dalla foto a sinistra,
ha un portamento assolutamente autonomo,
da alberello.
E ancora, come notiamo nel particolare della foto a destra, ha i frutti (capsule allungate e strette) sia freschi (in basso a sinistra nella foto), sia secchi, aperti (deiscenti).
Insomma, veramente un bell'esemplare, che credo meriti la citazione!
La Campsis (Bignonia) Radicans è un cespuglio molto noto e presente in moltissimi terrazzi e giardini, in grado di rallegrare lo sguardo con le sue fioriture di colore rosso arancio. I suoi fiori a "trombetta" compaiono in estate, ma a volte anche in ottobre e, nel caso dell'esemplare che vi presento, anche in dicembre!
A parte questa particolarità, l'esemplare di via Santa Alenixedda (nella ex Scuola Agraria) ne presenta altre due: ha i fiori gialli, appartenendo alla varietà Flava, e non si appoggia, contrariamente alla norma, ad alcun supporto.
Infatti, come si vede dalla foto a sinistra,
ha un portamento assolutamente autonomo,
da alberello.
E ancora, come notiamo nel particolare della foto a destra, ha i frutti (capsule allungate e strette) sia freschi (in basso a sinistra nella foto), sia secchi, aperti (deiscenti).
Insomma, veramente un bell'esemplare, che credo meriti la citazione!
lunedì 6 dicembre 2010
Il Pino d'Aleppo
Visto che nel post del 4 dicembre, con i cipressi, ho interrotto la serie delle latifoglie, e che ho aggiornato la pagina della grammatica parlando del riconoscimento delle aghifoglie, affrontiamo appunto una di queste, e precisamente il Pinus Halepensis, Pino d'Aleppo.
Il diritto di essere trattato per primo, fra le aghifoglie, gli viene dal numero enorme di esemplari, anche se molto inferiore rispetto al passato: pensate che il botanico Vannelli ne aveva repertato, nel 1985, circa 9.500 esemplari, comprendendo naturalmente anche il parco di Monte Urpinu.
Oggi il parco di Monte Urpinu è stato fortemente riconvertito ad altre specie, ma il "nostro" ha sempre una presenza molto significativa, che credo lo mantenga nell'insieme come n.1, mentre se ci limitiamo alle strade di città probabilmente è stato superato dal Ficus Retusa (post del 3 novembre).
Lasciando perdere le graduatorie, questo albero ad aghi appaiati si trova molto bene nel nostro clima, essendo originario appunto dell'Europa meridionale; nella zona di Porto Pino cresce spontaneamente.
Ha una chioma irregolare, ed anche il tronco tende a storcersi, come si vede dalla foto a sinistra, ripresa nella salita verso la chiesa di Bonaria.
Ma l'aspetto "fuori asse" credo che sia nella memoria di tutti i cagliaritani, basta essere passati in viale Diaz o aver passeggiato a Buoncammino.
A proposito del riconoscimento rispetto ad altre specie di pini, possiamo dire che piuttosto che gli aghi, o le pigne (che sono allungate e permangono sui rami per anni), è proprio il portamento a farceli riconoscere ed a conservarli nella nostra memoria di cagliaritani fin da bambini.
Il diritto di essere trattato per primo, fra le aghifoglie, gli viene dal numero enorme di esemplari, anche se molto inferiore rispetto al passato: pensate che il botanico Vannelli ne aveva repertato, nel 1985, circa 9.500 esemplari, comprendendo naturalmente anche il parco di Monte Urpinu.
Oggi il parco di Monte Urpinu è stato fortemente riconvertito ad altre specie, ma il "nostro" ha sempre una presenza molto significativa, che credo lo mantenga nell'insieme come n.1, mentre se ci limitiamo alle strade di città probabilmente è stato superato dal Ficus Retusa (post del 3 novembre).
Lasciando perdere le graduatorie, questo albero ad aghi appaiati si trova molto bene nel nostro clima, essendo originario appunto dell'Europa meridionale; nella zona di Porto Pino cresce spontaneamente.
Ha una chioma irregolare, ed anche il tronco tende a storcersi, come si vede dalla foto a sinistra, ripresa nella salita verso la chiesa di Bonaria.
Ma l'aspetto "fuori asse" credo che sia nella memoria di tutti i cagliaritani, basta essere passati in viale Diaz o aver passeggiato a Buoncammino.
A proposito del riconoscimento rispetto ad altre specie di pini, possiamo dire che piuttosto che gli aghi, o le pigne (che sono allungate e permangono sui rami per anni), è proprio il portamento a farceli riconoscere ed a conservarli nella nostra memoria di cagliaritani fin da bambini.
sabato 4 dicembre 2010
I Cipressi
Scommetto che molti di voi, leggendo il titolo, hanno mentalmente proseguito "che a Bolgheri alti e schietti.....", o "All'ombra dei cipressi e dentro l'urne....." risvegliando carducciane/foscoliane memorie scolastiche. Eh si, è giusto, i cipressi sono forse la famiglia di alberi con il legame di destinazione più stretto, cioè il cimitero; questo li fa considerare negativamente, quasi con fastidio o come portatori di sfortuna.
Vorrei provare a modificare questo luogo comune: i cimiteri, al di là della loro principale funzione, possono essere dei luoghi bellissimi e di grande interesse culturale, anche in ragione del pathos generato dalla presenza dei cipressi. Inoltre, molte specie della famiglia non hanno niente a che vedere con i cimiteri: cito come esempio il Cupressus Leylandii o Cipresso di Leyland, conosciuto come ottima pianta da siepe.
Detto questo, segnalo che il cipresso è la prima pianta di cui parliamo diffusamente che non ha la foglia a lamina (vedi la relativa pagina di grammatica degli alberi), ma la foglia a squame, ed appartiene alla Divisione delle Gymnosperme (le piante con foglia a lamina appartengono alle Angiosperme) assieme ai Pini ed agli Abeti, con i quali forma il grande gruppo delle conifere (portatrici di coni, che sono i frutti delle Gymnosperme).
Dopo questa breve digressione tecnica, torniamo ai cipressi di Cagliari, e proprio a quelli tipici da cimitero: il Cipresso Comune, Cupressus Sempervirens, è ai primi posti, in termini quantitativi, fra le piante presenti a Cagliari, nonostante gli agenti di malattia (il cancro del cipresso).
Il cimitero di S.Michele ha degli esemplari veramente notevoli, come quello fotografato a fianco, anche se non raggiungono le dimensioni colossali della specie (altezza fino a 40 metri!); belle piante quelle del cimitero, non stentate come spesso sono invece gli esemplari costretti negli spazi della città (e non curati o eliminati, quando occorre). E' un altra causa della disistima per quest'albero da parte dei cittadini.
Un'altra specie di cipresso che voglio citare è il Cupressus Cashmeriana, di cui vedete a destra uno dei due esemplari che abbelliscono lo slargo di ingresso del cimitero di Bonaria (par condicio anche qui!); si staglia con sullo sfondo i cipressi comuni al di là del muro, in una prospettiva che consente il confronto. Altri esemplari di questa specie si trovano all'interno del cortile del liceo Dettori, dalla parte di via Cugia.
Vorrei provare a modificare questo luogo comune: i cimiteri, al di là della loro principale funzione, possono essere dei luoghi bellissimi e di grande interesse culturale, anche in ragione del pathos generato dalla presenza dei cipressi. Inoltre, molte specie della famiglia non hanno niente a che vedere con i cimiteri: cito come esempio il Cupressus Leylandii o Cipresso di Leyland, conosciuto come ottima pianta da siepe.
Detto questo, segnalo che il cipresso è la prima pianta di cui parliamo diffusamente che non ha la foglia a lamina (vedi la relativa pagina di grammatica degli alberi), ma la foglia a squame, ed appartiene alla Divisione delle Gymnosperme (le piante con foglia a lamina appartengono alle Angiosperme) assieme ai Pini ed agli Abeti, con i quali forma il grande gruppo delle conifere (portatrici di coni, che sono i frutti delle Gymnosperme).
Dopo questa breve digressione tecnica, torniamo ai cipressi di Cagliari, e proprio a quelli tipici da cimitero: il Cipresso Comune, Cupressus Sempervirens, è ai primi posti, in termini quantitativi, fra le piante presenti a Cagliari, nonostante gli agenti di malattia (il cancro del cipresso).
Il cimitero di S.Michele ha degli esemplari veramente notevoli, come quello fotografato a fianco, anche se non raggiungono le dimensioni colossali della specie (altezza fino a 40 metri!); belle piante quelle del cimitero, non stentate come spesso sono invece gli esemplari costretti negli spazi della città (e non curati o eliminati, quando occorre). E' un altra causa della disistima per quest'albero da parte dei cittadini.
Un'altra specie di cipresso che voglio citare è il Cupressus Cashmeriana, di cui vedete a destra uno dei due esemplari che abbelliscono lo slargo di ingresso del cimitero di Bonaria (par condicio anche qui!); si staglia con sullo sfondo i cipressi comuni al di là del muro, in una prospettiva che consente il confronto. Altri esemplari di questa specie si trovano all'interno del cortile del liceo Dettori, dalla parte di via Cugia.
venerdì 3 dicembre 2010
La rara Bauhinia
L'albero di cui parliamo, la Bauhinia Variegata, non è raro in assoluto, ma è sicuramente raro per Cagliari. Infatti la sua presenza si limita, per la mia conoscenza, all'Orto Botanico ed alla Piazzetta Zedda (alla fine di viale Colombo, di fronte alla Capitaneria); sarò ben lieto naturalmente di essere smentito da chi vorrà segnalarmi altre presenze.
Questo albero è noto per la bellissima fioritura (il nome comune è Albero delle Orchidee), che però io non ho visto ancora negli esemplari di cui parliamo; in realtà sono stato attirato dalla foglia reniforme con apice profondamente inciso, che ha la particolarità di essere costituita da due lobi, che si aprono e si chiudono come le pagine di un libro, o le ali di una farfalla, lungo l'asse del picciolo. La posizione di apertura o chiusura dipende dall'età della foglia e dalla luce.
La Bauhinia ha una qualche parentela con il Siliquastro, ma senza il difetto della permanenza dei vecchi frutti sulla pianta (vedi post dell' 8 novembre); basta recarsi nella suddetta piazzetta, dove ci sono anche alcuni esemplari di siliquastro, per notare la differenza.
A sinistra, uno dei due esemplari di Piazzetta Zedda, a destra un particolare delle foglie.
Spero di pubblicare presto una foto di uno di questi alberi in fiore, magari su vostra segnalazione.
Questo albero è noto per la bellissima fioritura (il nome comune è Albero delle Orchidee), che però io non ho visto ancora negli esemplari di cui parliamo; in realtà sono stato attirato dalla foglia reniforme con apice profondamente inciso, che ha la particolarità di essere costituita da due lobi, che si aprono e si chiudono come le pagine di un libro, o le ali di una farfalla, lungo l'asse del picciolo. La posizione di apertura o chiusura dipende dall'età della foglia e dalla luce.
La Bauhinia ha una qualche parentela con il Siliquastro, ma senza il difetto della permanenza dei vecchi frutti sulla pianta (vedi post dell' 8 novembre); basta recarsi nella suddetta piazzetta, dove ci sono anche alcuni esemplari di siliquastro, per notare la differenza.
A sinistra, uno dei due esemplari di Piazzetta Zedda, a destra un particolare delle foglie.
Spero di pubblicare presto una foto di uno di questi alberi in fiore, magari su vostra segnalazione.
giovedì 2 dicembre 2010
Lo splendido Carrubo
Mi sono esposto sin dal titolo per questo albero, perchè è uno dei miei preferiti. In effetti la Ceratonia Siliqua, nome scientifico del carrubo, è un albero pieno di pregi, e quasi senza difetti. I suoi pregi sono: sempreverde, bel portamento, foglia lucida e coriacea, resistentissimo alla siccità, grande capacità di adattamento, resistenza all'inquinamento, frutto edule (almeno per gli animali, oggi), farina (ricavata dal frutto) molto utilizzata in ambito dolciario e cosmetico, dimensioni non troppo elevate in altezza (ma a volte dimensioni della chioma enormi) e quindi pianta godibile negli anni "ad altezza d'uomo". Inoltre è un albero ricco di storia e cultura.
Il Carrubo è conosciutissimo, tanto che ritengo non necessario accompagnarne la descrizione con fotografie; vi invito soltanto ad ammirare, per esempio, l'esemplare di Piazza Garibaldi, o quello dei giardinetti di Genneruxi che guarda su via Stoccolma: sono uno spettacolo della natura, è proprio il caso di dirlo! Comunque sono tutti belli, è veramente difficile vedere esemplari stentati o semisecchi.
A Cagliari il carrubo è stato a lungo trascurato, poi a partire dagli anni sessanta del secolo scorso si è preso a piantarlo ed oggi, al di là degli esemplari citati, lo troviamo a buon diritto in molte piazze e parchi cittadini.
Naturalmente è molto presente in campagna, fieramente selvatico ed in ottima salute anche con il caldo asfissiante di agosto.
Ho detto all'inizio "quasi" senza difetti, perchè in realtà uno ne ha, per me però di modesta portata: l'odore sgradevole dei fiori, che si manifesta, con il nostro clima, nella seconda metà di ottobre, e dura non più di una quindicina di giorni. E' poi dotato di un potente apparato radicale, ma questa è una caratteristica e non un difetto, se se ne tiene conto nel metterlo a dimora.
Il Carrubo è conosciutissimo, tanto che ritengo non necessario accompagnarne la descrizione con fotografie; vi invito soltanto ad ammirare, per esempio, l'esemplare di Piazza Garibaldi, o quello dei giardinetti di Genneruxi che guarda su via Stoccolma: sono uno spettacolo della natura, è proprio il caso di dirlo! Comunque sono tutti belli, è veramente difficile vedere esemplari stentati o semisecchi.
A Cagliari il carrubo è stato a lungo trascurato, poi a partire dagli anni sessanta del secolo scorso si è preso a piantarlo ed oggi, al di là degli esemplari citati, lo troviamo a buon diritto in molte piazze e parchi cittadini.
Naturalmente è molto presente in campagna, fieramente selvatico ed in ottima salute anche con il caldo asfissiante di agosto.
Ho detto all'inizio "quasi" senza difetti, perchè in realtà uno ne ha, per me però di modesta portata: l'odore sgradevole dei fiori, che si manifesta, con il nostro clima, nella seconda metà di ottobre, e dura non più di una quindicina di giorni. E' poi dotato di un potente apparato radicale, ma questa è una caratteristica e non un difetto, se se ne tiene conto nel metterlo a dimora.
mercoledì 1 dicembre 2010
La Grevillea Robusta
Voglio parlare di quest'albero, appunto la Grevilléa Robusta, perchè è molto elegante e cresce bene da noi, anche se è di origine australiana. A Cagliari è stranamente poco presente, ed è anche poco citato nei testi; peccato, ritengo che meriti maggiore attenzione. E' sempreverde, ha belle fronde con foglie composte e soprattutto una affascinante fioritura color arancio. I fiori, fra l'altro, sono raggruppati su una sorta di scovolini, molto particolari. Ho trovato un bel gruppo di Grevillee in filare di fronte al cimitero di Selargius (mi perdonerete se esco da Cagliari, ma è comunque vicino alla città...), ma anche a Cagliari c'è qualche presenza. Un esemplare pubblico facilmente visibile, anche dall'auto, è nell'aiuola spartitraffico in via Scano vicino al semaforo, di fronte alla chiesa di Cristo Re, mentre uno più bello lo ho fotografato nel verde privato, in via Monteverdi, e lo riporto qui sotto.
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